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Narni e la sua storia

 

 

Narni e la vera storia della Pala del Ghirlandaio

La pala dei protomartiri della Terra di Narnia, nota anche come pala del Ghirlandaio, per il nome del suo autore, venne realizzata per ricordare i 5 martiri delle terre Narnesi che furono santificati proprio nel 1481. Questo è il motivo per cui un pittore importante come il Ghirlandaio fu incaricato di realizzato tale opera nella città di Narni. Bisogna ricordare che i martiri Narnesi morirono nel Gennaio del 1220 e San Francesco d’Assisi, non volle che fossero particolarmente ricordati in quel periodo, per non esacerbare ulteriormente le lotte religiose tra Mussulmani e Cristiani.
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Tale pala viene anche detta “della Incoronazione della Vergine”, questa generica definizione è però comune a tantissime pale di quel periodo. Bisogna anche ricordare che l’ordine Francescano nel secolo XV stava vivendo un periodo di particolare fortuna e ricchezza, grazie anche ai frati Conventuali ed alle prediche di San Bernardino da Siena che predicando contro l’usura, apriva le porte ai monti di pietà.
Dal 1460 con papa Pio II Piccolomini e poi con Papa Sisto IV, entrambi Francescani si acuirono di nuovo i rapporti con i mussulmani, che portarono a una nuova guerra, questa volta contro i Turchi. Bisogna ricordare che i Turchi aveva preso nel 1453 Costantinopoli e avevano iniziato l’invasione dell’Europa. Sisto IV, affidandosi anche all’intercessione dei Protomartiri francescani nel 1481, lanciò una grande controffensiva ed Il sultano Maometto Secondo che morì proprio nel 1481, di fatto decretando la fine dell’avanzata mussulmana in Europa. La pala di Narni viene realizzata proprio a partire da tale periodo.
A Narni quindi la pala del Ghirlandaio, fu un atto di ringraziamento dovuto e non a caso, accanto a San Francesco e Sant’Antonio da Padova e i maggiori santi dell’Ordine Francescano, vengono rappresentati nella pala di Narni i cinque protomartiri Francescani della terra di Narnia: Berardo, Pietro, Ottone, Adiuto e Accursio, vengono dipinti con la testa macchiata di sangue, proprio per ricordare tale Martirio.
Per Narni fu una grande gloria avere cinque Santi che per di più avevano salvato la chiesa Cristiana dall’invasione dei Mussulmani. La pala del Ghirlandaio ci ricorda proprio questo, facendo del dipinto che ora abbiamo la fortuna di conservare nel museo cittadino, una opera unica e rara, poi più volte replicata in tutta l’Umbria.
Non dobbiamo dimenticare la nostra storia quando ammiriamo tale opera, che segna un periodo di svolta non solo per la nostra città, ma per tutta la storia dell’Europa cristiana.
Giuseppe Fortunati

NARNI / L'ACQUEDOTTO DELLA FORMINA FU FATTO DA COCCEIO NERVA

NARNI

NARNI - Un dipinto sembra confermare gli scritti del Brusoni sull’acquedotto della Formina a Narni, è una rara immagine tra fine settecento e primi del 1800 ... di un francese al seguito dell'Esercito Napoleonico. Negli archivi comunali si legge che, Padre Brusoni guardiano del convento di San Francesco a Narni, autore di un manoscritto in due volumi edito intorno al 1770, riporta molte epigrafi narnesi e tra queste proprio quella relativa all’antico acquedotto della Formina, in cui si riporta che tale costruzione fu fatta dagli antenati dell’imperatore Cocceio Nerva..

Navigando in internet in una famosa casa d’aste on line ho reperito un disegno, dal titolo “Early 19th century school, Paysage d’Italie, Narni”, che sembra confermare gli scritti   di padre Brusoni relativi all’acquedotto ed al suo costruttore. Infatti lo storico narnese riportava che la scritta letta sull’acquedotto della formina, diceva: “Marco Cocceio Nerva,narnese, avo dell’imperatore Nerva, era console insieme a C. Vibio sotto l’imperatore Tiberio,   avvocato illustre e curatore delle acque di Roma. Autore del mirabile acquedotto Narnese”.

  1. COCCEIUS M. F. NARN. DIVI NERVAE AVUS CUM C. VIBIO CONSUL SCIENTIA IURIS ILLUSTRIS DIVI TIBERII CONTINUUS CURATOR AQUARUM URBI- MIRABILIS AQUAEDUCTUS NARNIEN AUCTOR.

Questa scritta, stando al disegno, sembra essere stata posta all’inizio di ponte Cardona, il centro geografico dell’Italia peninsulare. Il disegno rappresenta infatti la zona di tale ponte, e mette in evidenza una lapide posta su una base marmorea in cui appare proprio la giusta collocazione dell’antico manufatto lapideo citato dal Brusoni, che in qualche modo certifica la data di costruzione dell’acquedotto da parte del nonno dell’Imperatore Nerva, console nel 22 DC poi curatore delle acque dal 23 al 33 DC. Amico dell’imperatore Tiberio. Come dice Tacito negli Annali nel libro IV cap.56-57-58.

Tale ipotesi viene avvalorata quindi da questo disegno, che rappresenta una edicola con lapide proprio nella zona dell’acquedotto, e rafforza la convinzione che tale iscrizione sia veramente esistita almeno fino agli inizi del 1800. Ed anche che l’opera idraulica fu fatta costruire dagli antenati del futuro imperatore narnese Cocceio Nerva.

Vedi anche http://www.narnia.it/nervaformina.htm

Giuseppe Fortunati

un'immagine dell'incontro

NARNI - La scuola primaria “G. e A. Garibaldi” di Narni, ha incontrato, Giorgio Piantoni, figlio di un militare narnese deportato e morto in un lager nazista. L’iniziativa è stata inserita nella Giornata della Memoria ed è stata introdotta da Mauro Fortunati in rappresentanza della Uil Pensionati Terni. Hanno partecipato gli alunni delle classi 3,4 e 5 delle sezioni A e B.

Oltre un centinaio tra studenti e insegnanti, hanno potuto rivivere attraverso i racconti dei relatori la storia delle persecuzioni razziali, con particolare attenzione a quanto successo anche nel nostro territorio. Giorgio Piantoni ha raccontato la sua storia e come perse il padre quando aveva solo sei mesi, nel 1944. Lui era un soldato e morì in un campo di concentramento in Germania, ad Heidkaten. Piantoni qualche anno fa ricercando in internet scoprì una foto con il volto di suo padre morto prigioniero in guerra.

Ora a distanza di circa settanta anni tale racconto reca immutata l’emozione di un figlio che non ha conosciuto il proprio padre grazie alle ricerche condotte dallo storico Gerhard Hoch. Piantoni ha raccontato di come questo ex soldato tedesco lo abbia aiutato a ritrovare la tomba del padre nella città di Kaltenkirchen nella Bundesstrasse 4, dove fino al 1945 si trovava un campo di concentramento destinato ai prigionieri di guerra italiani. Giorgio ha scoperto che suo padre Umberto è morto qui, il 9 marzo 1944, all’età di 27 anni. Piantoni non sapeva che già all’inizio degli anni ’80 lo studioso aveva affrontato il tema della morte di suo padre nell’opera "Dodici anni riportati alla luce - Kaltenkirchen all’epoca del Nazionalsocialismo".

Attraverso le sue ricerche storiche sugli effetti del nazismo in quella zona, Hoch è venuto a conoscenza del campo di prigionia di Heidkaten, che si trovava circa due chilometri a sud del comando del campo di concentramento che, all’epoca, era situato nel quartiere Springhirsch. A Heidkaten i tedeschi avevano rinchiuso i militari italiani finiti allo sbando dopo l’8 settembre. Tra quei 37 connazionali, anche Umberto Piantoni, arrestato e deportato dalla città jugoslava di Lubiana. Piantoni ha anche parlato delle ultime lettere che suo padre mandò alla moglie, nelle quali scriveva: "Ho ricevuto le lettere, la mia vita è sempre la stessa. Tu come stai? Come sta nostro figlio? Cresce? Un caro saluto, baci. Il tuo Umberto". La famiglia Piantoni conosceva come era morto Umberto.

"L’allora cappellano militare, don Terzoli, aveva comunicato loro la notizia della morte. Una piccola ferita alla gamba,durante i lavori forzati , non era stata curata e l’infezione si era poi propagata per tutto il corpo già privo di forze, causandone la morte. Toccante anche l’episodio dei 13 garofani rossi che la mamma faceva portare al cimitero di Narni al piccolo Giorgio, un fiore per ogni caduto tedesco che riposava nel cimitero. Con la speranza che qualcun altro, in Germania potesse fare la stessa cosa per il suo papà. Un gesto di pace verso quei giovani soldati, che gli ha insegnato a non portare rancore per il nemico ed a rispettare tutte le vittime della guerra. I giovani studenti hanno anche selezionato e letto alcuni brani tratti da documenti relativi all’olocausto, molte anche le domande fatte dagli alunni che hanno sottolineato il fine dell’incontro affinché tali episodi non si ripetano e possano essere evitati gli orrori delle guerre e delle persecuzioni.

Giuseppe Fortunati

NARNI NELLA STORIA / ADELAIDE BERNARDINI E GLI INCONTRI CON VERGA, D’ANNUNZIO E PIRANDELLO

ADELAIDE BERNARDINI E GLI INCONTRI CON VERGA, D’ANNUNZIO E PIRANDELLO

NARNI - Adelaide Bernardini (1872-1944) scrittrice Narnese dalla vita avventurosa, che conosce i grandi maestri della letteratura del suo tempo, da Verga a Pirandello, passando per Gabriele D’Annunzio e Capuana. Partiamo dall’atto di nascita del 21 Maggio 1872. Questa la trascrizione: “L’anno 1872 il 22 del mese di Maggio alle ore 9 antimeridiane nel Palazzo Municipale  avanti a me Cavaliere Filippo Valli Sindaco e Ufficiale dello stato Civile del Comune di Narni Provincia dell’Umbria è comparso il signor Napolione Bernardini di anni 36 Guardiano Carcerario domiciliato in Narni , il quale mi ha dichiarato essergli nato un bambino di sesso femminino   nel giorno 21 del mese di maggio alle ore 3 pomeridiane, dalla di lui moglie Filomena Tei di fu Domenico di anni 30, donna di casa in lui domiciliata nella casa di sua abitazione posta in Narni in via del Monte…. Il nome da dare al bambino è Adelaide questa dichiarazione è stata fatta alla presenza di Curzio Ridolfi di anni 54 e di Ferdinando Leonardi fu Luigi che sottoscrivono con me il presente atto.” La sua vita e le sue opere sono ben descritte nella tesi di Laurea di Tiziana Lucci, che agli inizi degli anni 2000 aveva scelto di valorizzare questa nostra illustre concittadina. Già da giovanissima scriveva poesie e novelle e, in seguito, si cimentò anche nei romanzi. Fra i scuoi scritti ricordiamo: “Colei che tradiva”, “Barca nova”, “La vita urge”, “L’altro dissidio”. Fu collaboratrice di varie testate giornalistiche tra le quali “Fanfulla della Domenica”, “Giornale d’Italia”, “Ora” e giornali che ponevano l’attenzione al mondo femminile come “Cordelia” e “La Donna”. Appena ventenne Adelaide lascia Narni per andare in Turchia, per poi tornare a Roma ove a causa di una grande delusione amorosa tenta il suicidio. Questo fatto viene riportato nella stampa nazionale e lo scrittore Capuana, impietosito da tale storia propone alla giovane Adelaide di divenire la sua segretaria. Inizia una nuova vita per la Bernardini che si trasferisce in Sicilia e si dedica alla scrittura. Nel 1908 la giovane, sposa Capuana e la sua fama di scrittrice cresce, anche se osteggiata da vari personaggi. I diverbi con Pirandello aumentano dopo la morte di Capuana nel 1915, e diventano incolmabili nel 1922 quando dopo la morte di Verga, quando Adelaide mette all’asta il manoscritto originale de “I Malavoglia” provocando le ire di Pirandello. Ne segue un aspro scontro tra Pirandello e Adelaide che poco dopo, accusa il maestro di plagio per il dramma “Vestire gli ignudi”. Con una lettera inviata al Giornale d’Italia, la vedova di Capuana accusa Pirandello di aver plagiato la novella di suo marito dal taccuino di Ada, in cui si raccontano proprio le vicende di Adelaide. Ma noi Narnesi ricorderemo la nostra concittadina per le sue opere e per il suo spirito combattivo e esempio di un femminismo senza timori, in un tempo in cui la società non riconosceva alle donne i diritti basilari di uguaglianza, e tanto meno di ribellarsi alla morale corrente. Per approfondimenti consultare la tesi di Laurea di Tiziana Lucci. vedi anche in internet   sul sito Narnia.it

Giuseppe Fortunati


NARNI NELLA STORIA / I SINDACI TRA 800 E 900

il sindaco Filippo Valli

NARNI - Un periodo di grandi cambiamenti fu quello dal 1860 al 1910, con l’avvento del regno d’Italia, molte cose cambiarono sia nelle istituzioni che nello sviluppo economico. A guidare il cambiamento furono i sindaci, personaggi di grande spessore come Valli Filippo Sindaco dal 4.1.1868 al 06.05.1873, che ricordiamo tra i patrioti Narnesi e Mazziniano della prima ora che accolse Garibaldi nella sua casa quando era di ritorno dai moti della Repubblica Romana. A lui si associa la nuova ferrovia, che tanti cambiamenti porterà nel territorio e che entra in funzione nel 1865 per poi decollare con Roma Capitale proprio negli anni 1870. Seguirà poi Raffaele Stame Sindaco dal  7.5.1873 al  02.12.1889,  rappresentante della ricca possidenza terriera che in quel tempo per ceto poteva essere eletta solo da pochi , come dimostra l’esiguo numero degli aventi diritto al voto di quel periodo. Importante sviluppo si avrà poi con Paolo Eroli Sindaco dal 2.12.1889 al 12.05.1895. Con l’avvento dell’elettricità molte cose cambiano, una società durata quasi un millennio, di colpo inizia a cambiare, nascono nuove attività, nuove fabbriche, nuovi lavori. Narni è tra le prime città a subire questo cambiamento a partire dal 1892 data in cui il teatro Comunale viene illuminato a luce elettrica. Portano proprio la sua firma i documenti che certificano la nuova Officina elettrica della città di Narni, che sarà il vero volano dell’economia narnese per oltre un secolo. Ma anche i vecchi generali dell’esercito piemontese troveranno il loro spazio nelle istituzioni narnesi, come Troili Rinaldo Sindaco dal  13.5.1895 al 12.09.1897, militare di carriera distintosi nelle guerre d’Indipendenza e nella lotta al brigantaggio, ma anche per la costituzione dell’archivio risorgimentale dell’esercito di cui Troili si occupò a lungo. In quel periodo a Narni si continua a parlare di energia elettrica e della nuova centrale della Morica a Stifone, molti sono i pareri e le discussioni e nuovi cambiamenti sono alle porte.

