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Le mura e le porte di Narni

Fulvio Cardoli Gesuita vissuto nel secolo XVI. 

Egli nacque da Dionisio e Agnese Cardoli nel 1526 muore a Roma  nel 1591 in età di anni 65.

Le mura e le porte di Narni

Ma, per rifarci a essa città di Narni, innanzi tratto devesi andare alle sue porte, e da queste incominciarne la descrizione.

Da Procopio nel primo libro della guerra gotica si notano soltanto due accessi e porte di Narni; alle quali, accresciuta nei secoli successivi la cinta de' muri, ne aggiunsero altre cinque; tre delle quali col tempo furosi portate più innanzi: le due antiche superiore ed inferiore si nominano nella vita di S. Giovenale Vescovo e Patrono della città. 

La superiore esiste ancora congiunta al Vescovato, ma di molto menomata e posta vicino al tempio del medesimo S. Giovenale, il qual tempio i nostri antenati levarono fuor della città, sì bene continuo al muro della medesima, affine di racchiudervi quella Ione, in cui ebbe stanza il detto santo. L' accesso, una volta difficile di questa porta, fu aperto fra gli scogli a forza di ferro, poscia con mucchi di terra riempita la valle posta fra le mura della città e il prossimo opposto monte, fu reso il pendio assai più dolce.

La porta inferiore, messa tra la chiesetta di S. Valentino, o vogliam dirlo oratorio edificato da S. Giovenale  e il quale esistette integro sino a' nostri giorni e il saria stato anche in avvenire, se sotto il pontificato di Gregorio XIII, e con sua facoltà, non fosse stato profanamente cangiato in palazzo della famiglia .... Capocaccia ; opinasi che fosse un tempo in quello stesso loco, dove furon trovati, regnando Paolo IV Pontefice Massimo, i suoi vestigi coi cardini- e il vecchio circuito de' muri dell'epoca di S. Giovenale, ma ristorato e vicino alle case le quali erano delle mura inferiori.

Coteste mura ne' secoli passati vennero prolungate dal monistero di S. Luca al tempio di S. Giovanni, e quindi alla porta del Votano, la quale un tempo venne aggiunta in mezzo a porta superiore e porta inferiore. 

Finalmente, accresciuta la città e i muri protratti a mezzo il dorso del monte, furon costrutte cinque porte delle quali due a guisa di archi o di volte veggonsi ancor oggi lungo la via militare,  l'una passato alquanto il tempio di S. Giovanni Battista sotto la via Flaminia e chiamasi porta Pietra; l'altra non lunge dal solito diversorio in sulla stessa via; la terza presso il monastero di S. Croce nel dorso del monte, dove ora termina il nuovo muro; la quarta all' ospizio del Moro senza nominarne un'altra poco discosta, dove dalla via retta si volta alla Chiesa del ponticello dedicata a Maria Vergine. 

In quel   piegamento poi delle mura, dove ora vedesi levata un'ara alla medesima Vergine per un miracolo operato, dicesi che vi fosse un tempo la quinta porta.

Finalmente nelle antiche mura di essa città si contano sei porte, cioè la prima dei Puielli , la seconda del Votano, la terza di Pietra, la quarta delle Rivolte, la quinta la Romana, la sesta della Rocca, alle quali aggiungonsi eziandio altre due porte edificate nelle nuove mura interne l' una nella regione inferiore della città chiamata porta nuova, l' altra nella regione superiore presso porta romana che divide il subborgo dall' istessa città.

 Negli antichi tempi credesi che il circuito di Narni fosse di mille passi, giacchè il muro dalla chiesa di S. Giovenale va al convento e chiesa ora di S. Agostino e un tempo di S. Andrea Apostolo, quindi alla porta inferiore di S. Apollinare piega a sinistra per l' alta precipitosa e sassosa rupe lino alla chiesa del beato Giovenale.

Esisteva una parte delle mitiche mura presso il tempio di S. Apollinare nella regione inferiore dove sta porta nuova. Infine le mura han termine dove le fabbricarono i Cardinali Legati de' Sommi Pontefici Urbano V, e del suo prossimo successore Gregorio XI. il quale da Avignone ricondusse a Roma la Curia romana dopo che l'ebbe dall' Italia in Francia trasportata Clemente V. 

