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Cassio Blandolisi

 

Cassio Blandolisi

Nato a Narni nel 1682 muore a Roma nel 1751

Missionario in Cina

Incaricato Propaganda Fides

Procuratore Generale dei Padri Scolopi

 

 Cassio Blandolisi

Nato a Narni nel 1682 morto a Roma il 1 dicembre 1751 a 69 anni.

Dopo aver svolto i suoi studi a Narni presso i padri Scolopi,  nel 1712 fu designato come precettore del giovane principe Ferdinando Maria Tommasi , barone della Torretta , conte di Palma, principe di Lampedusa . Su consiglio di papa Clemente XI.

Inoltre nel recarsi a Palermo , dimora del principe, fu incaricato di recare ai Vescovi siciliani un breve del papa, molto riservato , che il Blandolisi riuscì a consegnare, nonostante i molti pericoli dovuti al governatore siciliano che era oggetto di scomunica papale e che temeva tale documento.

Nonostante tutto il Blandolisi riuscì a consegnare al Vescovo di Catania tale missiva e riuscì a comunicare al Cardinale Sacripante ( altro narnese) la riuscita di tale operazione.

Successivamente divenne consigliere stretto del duca di Palma che essendo amico del Pretore di Palermo introdusse Cassio Blandolisi nel Senato di Palermo ove fu tenuto in grande considerazione e potè conoscere le maggiori autorità siciliane , che tennero in grande considerazioni i suoi consigli ( anche perché lo tennero come messo del papa in una situazione difficile per la Sicilia).

Nel 1719 Cassio lascia Palermo e va Ancona come rettore dei padri Scolopi. In quel periodo il Cardinale Sacripante come responsabile della propaganda Fide , lo incarica di andare in Cina per portare la scomunica con bolla del 1715, ad alcuni padri missionari che si erano ribellati .

Solo nel 1719 Cassio è costretto a obbedire e parte prima per il Portogallo , poi dopo un difficile viaggio durato circa 5 mesi arriva in Cina nel 1720 , qui venne accolto con la sua delegazione con grandi onori dal principe della Cina .

Negli anni seguenti lavoro molto tenacemente e nel 1725 inizio un importante incarico di redazione di documenti relativi alla Propaganda fide e il suo lavoro fu molto apprezzato anche a livello filosofico e scientifico . tale lavoro si concluse nel 1730. Tornato in Italia non ebbe pero’ i giusti riconoscimenti ne in denaro ne l’incarico a Vescovo promessogli, comunque i padri Scolopi lo elessero prima assistente e poi procuratore Generale nel 1750 .

Mentre si godeva il meritato riposo si ammalò improvvisamente e morì a Roma il 1 dicembre 1751 a 69 anni presso San Lorenzino. Nel refettorio di San Lorenzino c’è un suo quadro in cui viene raffigurato a mezzo busto con un compasso in mano.

Maggiori dettagli in Miscellanea Narnese di Giovanni Eroli da pag.150 a pg.161.

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MISSIONARI CELEBRI NELLA CINA

PADRE CASSIO BLANDOLISI

La fortuna che domina tutto, anco nella gloria tien parte grandissima, e molte fiate commette alla fama persone ch'esser dovriano oscure, e pone in oblio quelle che in alcun modo meriterebbono d'esser celebrate Cosi è avvenuto del P. Cassio Blandolisi da Narni, il cui nome è spento affatto nella memoria de miei cittadini; né io, da che vivo, l'ho mai udito sulla bocca di alcuno, o trovatol registrato né nostri fasti; avvegnaché per mio giudizio abbia diritto a onorevole nominanza. Ma se a me colla tenuità delle mie parole venisse fatto vendicarlo da questa ingiuria , e morto riprocacciargli quella stima e splendore ch' ebbe già vivo, lo avrò a dolcissima consolazione ; né allora mi sarà grave metter qui per lui due pagine di più, alfine di raccomandarlo, come posso, all' amore eterno del pubblico, e agli annali della patria (1).

