Personaggi
Narnesi
del
Risorgimento
Latini
Eleazzaro
Negli scontri a Ponti
della Valle morì eroicamente anche un narnese Latini
Eleazzaro. Morto tra i garibaldini nella battaglia del
Volturno a Ponti della Valle 1 ottobre 1860.
I caduti
Narnesi del Risorgimento
La piazza principale di Narni ,
è stata intitolata a Giuseppe Garibaldi ed in essa spiccano
due Lapidi , una in marmo e l’altra in bronzo.
La lapide in Marmo è
dedicata all’eroe dei due mondi posta sulla casa in cui aveva
soggiornato scappando da Roma nel 1849, con un pregevole busto del
Generale
Garibaldi collocato in un periodo successivo. nel 2 Giugno 1883
L’altra lapide in bronzo
fu posta nel 1970 ,sul lato opposto a quella citata, e riporta in breve
, ma con grande efficacia , la lista dei caduti Narnesi per le
battaglie risorgimentali. In essa si legge:
Nel primo
centenario dell’unità d’Italia
Narni ricorda
gli eroici concittadini
che nelle
file garibaldine si immolarono per la patria
Roma giugno
1849 Subioli Vincenzo
Ca Tiepolo 10
luglio 1849 Laudadio Francesco fucilato dagli austriaci assieme a
Ciceruacchio
Ponte della
Valle 1860 Latini Eleazzaro
Montelibretti
13 ottobre 1867
Angelucci
Romolo Belli Placido del Pozzo , Flavioni Luigi, Latini Ercole, Magari
Domenico, Magari Luigi
Mei
Francesco, Pastaccini Domenico.
Anno 1970
Latini
Eleazzaro
Dopo lo sbarco dei mille a Marsala,
11 Maggio 1860
, 14 narnesi, tra cui il nostro Eleazzaro, corsero a Genova ad
arruolarsi nel corpo di spedizione, comandato dal Generale Giacomo
Medici che sbarcò in Sicilia il 9 giugno 1860 . Garibaldi
con le vittorie di Calatafimi , di Palermo , di Milazzo di Messina e di
Reggio e con la gloriosa marcia nella Calabria, con il trionfale
ingresso a Napoli, aveva costretto Francesco II a richiudersi nel forte
di Gaeta, e al suo esercito di ripiegare sul Volturno ove, il
1° ottobre avvenne l’epica battaglia che
determinò la disfatta dei borbonici.
Garibaldi doveva combattere la
battaglia sul fiume Volturno nei pressi di Gaeta, per difendersi dalla
avanzata dell'esercito Napoletano che voleva riprendere Napoli . Negli
scontri a Ponti della Valle morì eroicamente anche un
narnese Latini Eleazzaro., e partecipò alla battaglia
Giuseppe Cardoli . Ponti della Valle 1 ottobre 1860.
Questo combattimento si svolse su
un fronte di circa 20 Km. E durò circa 8 ore, mettendo di
fronte 20mila Garibaldini con una decina di cannoni , contro 37 mila
Borbonici con 42 cannoni.
Punto nevralgico dello schieramento
garibaldino era il settore di Ponti della Valle (vicino a Maddaloni)
che , se sfondato avrebbe permesso ai Borboni di aggirare il nostro
schieramento . Garibaldi affidò la difesa della importante
posizione alla divisione di Nino Bixio.
I Borbonici fatto affluire su quel
settore molti pezzi di artiglieria ed i migliori reggimenti (tra cui il
famoso Reggimento Bavarese del Colonnello Meckel) alle ore 7 del
1° ottobre sferrarono un poderoso attacco. Tra attacchi e
contrattacchi la battaglia si trascinò incerta per diverse
ore, fin quando i Borbonici , dopo un massiccio bombardamento ,
riuscirono a far ripiegare la Brigata Ebernard su una improvvisata
seconda linea. A questo punto Nino Bixio fece avanzare la riserva
composta da tre battaglioni agli ordini del colonnello Dezza.