I Legati mandali di Francia in Italia cinsero di muro la sommità del monte, per far più sicura la città. e per tòr a' nemici il potere di oflenderla dall' alto, quivi fondarono una rocca fiancheggiata da merlate torri . Eugenio IV P. M. della gente Veneta Condolimeli la cinse di fossa. Sopra la prima porta di essa Rocca scorgonsi in marmo gli stemmi gentilizi' di esso Eugenio. In pietra scolpita miravasi pur quelli dei due Pontefici Urbano e Gregorio. 

Nella torre che va più alto delle altre somi gli stemmi dei tre Pontefici Innocenzo V. Paolo li e Pio II: forse perchè o l' aggiunsero di nuovo, o l' ebbero ristorata. Dalla Rocca poi condussero quei primi Pontefici il muro tanto verso occidente fino al monaStero di S. Croce, come verso meriggio fino alla Flaminia, dove sta porta Romana e le mura, obliquamente piegando lungo le altissime rupi, soprastando al fiume, muniscono in cotal modo la via fino al detto declinar del sole. 

Nell'alto prospetto di quella torre, che levasi sopra porta Romana sono ancora guasti dal tempo gli stemmi di Urbano V sotto il cui pontificato tengo, essere stato quello edificato insieme al muro che va a congiungersi alla Rocca nella sommità, ove altra porta mette in città. 

Sotto Sisto IV Pont. Mass. come attestano le sue armi ... . si aggiunse una doppia porta ad oriente verso Terni fatta di pietre quadrate con torri, imposte ferrate e cataratte ; oggi dicesi volgarmente porta delle Arvolte. 

Laonde la superior parte della città, la quale per questa porta per quella Romana e di Pietra per la Rocca e pel tempio di S. Giovenale si circoscrive: si rinchiuse dopo l'epoca dei Goti aggiunte. ... 

Le Regioni poi antiche media e infin della città han principio nel vicolo il quale è compreso nelle mura di recente restaurate, dove già furono le antiche, e dalla vecchia porta per la quale vassi al Ponte, ora esso vicolo è sgombro nè frequentato, essendo stati incendiati i suoi edifici nel sacco dato dai Borboni sotto Clemente VII, e poscia, come si disse, distrutti affatto nella costruzione delle nuove mura. 

Fra quell' antica porta, la quale sta presso al tempio di S. Giovenale, e l' altra, che guarda Terni e l ' oriente, era un portico danneggiato e sformato dall'antichità e acconcio ai notturni agguati: è congiunto alle prossime case, fatto con pilastri di pietra con volte tutte annerate e i fianchi rivestiti di pietre quasi quadrate con gl' incavi da farvi girare i cardini e le imposte, si che sembra meglio una porta che un portone, specialmente perchè là vicino lungo la via di S. Agostino, sono i resti di un altro arco a vecchia torre congiunti per i quali puotesi conghietturare che questo luogo altissimo, così munito fosse la Rocca dell' antica Narni. 

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Sono adunque sei le porte della città, tre che prospettano proprio il mezzodì. cioè quella di Pietra la Romana e porta della Rocca; la quarta degli Arvolti o Sistina è di contro a Oriente; la quinta del Votano a settentrione; la sesta, che mette al ponte. a occidente. 

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Così avviene che quasi tutta la città pel riparo de' monti non è percossa dall'ostro, sentendo solamente il soffio di Euro e di Borea. La porta, che dissi esistere non intera di faccia alla chiesa di S. Giovenale, credo che circa la dominazione dei Goti in Italia o ancora molto dopo, fosse rifatta di nuovo, o restaurata; e mei persuade la base di una statua, messa ivi per fondamento del suo angolo sinistro, con quest'elogio:

 

T . . . LE . ANN .

 

P . PVBLIO . CEIONIO . 1VL1ANOCOHRE

 

CTORI . THVSCIAE . ET . VMBRIAE . OB .

 

IKSIGNIA . EIVS . GESTA . ET . ILLVSTRE .

 

AMM1NISTRATIONIS . MER1TVM . ORDO .