Il principale è l’avvento delle nuove fabbriche a Narni Scalo, proprio accanto alla ferrovia, con un canale motore che alimenta le prime fabbriche della guttaperga e del pellame, che poi diventeranno la fabbrica dei forni Elettrici e della Linoleum. Proprio in questo periodo arriva Tobia Isolani  Sindaco dal  13.9.1897 al  14.09.1899, non a caso progettista degli impianti delle fabbriche narnesi con una concezione nuova basata sulla centralità del canale di derivazione del fiume Nera, che alimenta la trazione meccanica di tutti gli  apparati che si sviluppano su assi ortogonali perpendicolari al corso del canale, realizzando la tipica struttura che permetteva di usare la forza motrice dell’acqua per mettere in movimento i macchinari delle due fabbriche usando la forza meccanica.

Altro personaggio di grande rilievo è Giannetto Valli Sindaco dal  15.9.1899 al 23.09.1902, figlio del grande impresario Candido Valli, che aveva costruito la ferrovia nel 1865 grande innovatore e impresario poi a Roma dove con le sue fabbriche di mattoni, edificherà i nuovi edifici voluti dal governo piemontese. Giannetto Valli diverrà poi sindaco di Roma, utilizzando l’esperienza fatta a Narni.  Non bisogna poi dimenticare Giuseppe Barilatti Sindaco dal  24.9.1902 al 08.08.1909, anche lui figlio di un grande patriota del risorgimento, quel Barilatti che aveva combattuto a Milano durante “le cinque giornate” e poi a Roma con Garibaldi nel 1849 e proprio durante la ritirata dalla Repubblica Romana, ferito, trovò asilo a Narni. Barilatti porterà grandi cambiamenti ad iniziare con l’allargamento della via dei Fondaci, realizzando una nuova prospettiva per piazza dei Priori inoltre nel 1903 il comune si dota di un ufficio telefonico, collegato con Terni con la società Telefonica di Virgilio Alterocca. Questo in pochi anni permetterà prima il collegamento con Roma, poi con tutta Italia, lanciando l’era delle telecomunicazioni, che poi vedrà altri narnesi illustri come Pession che con Marconi inaugura l’era dei collegamenti senza fili a grande distanza.

Ci sembra quindi giusto ricordare questi Sindaci di grande spessore che guidarono Narni verso il cambiamento.

Per Approfondimenti vedere il libro “Personaggi e Racconti di Narni” e in internet:  www.narnia.it

Giuseppe Fortunati


NARNI NELLA STORIA / ARRIVA IL TELEFONO

NARNI NELLA STORIA / ARRIVA IL TELEFONO

NARNI - Con l’avvento dell’elettricità molte cose cambiano, una società durata quasi un millennio, di colpo inizia a cambiare, nascono nuove attività, nuove fabbriche, nuovi lavori. Narni è tra le prima città a subire questo cambiamento a partire dal 1892 data in cui il teatro Comunale viene illuminato a luce elettrica.

Ben presto arriva anche il telefono che a partire dal 1888 si diffonde sul territorio, partendo da Terni con la società Telefonica di Virgilio Alterocca. A Narni tra i primi ad utilizzare tale nuova invenzione è Aldo Netti, che la fa istallare presso la centrale di Stifone, come riportano i documenti dell’epoca. Apparecchio telefonico tipo Alterocca con due sonerie, posto entro apposita cabina di legno m.2,70 per 2,00 per 1,00 metri imbottita internamente, con porta nel centro e maniglia a molla.

Ovviamente anche le grandi industrie come la società dei Forni Elettrici e la Linoleum si dotano di telefono ed anche il comune di Narni ha un centralino ed una sua cabina telefonica. Negli archivi del comune di Narni si parla della pianta organica del personale di servizio per l’ufficio telefonico in una delibera del 1903 in cui si dice che la nuova linea telefonica Terni Narni proposta dalla ditta Virgilio Alterocca, necessita di una centralinista e di un vetturino retribuito a carico del Cliente chiamato con centesimi 10 a chiamata.

Successivamente si parla della Telefonista Simoni Carmela che chiede l’aumento per il suo lavoro avendo per il 1904 lavorato a 10 lire al mese per uno stipendio annuo di 120 lire e chiede che almeno venga portato a 180 lire annue. La proposta viene accettata dalla giunta. La telefonista nella sua richiesta fa presente che da 18 mesi (quindi da circa metà del 1903) lavora come telefonista e fa un orario dalle sette di mattina alle 9 di sera senza interruzioni.   Carmela chiede che il suo stipendio sia equiparato a quello della telefonista di Spoleto.

D’Anselmo Pierina chiede di poter passare nei locali del Dazio del comune, per andare nella stanza della cabina telefonica di Narni . Il Sindaco di Narni concede il passaggio, purchè non si arrechi disturbo a coloro che vanno a telefonare. Pierina, spiega il Sindaco si reca nei locali della cabina telefonica per istruzione, quindi per imparare a fare la telefonista, avendo già avuto il permesso del gestore Virgilio Alterocca.

Segue una lettera di Virgilio Alterocca che gestisce a Terni la società dei Telefoni che risponde al comune che chiede l’affitto dei locali, precisando che negli altri comuni questo non è dovuto. Inoltre la società Linoleum si lamenta perche’ dovendo chiamare telefonicamente spesso non trova la telefonista che si assenta ogni tanto dal lavoro. Come nel caso in cui la Linoleum ha dovuto ben attendere 17 minuti prima di prendere la linea.

L’eletrocarbonium in quel periodo forniva il carbone per le pile elettriche come si legge da una lettera del Comune di Narni del 1905 categoria X classe 7 fascicolo 5. L’elettro faceva anche le membrane per le cornette del telefono. Sempre in quel periodo altre attività si dotano del telefono, come il Mulino elettrico Comunale, altra novità per Narni che porta proprio al centro della città nella zona del palazzo degli Scolopi il nuovo mulino elettrico a grano. Il mulino è a due palmenti uno a grano e l’altro a granturco, mossi a mezzo di due motori elettrici, ogni uno di 10 cavalli (10Kw elettrici). La sala destinata al mulino è di m.16,75 per 9m. alta al centro della volta 4,8m. Il pavimento è sopra la volta della cantina la quale presenta un aspetto abbastanza consistente, però la parte per il pubblico andrebbe risistemata.     L’importo dell’opera è di 7000 lire l’anno è il 7 luglio 1903 data del progetto.  

Dai ricordi dei narnesi le prime cabine Telefoniche, si trovavano vicino al dazio, in piazza Garibaldi, nei pressi della associazione Vivinarni dove poi sarà il negozio di tessuti di Mascherucci, poi i centralini si spostarono   in piazza Cavour dove ore è il negozio di trame. Le cabine telefoniche per un periodo furono anche dove ora è il locale del Fondaco, questo intorno agli anni 1940. Poi negli anni 1950-60 il centralino torna in piazza Cavour come si vede anche da alcune foto del 1969. Anche negli anni successivi le centrali principali della telefonia narnese restarono in tale zona ricordando la storia delle telecomunicazioni della nostra città.

Giuseppe Fortunati

Narni / Un viaggio a ritroso alla scoperta degli antichi mulini lungo il Nera

Narni / Un viaggio a ritroso alla scoperta degli antichi mulini lungo il Nera

NARNI – Oltre alla pista ciclo-pedonale, un altro successo delle due giorni delle Gole del Nera è stata la mostra sui mulini a Stifone. Proprio i mulini sono stati il filo conduttore delle visite lungo tutto il percorso della pista ciclabile. Si è partiti da Mulino Eroli, che con i suoi stupendi giardini, fa quasi dimenticare la sua storia millenaria, essendo il mulino di cui si ha più antica memoria e che è durato con alterne fortune fino alla seconda  metà del 1900. Per vedere poi dal fiume i resti del mulino Lanari ora quasi sommerso dalla vegetazione, ma che anche lui ha avuto la sua storia essendo anche una segheria oltre che mulino ad olio, e che nel medioevo era ben conosciuto, tanto da essere rappresentato anche durante le manifestazioni della corsa all’anello.

Altri mulini si incontrano poi lungo il fiume Nera. Si pensi che l’attuale diga di Recentino sorge proprio dove era il mulino della famiglia Ruffo, e che proprio su di esso è stata costruita la diga attuale. Ma il vero protagonista della storia dei Mulini è Stifone dive è stata allestita dall’ing. Giuseppe Fortunati, una mostra proprio nelle cantine della famiglia Silori, che un tempo possedeva gran parte del paese di Stifone ed anche dei mulini.

La mostra ha messo in evidenza un glorioso passato che vedeva nel comune di Narni ben 44 mulini di cui circa la metà era a trazione animale, con muli, asini e buoi che sostituivano la forza dell’acqua, ed erano nei luoghi lontani dal fiume, ma l’altra metà era alimentato ad acqua. Una vera storia ormai dimenticata, ma che per millenni ha nutrito con farina ed olio tutti gli abitanti del territorio.

La mostra ha ricevuto grande successo di pubblico e molto interesse di grandi e piccini, che hanno potuto anche gustare oltre ad ottimo vino offerto da produttori locali, anche prodotti tipici e soprattutto la bruschetta fatta proprio con pane ed olio buono. Il paese di Stifone ha accolto con le sue acque azzurre molti dei visitatori e sportivi che hanno percorso la pista ciclabile, è che hanno potuto vedere, anche le prime centrali idroelettriche, che proprio un figlio di un mugnaio realizzò nel lontano 1892, e che decretò la fine di una epoca, segnando il passaggio dalla civiltà contadina a quella industriale.

Proprio all’Ing. Aldo Netti era infatti dedicata la seconda parte della mostra, ripercorrendo una storia che andrebbe apprezzata e valorizzata e che pur avendo grande il nostro Comune decretando molti anni di lavoro e piena occupazione, non è stata ad oggi tenuta nella giusta considerazione.  Speriamo che questa mostra possa diventare qualcosa di stabile e fruibile ai molti turisti che hanno molto apprezzato questa riscoperta del recente passato.   

Il percorso si conclude poi in località le mole, luogo incantato segnato ancora dalla presenza di ben tre mulini, ancora in discreto stato di conservazione, che con le loro opere di presa delineano un paesaggio bellissimo, che ha affascinato grandi e bambini, grazie anche alle zone allestite per estemporanee di pittura e di gioco per i più piccini. Quindi bellissime giornate, che speriamo possano essere replicate nel prossimo futuro, tra le meraviglie di questa valle incantata.