Questo magnifico soldato giunto sul
posto e fattosi un concetto della situazione, ordinò al
Maggiore Piva di andare di rinforzo alla Brigata Ebernard, i cui militi
inchiodati al terreno sparavano le ultime cartucce) ed al Maggiore
Taddei di aggirare col suo battaglione , il più rapidamente
possibile alla sinistra di Monte Siepi e di attaccare , decisamente il
nemico alle spalle. Furono momenti di trepidazione " ma scoccava il
17° minuto , così scriveva Dezza, nelle sue memorie
e Taddei a cavallo col berretto sulla punta della sciabola , si
mostrò sul lato sinistro del Monte Siepi . Tutti gridarono a
squarciagola: Viva Garibaldi ".
I Bavaresi attaccati di fronte ed
alle spalle ,presi dal panico nel ripiegamento –che fu una
fuga- , molti altri reparti Borbonici, alle ore 16 Garibaldi
telegrafava a Napoli : " completa vittoria sui Regi".
Il nostro Eleazzaro Latini che
insieme agli altri 13 narnesi faceva parte del Battaglione del Maggiore
Piva, in uno degli ultimi contrattacchi cadde da prode . Il suo corpo
insieme ad altri Garibaldini caduti sul campo, riposa nel Cimitero
Militare vicino a Maddaloni.
sacrario a
ponti della Valle presso Maddaloni
Battaglia del Volturno (26
settembre - 2 ottobre 1860) Battaglia del Volturno (26 settembre - 2
ottobre 1860)
La battaglia del Volturno,
può essere considerata l’ultima battaglia campale
del Risorgimento prima della proclamazione del Regno
d’Italia. La battaglia in se, è un insieme di
azioni, anche distanti tra loro nel tempo e nello spazio, avvenuti tra
la fine di settembre ed il 2 ottobre 1860 nei pressi del fiume
Volturno, corso d'acqua dell'Italia meridionale che bagna Capua e
sbocca in mare tra Napoli e Gaeta. Viene comunemente intesa come uno
scontro d’armi tra i Garibaldini e le truppe Borboniche, ma
non è propriamente corretto, in quanto vi parteciparono
numerose truppe straniere al soldo di SM il Re Francesco II di Borbone
ed anche reparti regolari dell’Armata Sarda di SM il Re
Vittorio Emanuele II Lo scontro principale comunque si svolse il primo
di ottobre a sud del fiume. Furono impegnati in totale non meno di
circa 24.000 uomini tra Garibaldini e regolari Sardi, contro i circa
25.000 Borbonici e mercenari.
il Volturno
visto dal pittore Fattori.
Alla battaglia,
partecipò anche il brigante Carmine Crocco, allora
sconosciuto disertore borbonico allineato tra i Garibaldini, che
diventerà poi noto un capo brigante del periodo
post-unitario detto del "Brigantaggio" Questa battaglia inoltre
è una delle più importanti del Risorgimento, non
tanto per il numero dei combattenti coinvolti, ma soprattutto per i
risultati che si ottennero da essa. Giuseppe Garibaldi infatti,
arrestò con essa la ripresa offensiva dell'esercito
Borbonico dopo la sua riorganizzazione (vedasi truppe mercenarie) tra
le mura della fortezza di Capua. Dopo di allora, l?esercito regolare
Borbonico non costituì più un problema ed un
ostacolo al processo dell?Unità italiana. Nella sostanza, i
Borbonici, bene armati ed equipaggiati, con buoni ufficiali subalterni
e buoni soldati, vennero ?fermati? più per la poca
capacità del comando generale che per mancanza di valore. Al
contrario, Giuseppe Garibaldi, comandava un insieme eterogeneo di
truppe male equipaggiate ma sorrette da una catena di comando capace e
preparata. Questa, era composta nella quasi totalità, da
militari di grossa esperienza ed intuito tattico, e di grande
ascendente verso le truppe. I soldati inoltre erano mossi
dall?entusiasmo e dall?ideale superiore di ?fare l?Italia?.