 

NARNiENSlV.U , VNA . CVM . CIVIBVS . STA

 

TVAM . CONLOCARVNT . PATRONO . DI

 

GNISSIMO

 

Questa statua essendosi levata dopo i tempi di Adriano, e la sua base fuor di proprio luogo, è necessario che al muro della porta più antica della statua si facesse qualche rinnovazione.

http://www.narnia.it/cardoli.htm

Notizie sulle porte dopo il sacco dei Lanzi 

Qui di seguito riporto la registrazione precisa dell’avvenimento redatta dal notaio Gregorio Risi:

Die 14 Iulii 1527- Venerunt ad Civitatem Narniae per Funariam extra Portam Exercitus Imperialis Hispani et Theutonici circa viginti millia militum venientium ab Urbe, qui volebant hospitari in Civitate Narniae de commissione per Breve SSmi D.n.Papae, quos Cives et Primates volebant gratiose recipere, sed populus et Pauperes dictae Civitatis noluerunt, dummodo fuit expresse dictum publice in Consilio, quod si quis attentaret quod dicti milites ducerentur intus dictam civitatem volebant ipsi illum deijcere e fenestris Palatij DD.Priorum, et sic timore nullus ausus fuit id proponere, quia Populus arma sumpserat contra Cives; imo fuerunt interfecti ex dictis militibus in Funaria circa quingentos et septem bucchae Artiglieriae fuerunt projectae in Flumine Naris prope Castrum Montis, et hoc fuit die dominica, et steterunt extra Portam per duos dies, die autem Mercurii 17 dicti mensis summo mane una cum Interamnensibus more solito, dederunt Battagliam murae dictae Civitatis, et tandem maximo cum eorum damno Civitatem hostiliter inundarunt cum maxima Civium sanguinis effusione, quia omnes quos habere potuerunt, interfecerunt, et multas virgines et nuptas violarunt; et steterunt in dicta Civitate per quindecim dies, et in discessu combuserunt domos circa octuaginta, inter quas fuit domus mea, quae fuit penitus combusta, et valebat ducatos auri quingenti, et abstulerunt omnia bona mobilia quae ascendebat ad valorem ducatorum 800 et ultra, dies profecto perveniat numquam tam diabolica et maledicta.

La devastazione e lo sterminio fu tale che, negli anni successivi, non si corse neppure l’anello;

Riformanze libro II foglio 65: In questo giorno (3 maggio 1531) non fu corso il Pallio sericeo o rosato, tanto meno vennero i cavalli da corsa nella città di Narni: e neppure fu corso l’anello dai giovani in sella ai cavalli, e correnti, per il fatto che i pochissimi, che dopo le tante sventure della città, sopravvissero e sopravvivono fino ad oggi, per la maggior parte conducono la vita in mestizia e squallore.

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Brusoni Libro I foglio 35 B

….. la seconda (città di Narni) sotto il Pontificato di Clemente VII nel 1527 espugnata, saccheggiata, ed in buona parte abbrucciata, e distrutta dall’esercito imperiale sotto il comando del principe di Oranges succeduto all’estinto duca di Borbone dopo il sacco di Roma essendo stato descritto un tanto infortunio dallo stesso Sommo Pontefice in un suo breve dato in Orvieto in cui s’era posto in sicuro sotto li 19 marzo 1528; ma si da segnato n° V.

Alla patita sciagura van aggiunte la peste, che finì di desolarla, conforme si esprime il detto Breve, dimodoché questa infelice città non è più risorta al suo antico splendore, poiché da 14 mila anime, che prima dell’espugnazione numerava entro le sue mura, appena tre mila in oggi se ne contano, su di che ne fanno purtroppo funesta fede le mura e case in quantità dirute.

 

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mura di Narnia viste dal lato di  S. Agostino

La Rocca di Narni

Tutta la città, con le sue mura di cinta, le torri e gli acquedotti, fu distrutta. Anche la rocca ebbe danni ingenti, tanto che i vari governatori che si succedettero furono costretti a impiegare notevoli risorse economiche per riportarla al suo stato originale.

A metà degli anni Cinquanta del XVI secolo sia i restauri delle mura che quelli della rocca erano stati completati e nel 1555 fu dotata di colubrine e bombarde, mentre sul mastio venne posta una colubrina di straordinaria lunghezza, ornata sul fusto con lo stemma del comune, che il popolo chiamò la "Scarmigliata".

Nel 1551 e nel 1556 ospitò, come governatore, Balduino Ciocchi del Monte (1485-1556), nel 1558 Alessandro Piccolomini, nel 1565 Antonio della Rovere e nel 1576 Domenico Antonio Oliva.