Nell'anno 1682 da nobili e agiati parenti venne in luce il nostro Blandolisi (2), che fin da fanciullo diede a conoscere una mente svegliata, e un desiderio ardentissimo del sapere. Per istruirsi frequentava, come è costume ordinario de'giovanetti narnesi , le scuole pie fondate tra noi nell'aprile 1618 per l'istesso san Giuseppe da Calasanzio. Cotal istituto , che procura maravigliosamenle render civile, religiosa, sapiente, e utile al pubblico la gioventù, piacque fuor del modo al Blandolisi; e vennegli in cuore, e desiderò vestirne l'abito; come fece in realtà tocchi appena gli anni diecisette. In religione si chiamò P. Cassio da s. Luigi; né fu indegno portare il nome di colesti due santi per le virtù cristiane che lo adornavano , e specialmente pel candore e illibatezza dell' anima. Vivendo vita tranquilla tra PP. Scolopj, e lontano dai rumori e dalle distrazioni del secolo, ebbe agio di vacar profondamente alle lettere e allo scienze, dove riusci ecceliente per forma che, dopo reso sacerdote,' andò in varie città ammaestrando le umane lettere e la filosofia ch'era l'attendimento e l'amor suo principale. La fama dalla sua sapienza e bontà lo avevan fatto noto anco in corte di Roma : e quando si trattò dover dare un Mentore e un precettore al giovinetto Ferdinando Maria Tommasi, barone della Torretta, duca di Palma, principe di Lampedusa, il venerabile cardinal Tommasi, zio paterno di esso signore, disegnò e stabili a quell'oflìcio, anche per consiglio di Clemente XI, il P.Cassio; vedendolo uomo da ciò, e come acconcissimo a formar bene la tenera mente di un principe : incumbenza onorevolissima, ma nel medesimo tempo scabrosa e gravissima. Perchè dalla buona, o cattiva educazione di un principe dipende la felicità o la rovina de'popoli; e perché le seduzioni , le delizie, e il mal costume delle corti guaslan talvolta anche gli animi più sani de'giovani principi; e facendo ch'essi con fastidio e svogliatezza porgano orecchio a' severi insegnamenti della filosofia, escon nudi e rozzi, come prima, dalla scuola dal precettore, e questi d'ordinario è chiamalo in colpa, sebbene a torto del niun profitto o della stoltezza del suo allievo. Il Blandolisi nulla di meno prese l'incarico forzato dalle preghiere di due persone autorevoli; ed era per dipartirsi nel luglio del 1712 alla volta di Palermo, ove stanziava il giovane duca, quando il pontefice l'ebbe fatto chiamare, e avutolo a sé, gli commise un rilovantissimo affare per la Sicilia.

Egli avea già tolto a educare il duca di Palma, ed era tutto in questa briga, quando avvenne 1' elezione del principe di Scordia Branci forte, suo amico e patrigno del giovanetto, a pretore di Palermo: seconda dignità dopo quella del viceré. Cotale ullìcio richiese il Branciforte si traslogasse con tutta la famiglia al palazzo pretorio, e quivi volle con esso lui anche il Blandolisi, chiestone licenza al provinciale. Il Senato,che dipendeva dal pretore, sì radunava in quell'abitazione, ed in cotesta occasione ebbe opportunità il Blandolisi di usar familiarmente con molli Senatori, e farseli benevoli in modo che tanto essi che il pretore non deliberavano alcuna cosa senza suo consiglio ed assentimento. Non è noto il tempo ch' egli spendesse nella cura del suo alunno , né che lasciasse la Sicilia. Ma non v'ha dubbio che nel 1718 trovasi ricordalo qual rettore della famiglia degli Scolopj di Ancona. E quivi il general dell'ordine e '1 cardinal Sacripante, prefetto a propaganda, gli scrissero a nome del pontefice nel dicembre dell'istesso anno qualmente fosse stato designato per uno de' missionarj che doveva recarsi in Cina con monsig. Carlo Ambrogio Mezzabarba patriarca di Alessandria. Il quale recavasi in quel regno, non solo per gravi negozi di religione, quanto per processare e fare stare in regola alcuni missionari, i quali, usciti della buona via e ribelli alla santa Sede, eransi ricusati di obbedire a suoi ammonimenti, e in in specie alla Bolla Ex illa die promulgata li 19 marzo 1715.