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Russi a Narni

Tra fine ottocento ed i primi del novecento a Narni si era creata una buona disponibilità di grandi immobili a poco prezzo , grazie al decreto Pepoli ed alla confisca di monasteri ed abazie ed altri beni dello stato pontificio . Tra questi ricordiamo in particolare , La Rocca di Narni, il complesso delle Grazie e la chiesa di Santa Croce . In tale periodo molte famiglie Russe imparentate con lo Zar , avevano grandi disponibilità economiche e sentivano il pericolo della imminente rivoluzione. Per questo la Rocca di Narni, nel 1906 fu acquistata all'asta dal principe russo Mestschezsy per una somma irrisoria: 13.000 lire con pagamento rateale; la vendita venne fatta dal Demanio quasi in sordina. Il principe con un altro socio la tenne fino al 1972, quando passò ad una famiglia romana. Ivan Petrovic Bartenev Negli anni Venti I  vive in Italia, nel castello della Rocca di Narni insieme a Feodosij Grim. Secondo i documenti conservati all'Archivio Centrale dello Stato, nel 1920 la Pubblica Sicurezza raccoglie informazioni sugli abitanti e i frequentatori del castello. Ne risulta che Bartenev è infermo e non si reca quasi mai in città. Provvede ai suoi bisogni il suo cameriere Barovej che vive nel castello insieme alla moglie. Il Complesso delle Grazie va invece ad un altro nobile russo , artista e pittore, Daniil Klavdievic Stepanov  fotografo, medaglista, scenografo.È figlio di Klavdij Stepanov (1854-1910), pittore e funzionario, spesso per motivi di lavoro in Europa, soprattutto in Francia e Italia. Un ingresso degli Stepanov in Italia è documentato all'Archivio storico del Comune di Venezia in data 12 settembre 1894. La famiglia è composta dal padre, dalla madre Camilla (n. 1855) e dai fratelli Petr (n. 1880) e Varvara (n. 1884), proviene da Parigi e prende dimora nel sestiere di Santa Croce, al numero civico 2073, nella parrocchia di San Stae. Daniil inizia gli studi a Parigi, alla Sorbona, e prende lezioni da medaglisti francesi. Dal 1900 al 1902 vive a Roma, dove conosce e sposa Romea Travaglino, appartenente alla famiglia Armoni Raffaelli, proprietaria di un noto studio fotografico di Orvieto. Nel 1902 rientra con la famiglia in Russia, recandosi prima a Mosca, dove aiuta il padre nei lavori di restauro del Cremlino, quindi a San Pietroburgo, Nel 1925 parte per Parigi e Roma, per apprendere nuove tecniche alle Zecche delle due città; non farà più ritorno in Russia. A Roma prende dimora nel 1925 in Via Lazzaro Spallanzani 4. Studia all'Accademia di Belle arti di Roma, specializzandosi nel restauro di opere del Rinascimento, e gli anni successivi riporta alla luce tele di maestri della pittura italiana, fra cui Raffaello, Tiziano, Piero della Francesca e Andrea Mantegna. In Umbria realizza alcuni lavori su commissione, fra cui il Trittico della Sacra Famiglia per l'ala destra dell'altare centrale della chiesa di Sant'Andrea a Orvieto e una decorazione del portone della Villa delle Grazie a Narni sul tema dell'Annunciazione. Nel 1926 Stepanov espone tre opere all'interno della sezione dedicata all'arte internazionale della XV Esposizione d'arte di Venezia (Venditore di Suzane, Venditore di frutta, Testa). I quadri, dipinti durante i soggiorni in Turkestan del 1921 e del 1924, sono apprezzati dalla critica e dal pubblico italiano per il carattere esotico. Legato a Ol’ga Sasso-Ruffo Ogarev  Contessa, figlia del duca Fabrizio di Sasso-Ruffo (1846-1911) e della principessa Natalija Aleksandrovna Mešcerskaja, nel 1908 a Pietroburgo sposa Boris Petrovic Ogarev (1882). Ha due sorelle: Marussja (1879-1991) e Elizaveta (1886-1940), che sposa in seconde nozze il principe Andrej Romanov. Nel 1919 Ol'ga Ogareva vive nella località "Grazie", nei pressi di Narni, dove è intenzionata ad aprire delle scuole per il popolo: il progetto prevede una classe di non più di 12 bambini, sia maschi che femmine dai 5 ai 13 anni, con l'insegnamento di una lingua straniera per la cifra di 300 lire mensili, vitto e alloggio compreso. Il marito lavora presso una compagnia italiana impegnata con il commercio con l'Oriente. In seguito è compagna e poi moglie in seconde nozze del noto architetto russo Boris Michajlovic Ioafan, anch'egli residente in italia. Boris Mikhailovic Iofan (Odessa, 28 aprile 1891 – Mosca, 11 marzo 1976) è stato un architetto sovietico, conosciuto per gli edifici in stile staliniano come la Casa sul lungofiume o il Palazzo dei Soviet a Mosca. Questi legami di nobili famiglie Russe con Narni sono raccontati anche su http://www.narnia.it/russi.htm

Giuseppe Fortunati


NARNI NELLA STORIA / LE VICENDE E LA "VITA" DELLA PASSERELLA SUL NERA

NARNI NELLA STORIA / LE VICENDE E LA "VITA" DELLA PASSERELLA SUL NERA

NARNI - Con questo nome chiamiamo oggi quello che è stato uno dei ponti più importanti  sul fiume Nera. Si vuole che fosse il primo luogo in cui i romani fecero passare la via Flaminia, prima di costruire il maestoso ponte di Augusto. La datazione del ponte è controversa , ma la data presumibile di costruzione o ricostruzione è successiva alla caduta del ponte di Augusto avvenuta nel 1053 e già si parla di esso nel 1118 per una donazione alla abazia di Farfa, ma la datazione più conosciuta si ha a partire dal XIII secolo , sicuramente viene restaurato nel 1473 dal Cardinale Berardo Eroli , come ci raccontava una lapide sulla torre medioevale che era a sua difesa, e che fungeva da posto di guardia e riscossione delle gabelle per entrare ed uscire dalla città. La documentazione risulta più dettagliata nelle riformanze tra il 1500 ed il 1600, e qui riportiamo alcune curiosità di tale periodo.

1577 08 08 Il fattore dell'ospizio del ponte è stato danneggiato dal passaggio della compagnia del governatore che ha provocato la morte di alcuni buoi e chiede di essere risarcito

1581 01 07 discussione del capitolo aggiunto dai deputati della gabella circa la bottega del ponte

1581 07 22 Scorte gestione del vitto dei cento soldati posti a guardia del ponte della Nera

1581 08 20 è necessario nominare un nuovo responsabile delle guardie del ponte

1582 5 Giugno   si acquista legname per il rifacimento del ponte sul fiume Nera

1582 12 17  Abusi è giunta notizia che mastro Sensino sta  costruendo una fornace di calce presso il Ponte rotto ma il terreno risulta della comunità-

1583 03 14 Ordine di lavori di riparazione Ponti presso il ponte della Nera si sono accumulati  tronchi che potrebbero  essere pericolosi.

1583 05 19 Battista Nicoletti da Terni realizzerà un porto di barche per condurre robe a Roma sotto i mulini di Montoro; chiede alla comunità di accomodare la strada di là dal fiume sino al ponte di Stifone.

1587 10 22 Angelo Racano e Quintiliano Cardulo chiedono l'elemosina di mattoni e di alcuni pali  che stanno al ponte della Laia per la costruzione della chiesa della Madonna della Quercia, sulla strada per Capitone.

1588 07 02 il ponte di legno sul Nera ha urgente bisogno di lavori.

1590 11 21 Ordinaria Difesa della comunità Proposta Banditi si propone di mettere una campana nella

torre del ponte della Nera per avvertire in caso di pericolo con i banditi

1590 12 03 Ordinaria Difesa della comunità Proposta Banditi dato che i banditi si sono ormai spinti verso

la costa, si propone, per economia, di far cessare la guardia del ponte e delle porte da parte dei contadini

1591 04 04 Ordinaria Difesa della comunità Richiesta/Concessione di provvigione Banditi il luogotenente della milizia chiede che siano pagati i tre uomini che,dato l'allarme per i banditi, hanno presidiato il ponte della Nera

1591 04 04 Stefano Balisino luogotenente della milizia fa istanza che siano pagati Cinzio Iovenelli, Angelo Boccapianella e Francesco Scribonio guardie al ponte della Nera per i banditi

1591 05 21 il reverendo Antonio Carissimo canonico presta una campana della chiesa di S.Gregorio alla comunità per la torre del ponte sulla Nera.

1591 11 19 il vescovo Erolo de Eroli benedice la nuova campana, collocata in turri super arce presso il ponte della Nera

1596 03 02 Angelo Renzi e Giovanni Andrea Fardelletto commissari eletti per il transito previsto dei banditi chiedono polvere da sparo e archibugioni al ponte, e gli archibugioni sono in pessime condizioni

1596 04  il card. Aldobrandini scrive al governatore ordinando che l'oste al ponte della Nera, Baldo, sia rimborsato per i danni subiti dai banditi regnicoli che passano di qua per andare alla guerra

1596 05 18 al ponte della Nera bisogna fare due scale,  accomodare la porticina che passa di là dal fiume, accomodare il tetto della torre e farci la chiave

1597 08 02 lavori di riparazione Ponti bisogna acconciare il ponte della Nera e mettervi una trave

1598 05 13 Paris falegname in assenza dei forminari ha pulito la formina e ha anche accomodato il ponte sulla Nera

1598 07 27 sotto il ponte della Nera si sono accumulati alcuni legni che causano grave pregiudizio, e bisogna riparare alcune tavole del ponte

1598 09 15 si è provato a bandire il levare dei legni sotto il ponte della Nera e i muratori la mandano alta vicino a 20 scudi. Deliberatio di rimuovere la legna sotto il ponte della Nera a Silvano muratore di Todi e Pier Agostino Zerenga

1598 11 04 il muro vicino al ponte levatoio della Nera minaccia rovina e,secondo la relazione di Giovanni Domenico muratore, sembra che derivi dai muri che ha fatto Giovanni Giacomo Erolo a ponte Rotto.

 

La Storia del ponte medievale di Narni per ora studiata sui documenti di archivio viene poi  descritta visivamente  in tutte le stampe ed i disegni del grand Tour, che vedono questo ponte come sfondo al Ponte di Augusto, ma che in realtà era la via principale per attraversare rapidamente il fiume che per raggiungere il contado narnese sulla sponda destra del fiume Nera. Quindi un ponte a tutti gli effetti, utilizzato dai narnesi  come via di collegamento primaria per moltissimi anni. Alcune stampe del 1600 e 1700 lo mostrano addirittura con un ponte levatoio, ed in ogni caso con molte arcate in pietra, per contrastare la forza del fiume Nera . Nel trattato del Martinelli  e nelle sue raffigurazioni ci narra la sua imponenza ed anche la continua necessità di tenerlo in efficienza, “che essendo corroso fa temere di sua caduta”.  Le arcate in pietra più vulnerabili vengo mano a mano sostituite da travi e tavolati in legno , innalzando anche il piano di calpestio. Nel 1800 serve poi all’esercito Napoleonico, e nel 1849, Garibaldi nella sua ritirata dalla repubblica Romana, lo fa dare alle fiamme, utilizzando fascine ed acqua ragia, per qualche anno si utilizzeranno dei traghetti e delle strutture improvvisate, per poi presto ripristinare i tavolati in legno , che sono presenti anche in diverse foto della seconda metà del 1800. Con l’avvento poi della ferrovia  e la fase di industrializzazione di inizio 1900 il ponte aumenta la sua importanza e vien rimodernato con strutture in ferro, che permettono il passaggio non solo pedonale e di carri, ma anche delle prime macchine e autobus , come ci testimoniano altre foto d’epoca. Questo è un periodo di grande utilizzo del ponte che dai primi del 1900 diviene il punto nodale di congiunzione tra la Narni antica e la Narni moderna, fino agli anni 1939 1940, in cui anche per necessità belliche, viene costruito il nuovo ponte sul fiume Nera, sulla strada dell’asse Roma Berlino. Pochi anni dopo nel 1944 il ponte medioevale viene bombardato  e la torretta viene colpita e distrutta. Saranno proprio Inglesi ed alleati a ricostruirla, prima con un ponte di barche ed una piccola funicolare, poi con nuove strutture. Si ripristina anche il nuovo ponte per auto e veicoli pesanti.  Da questo momento la passerella  assume una funzione pressoché pedonale, ma ancora molto utilizzata dagli operai dell’elettro e della linoleum che per molti anni ancora andranno a piedi al lavoro. Ora questo ponte, prima imponente poi chiamato nuovo, poi medioevale, ora passerella, viene utilizzato per passeggiare e per ammirare le rovine del ponte di Augusto, ed è rimasto un ponte senza nome.

Giuseppe Fortunati


NARNI NELLA STORIA / IL MONTE DI PIETA'