Già molto tempo prima della rovina provocata dai Lanzi, alcuni tratti delle mura cittadine non erano in buono stato di conservazione e poco adatte alla difesa:

Il 23 di ottobre 1515; nel pubblico e generale consiglio, fu letta una supplica, per parte della signora Abbadessa e delle monache del monastero di San Luca:

 

Magnifici signori et egregij consiglieri la badessa o vero priora del monasterio di Santo Luca expone qual mente molti anni sonno che certa parete de muro castellano o vero vogliamo dire mura de la ciptà sopra ponte rotto jonte ad esso monasterio & horto ha havuta necessità de reparatione per esser ruinate donde facilmente se possevo intrare in la ciptà et in epso monasterio et per essere dicto loco de honesta et sancta vita et dubitando de qualche fume de infamia più volte hanno verterato, la Communità volesse provedere tanto per rispetto de la ciptà quanto etiam per salute de la ciptà et per non havere el modo se è restato al presente epse priora et sore hanno del loro refacto dicta parte; domandano piacia al presente consiglio se non po de denari saltim de bollecta selli facia qualche recognitione ad ciò ad qualche tempo possano se non in tucto in qualche discreta parte essere satisfacte; et questo anco sia iusto; lo haverando per elimosina da questo magnifico consiglio.

I protagonisti della storia

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L'imperatore Carlo V

Fu ucciso a Roma e non partecipò all'assalto di Narni

si racconta che fu ucciso proprio da un Narnese o meglio da un abitante di Borgheria un certo Marinelli  e non da Benvenuto Cellini come si disse.

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Papa clemente VII

Per questo Borgheria  fu esentata dalle tasse della Camera apostolica

 

 

La ricostruzione

Si cominciò a parlare della ricostruzione delle mura mezze diroccate, la domenica 15 giugno1533, allorché, da parte dei Priori e su commissione del governatore, fu convocato il numero della cernita, e si tenne il consiglio sui sedili di San Salvato.

 

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Ricostruzione delle mura da un disegno del tempo del Piccolpasso 1560 circa

Al settimo ed ultimo punto dell’ordine del giorno si fa presente che:

 

il reverendissimo signor Cardinale dei Cesi, per lettera scritta alla Comunità narnese, insiste che l’apertura delle mura, contigue al Monastero di San Luca, al tempo della rovina narnese gettate a terra e distrutte, sia riparata e restaurata dalla Comunità a proprie spese, per evitare il grandissimo disonore e pregiudizio, che deriverà di giorno in giorno al detto Monastero ed alle monache, se non sarà fatto.

Le difficoltà economiche non permisero di effettuare tempestivamente i lavori necessari, ma il giorno 11 marzo 1537, nella seduta della cernita :

 

Caro di Lello e Bernardino di Taddeo del castello di Taizzano e due dei quattro anteposti eletti, ……………… promisero che faranno e si adopereranno in modo che l’università del predetto castello darà per tutto il mese di agosto prossimo al Comune di Narni 500 salme di buona calce ed adatta per la fabbrica delle mura di San Luca …………..

Tuttavia i lavori di restaurazione e costruzione non furono effettuati o almeno furono eseguiti in piccola parte, e si deve giungere all’anno 1556 per vedere effettivamente dar corpo al progetto:

Il giorno 8 marzo 1556, i Priori, e precisamente Vincenzo di Samuele, il signor Cardolo dei Cardoli, Morello Pelloccio, Spera di Giovanni Francesco, Andrea di Piernicola, convocarono i soprintendenti alla fabbrica, ed insieme decisere sulla stima delle case che si dovevano demolire per la fabbrica della città.

Questa è la relazione degli estimatori:

 

Imprima li dicti stimatori muratori in assenza di Giuliano muratore stimarono la casa de Iliangelo de Polso ducati cinquanta, cioè la parte de drieto verso le mura ducati vinti, e quella denanzi verso la strada ducati trenta, e li sopra dicti stimatori cittadini la stimarono in tutto ducati quaranta, cioè quindici e vinticinque rispettivamente.

La casa di Berardino di Cicola e di Maccario tutti dicti stimatori d’accordo la stimarono ducati cinquanta, cioè trenta quella verso la strada, e vinti quella verso le mura.

La casa di Placito d’Entraversone tutti dicti stimatori d’accordo la stimarono tutta intera per che non glie venìa bene compartita ducati sessanta cinque.

La casa de la Paglia di Berardino de Cicola e di suo fratello tutta intera la stimarono i prefati stimatori insieme d’accordo ducati trenta.

Il forno di Battista di Bocca Pianella tutti dicti stimatori d’accordo lo stimarono ducati trenta cinque, cioè vinti quella parte de sotto verso le mura divisa dal tramezzo e quindici la parte denanzi divisa dal medesimo tramezzo.