I Borbonici che intendevano tornare
all’attacco, persero giorni preziosi in piccoli scontri di
avvicinamento (segno che non avevano le idee chiare e poca fiducia
nella loro considerevole forza) a tutto vantaggio dei volontari
Garibaldini che ebbero tempo per prepararsi con cura sul terreno.
Così, dopo le scaramucce tra il 26 e 29 settembre, il 30 i
Borbonici tentarono l’azione di forza con il passaggio del
fiume Volturno presso Triflisco, per puntare su Santa Maria a Valgono.
Qui però vengono arrestati dal fuoco di due compagnie della
Brigata Spangaro, attestate nel borgo di San Lorio. Il primo ottobre
però, il Maresciallo Generale Giosuè Ritucci, che
comandava i Borbonici nel settore compreso tra Capua e il Volturno fino
Caiazzo, si decise ad attaccare frontalmente e a fondo con due
divisioni, la Afan de Rivera e la Tabacchi. Il suo intento era di
rompere il centro dello schieramento garibaldino tra Sant'Angelo in
Formis e Santa Maria Capua Vetere, raggiungere Caserta e di qui
dirigersi su Napoli, con l’appoggio di due colonne laterali a
protezione dei fianchi. Le truppe al comando di Garibaldi, che sembrano
disposte sul terreno in modo critico, occupando un fronte assai esteso,
di circa venti chilometri, in realtà aveva lo scopo di
proteggere le numerose comunicazioni per Napoli e Caserta, restando
“fragile” ad una simile azione concentrata. Lo
schieramento comunque, fortemente attestato sul terreno, vedeva sulla
destra a Sant’Angelo i soldati comandati da Giacomo Medici, a
Santa Maria Capua Vetere gli uomini di Milbitz, mentre al centro (a
nord di Caserta) erano sistemati a difesa i volontari comandati da
Gaetano Sacchi, la riserva e il comando generale di Garibaldi con i
volontari comandati da Stefano Türr. L'azione
iniziò a ovest da parte dei borbonici che, incoraggiati
dalla presenza dello stesso Re Francesco II e dei Conti di Trapani e
Caserta, fecero ripiegare gli avamposti garibaldini ottenendo
inizialmente un buon successo, tanto che lo stesso
Garibaldi dovette mettersi alla testa di una compagnia della riserva,
che con i volontari di Giacomo Medici, riuscirono a fatica a
ristabilire e a fermare il fronte. Intanto si
continuava a combattere con accanimento a Santa Maria Capua Vetere,
dov’era ferito lo stesso generale Milbitz e si segnalava la
presenza della cavalleria ungherese del maggiore Scheiter accorsa da
Caserta insieme alla brigata Eber della riserva comandata da Stefano
Türr. Si combatteva aspramente pure sulle colline a est da
Monte Tifata. Qui lo scontro si protrasse tutto il giorno, e
terminò soltanto a sera, quando i garibaldini riuscirono ad
incendiare il palazzo dei Cocozza all' interno del quale
c'èrano le provviste e le munizioni delle truppe Borboniche
a Monte Viro. A Castel Morrone, la lotta fu così violenta,
che l’intero 1° Battaglione volontario Bersaglieri,
andò distrutto, ed il comandante Pilade Bronzetti cadde
eroicamente alla sua testa. Comunque intorno alle ore 18 i Borbonici
furono costretti ad interrompere l’azione e a ripiegare,
permettendo a Garibaldi di ripristinare la linea difensiva a Santa
Maria-Sant’Angelo. Altri
scontri, a est, per il controllo dei Ponti della Valle, sulla via per
Maddaloni furono sostenuti da con accanita difesa da Nino Bixio, il
quale si dichiarò deciso a morirvi piuttosto che lasciarli
al nemico. In questa situazione ancora
incerta, il primo ottobre, lo schieramento garibaldino, venne
nuovamente attaccato dalla brigata estera del generale Von Mechel.