Monte di pietà di narni NARNI - Tutto è iniziato da una richiesta di informazioni sul gruppo face book “sei di Narni se..” , una strana pietra con scritto “SNOW” nell’antico palazzo dei Priori di Narni. Da tempo avevo analizzato la cosa e mi divertivo con gli amici inglesi a decifrare questa pietra, dal momento che in inglese Snow vuol dire neve, ma in questo caso la pietra essendo stata rimontata capovolta inizialmente recava la scritta MONS. Alcuni allora pensavano a Monsignore, ma anche in questo caso vedendo gli ulteriori frammenti reimpiegati nello stesso angolo, la soluzione portava a dire che si trattava della scritta “ MONS PIETATIS”, ovvero i Monti di Pietà. La storia del monte di pietà a Narni, parte dalle prediche contro l’usura effettuate dai frati francescani contro gli ebrei. In particolare la presenza di San Bernardino da Siena e le molte predicazioni nella nostra città nella prima metà del 1400, sensibilizzarono l’opinione pubblica verso questo tipo di problematica. Ulteriore stimolo alla costituzione del Monte di pietà di Narni fu data dal Cardinale Berardo Eroli, anche lui francescano che dopo aver spinto per la costituzione del monte di Perugia nel 1463, sicuramente la propose anche a Narni. La spinta finale si ebbe poi a seguito della predicazione del beato Bernardino da Feltre, tenutasi a Narni negli anni 1486-1489 con lo scopo, tra l'altro, di contrastare uno dei tanti banchi condotti dagli ebrei. Il Monte, che nel 1522 aveva la sua sede nella Chiesa di San Lorenzo, ebbe alterne vicende e, al pari di altre istituzioni locali, subì le ripercussioni del sacco dei Lanzichenecchi del 1527.  Negli anni successivi il Comune di Narni intervenne direttamente in alcuni degli affari condotti dal Monte e, almeno dal 1551, ne assunse parzialmente l'amministrazione. Si ha notizia che nel 1563 ne vennero confermati i capitoli e che nel 1645 venne rifondato da monsignor Paolo Mangoni, già governatore di Ascoli Piceno. L'istituto continuò ad esercitare le proprie mansioni fino a pochi anni dopo l'unificazione del Regno d'Italia, anche se in misura notevolmente ridotta; le ultime testimonianze documentarie risalgono, infatti, al 1873, anno in cui venne peraltro fondata la Cassa di risparmio di Narni, che ereditò dal Monte di pietà l'attività creditizia condotta da quest'ultimo per oltre tre secoli. Una ricerca nelle Riformanze della Città di Narni ci ha portato a ritrovare dei documenti che parlano del monte di pietà, ci fanno comprendere come operava tale istituzione, in sinergia con il monte frumentario, Riportiamo di seguito alcune delle riformante che parlano di tali eventi, con la notazione dell’anno del mese e del giorno dei documenti. 1555 12 19 Nomina Ufficiali: montisti del Monte di Pietà 1555 12 19 Nomina Ufficiale depositario dei pegni 1575 0118 Ufficiali: montisti del Monte di Pietà si propone di vendere un'antica tazza d'argento depositata presso il Monte di Pietà e richiesta dalle monache di S. Croce si autorizza la vendita dell'antica tazza d'argento conservata presso il Monte 1577 03 20 Palazzi comunali è stato rinforzato il solaio dove viene conservato il grano del monte presso il palazzo vecchio ed è necessario effettuare i pagamenti 1578 0128 Richiesta Ufficiali: montisti del Monte di Pietà i vecchi ufficiali del Monte chiedono di poter avere a disposizione una stanza nel Palazzo dove poter tenere i pegni che i nuovi ufficiali non hanno voluto prendere in carico 1578 0212 Ufficiali montisti del Monte di Pietà è sorta una controversia fra i vecchi e i nuovi ufficiali del Monte dei pegni perché i nuovi non vogliono gestire i pegni lasciati dai primi 1578 02 24 Monte di Pietà sono andate perdute tre ceste di canapa che erano conservate come pegno 1578 02 24 Montisti del Monte di Pietà decreto circa la gestione dei pegni del Monte 1581 06 29 Commercio grano riconferma dei montisti che hanno amministrato il grano del Monte 158304 05 Ufficiali: montisti del Monte di Pietà i montisti vorrebbero vendere i pegni per cui è scaduto il tempo ma il consiglio si potrebbe opporre dato che il Monte possiede sufficienti denari e i tempi penuriosi inducono alla prudenza 1590 10 13 Prestiti si discute su come agire per avere accesso al credito di cinquecentomila scudi messo a monte dalle autorità pontificie per le comunità dello stato della chiesa 1591 06 16 Monte di Pietà i poveri si lamentano dei tassi dei pegni imposti dai montisti del Monte di Pietà 1592 02 26 Monte di Pietà elezione di Giovanni Francesco Germanello come montista in luogo di Ettore Chiariello morto 1592 02 28 Monte di Pietà lettura della deliberario del 16 giugno 1591 super occurrentia montistarum circa laggios 1592 02 28 Monte di Pietà estrazione di Domenico Caronesta al numero dei Montisti 1596 12 06 Memoriale Ufficiali: montisti del grano lettura del memoriale di Francesco Contestabile e Giovanni Battista Calderino montisti del grano del Monte di Pietà 1597 01 16 Montisti del grano electio di uomini sopra il grano del Monte della città Deputato inquisitione/grani 1597 01 19 Richiesta da parte del marchese di Riano e dei signori di Montoro di essere pagati per i grani venduti alla comunità 1597 01 19 Lettere dell'agente Ridolfi e di Giuseppe e Domo sopra i frutti dei denari presi in prestito per l'Abbondanza 1597 01 19 Il grano dell'Abbondanza è misurato e si devono fare i conti 1597 01 20 Abbondanza deputatio di uomini ad calculum per il grano Deputato 1597 01 22 Viveri: grano e farina/Abbondanza furono fatti i conti del grano conforme . Tra queste informazioni si deduce che oltre all’attuale palazzo Comunale, che reca ancora sull’architrave di una porta, la scritta del monte di pietà, anche nel palazzo dei Priori, appena restaurato c’era una zona dedicata al monte di pietà come ci conferma la riformanza del 1577 in cui viene rinforzato il solaio dove viene conservato il grano del monte presso il palazzo vecchio. Altre pietre ci ricordano che i Priori restaurarono tali locali dopo il sacco dei Lanzi nel 1546. Per ora ci siamo fermati al 1600, ma speriamo che altri siano interessati ad approfondire l’argomento, magari utilizzando i nuovi strumenti che la biblioteca comunale di Narni e l’archivio pre unitario mette a disposizione. Per ulteriori ricerche e notizie consultare l’archivio delle riformante del comune di Narni . 

Giuseppe Fortunati


Narni / Paraolimpiadi: Narni ha avuto il suo grande campione

NARNI – Anche Narni ha avuto il suo campione paraolimpico. Si chiama Franco Rossi e si è distinto a partire dalle prime olimpiadi di Roma nel 1960 dove si distinse nel nuoto, nel tennis tavolo   e nella scherma vincendo diverse medaglie. Franco era nato il 18 maggio del 1934 a Narni e viveva a Roma anche se veniva molto spesso in città per trovare la sua famiglia, si allenava al centro di Ostia, e lo sport lo aveva riportato alla vita, dopo un brutto incidente. Alle prime olimpiadi di Roma per paralitici, si distinse vincendo ben 5 medaglie. Franco Rossi, 1 oro nuoto, 1 oro tennis tavolo, 1 argento scherma, 1 bronzo scherma, 1 bronzo nuoto. Risultando uno degli atleti vincitore di maggior numero di medaglie.

Anche nel tennis tavolo ottenne buoni risultati, ma i suoi sport preferiti erano la scherma ed il nuoto. Continuò la sua carriera sportiva per diversi anni e quando veniva a Narni mostrava fiero le sue medaglie. Ne vinse poi altre anche a Tokio nel 1964 dove ne conquistò una d’oro e due di bronzo. Oro nella scherma per la Spada a squadre maschile. Bronzo nella Sciabola a squadre maschile. Bronzo nel nuoto 50m stile libero maschile. Ancora nei IV Giochi Paralimpici estivi di Heidelberg (2 - 10 agosto 1972), in Germania, vinse ancora tre medaglie di cui due ori e un argento. Oro nella spada e fioretto maschile a squadre e argento nel fioretto individuale maschile. Oro nelle paraolimpiadi di scherma: 1960 (Roma), 1964(Tokyo), 1968(Tel-Aviv), 1972(Monaco). Oro nei giochi di Stoke Mandeville (Inghilterra). Più volte campione del mondo di Fioretto, Spada, basket e pentathlon.

Il 2 giugno 1988, il presidente della repubblica Cossiga gli conferì l'alta onorificenza di Cavaliere della Repubblica per meriti sportivi. Grande amico del pilota Clay Ragazzoni, morì nel 2001 all’età di 67 anni. Alcuni numeri dei Giochi Paraolimpici di Roma 1960 allo stadio dell’Acquacetosa: 400 atleti in carrozzina, in rappresentanza di 23 paesi sfilano davanti a 5000 spettatori. La delegazione più numerosa è quella italiana. Era l’ 8 settembre 1960.

https://www.facebook.com/atleta63paraolimpico/

Giuseppe Fortunati


NARNI NELLA STORIA / L'AMMIRAGLIO PESSION CHE ILLUMINO' IL CRISTO REDENTORE DI RIO DE JANEIRO

NARNI - Personaggio narnese, ammiraglio e fisico di grande levatura, amico di Guglielmo Marconi, vive nel periodo del grande sviluppo della radio e delle sue applicazioni . Nato a Bologna il 30 maggio 1881, entrò nell'Accademia navale di Livorno nel 1898. Nominato guardiamarina nel 1902, percorse tutta la carriera passando nella riserva nel 1925 col grado di capitano di fregata. Fu, successivamente, nominato capitano di vascello (1925), contrammiraglio (1931) e, infine, tenente generale delle armi navali (1936). Si è dedicato all'insegnamento della radiotelegrafia fin dal 1906, conseguendo la libera docenza al politecnico di Napoli nel 1922. Occupò la cattedra di onde elettromagnetiche presso la facoltà di scienze dell'università di Roma, di cui era titolare G. Marconi. Dal 18 maggio 1925, direttore generale delle poste e telegrafi, e, dal 19 aprile 1937, accademico d'Italia. Si è occupato soprattutto di problemi radiotelegrafici e di elettromagnetismo, scrisse anche in una cospicua serie di memorie. Morto a Narni (Terni) il 14 luglio 1947.

A Roma con Marconi, il marchese Solari e l'Ambasciatore del Brasile, invia il segnale per l'illuminazione della statua del Redentore di Rio de Janeiro. Nel 1937 alla morte di Marconi , l’Ammiraglio Giuseppe Pession diventa amministratore della Fondazione Marconi , e si occuperà del mausoleo che verrà eretto in suo onore a Sasso Marconi. Con il Reale Decreto (R.D.) n. 354 dell’11 aprile 1938 La Fondazione Marconi , viene istituita, come ente morale, che ha “lo scopo di promuovere ed incoraggiare gli studi e le ricerche relative alla radioelettricità” per tenere vivo il ricordo storico e scientifico dello Scienziato; fra gli altri compiti istituzionale la legge istitutiva prevede anche che “promuova ed organizzi il 25 aprile di ogni anno… la Giornata di Marconi”.

Fu incaricato l’architetto Marcello Piacentini per eseguire la progettazione di un mausoleo nella casa di Sasso Marconi sull’appennino Tosco Bolognese, per poter trasferire le spoglie di “Guglielmo Marconi nato il 25 Aprile 1874 – e morto 20 Luglio 1937” proprio nel luogo dove egli aveva trascorso la sua giovinezza e dove compì i primi esperimenti che culminarono nel 1895 con la trasmissioni di segnali fra due punti non visibili posti ad una distanza di circa 1800 m, che rappresentarono la nascita di un nuovo modo di comunicare. Con la legge n. 276 del 28 marzo 1938 lo Stato Italiano stabilì che “il 25 aprile, anniversario della nascita di Guglielmo Marconi, è dichiarato a tutti gli effetti giorno di solennità civile” e pochi giorni dopo un Regio Decreto modificò la denominazione di Sasso e Pontecchio Bolognese in Sasso Marconi e Pontecchio Marconi, per mantenere vivo il ricordo che “in questa terra ebbero luogo i primi esperimenti della prodigiosa invenzione che donò immensi benefici all’umanità intera, e rese immortale il nome di Guglielmo . 

Giuseppe Pession si occupò anche della regolarizzazione dei radioamatori a partire dal 1924, permettendo ampie sperimentazioni . Un suo apparato di trasmissione leggero e portabile , fu di grande aiuto per la spedizione del capitano Nobile per le sue due trasvolate in dirigibile del Polo Nord, compiute nel 1926 a bordo del dirigibile Norge e nel 1928 a bordo del dirigibile Italia,   solo grazie a tale radio su possibile salvare il capitano e i pochi superstiti. Si trasferisce a Narni intorno al 1930 , dove compra una villa nei pressi della Quercia, con un cospiquo appezzamento di Terreno. Frequenta le famiglie narnesi e vive a Narni con le sue tre sorelle che si occupano della sua azienda agricola, che continuerà a funzionare anche dopo la sua morte.

Giuseppe Fortunati


NARNI NELLA STORIA / QUANDO LA CITTA' FU VISITATA DAL PICCOLPASSO

NARNI - Il Piccolpasso, dal 1558 al 1575, svolse le funzioni di Provveditore alla Fortezza di Perugia, che gli conferì la cittadinanza, sovrintendendo, tra l’altro, ad alcuni importanti lavori di restauro e consolidamento di edifici pubblici, nonché alla sistemazione di due strade cittadine. L'Autore descrive i luoghi non solo sotto l'aspetto puramente geografico, ma anche storico, politico, economico e antropologico. Dell’Opera, oltre all’esemplare presente all’Augusta, esistono altri due manoscritti, anch’essi autografi, che si conservano l’uno presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, l’altro nella Biblioteca Vittorio Emanuele di Roma. Altro documento è conservato all’Archivio di Stato di Terni.