La casa di Batassarre communica con Paduano li prefati stimatori tutti d’accordo la stimarono cioè la parte di Batassarre ducati vinti sotto e sopra, e la parte di Paduano ducati quaranta cinque.

La casa de Battista de Bocca Pianella tutti dicti stimatori d’accordo la stimarono ducati ottanta.

La casa di Paolo di Raio tutti dicti stimatori d’accordo la stimarono ducati quinnici.

La casa di Pascuccio insieme d’accordo la stimarono ducati vinti.

A di unici di marzo.

L’attività di stima delle case da abbattare prosegui nel mese di maggio.

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Il 10 maggio 1556, i Priori convocarono gli eletti per la stima delle case che si devono demolire per gettare le fondamenta della fabbrica della città già cominciata, i quali, insieme con i Priori Spinello degli Spinelli e Domenico Cardolo e con certi altri cittadini si recarono alle case da stimare e da demolire dove fecero le sottoscritte stime delle case cioè:

 

Primo: la casa d’Hanibale de Fraticello la stimarono tutti d’accordo ducati quaranta de carlini.

La casa de Mazzatana overo de Fortunata sua moglie la stimarono tutti d’accordo ducati sessanta cinque de carlini.

La casa d’Alessio de Cicipici e de Persea de Joandomenico pro indivisa la stimarono tutti d’accordo ducati cinquanta cinque.

La casa di Piero alias Vecchiarello tutti d’accordo la stimarono ducati cinquanta cinque de carlini.

La casa de ser Adriano da Capetone la stimarono cioè la parte di dicta casa che era coperta ducati vinticinque de carlini tutti d’accordo.

La casa de Valentino de Brunello la stimarono tutti d’accordo ducati trenta de carlini.

La casa del’heredi di Hieronimo de Nocchia tutti d’accordo la stimarono ducati novanta de carlini.

La casa de Pierdomenico de Hieronimo sarto per la stima se riferiscono a la compara.

La casa de Ceccolello per la stima se riferiscono alla compara.

La grotte di Lucantonio Cardulo per la stima se referiscono alla compara.

Il 14 luglio 1556 fu valutata la casa di Fallacciano.

 

I Priori, insieme ai sottoscritti estimatori, ordinarono e decretarono che fosse stimata la casa di Pierdomenico e di Giovenale del defunto Gerolamo di Narni, situata nella contrada di Sant’Apollinare e che si deve demolire per la costruzione delle mura della città, e per la sua stima andarono i predetti magnifici Signori e Giacomo Prosperi, Adriano Pizzuto, Virgilio Massei, Celestino di Calisto, Vincenzo Logio, Silvestro Mautino, Pierfrancesco Mautino, Nicola di Bella, mastro Pietro e mastro Gerolamo muratori, e tutti questi stimatori riferirono di aver stimato la detta casa 90 ducati di carlini.

I due fratelli, Giovenale e Pierdomenico, proprietari della casa ricevettero immediatamente una bolletta di 45 ducati ciascuno.

Le procedure di valutazione della case procedevano alacremente.

Il 6 agosto 1556 fu stimata la casa della confraternita di San Vincenzo, situata nella contrada fra le porte o di Sant’Apollinare, tutti gli estimatori, all’unanimità e di comune accordo, la valutarono 50 ducati di carlini.

Il 26 agosto 1556 fu stimata la casa di mastro Antonino.

Dalle riformanze libro VII foglio 93:

 

I sottoscritti stimatori, su commissione dei magnifici signori Priori stimarono la casa di Antonino, fabbro ferraio, situata nella contrada di Sant’Apollinare, poiché constatarono che si doveva demolire per la fabbrica del Comune e perciò all’unanimità e di comune accordo la stimarono cento ducati di carlini, non calcolate le proprietà avute all’esterno della detta casa dallo stesso Antonino………

Il 17 ottobre 1556 fu convocata la cernita straordinaria; all’ordine del giorno, al punto 3 e 4° si recita

 

Il signor Baldovino Cardolo (chiede) che sia stimata e pagata la sua casa o casalino dicto il Casalino di Gattamelata, situata nella contrada di San Valentino, che deve essere abbattuta per la fabbrica del Comune.

Inoltre donna Fravola Cerasioli di Cammartano, chiede che le sia pagato il suo casalino demolito per la fabbrica del Comune.