Questi nei primissimi istanti dello scontro, perdeva addirittura il
proprio figliolo che ricopriva il grado di tenente. Bixio di fronte
all'impeto delle truppe Borboniche, bavaresi e svizzere, dovette alla
fine retrocedere con gravi perdite addirittura oltre il Monte Caro che
sovrastava i ponti. Solo nel corso del tardo pomeriggio
l’altura venne ripresa dal Colonnello Dezza con i battaglioni
regolari dei Bersaglieri Menotti e Taddei. A questo punto il Von Mechel
e le sue truppe, stanche da una giornata intera di combattimento
ripiegano a nord oltre Dugenta. vedi
anche il sito internet.
Questo
ripiegamento,
mise la colonna Borbonica del Colonnello Perrone presso Caserta, in
posizione critica, in quanto isolata da tutto lo schieramento con solo
tremila uomini. L’occasione non fu sprecata dai garibaldini,
che tentarono di chiudere la partita e l’attaccarono a fondo
la mattina del 2 ottobre. Il Colonnello Perrone però, non
era uno sprovveduto, e messo di fronte alle truppe garibaldine con il
concorso alle spalle del 1° Battaglione Bersaglieri regolari
piemontesi, del Maggiore Soldo, non cascò nella trappola di
accettare il combattimento e si disimpegnò abilmente
ritirandosi a nord. La battaglia si poteva dire conclusa tatticamente
in parità. Nella pratica però, occorreva
riconoscere che le velleità offensive Borboniche erano state
bloccate, e per sempre ! Una vittoria strategica dei garibaldini
dunque, che da quel momento infatti potevano contare
sull’appoggio decisivo delle truppe regolari Sarde ormai
giunte in Campania dal nord.
Questa grande vittoria doveva poi essere
seguita dall'Incontro di Teano , tra Garibaldi e Vittorio Emanuele .
sacrario a ponti della Valle presso
Maddaloni
Il
1° dicembre 1889, usciva a Maddaloni anche il giornale
“Il pungolo campano” della tipografia Aniello
Eugenio, al prezzo di cinque centesimi. L’articolo di fondo
del numero 2 di tale giornale ci riporta
all’attualità di quel periodo:
“Come
annunziammo, la festa ebbe luogo ai Ponti della valle,
all’ora da noi indicata, col più perfetto ordine
che si fosse mai potuto desiderare. Alla stazione si recò il
sindaco, cav. Tammaro, con gli assessori, varie associazioni e la
musica comunale, per ricevere i superstiti di Na poli, capitanati
dall’egr. sig. Migliorini, i rappresentanti dei vari municipi
e di molte altre associazioni, partecipanti alla patriottica
inaugurazione e lo scultore Enrico Mossuti. Al suono
dell’inno sabaudo e di quello garibaldino, il corteo mosse
dalla stazione della ferrovia dirigendosi verso il sito, dove tanti
ricordi di eroismo e di sacrifici, affidati alla veridicità
della non sempre fedele storia, si celebrava in quell’ora
solenne, nel modo seguente: Sindaco e Giunta di Maddaloni, con la
bandiera cittadina; Circolo sabaudo ed Ettore Fieramosca di Capua;
Società litografica di Napoli, Associazione operaia;
Agricola Vittorio Emanuele; Agricola Montedecoro; Agricola di
Maddaloni; Comitato dei veterani del Quarantotto; i Garibaldini;
Associazione dei superstiti delle patrie battaglie;
l’assessòre Raffaele rappresentava il Municipio di
Napoli; i consiglieri Verzillo e Casertano rappresentavano quello di
Capua; vi erano l’onorevole Teti, il sindaco di S. Maria C.
V, cav. Matarazzo. Tutta la ufficialità del Settimo
bersaglieri e Vincenzo Farina, l’unico superstite garibaldino
di Maddaloni. Giunto ai Ponti della Valle, con gentile pensiero,
andò a deporre una corona commemorativa sulla lapide
ricordante l’eroico capitano De Martino, riportiamo anche
l’epigrafe per non mancare al nostro dovere di cronisti
“Il 1° ottobre duce Nino Bixio in questa valle
Achille De Martino capitano dei volontari contro nugoli di mercenari
bavaresi adoperò, difese e conservò due cannoni
morendo col grido Italia e Garibaldi, testimoni di tanta
virtù i superstiti e la storia MDCCCLXXXVIII”.