Ecco come descrive il Piccolpasso la nostra città. Poiché siamo giunti a Narni diremo primo che di essa città frate Sandro ne parla ampliamente nel suo discorso dell’Italia a fogli 85 . Noi la troviamo esser posta sopra a duro sasso come dice anch’egli. E’ luoco di bella vista dalla parte verso tramontana, a levante anche gode di veduta tutto il suo piano et quello di Terni et San Gemini. Verso mezzogiorno e ponente è impedita da monti … altro da selve balse sassi precipitosi non si vedono. Ha poco territorio non è però che non riponghi e grano et vino che si faccia grandissima quantità di pasta della quale se ne finisce tutto il … et altri fuochi. Pochi esercitii si vedono quindi uomini che attendono è ben vero all’ozio , sia di fatto che questi uomini siano in continue spese , sono non di meno cortesi e amorevoli verso i forestieri. Son fedelissimi alla Chiesa e molto devoti al culto divino. Ha sottil aria sebbene la fiumara che ha sotto ai piedi puo’ render l’aria greve et in questo luogo assai purgata e rara. Ancor che sia sottoposta a grandissimi freddi et grandissimi caldi .Le donne ne sono quindi molto belle , gli uomini sono di honesta statura e buona presenza , vivono assai con poche infirmità . Tale città da in se 800 fuochi gli uomini non troppo debiti alla guerra . Il fuoco da poche legna .. La Rocca come si vede dal disegno è fabbrica vecchia se bene ha alte e grosse mura , sta quivi il Governatore e tutta la Birraria . Non ha armi di niuna sorte . Ormai che essa è fortificata verso la pianura, sebbene voglion molti che essa sia stata male difesa, dicendo questi che bisognava renderla più bassa e non di meno assicurata di modo che da quella parte che si avea per debole, potrebbe resistere a ogni grosso impeto. Alla parte verso mezzogiorno da monti che la sovrastano verrebbe in qualche parte danneggiata. Ha tre fontane nella città che ricevono acqua condotta da acquedotto . l condotto di quella di piazza è mirabilissimo , in vero che si vede forare sei alte montagne, calando il suo acquedotto più di 100 passi sotto terra. Il primo di questi monti si addimanda il monte San Silvestro il 2 è il monte del Pozzo, il 3 il monte delle Piagge , il 4 il monte della Campora, il 5 è il monte de Scheia che quive è l’intrata all’acquedotto donde calai io molti della città guidati da una corda e da un lume di una torcia . Arrivati al fondo onde si vedeva esser dilamato il terreno et in molte parti richiuso l’andito dell’acqua , considerato il pericolo al quale eravamo messi, io dissi che il Petrarca signor che in questo Cader mi hai rinchiuso , Tramene salvo. Che io conosco il mio fallo . Veramente fu grandissima imprudenza la nostra . Invero che ogni poco che il terreno che fosse alamato era per soffocare tutti. Da metro la calata bisognò trarre co la fune fratello del marchese di Monte Feltro da qual si fece male da modo che parea morto affatto, stette questo gentiluomo gran pezza a rimirar gli spiriti. Affine che meglio si intenda quello che abbiamo detto ne faremo qui breve disegno. I disegni raccontano molto bene la nostra città di Narni e ci riportano ai tempi andati. Per approfondimenti  http://www.narnia.it/piccolpasso.htm

Giuseppe Fortunati

NARNI NELLA STORIA / IL MIRACOLO DEL PIEDE RISANATO
A   Milano nella chiesa   di Sant’Eustorgio, all’interno della cappella Portinari , si puo’ ammirare l’ affresco di Vincenzo Foppa che illustra il Miracolo di Narni o del piede risanato, in cui un giovane, che aveva colpito con un calcio la madre e pentitosene se lo era amputato, viene guarito dal santo che gli riattacca l'arto. Il Santo è il domenicano Pietro da Verona, o Pietro Martire, al secolo Pietro Rosini (Verona, 1205 circa – Seveso, 6 aprile 1252), fu un predicatore appartenente all'Ordine dei domenicani ed è venerato come santo dalla Chiesa cattolica. Questo collegamento con Narni ci ricorda il forte legame con i Domenicani che a Narni è ben presente nella chiesa di San Domenico che ha segnato nei secoli la presenza dell’ordine domenicano nella nostra città. Il fatto che una città come Milano abbia ricordato con tanto fasto questo miracolo in uno dei luoghi più prestigiosi con questa opera di Vincenzo Foppa , che fu il responsabile dell'ideazione e della regia della decorazione pittorica, che ebbe luogo tra il 1464 e il 1468, ci fa comprendere l’importanza   e la considerazione in cui era tenuta Narni in quel periodo, che ci ricorda anche   il Gattamelata e le lotte fra Milano e Venezia e fra i domenicani ed i francescani. Inoltre porta nuova luce anche ai trascorsi dell’inquisizione a Narni ed hai collegamenti con la Narni sotterranea. Indicandoci anche la presenza di uno dei personaggi di maggiore spicco del mondo Domenicano a Narni nella prima metà del 1200. La data esatta non è certa ma tali eventi e la presenza di Pietro da Verona è documentata   a Narni negli Acta Sanctorum. Aprilis. Collecta, digesta, illustrata a Godefrido Henschenio et Daniele Papebrochio e Societate Jesu. Tomus III. Apud Michaelem Cnobarum. Anversa 1675, §§ 63-64, p. 706. In tali atti si riporta anche un’altro miracolo avvenuto a Narni. A Narni, nella provincia della Tuscia, c’era una donna maritata che nutriva grande devozione per San Pietro: una mattina costei trovò morto nel letto il figlioletto di tre anni. Avendo paura di svelare al marito quanto era accaduto, perché temeva si adirasse contro di lei imputando l’accaduto a sua negligenza, mandò la sua ancella col corpo del bimbo alla chiesa dei Frati Domenicani, scongiurandola di non rivelare ad alcuno la disgrazia; e, una volta che il popolo si fosse allontanato dalla chiesa, di porre il fanciullo esanime ai piedi dell’altare di San Pietro Martire, così di nascosto tuttavia che nessuno potesse scorgerlo. Sperava intanto la madre e pregava con fede che San Pietro Martire, nella ottava della cui festa ciò era avvenuto, le rendesse il figlio suo sano e salvo. Quando suo marito le chiese dove mai fosse il fanciullo, finse di averlo lasciato a casa di una sorella per una certa medicina. Ma il terzo giorno, mentre i frati di quel convento sedevano nel refettorio per la cena, quel bimbo fu resuscitato, tanto da presentarsi nel refettorio tutto lieto e giulivo. I frati si meravigliarono che quel fanciullino, che molti di loro conoscevano, si trovasse lì da solo: pensarono che fosse stato lasciato per dimenticanza, dopo i vespri. Spedirono allora un messaggio alla madre, affinché mandasse l’ancella a prendere il bambino, che per dimenticanza aveva lasciato in chiesa. Accorsa insieme a molti altri al convento dei frati, la madre con grande gioia sollevò il figlio tra le braccia e narrò nei particolari il miracolo. Questo ulteriore miracolo fatto a Narni , rafforza l’ipotesi della presenza Domenicana a Narni e ci ricorda la potenza spirituale e formale che hanno avuto tali frati nella nostra città . Per approfondimenti vedere anche : http://www.narnia.it/sandomenico.htm

Giuseppe Fortunati
NARNI NELLA STORIA /L'ARTE DELLA LANA

NARNI - Una delle corporazioni che compare negli statuti della città di Narni del 1371, è quella dell’arte della lana. In quel tempo ed anche in epoca precedente a Narni si lavorava la lana, e ovviamente si allevavano le pecore per la produzione della stessa. L’arte della lana era curata da Maestri che dovevano avere le loro botteghe all’interno delle mura della città di Narni . Gli statuti regolamentavano tutte le fasi di lavorazione ed imponevano ad ogni bottega precise regole. Cercando in internet ed integrando il lavoro nelle biblioteche , informazioni di dettaglio si hanno da documenti dell’anno 1462 e successivi. Queste informazioni si traggono dalla Biblioteca del Senato nella copia dgli statuti della città di Narni ed aggiunte successive. In particolare le parti relative a “Stifone capituli de li valcherai de Villa Stifonj del 1450 con aggiunte del 1461 Statuti de l’arte della lana e della gualchiera ove si follavano e feltravano i tessuti di lana” Narni arte della lana statuti anno 1462 con aggiunte del XVI secolo. Autentica del notaio Francesco de Tibertis di città di Castello. Con approvazione del govenatore di Narni Angelo Piccolomini di Siena. Successive approvazioni dal 1484 al 1564, come detto l’arte della lana, che aveva a Stifone delle Gualchiere. In tali testi, tutti in lingua latina si possono vedere sia le varie fasi di lavorazione della lana, dalle operazioni di pulitura del fiocco, alla filatura orditura e tessitura, per poi passare alla purgatura, conciatura e valcatura, infine la tintura, la tiratura dei panni e la timbratura per la regolarità dei panni lana. Molte operazioni venivano fate da donne, specialmente nella fase iniziale di filatura e tessitura, poi intervenivano anche gli uomini nelle fasi piu’ tecniche di lavorazione ed in modo particolare per la valcatura. Che era un processo che aveva bisogno di molta acqua . Per questo veniva fatta a Stifone e Montoro, dove erano presenti 11 valcherie , 9 a Stifone e due a Montoro. Questo nel 1462. La Valcatura, consisteva nel battere la lana con dei magli mossi dalla forza dell’acqua. In effetti erano dei piccoli mulini , che battevano la lana fino a farla infeltrire. La follatura è un'operazione del processo dei tessuti di lana, che consiste nel compattare il tessuto attraverso l'infeltrimento, per renderlo compatto e in alcuni casi impermeabile. I fili di lana che compongono il tessuto, bagnato con acqua calda, intriso di sapone e manipolato (battuto, sfregato, pressato), con processi meccanici e chimici, si infeltriscono. Molto interessante anche la tesi di Grimani Fiorella, che riporta con dettaglio tali operazioni . Narni nel tempo mantenne tali lavorazioni come testimonia il palazzo della lana a piazza Galeotto Marzio, che intorno al 1700 aveva proprio un opificio delegato per tale lavorazione , in cui lavoravano anche le mamme degli esposti e molti dei bambini e giovani dell’Istituto Beata Lucia. Si hanno traccie di valcherie anche nei documenti dell’archivio del Catasto Gregoriano della prima metà del 1800 in cui compare ancora una Valcheria di proprietà del Brefotrofio di Narni , sempre nella zona di Stifone, in questo caso nei pressi di Lecinetto. Altre informazioni si possono trarre dalle varie edizioni degli statuti, infatti esitono inoltre varie versione degli statuti cittadini di Narni , come Statuti della città di Narni approvati a Perugia nel 1371 trascritti nel 1904 e pubblicati da Giuseppe Mazzantini . Gli statuti sono formati da tre libri . Il libro delle cose straordinarie con 266 capitoli, il secondo delle cause civili con 112 rubriche ed il terzo dei Malefici con 178 rubriche. Altra edizione degli statuti è quella riscrita da un amanuense, ritrovata a Perugia dalla famiglia Connestabili riscritto tra il 1555 ed il 1560. In essa ci sono anche lo statuto dei Notai e molte aggiunte fino al 1596. Questa è la versione piu’ completa. Altra copia del 1716 per i tipi del Corbelli. E’ una edizione piu’ ricca ed a stampa invece che manoscritta , con varie revisioni approvate nel tempo dal 1371 al 1716 anche se parla solo dei tre libri base , senza i notai ed altri particolari come quelli dell’arte della lana. Per la parte relativa ai Notai , ( vedi tesi Gianluca Salvini ) sotto il pontificato di papa Paolo III dal 1535 al 1549, gli statuti dei notai sono divisi in 41 capitoli tutti in latino. Inoltre nella biblioteca del senato si trovano altri lavori come quello del 1640 che è un estratto di 5 capitoli estratti dal libro primo degli statuti relavi al culto di San Giovenale si parla anche del ritrovamento del corpo di san Giovenale nonché un estratto della traslazione e della vita e dei miracoli del santo. Una lunga tradizione, quella dell’arte della lana a Narni, che nel tempo ha scaldato con panni adeguati i narnesi, quando il freddo era intenso ed avere un mantello, spesso significava avere salva la vita. I nostri panni di lana venivano anche esportati come ci ricordano i libri del mercante di Prato Francesco di Marco Datini (Prato, 1335 – 16 agosto 1410). La sua importanza è legata al ricchissimo archivio di lettere e registri da lui lasciato e ritrovato nel XIX secolo in una stanza segreta del suo Palazzo e che oggi consente di analizzare compiutamente la vita e gli affari di un mercante operante nella seconda metà del XIV secolo. Interessanti quindi le fonti e piacevole la ricerca sulla nostra storia , che ci permette di rivivere un tempo passato, fatto non solo di carte polverose, ma di spaccati di vita dei nostri avi. Per approfondimenti vedere l’archivio digitale del Senato: http://notes9.senato.it/w3/Biblioteca/catalogoDegliStatutiMedievali.nsf/16626ca9c93abc05c125711b005c2b9b/f6fb43e8f723b411c1256fa40048c35c?OpenDocument&Highlight=0,narni Giuseppe Fortunati



Micheletti

NARNI - Molti ricordano questo illustre personaggio narnese, che meriterebbe presso l’ospedale di Narni una degna memoria. Il dottor Micheletti viene a Narni il 16 giugno 1947 come primario chirurgo poi nel 1952 vien nominato direttore sanitario dell’ospedale degli infermi. Viene ricordato per il suo attaccamento al lavoro ed alle sue grandi capacità professionali, infatti oltre che chirurgo in grado di effettuare ogni tipo di operazione, era anche ginecologo e ortopedico.

Svolge la sua opera con grnde dedizione per circa 14 anni dal 1947 al 1961 data della sua morte. A Narni viveva in via Caterina Franceschi Ferrucci , in una casa da cui vedeva le finestre dell’ospedale e spesso la notte se vedeva accesa la luce dei suoi reparti, non esitava a correre in reparto con la sua cinquecento , anche senza essere chiamato. Per la città di Narni la sua opera fu una vera ricchezza e molte persone devono la vita al suo lavoro e a quello della squadra che seppe mettere in campo, per poter operare al meglio in condizioni spesso difficili ed avverse. Quando operava, portava con se in tasca sempre un piccolo calzino, era quello di uno dei suoi due figli morti in una tragica esplosione avvenuta   sulla spiaggia di Vergarola a Pola il 18 agosto 1946.

Questo tragico evento segnerà per sempre la sua vita, infatti quando lui era chirurgo all’ospedale di Pola , dovette intervenire per operare centinaia di feriti per quella grande esplosione, che oltre a procurare oltre un centinaio di morti, dilanio tantissimi giovani presenti quel giorno sulla spiaggia, per un evento sportivo e festoso, che si tramuto in una immane tragedia.