L’illustre signor Paolo Orsino sul punto terzo e quarto dichiarò che: riguardo alla stima e pagamenti dei casalini del signor Baldovino Cardolo e di donna Fravola, non sia fatta a nessuno ingiustizia, ed in questo affida all’arbitrio dei signori Priori, messo ai voti furono ritrovati otto lupini del si, e sette fave in contrario e così non (fu) approvato.

Il 28 gennaio 1557 si gettano le fondamenta per la costruzione della porta di San Vittore.

Ecco quanto riferisce il cancelliere Gio Agostino:

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Per fare le fondamenta della nuova porta nelle nuove mura della magnifica città di Narni collocate verso il fiume Nera, il reverendo signor vicario del Vescovo narnese con quasi tutto il clero della detta città e con i frati domenicani, francescani ed agostiniani, vestiti con gl’indumenti sacerdotali, svolte le sacre funzioni nella chiesa dedicata a San Giovenale, partirono, poi, insieme al magnifico uomo signor Dario Raniero governatore ed ai predetti magnifici signori Priori, con molti altri cittadini, accompagnati da una grande moltitudine di uomini e donne, e si recarono alla detta porta cantando inni e salmi, secondo l’usanza, appena si arrivò in quel luogo, con molte orazioni e preghiere implorato il divino nume Dio Ottimo Massimo, con l’acqua esorcizzata e l’incenso asperso abbondantemente il luogo, nelle profonde fondamenta furono gettate, secondo l’usanza degli antichi, delle monete d’argento impresse con le insegne del pontefice massimo Paolo quarto, sopra le quali subito dagli operai lì esistenti, con l’approvazione di Antonio scalpellino architetto, molto cemento e grandi sassi furono buttati per la costruzione della porta, e per il sacello poco distante la porta esistente, demolito per la costruzione delle dette mura, che era stato dedicato al divo Vittore, da quello di Vittore il nome fu attribuito alla porta e la porta è chiamata di San Vittore, posta tra il cavaliere del Palazzuolo ed il cavaliere di Gattamelata, nelle dette mura.

 

 

    Giulio d’argento di Paolo IV

 

Il 29 gennaio 1557 fu convocata e riunita la cernita, per discutere sulle proposte:

 

Primo sopra le liste da farsi, et ordine da tenerse per il portare di pietre, scarpare e altre opere da dare per la fabrica.

2- Inoltre se sono ritrovate sei medaglie d’oro nel cavare de fondamenti de la fabbrica, che cortesia si ha da usare verso chi l’ha ritrovate, et che pare se ne habbi da fare d’esse………

Il nobile uomo, il signor Cardolo Cardolo sulla prima sostenne in questo modo: che questa faccenda la rimette ne li signori Priori et deputati sopra la fabbrica che procedano, et se li pare di mutare alle liste qual che capo lo mutino, et accomodino meglio che possono, e messo ai voti fu approvato con 16 lupini, nessuna fava ritrovata in contrario.

Lo stesso signor consultore sulla seconda sostenne, che a quelli hanno ritrovate le medaglie d’oro se li paghino, e venenno il Cardinale Carafa se li mostrino e se li piacciono se li donino e messo ai voti con l’aggiunta del signor Gerolamo Rodolfino, che dichiara che per essere state ritrovate le dicte medaglie in luoco publico de la Communità se le dia a chi l’ha ritrovate la metà di quel che vagliono, et fu ottenuto per lupini sedeci del si, non ritrovata in contrario fava alcuna.

Il 6 marzo 1557 fu convocata e riunita la cernita del Comune e fra gli altri punti all’ordine del giorno fu proposto dal cancelliere:

 

6- Sono fatte spese de certe monete buttate ne li fondamenti de la porta de san Vettore etc..

Cardolo Cardoli, intervenendo sulla sesta proposta sostenne che i denari gettati nelle fondamenta della porta di San Vittore siano pagati con i denari dei malefici

Il 9 giugno 1559 si riunirono i Priori della città di Narni ed i deputati sulla fabbrica, decretarono ed ordinarono che si ricompensi il maestro Nanni architetto per il suo lavoro come ai detti magnifici signori Priori sembrerà giusto.

La Porta Nova è opera dell’architetto Nanni.

Giovanni di Bartolommeo Lippi, chiamato Nanni di Baccio Bigio, architetto italiano e scultore, nacque in Firenze e morì a Roma nel 1568. Fu alunno e collaboratore di Antonio da Sangallo Giovane, alla morte di Michelangelo, ottenne la direzione della fabbrica di San Pietro.

