|     Ponte Cardona 
   Mi presento, sono ponte Cardona, un tempo facevo parte dell’acquedotto della
            FORMINA, si dice che fui costruito nel I secolo d.C. da Marco Cocceio Nerva per
            attraversare il fosso Cardona. I Romani, per costruire gli acquedotti, perfezionarono la tecnica di costruzione
            dell’arco imparata dagli Etruschi . Le condutture inclinate, sostenute dagli archi, consentivano di convogliare verso le
            città l’acqua che sgorgava dalle sorgenti sulle colline . Gli ostacoli naturali, che si potevano incontrare lungo il percorso, venivano superati
            poggiando la conduttura su un ponte ad arco.           Per raggiungermi devi percorrere un lungo sentiero in mezzo al bosco.  Partendo dal ex ristorante il Montagnone , in località Santa Lucia , un percorso
            segnalato, ti guiderà lungo il tracciato dell’acquedotto della Formina.            Grandi querce e lecci accompagnano il cammino fino a quando, improvvisamente, la
            macchia si fa meno fitta, il percorso sembra miracolosamente proseguire nel vuoto.              Mi hanno dichiarato Centro d’Italia, dall’Istituto Geografico Militare
            perché sono situato a uguale distanza da Nord a Sud, da Est ad Ovest dell’Italia.     Le mie coordinate geografiche sono: Latitudine 42° 30’ 11"  Longitudine 12’ 34’ 24".           Attraverso di me scorreva un antico acquedotto che rifornì di acqua potabile la città
            di Narni sino ai primi decenni del nostro secolo.           Sono un ponte romano realizzato in opera quadrata con conci di travertino. La mia architettura si richiama a quella dell’ età augustea ad un solo arco a
            tutto sesto , leggermente rialzato. Si deve scendere nel letto del fosso per ammirare tutta la mia bellezza :
            un’architettura vecchia di duemila anni emerge nel groviglio di una vegetazione
            spontanea e forte.   Le mie misure sono : LUCE m.2,44 ALTEZZA m.7,90 PROFONDITA’ m.2,15     Le mie pietre presentano una superficie a rilievo perché è stata usata la tecnica di
            lavorazione a "BUGNATO",alla quale i Romani ricorrevano per risparmiare tempo e
            per dare l’idea di una pietra più massiccia e, quindi, più duratura. Gli strumenti per fare questo tipo di lavorazione erano molti e davano effetti diversi
            a seconda della loro utilizzazione. La legenda In età romana venne costruito l’acquedotto della Formina che portava acqua da
            Sant’Urbano a Narni passando trai boschi di Itieli , unendo tratti scoscesi con ponti
            che hanno resistito al tempo .Uno di questi ponti , detto Cardona , che si trova in
            località Montagnone .Il tratto dell’acquedotto era utilizzato come strada che univa
            Narni a S.Urbano.Uno dei punti più difficoltosi era proprio ponte Cardona,che doveva
            apparire pericoloso soprattutto di notte .Il frate questuante del convento di
            Sant’Urbano,inizia qui la leggenda,tutti i giorni veniva a piedi a Narni per
            elemosinare il necessario per vivere, secondo la Regola, e, inoltre ,per incontrare gli
            altri frati del monastero di S.Francesco. 
 Tutti i giorni un certo Giovenale,che abitava vicino al ponte,aspettava il frate al suo
            ritorno per regalargli un pane o una gallina,un bicchiere di acqua fresca, se era estate,
            e un bicchiere di vino, era inverno.Ma un giorno Giovenale si accorse che il frate
            tardava: avrà qualche problema, pensò.Il giorno seguente Giovenale vide un frate
            giovane, ma con una sacca vecchia sulle spalle, allora capì che l’amico di tanti
            giorni era morto.La notte stessa Giovenale lo sognò.  Nel sogno gli parlò di un tesoro nascosto sotto il ponte e che nessuno lo aveva mai
            cercato. Appena sveglio Giovenale si recò sul luogo indicatogli dall’amico e
            cominciò a scavare. Dopo un’ora avvertì che la pala aveva toccato una cassa metallica. Improvvisamente il cielo si oscurò e si alzò un vento fortissimo, insieme ad una
            pioggia intensissima che fece straripare il piccolo torrente. Giovenale riuscì a mettersi in salvo mentre la buca,faticosamente aperta,si richiuse. La notte seguente Giovenale tornò sotto il ponte,scavò una seconda volta,dove ancor
            oggi c’è una buca. Secondo alcuni Giovenale trovò quel tesoro,secondo altri una strana tempesta fece
            scomparire per sempre il tesoro nascosto. FORSE IL TESORO DI PONTE CARDONA E’ ANCORA LI’. La leggenda è tratta da: C’era una volta-Antiche leggende narnesi,raccolte e raccontate da Claudio Magnosi.     " La Formina "   L'acquedotto romano della Formina, nella bassa Umbria, fatto costruire
            da Marco Cocceio Nerva, tra il 24 ed il 33 d.C. fu la soluzione agli approvvigionamenti
            idrici della città di Narni, da sempre soggetta ad estati siccitose, ove anche le
            cisterne urbane poco servivano a soddisfare i fabbisogni dei suoi abitanti.     L’acquedotto ha una
            lunghezza di circa 13 km. e con una pendenza di circa il 6 0/00. Parte da Sant’Urbano ed arriva a Narni. Le dimensioni interne sono varie, da 1,30 m. a
            1,80 m. d'altezza, alla larghezza, quasi costante, di "un piede e mezzo" romano,
            equivalente proprio ai 45 cm. . La volta è prevalentemente a cappuccina, composta da
            lastre contrapposte a "V" rovescia, a volticine con spezzature di pietra e
            calce, a lastroni orizzontali. 
 La sorgente presso il paese di
            S. Urbano in località "capo dell'acqua", si trova a 356m.s.l.m. lungo il
            tragitto si trovano anche gallerie e trafori ,il più lungo con i suoi 645 m. di galleria. Ogni tanto si trovano delle
            "bocchette" di accesso, come da queste parti sono chiamati gli sfiati per
            l'acqua, in altre parole pozzi che avevano la funzione di permettere l'eventuale rimozione
            di detriti ed impurità da parte degli addetti alla manutenzione.
 
 Lungo il percorso si trovano circa 139
            bocchette oltre a 55 pozzi verticali nelle zone in Galleria : le gallerie più lunghe sono quelle di S.Biagio (m.490),
            di Monte Ippolito (m.900) e di Monte S.Silvestro (m.370).   La pendenza dello scavo, intorno al sei per mille, non è in pratica
            percepibile. Tale inclinazione, oltre ad angoli a gomito appositamente distanziati, fu
            studiata al fine di evitare all'acqua di prendere velocità ed erodere la muratura
            interna. http://www.narnia.it/formina.html 
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