Il dottor Geppino Micheletti, mentre operava senza tregua le persone coinvolte nell’esplosione, dovette vivere anche una immane disgrazia personale, infatti tra i corpi dilaniati riconobbe prima quelli di un suo figlio ormai deceduto, poi l’altro corpo ancora in vita dell’altro suo figlio,   irreparabilmente compromesso ed a cui dovette anteporre la salvezza di altri feriti che potevano essere ancora salvati.

Nonostante avesse perso nell'esplosione i figli Carlo e Renzo, di 9 e 6 anni, oltre al fratello e alla cognata, per più di 48 ore consecutive non lasciò il suo posto di lavoro. Micheletti continua la sua opera all’ospedale, fino alla cessazione dell’emergenza. Soltanto dopo si recherà a casa a consolare l’affranta madre dei suoi bambini, Iolanda Nardini, deceduta a Trieste nel 2007 all’età di 99 anni. 

Su questa tragedia la storia si divise tra l’incidente per esplosione di residuati bellici, e l’attentato per volere eliminare gli italiani dalla zona di Pola ancora contesa tra gli Jugoslavi dell’esercito di Tito e gli Italiani. Dopo questo fatto comincio l'esodo anche da Pola degli italiani e 28.000 abitanti su 31.000 lasciarono la città nel giro di poche settimane. Di questa storia non si parlò per oltre una cinquantina di anni solo dopo il 2000 furono effettuate ulteriori ricerche storiche.

Per questo suo encomiabile gesto di umana pietà ed elevata etica professionale il dott. Micheletti è assurto a simbolo degli alti valori morali e dell’altissimo senso civico della gente istriana ed il suo ricordo rimarrà indelebile nella memoria di tutti i cittadini di Pola». Nel 2008 un monumento in onore di Micheletti ed a ricordo dei caduti a Vergarola, è stato eretto a Trieste. Anche il famoso cantante Simone Cristicchi lo ricorderà nel suo spettacolo Magazzino 18. A Narni verrà ricordato per la sua grande umanità e per il lavoro unico e prezioso svolto fino alla sua morte.

Per approfondimenti vedere https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Vergarolla

Giuseppe Fortunati 

NARNI NELLA STORIA / LE CENTRALI IDROELETTRICHE TORNANO ITALIANE

NARNI - E’ notizia di questi giorni che la società Erg ha rilevato il complesso idroelettrico delle centrali del Nera Velino, prima appartenenti ai tedeschi della EON.

Le centrali di Terni e Narni hanno una lunga storia che parte dal 1892 anno in cui la prima centrale di Stifone  entra in funzione sotto la proprietà del Comune di Narni . A tale centrale seguiranno quelle delle cascate delle Marmore, prima appartenenti a vari comuni, poi riunite nei grandi complessi di Papigno e Nera Montoro.

La gloriosa storia del lavoro di tanti nostri avi ha fatto grande il nostro territorio ed ha fatto prosperare le industrie locali, dalle Acciaierie all’Elettrocarbonium, passando per le industrie chimiche della Polimer e di Nera Montoro.

L’energia elettrica prodotta grazie alle acque dei fiumi Nera e Velino hanno per oltre un secolo prodotto la forza motrice necessaria oltre che hai consumi domestici, alla fusione dell’acciaio e a tutte quelle operazioni industriali necessarie per tutto il territorio. I comuni di Terni e Narni sono stati a lungo autonomi ed hanno addirittura esportato energia a Roma e Firenze.

Solo nell’ultimo periodo dopo il 2000 le nostre centrali sono passate prima agli spagnoli di Endesa e poi ai tedeschi di Eon.

Ora la nuova proprietà della società Erg ha rilevato le quote ed ha fatto tornare in Italia la proprietà di dighe e centrali elettriche. Da quasi 80 anni ERG opera con successo nel settore dell'energia, attraverso ERG Renew è il primo operatore nell'eolico in Italia e tra i principali in Europa con 1.446 MW installati.

Quotata alla Borsa di Milano, è inoltre attiva nella produzione di energia elettrica da fonte idrica e termica ad alta efficienza e basso impatto ambientale. Il Gruppo ERG è presente anche nella distribuzione carburanti tramite una partecipazione, non strategica, nella JV TotalErg (51% ERG).

L'acquisizione dell'intero business idroelettrico di EON Produzione composto da un portafoglio di impianti presenti in Umbria, Marche e Lazio, con una potenza complessiva di 527 MW. Il nucleo è composto da 16 centrali, 7 dighe, 3 serbatoi e una stazione di pompaggio. La produzione totale annua media stimata è di circa 1,4 TWh (1,8 TWh nel 2014).

La speranza è che il nuovo gestore privato, abbia maggiore sensibilità verso il territorio e maggiore attenzione alla propria storia, con azioni di valorizzazione concreta dei fiumi e dei luoghi, che permettono loro di fare profitto, grazie anche al lavoro di tanti Ternani e Narnesi che dal 1892 hanno impiegato fatiche e capacità, consegnando loro questo gioiello tecnologico, ecologico e sostenibile.

Giuseppe Fortunati

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la filarmonica città di narni

NARNI - La Filarmonica compie 200 anni. Lo spegnimento delle 200 candeline avverrà nel 2016. La banda musicale di Narni nasce infatti il 15 dicembre del 1816 per proposta dell’allora consigliere comunale Nicola Stame, e viene diretta fino al 1854 dal maestro Giuseppe Valenzetti. Le carte comunali parlano poi di altre date inerenti la “Società Bandistica” (1823 – 1827 – 1846 – 1874), ma senza alcun riferimento preciso sulla vita della “Banda”. Notizie rare e frammentarie parlano poi della scuola di musica, di Canto e Strumenti a Corda e a Fiato, istituita dal Municipio nel 1825, e frequentata da 13 alunni maschi ed una donna.

Vi erano tre Maestri con a capo Fornaroli Erasmo. Il 10 Maggio 1856 per l’inaugurazione del teatro comunale di Narni, il Giornale “L’Eptacordo” riporta che    “l’orchestra è composta da 38 egregi professori parte paesani e parte forastieri , diretti dal maestro di violino di Terni Sig. Luigi Luisi Gradassi”. Con l’unità d’Italia nasce anche una fanfara del tirassegno di Narni ed una scuola di musica molto attiva , documenti dell’archivio comunale del 1889 1890 e 1891 riportano che in quel periodo il direttore era il maestro Pietro Santacroce.

E’ solo dal 1907 che si parla di un altro Direttore della Banda, il Maestro Arturo Tirelli – diplomato nella “Reale Accademia Filarmonica” di Modena. Egli rimane in carica fino al 1950, Durante il periodo fascista, le bande erano due una di giovani e l’altra di elementi piu’ esperti. Dal 1950 la banda è guidata dal M° Vittorio Freguglia che resta in carica fino al 1972.   

Dopo il 1972 l’attività dell’ormai denominata “Filarmonica”  cessa, per riprendere poi nel 1989 sotto la guida del M° Domenico Agnusdei prima e successivamente con il M° Walter Deodati, la cui memoria sarà sempre viva all’interno del complesso. E’ oggi alla guida della “Filarmonica Città di Narni”,  il M° Alfredo Natili. Si vuole quindi ricordare  nell’anno 2016, i duecento anni dalla nascita della Banda Musicale Città di Narni, nata nel 1816 per “allontanare dall’ozio una parte della gioventù” e che ancora oggi diletta con la sua musica  la città di Narni . Per approfondimenti consultare il sito internet : http://www.narnia.it/banda.html

Giuseppe Fortunati

Narni / Global education conference, per una didattica globalizzata

NARNI - Il mondo evolve non solo in negativo, fatti importanti avvengono anche nel mondo della scuola e della educazione, anche se purtroppo  questi eventi non sono  riportati dalla stampa Italiana. Parliamo di un evento in particolare che è la sesta edizione della Global Education Conference, che è divenuto ormai un appuntamento annuale, che consiste in una settimana gratuita di conferenze on line , che mettono insieme educatori e innovatori di tutto il mondo. Questo anno la conferenza ha avuto inizio il 16 Novembre e durerà fino al 19 Novembre 2015.

L’intera conferenza è virtuale e avviene in rete internet  in multi video conferenza, permettendo ai partecipanti di restare nelle loro case, ma condividendo spazi virtuali di comunicazione, e scambiando esperienze educative 24 ore su 24, con un programma ricchissimo di incontri e di progetti. La prima cosa insolita è la verifica delle varie zone temporali legate ai fusi orari, per avere un unico orario distribuito in tutto il mondo, così ad esempio accade che quando da noi sono le tre di notte, per qualcuno  è ancora la prima serata e per altri  è già  mattino.

Ma parliamo delle relazioni sui vari progetti di educazione globale, alcune delle esperienze più interessanti fino ad ora seguite sono ad esempio una rete mondiale di educatori di lingua spagnola che mette insieme oltre mezzo milione di insegnanti dell’America Latina e non solo, chiamata http://www.oas.org/es/ried/. Oragnizacion  de los estado Americanos  por La Red Interamericana de Educación Docente, che dice che collegare in interner gli insegnanti di qualità fa aumentare i diritti di tutta la gente. Ad esempio nello specifico la conferenza oltre ad illustrare il funzionamento di classi virtuali e la differenza con la scuola tradizionale, focalizza la sua attenzione sui diritti delle donne e dei bambini, con esperienze e video che vanno dalle scuole più evolute alle piccole scuole di campagna che hanno solo una radio per ascoltare i programmi della rete di educatori.

Altra conferenza particolare è stata quella della rete Canadese TakingITGlobal in cui una mia amica di IEARN Mali Bikley ha illustrato i progetti relativi all’ambiente ed al Global Warming, il riscaldamento globale e le sue conseguenze nel mondo .  I  partner di  TakingITGlobal, hanno fatto progetti con il resto del mondo che partendo da esperienze comuni promuovono giornate su vari argomenti, dai diritti umani alla educazione. Le giornate internazionali riconosciute da TIG promuovono tematiche di interesse e attenzione internazionale. TakingITGlobal ti invita ad unirti a milioni di persone in tutto il mondo che osservano queste giornate vedere il sito http://www.tigweb.org/about/.

Una scuola particolare è poi quella del Vermont negli Stati Uniti, che hanno deciso di fare scuola all’aperto, non nel chiuso di aule didattiche , ma tra i boschi portandosi dietro cumputer e palmari per creare delle classi virtuali con amici di tutto il mondo e studiando immersi nella natura  http://www.fwsu.org/ ,esperienze bellissime che allargano la mente e i polmoni di ragazze e ragazzi che sperimentano nuovi modi di fare scuola.

Relazione della Malesia nell'aula principale presentazione del progetto My Hero, quali sono gli eroi dei nostri giorni?, Questa è la domanda che si fanno molti giovani e le risposte sono varie ed interessanti e vanno nelle direzioni più diverse individuando sportivi, scienziati e persone comuni che tutti i giorni fanno il loro dovere, a titolo di esempio vedere il sito internet di riferimento http://myhero.com/

Le video conferenze continuano e si possono seguire avendo un computer collegato ad internet ed un programma gratuito da scaricare in rete anche ora ci sono almeno 4 aule virtuali in cui si possono seguire altrettante esperienze educative , per comprendere che il mondo cambia anche nel modo di fare educazione e che non ci sono solo i programmi ministeriali, che con la loro rigidità non riescono a cogliere i cambiamenti epocali, che la rete internet sta portando nel nostro mondo civilizzato e che purtroppo è ancora isolato dai grandi circuiti mediatici, e legato principalmente ai paesi occidentali, che pur aprendo un dialogo globale ancora poco sono frequentate da altre culture come quelle orientali ed arabe. Per seguire queste esperienze direttamente ci si può collegare ai sitihttp://www.globaleducationconference.com/page/globaledcon-schedule-gmt-1-1. Oppure per una relazione sulle passate edizioni vedere il sito in italiano http://www.narnia.it/multivideoconferenza.htm

Giuseppe Fortunati

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Narni / Mille persone e tanti bambini per ricordare la Grande Guerra

NARNI – Non meno di mille persone in piazza per ricordare i caduti a cento anni dalla Grande Guerra. Oltre a tanta gente, domenica 8 novembre c’erano, ovviamente il Comune, ma anche le scuole primarie dell’Istituto comprensivo “G.A.Garibaldi”, la scuola “Carlo Castellani “ di Santa Lucia e la scuola dell’Infanzia “S. Bernardo”.  Il grande corteo partito da Piazza dei Priori è sceso fino a Piazza Garibaldi dove si è svolta  la cerimonia.

Ad aprirla la lettura del telegramma del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella , che si è complimentato  con  la città  e le istituzioni per ricordare i caduti  e gli eventi  che hanno portato al completamento della unità d’Italia. A seguire è stata letta la preghiera alla Patria  e dopo la lettura di alcuni brani  fatta dai ragazzi delle scuole elementari,  è stata deposta una corona sulla lapide a ricordo del Centenario dell’unità d’Italia in Piazza Garibaldi. 

Il maestro Alfredo Natili  ha guidato l’esibizione dei bambini accompagnato dalla Filarmonica Città di Narni e da oltre duecento giovani che hanno cantato l’inno nazionale, la canzone del Piave ed altri  brani musicali  tratti dal repertorio  della Grande Guerra. Fascino e trasporto ha suscitato la fanfara dei Bersaglieri in congedo di Viterbo, accolta da entusiasmo e scroscianti applausi. Il grande corteo si è diretto verso il  Monumento ai Caduti dove la gente ha assistito alla commovente cerimonia dell’alzabandiera e della deposizione di corone di alloro in ricordo dei narnesi caduti  sul campo di battaglia.