Le chiese di S. Vittore e di S.Savino non erano state ancora valutate e tantomeno pagate, perciò:

Il 17 marzo 1560 si riunirono i Priori ed i deputati sulla fabbrica, ed occupandosi delle opportunità della detta fabbrica e particolarmente del pagamento e stima delle chiese di San Vittore e di San Savino demolite per la detta fabbrica, poiché si va a discapito del culto divino, decretarono e ordinarono che si eleggano se fosse necessario gli estimatori e si pagherà il loro prezzo secondo la stima che sarà fatta.

Questa risoluzione fu approvata con il consenso di tutti.

Un’altra casa si doveva demolire per la costruzione delle mura.

Il 30 dicembre 1555 , il maestro Gerolamo muratore, abitante in Narni, riferì a me cancelliere di aver stimato una certa casupola della signora Connia Giachetti situata nella detta città nella contrada del Palazzuolo nella Parrocchia di Sant’Apollinare secondo i suoi confini, a 12 ducati di carlini, e di aver fatto questa stima su richiesta della comunità di Narni.

Il trasporto delle pietre necessarie alla costruzione era stato affidato all’arte dei bifolchi, ma questi, per vari motivi, ritardavano la consegna,

Il 3 aprile 1556 fu convocata la cernita del Comune, al quarto punto dell’ordine del giorno era proposto:

 

4- Per ordine dei deputati sulla fabbrica più volte gli anteposti dell’arte del bifolchi furono con insistenza richiesti per le pietre, che devono essere da loro portate per la costruzione al fortilizio di Gattamelata, i quali finora rinviarono il trasporto, rimandando per vari motivi, ed i lavori sono interrotti.

Ser Piero Blandolisio sostenne: che li signori Priori insieme co li deputati sopra la fabbrica o con altri a che parerà d’eleggere a loro signorie se dia a dicta arte qual che recognitione per tutta fatiga che duca et sopporta, et se riveda la matricola se si observa o no et se si va più avanti che non si deve se faccino ritirare, et se li faccia fare il dovere di quanto sono obligati, et interim se li faccia observare quanto sono obligati per dicta matricola, e messo ai voti fu approvato con 13 lupini del si, quattro fave del no in contrario non ostanti.

Le pietre per le cantonate venivano prese dal fiume Nera, tirando a secco i grossi blocchi di travertino del ponte romano crollato.

Il 28 novembre 1559 si riunirono i Priori ed i deputati sulla fabbrica del Comune, si discusse circa il compenso del maestro Antonio scalpellino per l’estrazione delle cantonate dal fiume Nera per due giorni con tre operai.

Si adottò all'unanimità e di comune accordo una risoluzione per cui al detto mastro Antonio scalpellino, per se stesso e per i detti tre garzoni nei detti due giorni si paghino due scudi cioè venti giuli.

Inoltre decretarono che si sollecitino e si preparino la calce, pietre, sabbia e gli altri materiali secondo le necessità della fabbrica e similmente si adattino le cantonate in modo che in un tempo conveniente si possa riprendere la detta fabbrica e che i magnifici signori Priori insieme con i deputati vadano dal magnifico signor governatore affinché il depositario della fabbrica paghi secondo le bollette a lui dirette, con i denari dei gabellieri e dei proventi del detto Comune destinati per la predetta fabbrica.

Tutte queste cose furono approvate tra i detti deputati per acclamazione.

 

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Il 16 gennaio 1560 si riunirono gli uomini incaricati della fabbrica per stabilire il compenso da corrispondere:

 

Davanti ai quali fu proposto cosa fare circa il pagamento al maestro Antonio scalpellino ed agli altri che lavorano scavando e portando le pietre al cavaliere di Gattamelata.

Le maestranze addette alla costruzione delle mura e della porta chiedevano di essere saldate.

Il 5 maggio 1563 si riunirono i Priori ed cittadini deputati sulla fabbrica per discutere , tra l’altro,

 

sulla fabbrica della città, principalmente perché il maestro Antonio, prefetto dei mastri della stessa fabbrica, chiese che quella fosse misurata e ulteriormente, oltre alla retribuzione dovuta ai suoi ministri a buon conto tuttavia delle opere delle pietre da lui stesso nella detta fabbrica messe a disposizione e rispettivamente lavorate, che gli fossero pagati per il tempo tuttavia in cui nella fabbrica stessa si lavora due scudi per ogni settimana.