Quindi passò ad inaugurare l’ossario sul quale
dovrà sorgere il monumento, opera eccellente dello scultore
Enrico Mossuti e dove il sindaco depose la prima pietra. La folla
silenziosa assisteva con evidente soddisfazione alla commovente
cerimonia. Tutto procedette regolarmente. I discorsi. Il sindaco
pigliò primo la parola, ringraziando gli intervenuti e
brevemente riassunse lo scopo dell’avvenimento. Il discorso
del sindaco che fu applaudito si chiuse così: Un grido
intanto erompe dai nostri petti e questo grido sia la sintesi della
nostra nazionale epopea. Viva la memoria degli eroi italiani! Viva
l’ Italia! Viva il Re! Si lessero quindi molte adesioni di
persone autorevoli ed un telegramma del prefetto Correale, col quale
l’onorevole rappresentante della nostra provincia si scusava
di non aver potuto presenziare al mesto e doveroso pellegrinaggio. Ebbe
poi la parola il comm. Raffaele, il quale con dizione calda e incisiva
ricordò le gloriose gesta dei caduti e portò il
saluto di Napoli alla storica valle. Il comm. Raffaele fu calorosamente
applaudito. Parlarono poi il consigliere Casertano, questi
meritatamente applaudito, lo studente Ricciardi pel Liceo di
Caserta”
Alla
celebrazione ancora più solenne del 1899 venne invitato
anche il re Umberto. Questi, al momento impossibilitato, si
riservò di visitare il teatro della famosa battaglia quanto
prima: la promessa, però, sarebbe restata inadempiuta per il
regicidio di Monza, qualche mese dopo, per mano di Gaetano Bresci. E
così, per la città di Maddaloni, non
poté realizzarsi l’aspirazione di ricevere Umberto
I, il re “buono”, mitizzato dalla tradizione
popolare già nel 1884, quando. sprezzante del pericolo, si
era aggirato tra i colerosi di Napoli, proprio mentre il morbo
maggiormente infuriava.
Così
a Maddaloni venne compiuto il monumento-ossario dei Garibaldini ai
Ponti della Valle, realizzato con il contributo di molte
città di Terra di Lavoro e di altre regioni
d’Italia: offrirono, ad esempio, Caserta 350 lire. S. Nicola
la Strada 25, Cervino 20, Casapulla 10 e Cagliari 50, Catania 150,
Rovigo 50, Ostia 3, Caivano 50, Terni 50 e ci
fu anche il contributo di sottoscrizioni private: l’onorevole
Leonetti offrì, ad esempio, 100 lire e l’onorevole
Rosano 50. L’opera, portata a termine in dieci anni,
lasciò in passivo l’Amministrazione comunale di
Maddaloni: vi avevano lavorato Enrico Mossuti per il progetto,
Alessandro Martuccio per la scalpellatura, le imprese del cav. La Torre
e del cav. Cozzolino, il professore Luigi Briganti, che curò
un album commemorativo, stampato in
5000 copie, con gli
articoli di Giovanni Bovio, di Alfonso Ruggiero e di Antonio
Laurenzana, ed ancora la ditta La Morte per fornitura e messa in opera
di cancelli, il prof. Girosi per una pergamena artistica e il
“pittore Giannini” per le attintature.
Così per tutta l’età post-unitaria, e
anche oltre, i Ponti della Valle furono occasione e sede di
celebrazioni e, qui, la città di Maddaloni potè
vantare il suo “ spazio sacro” dove celebrare il
culto della patria. Testo ricavato dal libro:" Maddaloni nella storia
di Terra di Lavoro " - Pietro Vuolo Maddaloni 2005
http://www.narnia.it/risorgimento/latini1.htm
a Narni la lapide restaurata nel 2011 il
17 marzo
per il 150° Anniversario
dell'unità d'Italia
Vedere anche per approfondimenti
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