I bambini hanno portato dei fiori ed hanno deposto un’immagine  della Madonnina del Grappa,  visibile ora presso la chiesa di Santa Margherita, dove molti fedeli  pregarono negli anni per la salvezza o il ricordo dei loro cari. Altro momento toccante è stato quello dell’accensione del faro posto sulla sommità del monumento, tornato così a funzionare dopo tanti anni grazie al Comune che ha recuperato l’originale progetto dell’architetto Lombardi.

Gli ultraleggeri della Prociv di Narni hanno poi sorvolato i cieli della città colorandoli con i fumogeni e inscenando esibizioni aeree . La cerimonia si è poi conclusa  al  parcheggio del Suffragio con il saluto delle autorità. Il sindaco Francesco de Rebott ha consegnato il   riconoscimento della Città di Narni al commissario di polizia penitenziaria Luca Bontempo, commendatore nell’Ordine al Merito della Repubblica.

La piazza si è poi colorata delle immagini che scorrevano sul maxi schermo con foto della Grande Guerra e tra i momenti più toccanti c’è stata la lettura di brani delle lettere di Giovanni Campagnani e di Giuseppe Senepa che hanno fatto vivere ai presenti la triste atmosfera della guerra, ma anche la determinazione  ed il coraggio con cui molti narnesi affrontarono quella difficile prova . Un  ricordo particolare è stato dedicato a Clara Valli , donna narnese distintasi come crocerossina e il cui ricordo ha commosso la rappresentanza delle infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana. Alle cerimonie erano presenti rappresentanze dei carabinieri, della Finanza , dell’esercito, degli alpini e dei bersaglieri.

Giuseppe Fortunati 

NARNI NELLA STORIA / I VIAGGIATORI INGLESI SCOPRONO LA CITTA’: OLAVE M. POTTER.

NARNI - I giornali di viaggio del  grand Tour , ci fanno comprendere cosa pensavano gli Inglesi della nostra città agli inizi del 1900 .  Vedevano  Narni  come un paese fantastico , nell’ottica della nostra gloriosa storia e con  rappresentazioni  bucoliche , legate ad una campagna ricca e felice . Riportiamo sinteticamente una bella descrizione tratta da una guida per i viaggiatori pubblicata nel 1911.

“Dal primo momento che l'abbiamo vista,  ci è apparsa come un gioiello in cima alla collina,  situata in alto tra le stelle, c'era un tocco di magia su Narni. Come abbiamo iniziato a salire , attraverso la valle alte guglie di cipresso nero ci hanno mostrato il nostro cammino, e il cielo stellato era luminoso come se Diana avesse già acceso la lampada sotto le colline. Vagamente abbiamo intravisto una porta merlata che sorge sopra la strada, e la forma spettrale del ponte rotto di Augusto, che lasciavano  a grandi passi tra i riflessi  del Nar. E’ tutto esaurito 'Per la festa di domani, Signori,' ci  hanno  detto,  tutte le locande erano affollate, e solo attraverso la cortesia di una giovane ragazza italiana che aveva viaggiato con lo stesso treno con noi ,  che siamo riusciti a trovare due posti letto e un divano nell’ Albergo dell’Angelo.

Ci siamo svegliati che ci sembrava di  trovarci nell’ Arcadia. Il sole sorridente ci ha chiamato  dal letto. Sotto le nostre finestre è arrivata la musica di  mandrie e greggi, il muggito delle vacche e il tintinnio delle loro campane, gli zoccoli di muli e degli asini, i piedi picchiettanti di pecore, come pioggia d'estate sulle latifoglie, e sopra a tutto, l'alto canto chiaro di allodole, così raramente ascoltato in Italia, come nell'età di Dante. C'erano due finestre nella mia camera. Il canto melodioso delle allodole ha chiamato la mia attenzione sulla vallata che  guardava il  precipizio di Narni nella profonda valle del Nera, una vista magnifica e maestosa, l’Albergo dell’Angelo è arroccato su una cresta di rocce con uno strapiombo di un centinaio di metri  verso il fiume.

Ma dall'altro lato si puo’  ammirare  una delle più belle rievocazioni storiche pastorali che abbia mai visto in Umbria. Per la vecchia via Flaminia, che Papi e Imperatori, e Cesare con un esercito, ha calcato, e’ un percorso tortuoso, come Gentile da Fabriano amava dipingere, che ci ha portato dalla valle alla collina di Narni e si unisce alla strada principale presso la porta, candidi buoi, e le donne contadine con fazzoletti a fiori vivaci cavalcare muli e asini, che camminano dietro greggi di pecore con ampi cesti pieni di pollame e frutta e verdura sulle loro teste . Bambini scalzi che  guidano i vitelli, qui un contadino  su per la collina a cavallo in pantaloni di pelle di pecora, con un portafoglio e fiasco di vino legato sulla  sella di legno. Mescolati con la folla erano indovini e cantastorie, e le terribili mendicanti e i piccoli furfanti d'Italia. La Fiera del Bestiame a Narni si svolge  sulla collina , i muli e gli asini, ancora portano i loro basti di legno guarniti in ottone , all'ombra delle piante di olive, che arrivano  fino alle mura della  vecchia Rocca. Davanti a noi si apre  la strada tortuosa, con le sue bancarelle e la  folla in movimento dei contadini, alla ricerca di tutto, come un nastro dai colori vivaci. Sicuramente Hermes, il dio dei mercati, patrono benefico di pascoli e greggi, ci sorride in questa graziosa festa campestre, così pagana nella sua semplicità e bellezza sontuosa. Forse si attardava in questa fiera ad osservare ogni volta che un affare è concluso, quando si uniscono le mani dei due agricoltori interessati per suggellare il contratto di vendita . O più probabile ancora vagava sulla strada rialzata con Coridone  e Tirsi, o in stato d'animo più gioviale, cercato tra le belle contadine, per Amarillis e la fiera Delia, i cui pensieri, oggi erano tutti per le merci  del mercato, visualizzati da banditori sotto il viale di alloro. C'erano ristoranti all'ombra dei tralicci con tavoli apparecchiati con tovaglie a scacchi, dove gli agricoltori si intrattengono a mangiare  il pane e il sedano con  noci, accompagnati da abbondanti libagioni di vino ambrato , cucine saporite in cui i suini e vitelli sono stati arrostiti  allo spiedo; bancarelle di i gioielli e collane di corallo rosso sangue, e  orecchini con bancarelle  di merletti e ricami, o altre con stivali e scarpe sparsi lungo la strada. Ci sono donne contadine bruciate dal sole che  comprano oggetti , ammucchiati per terra vicino a una bancarella di fazzoletti svolazzanti. I piatti in maiolica e rame sono in mostra lungo la strada, così come le bancarelle di attrezzi in legno, brocche, cucchiai e vassoi. Gli ombrelli di cotone, scarlatto  verde blu e verde smeraldo, sono appesi come fantastiche lanterne ai rami del viale. Che musica soave  è sentire il muggito delle vacche che  si mescola con il suono lontano delle campane di Narni. Ogni momento, nuovi arrivi si aggiungono al trambusto allegro del mercato, le contadine  con in  testa  grandi ceste colme di frutta, cariche di tacchini  e polli, alcuni giovani guidano i loro buoi dalle grandi  corna,  adornati con ghirlande  scarlatte e campane  attorno alle loro giogaia . I brillanti fazzoletti delle donne con vivaci colori e   fiori di giardino,  si trovano in gruppo sotto gli occhi ammirati dei venditori. Mescolati con la folla ci sono indovini, cantastorie e le terribili mendicanti d'Italia. Nel corso della giornata siamo andati giù per la collina e ci siamo  riposati all'ombra del grande ponte diroccato di Augusto, quella splendida reliquia di Roma Imperiale, che un tempo portava la via Flaminia attraverso le acque del Nera. Solo un arco è rimasto del  ponte che  attraversava la gola,  nel mezzo del torrente solforoso il secondo pilastro è caduto di traverso in blocchi enormi, come se fosse stato rovesciato da un terremoto. Ma anche nella sua rovina è un monumento imponente  della grandezza di Roma, che incornicia una vista meravigliosa della valle boscosa del Nar e dell'antico convento di San Casciano”.

Per approfondimenti vedi  il testo inglese in  : http://www.gutenberg.org/files/46092/46092-h/46092-h.htm#ill387

Giuseppe Fortunati

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NARNI NELLA STORIA / JACQUES CARABAIN DIPINGE LA NARNI DI FINE 800

NARNI - Tra i quadri più suggestivi che rappresentano la Narni di fine 800 abbiamo trovato quattro scorci di Narni veramente molto interessanti. Sono dei quadri del pittore Carabain Jacques, nato a Amsterdam il  23 febbraio 1834 e morto  a Schaerbeek il  2 gennaio 1933. Carabain Jacques è nato con il nome di Giacobbe Frans Jozef Carabain, figlio di Giacobbe e Jacoba Scheude Carabain Groothuijse. Ha sposato Helena Teodora Ricken ed ebbe tre figli: Jean-Jacques  Émile-Cristiana e Victor Eugene. Due suoi  figli, Victor Carabain (nato intorno al 1863) e Emile Carabain, erano pittori; Victor dipinse soprattutto marine ed Emile dipinse nature morte.

Nel 1880, Jacques Carabain aveva ottenuto la cittadinanza belga. Jacques Carabain fu educato presso l'Arts Academy di Amsterdam, dove fu allievo di J. Schoenmaker-Doyer e V. Bing. Sebbene in  carriera realizza quadri di marine e del paesaggio fluviale, si è specializzato nella rappresentazione dei paesaggi urbani. Carabain ha vissuto e lavorato ad Amsterdam fino a circa 1856 e poi si trasferisce in  Belgio, prima a Bruxelles, Market Street e poi a Schaerbeek. Suo figlio Victor e Emile hanno mantenuto tale casa dopo la sua morte. I suoi soggetti non si sono limitati alle città del Belgio o nei Paesi Bassi, ma anche ai paesi che ha visitato, come l'Italia, la Germania, la Francia o l'Austria.

 Jacques Carabain aveva una preferenza per la rappresentazione dei quartieri medievali o barocchi così come antiche chiese, facciate,  piazze, fontane,  oltre a personaggi pittoreschi  di vita giornaliera. Intorno al 1885 ha trascorso qualche tempo in Australia, e suoi quadri sono esposti presso l'Accademia delle Arti vittoriane. Durante il suo soggiorno dipinse varie città tra cui: Collins Street, Melbourne (1889) Municipio, Melbourne (1890) e King William Street, Adelaide (1907).Mostre e premi : Jacques Carabain ha partecipato nel periodo 1852-1892 a mostre periodiche di maestri contemporanei (Levende Meesters) di L'Aia e Amsterdam, oltre a diversi saloni belgi. E 'stato medaglia alla mostra di Londra, nel 1873 e 1874 e Dunkerque in 1876.

Per i quadri Narnesi fatti a varie riprese tra il 1881 ed il 1903, molto interessante è il quadro che rappresenta Via san Giuseppe, con uno scorcio della vecchia chiesa di San Giuseppe e del vicolo che porta sul retro di palazzo dei Priori dove verrà il nuovo mercato . Tale quadro ora è al Fine Arts Museums of San Francisco in America e riporta scene di vita quotidiana con donne che portano brocche d’acqua in costumi tipici della campagna romana.

Altro scorcio di pregio è quello di Via Aspromonte con  somarelli che portano le merci e sullo sfondo le torri di Narni  tra piazza Garibaldi e piazza dei Priori . Chiudono la serie due bei quadri di vie di Narni di cui una rappresentante via xx settembre  all’inizio della vecchia strada Flaminia , con stalle per i cavalli e osterie per rifocillare i viandanti il tutto arricchito da personaggi in costume tipico dell’epoca che riportano a una Narni ricca di fascino e molto “pittoresca”.

Ringraziamo tutti gli amici di Facebook che partecipano a queste ricerche nel gruppo “grand tour a Narni e il ponte di Augusto” e con cui condividiamo immagini e ricerche sulla nostra Narni .https://www.facebook.com/groups/ponteAugusto/

Giuseppe Fortunati

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Narni / Dal museo del Louvre saltano fuori 40 capolavori inediti su Narni

GIOVEDÌ, 02 LUGLIO 2015 18:07WRITTEN BY  
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il museo del louvre

NARNI - Circa quaranta disegni di varie dimensioni sono stati “ritrovati” recentemente al museo del Louvre a Parigi. La scoperta è stata fatta da Giuseppe Fortunati, esperto informatico che viaggiando nel sito internet del museo ha scovato i preziosi capolavori esposti senza che nessuno ne sapesse nulla. Gli artisti sono di tutto rispetto e si passa da Barbot Prosper nato  nel 1798 a Nantes e morto nel 1877 à Chambellay , viene in Italia nel 1824 e resta per molti anni conoscendo pittori come Jean-Baptiste Corot, Guillaume Bodinier e Louis Léopold Robert.

Tornerà in Francia nel 1828 dove diventerà consigliere della città di Chambellay e poi dipingerà in Egitto e Algeria, nel  1842  parte per l’ Algéria, e in  Égitto dal 1844 al 1846. A Narni dipinge con grande dettaglio oltre dodici tavole della città che ora sono conservate al gabinetto dei disegni del Louvre, ma le sue tavole migliori sono presso il museo di Angers  nella Francia del nord.