Il signor Ausonio Scotto, intervenendo sulla prima proposta, sostenne che la fabbrica del cavaliere di Gattamelata e della porta di San Vittore si prosegua e pertanto siano preparati i necessari cementi in entrambi i luoghi, e con mastro Antonio sulla fabbrica da lui stesso e dai suoi ministri costruita e sulle opere delle pietre lavorate cioè de cantonate e cordoni si faccia il conto, delle quale sia fatta la misurazione da un esperto ed al detto maestro Antonio oltre alla dovuta retribuzione dei suoi ministri, qualora tuttavia si prosegua la fabbrica, effettivamente siano pagati due scudi a buon conto tuttavia delle dette pietre da lui stesso come sopra lavorate e della fabbrica

predetta per ogni settimana secondo il solito; questa dichiarazione fu approvata con tutti i lupini in numero di nove.

Dopo tante insistenze del direttore dei lavori, si giunse il 22 di maggio 1563 alla misurazione delle mura:

 

Copia della stima e della misura delle mura della fabbrica della Comunità e delle pietre rispettivamente fatte e lavorate dal maestro Antonio di Carona scalpellino abitante in Narni, fatta con il consenso del predetto maestro Antonio con l’intervento di Giovanni Berardino Mautino prefetto della detta fabbrica, il cui tenore è il seguente.

Adì 25 de maggio 1563.

Io Johanni Trivisano faccio fede haver mesurado le muralie ch’ha fatte mastro Antonio scalpellino cioè dalli termini in su come me ha mostrato messer Giovanni Berardino Mautino et il detto mastro Antonio.

Imprima il cavallier de Gattamelata con li confraforti summa canne ducento novanta quattro et piedi vinti cioè--canne 294 piedi 20

Inoltre le muraglie al monte della roccha con li contraforti summa canne nove cento trentacinque et piedi vintisei cioè can. 935 p. 26.

Inoltre il muro sotto casa de Michelangelo de Piele summa canne cento sessanta tre et piedi vinti otto cioè can. 162 p. 28.

Le sopradette muralie tutte summano canne n° 1394.

A baiocchi vintotto la canna monta duc. 390 bl 32.

Il 24 maggio 1564, il geometra Giovanni Trevisano depositò l’attestazione della ulteriore misurazione delle mura:

 

Io Johanni Trivisano faccio fede haver mesurato sotto il dì 24 di maggio 1564 la muraglia della Communità de Narni fatta per mano di mastro Antonio scarpellino dalla mesura in sù che io feci alli 25 di maggio 1563 come me ha mostrato messer Giovanni Bernardino Mautino et il soprascritto mastro Antonio.

Imprima li muri della contraporta de S.Vittore summa canne- n° 97 1/3.

Inoltre il cavallier di Gattamelata summa canne - n° 49 2/3.

Inoltre la tela verso il Votano summa canne n° 156 ½

Che fa la summa tutte le suprascritte mesure canne n° 303 ½.

Monta a ragion de baiocchi 28 per canna - scudi 84 b 98.

Inoltre li cordoni del cavallier de Gattamelata summa canne 39 2/3

Inoltre la volta della porta di Santo Vittore summa piedi 340

Monta a rascion de mezzo grosso il piede scudi 8 b 50.

Summa le sopradette mesure duc. 103 b. 39.

A luglio la Porta Nova doveva essere quasi terminata, visto che, nella cernita del 4 luglio 1566, al sesto punto dell’ordine del giorno si recita..

 

6°. Se si ritiene che sia selciata la strada dalla porta Vittorina fino alla casa del maestro Stefano Vipera.

Ser Fabio Arca, intervenendo sulla proposta affermò che la sopraddetta strada si debba selciare da entrambi i lati e nel mezzo della stessa si debbano mettere i mattoni come si dice mattonare ad arbitrio dei magnifici signori Priori; questa dichiarazione ecc., fu approvata con tutti i lupini favorevoli ecc..

I lanzichenecchi e la peste che essi portarono fu a lungo ricordata nella città

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Grazie pero' agli architetti come :

gli Zuccari, il Vignola, il Sangallo e lo Scalza

Narni torno a rivivere ed assumere la fisionomia che anche oggi possiamo ammirare.

 

vedi anche la porta della Fiera e Porta Nova

Sacco dei Lanzi

 Le porte di Narni 

 

 


 

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