Per i disegni di Narni si tratta di vedute di piazze chiese e scorci cittadini , che ritraggono la nostra città negli anni dal 1824 al 1828  e sono particolarmente interessanti , la rocca, l’interno del palazzo Mosca, piazza dei priori vista da due lati , quello della fontana con sul retro palazzo Bocciarelli e una altra prospettiva con dettagli del palazzo che poi diventerà la sede della cassa di Risparmio e la zona dove sorgerà il Teatro comunale. Questi disegni rappresentano una città ricca di bifore e trifore, con eleganti logge medioevali, di particolare interesse la struttura che poi diventerà il Teatro Comunale.  Viene poi disegnato l’interno del Palazzo comunale  e la cattedrale di Narni con rilevi architettonici con  piante e spaccati di sezione. Interessanti e da studiare altre tre piante di edifici poco riconoscibili ma sicuramente narnesi. 

Altro artista interessante è poi  DROLLING Michel Martin , nato e morto a Parigi tra il 1789 e il 1851, soggiorna in Italia presso l’Académie de France a Roma, dal 1811 al 1816. A Narni disegna particolarmente San Cassiano ed il ponte di Augusto . ma interessanti anche le viste di porta Ternana e di san Girolamo.

Di grande interesse anche il pittore Bertin Jean-Victor (1767-1842) con un affresco di grandi dimenzioni  circa 4 metri per 3 raffigurante il ponte di Augusto e la cascata delle Marmore , messe insieme in un quadro fantastico. Di fantasia anche una veduta irreale del ponte di Augusto , San Cassiano ed il ponte medioevale , messi in modo simmetrico con uno strano  gioco di specchi. Questi lavori sono di grande interesse artistico.

Tra le curiosità ancora da studiare oltre a paesaggi narnesi disegnati  dal Corot, un disegno di Trevisani Francesco (1656-1746), di scuola Veneziana e famoso a Narni per i suoi dipinti della Beata Lucia da Narni , questo dipinto rappresenta la Vergine con Bambino , nell’atto di donarlo alla Beata Lucia.

vedi http://www.cronache24.it/index.php/cultura-e-spettacolo/item/8808-narni-dal-museo-del-louvre-saltano-fuori-40-capolavori-inediti-su-narni

Giuseppe Fortunati  


NARNI NELLA STORIA / MONTORO E IL SUO NUOVO ACQUEDOTTO
L’acquedotto di Montoro voluto dai Marchesi Patrizi ed inaugurato solennemente nel 1858 è una delle ultime opere effettuate da privati nel nostro territorio durante il periodo del potere temporale dello Stato Pontificio. La festa avvenne in modo sfarzoso con grandi macchine sceniche nella piazza di Montoro e fu il giusto coronamento al grande lavoro compiuto. Giovanni Eroli ci descrive con grande dettaglio questo giorno di festa ed anche le fasi costruttive dell’acquedotto , senza tralasciale alcuni particolari , come il ritrovamento dei resti fossili di un grande elefante “ il tanto pregiato Mastodonte di Kaup (Mastodon longi rostri)”.Venendo all’acquedotto , l’Eroli ci racconta quanto segue: Cotesto acquedotto, disegnato e periziato dall' esperto architetto sig. Salvatore Bianchi con la spesa di circa scudi 5000, è lungo metri 4300, o in quel torno. Prende la sua origine al sud-est nel terreno in vocabolo Colle Rosello, proprietà del reverendissino Capitolo della Cattedrale di Narni e di altri e passando con torto cammino per i fondi ora coltivati, or aspri e selvaggi di Marinata, Monte Uovo, Monte Cipollone e Fontana, riesce in sullo stradone montorese. Ha fine in mezzo alla gran piazza del vetusto castello Trentacinque bottini o spiragli chiusi, alti sopra terra circa tre palmi, e dove più e dove meno, dannogli di tratto in tratto aria e comodità per visitarlo nell' interno; e ventinove archi a tutto sesto di buona e solida costruzione, gli fan cavalcare, quasi a mezza via, il fosso e parte del terreno sassoso di Monte Uovo. Questo acquedotto, cominciato addì 7 maggio 1857 con la mano di 200 operai, fu terminato nel mese di agosto dell anno corrente, ed i sigg. Marchesi Giovanni e Francesco, impazienti di onorare la memoria del padre con sì magnifico e stabil trofeo di carità, piuttosto che con un mausoleo di bronzo o marmo, decretavano il giorno 8 settembre, solennissimo per la natività di Maria Vergine , all'apertura e benedizione del fonte fabbricato quasi nel mezzo della gran piazza che prospetta il turrito palazzo baronale.. Di prospetto al fonte scorgevasi l'orchestra per la banda, alta un gradino sopra terra e sopra un altro gradino era costrutta una larga loggia con ringhiera e archi di busso per accogliere le persone di rispetto. Questa loggia con l' altare e il fonte eran ricinti da una siepe di legno di castagno, messa a festoni e cordoni in cima di busso, e legata a dodici lunghi albucci, guerniti a spire similmente di busso, e aventi ciascuno in punta una bandiera colorata a colori dello stemma delle famiglie Montoro e Patrizi. Il castello poi, il quale sta rimpetto alla chiesa, era guarnito non solo di arazzi e delle bandiere dianzi nominate, ma pure della bandiera pontificia sì che l' occhio rimaneva appagato, veggendo tra il verde del busso e delle piante rifulger l'argenteo cristallo dell'acqua, l' oro dell'altare, il rossso cupo de' tappeti, il celeste, il giallo. il nero, il bianco e la porpora delle bandiere, le quali a passi eran pur piantate lungo l' acquedotto, quasi per indicare all'ignaro viandante il suo cammino. Ma perchè questi sapesse eziandio l'autor dell'opera, infra gli archi dell'acquedotto leggevasi: PHIL. PATRITIUS MONTORIUS MDCCCLVIII. Il sacro rito cominciò con lo sparo de' mortari alle undici dopo la messa cantata dal Vicario Vescovile Monsignor Domenico Jacohelli, e vi concorsero molti delle vicine campagne e città. Scorgeasi dinanzi l'altare schierati in due lunghe file tutti gli operai dell'acquedotto, i quali teneano in mano gli attrezzi da lavoro, e i cappelli guerniti a colori come le bandiere. Al salir che fece l'Eminentissimo in sull’altare, essi a un cenno del caporale levaron alto co' medesimi attrezzi i loro cappelli; e quindi, incominciata la benedizione del fonte, misersi con bell'ordine in ginocchio. Compiuta la benedizione, il Cardinale improvvisò un breve e assennato discorso al popolo acconcio all'occasione, Dopo il sermone venne intonato il Tedeum con una salva di mortari, e in fine s'intese il concerto della banda narnese che per tutta la giornata rallegrò la festa e il banchetto pubblico dato agli operai presso il fonte, i quali fecero evviva e brindisi clamorosi al Cardinale e a tutta la famiglia degl'insigni benefattori. Alle quattro pomeridiane fu in parrocchia la processione dell'ottavario di S. Egidio protettore del luogo, e dopo questa venne estratta una tombola a profitto di essi operai e de' poveri montoresi, avendo i Sigg. Marchesi assegnato del loro un premio di scudi trenta. Nel costruire l'acquedotto, avendo i muratori necessità di calce, e il terreno che quello percorre essendo breccioso sabbioso tufaceo marnoso e in gran parte calcareo, non lungi da lui fecero aprire alcune fornaci per cuocervi i sassi. Nel luglio passato, scavandosi una di queste presso la macchia, e al sinistro lato del fosso di Monte Uovo, o Bove, fu dagli operai rinvenuto un carcame di animale straordinariamette grande, il quale a colpi di piccone non conoscendone il pregio, ridussero disgraziatamente in minuti pezzi Avvisato per caso della scoperta da persona che mi sapea amante di ossa e conchiglie fossili; e avendo conosciuto, per la descrizione che mi fece dell'animale frantumato, essere quello un fossile importante, mandai sul momento avvisando gli operai. che raccogliessero e conservassero quanti pezzi più potessero, e me gli portassero diligentemente custoditi. Ma delle molte membra trovate vennermi in mano due denti e una difesa che furon da me e dal Marchese Filippo Sacripante e dal Dottor Martinelli reputati parte o di un Elefante, o di un Mastodonte antidiluviano. Ma nell'incertezza del giudizio ne spedii due pezzi al celebre professor di Roma Sig. Giuseppe Ponzi, il quale, rallegrandosi infinitamente della fortunata scoperta, assicurò esser quell'animalone un fossile rarissimo, importantissimo, non mai trovato nelle nosrte contrade, ed esser veramente il tanto pregiato Mastodonte di Kaup.
 
Tutto questo venne narrato anche nell’Album giornale di Roma e nella miscellanea storica di Giovanni Eroli a cui vi rimandiamo per ulteriori informazioni. 
 
Giuseppe Fortunati
NARNI NELLA STORIA / PRIMO MAGGIO, RICORDO DI COSTANTINO ROSATI
NARNI - Nato nel 1892 trascorre la sua gioventù nella campagna di Santi Anni  tra Schifannoia ed Otricoli a quei tempi il lavoro della campagna era molto duro ed anche i bambini piccoli dovevano dare una mano , prima a guardare e governare le bestie , poi nel duro lavoro dei campi  fatto di fatiche e privazioni, isolati dal mondo senza mezzi di spostamento , senza acqua e luce . La scuola è un miraggio ed un lusso non concesso. Poi la grande Guerra, si prende il treno e si va in una terra lontana , negli altopiani di Asiago tre lunghi anni dal 1915 al 1918 . Al ritorno il matrimonio con Marina  operaia alla minuta dell’Elettrocarbonium ed il lavoro fisso nella Fabrica di Montoro, fabrica nata proprio per la grande guerra e costruita  dai Francesi. Negli archivi comunali di Narni  si trovano  vari documenti che attestano quanto detto , e altri particolari di come la società idroelettrica di Villeneuve abbia realizzato  lo stabilimento  per la fabbricazione di clorati di soda che andrà in funzione nel 1915.  Nel 1917 la società occupa oltre 400 operai. Nonno Giovanni, a Montoro impara a fare il fabbro, il falegname , il riparatore ed i suoi racconti mi riportavano ad un luogo fatto di fiamme e fumo con i piccolo trucchi degli operai che riuscivano a mandare avanti delle macchine che solo loro conoscevano e i capi operai e gli ingegneri , non sapevano far funzionare senza i loro piccoli segreti dettati dalla quotidianità. Ma la vita in fabbrica cominciava con una camminata di oltre un’ ora partendo da Narni a piedi , passando da porta pietra , poi a Recentino e Stifone per arrivare già stanchi a Nera Montoro , con tutti i tempi , sotto la pioggia e dopo 10 o 12 ore di lavoro , ritornare ancora a piedi per quella strada , questa volta in salita . Poi in estate o quando c’era bisogno , aiutare in campagna i genitori  per la mietitura , la vendemmia , la  raccolta delle olive . Spesso mi raccontava mio nonno, che poteva dormire solo un paio di ore al giorno . Ma intanto aveva comprato una piccola casa, con un orto , in cui faceva crescere di tutto , frutta, ortaggi, verdura di ogni tipo   e giorno dopo giorno costruiva la sua officina, un vero e proprio laboratorio con attrezzi di ogni tipo , spesso costruiti da lui , pialle, seghe, coltelli attrezzi per costruire e riparare le botti del vino , poi con la dismisisone dei molini di Stifone, le grandi mole di pietra diventano strumenti per la forgia e per arrotare , si fonde il ferro per farne piccoli utensili da vendere ai cittadini narnesi, e ai parenti contadini . Siamo intorno agli anni 1940 arriva la seconda guerra e bisogna arrangiarsi . Giovanni diventa  piccolo imprenditore , fa il falegname, il fabbro, ripara ombrelli e piatti , costruisce una piccola  mola in cui di notte macina a mano il grano . tutti i suoi vicini sanno che le sue mani sono d’oro e sanno fare di tutto con capacità, intuizione e velocità. Riparava anche orologi , una volta per scommessa con i suoi amici operai , gli diedero un vecchio orologio a molla tutto rotto ed arruginito e gli dissero che scommettevano una cena per tutti , che lui non sarebbe riuscito in un mese ad accomodarlo. Divenne la sua piccola sfida, e dopo il lavoro a casa ricostruendo da solo i pezzi mancanti, alla fine del mese tornò in fabbrica con l’orologio perfettamente funzionante , vincendo la scommessa fra lo stupore dei suoi compagni.   Anche il risparmio energetico per lui non era  un segreto, ha sempre la casa calda e d’estate ha sempre l’acqua calda. Con strumenti semplici , un tubo nero attorciogliato , diventa un pannello solare che fornisce acqua calda per la doccia, due bidoni riciclati e messi uno dentro l’altro , riempiti di quella segatura e trucioli che i falegnami buttano , diventano per magia una stufa a pallet diremo noi , ma buttava un caldo incredibile nelle fredde giornate d’inverno . Giovanni, mio  nonno , un uomo che si è ingegnato per tutta la vita a fare cose che gli altri non sapevano fare , che mi ha insegnato che con impegno e costanza tutto è possibile. Grazie al suo esempio decisi che anche io sarei potuto diventare ingegnere. Nonno Giovanni manco nel 1978,  appena in tempo per avere  l’orgoglio di avere un nipote ingegnere e per insegnarmi cosa vuol dire amare il proprio lavoro  .  

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