La Cina é nazione assai memoranda per gli europei, non solo per la su antica civillà sapienza indùstria e pei nomi di due celebri filosofi Lao-Tsc e Kung-Fu-Tse (Confucio), quanto pe'curiosi e utili trovati che avemmo da lei dell'inchiostro, della carta, della stampa, della lanterna magica, del lavorio de filar seta, del vetro della polvere da sparo , della porcellana e altre invenzioni che alcuni attribuiscono, e altri le tolgono. Molti sono stali i a visitarla , e veder nella sua origine le nominate invenzioni, o da noi migliorate, o imitate con minor conto. Ed il P. Cassio, non meno degli altri, dovea rallegrarsi di andare in si nobili feconde e ricche contrade; perché era uomo da saper pregiare quelle cose peregrine, e da saper conoscere il merito della sapienza chinese. Ma sembra qualche siane stata la cagione, ch'egli in sulle prime non si piegasse al cortese invito perché nel 1719 tanto il cardinal prefetto che mons. Caraffa segretario a Propaganda gli rescrissero, facendo nuove istanze, affinchè gli piacesse accettar la missione. Fu allora che propose condursi in Roma, e darsi compagno a mons. Mezzabarba visitatore della Cina e regni circostanti.

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Giusto il costume di Propaganda era richiesto, che non si mettesse niuno a socio delle missioni, se innanzi non avesse fatto saggio del proprio sapere: e per questo tutti i missionari destinati in Cina, chi per medico, chi per ispeziale, chi per dipintore, chi per musico chi per sonatore, chi per filosofo furono interrogati ciascuno sulla propria facoltà; ed il Blandolisi, ch'era nel novero de'filosofi, sottilmente esaminato su vari luoghi della filosotìa, specialmente della fisica e matematica , ed approvato addi 15 settembre 1719.

Addì 5 ottobre ( Ne libri di Propaganda è scritto che monsig.Mezzabarba partisse da Roma col Blandolisi addì cinque di ottobre, e non ai diecinove maggio, come afferma con errore M. Deshauterayes dans ikist. de la Chine.),

ad una con mons. visitatore e gli altri soci, parti alla volta di Lisbona, dove il re Giovanni V fece umanissime accoglienze all'eletta schiera, e le die singolari prove di affetto per tutto il tempo della sua dimora che fu sino ai 25 marzo del 1720 nel qual giorno salpò, e segui la diretta via della Cina. Ma molle fortune di mare trassero a lungo il loro viaggio; e sbattuti e malconci arrivarono finalinente a Macao ai 23 settembre, dopo cinque mesi e ventinove giorni di ora prospera, e ora cattiva navigazione.  

In tutta la sua vita ricordava sempre il piacere e la soddisfazione avuta nell'essersi trovalo al banchetto imperiale, il quale per ogni modo fu magnifico decoroso, e fatto con suoni, canti, rappresentanze drammatiche, giuochi speciosi; ed in esso ammirò quanto la splendidezza e lusso degli arnesi della mensa, tanto la frugalità delle vivande, la compostezza e temperanza dei commensali da far vergogna a noi popoli inciviliti che nel bere e nel mangiare spesse volte oltrepassiamo il modo conveniente, e leniam molto del selvaggio e del bestiale. E questo banchetto riusci tanto più splendido e grato , perchè fatto nel ricco e vaghissimo palazzo reale che, al detto del Barluli, di ampiezza è una città, di bellezza un miracolo, e per delizie natturali e fatte a mano , un paradiso terrestre. Ricordava pure con somma meraviglia altri costumi cinesi, e specialmente le feste che vide dell'anno nuovo che cominciano alla fine della dodicesima luna dell' anno morituro per durare sino alla ventesima del nuovo, in questo tempo i cinesi come noi si cessano da qualunque faccenda; ognuno, per quanto sa e può, mena tripudj sollazzi, veste dell'abito più pulito e nobile che tenga; fa conviti brigate, e va attorno con doni e augurj a visitar superiori patroni parenti e amici. In pubblico sono onorate più che mai le immagini degli dei , appiccate in questa occasione sulle porte delle case; celebrali singolari spettacoli con armonia di canti e strumeinti, e distribuiti con solenni cerimonie gli almanacchi a tutti i mandarini del regno.

Il p. Cassio, come dicemmo, stava a Cantone, quando gli giunse un messo di sua maestà con ordine pressante di farsi consegnar da lui una sua ricetta che aveva mostrala a Pekino buona per compor lo zolfo; ed egli subito la scrisse, e mandolla all'imperatore.

Sembra però che i sapienti cinesi non sapessero da quella cavar partito e combinar nulla; perchè, trovandosi il Blandolisi a Macao, dov'era giunto col legato sin dai 23 maggio, vide arrivare ai 19 giugno il p.Cerci insieme ad alcuni mandarini che 'I vollero menare di bel nuovo a Cantone, perchè da se medesimo facesse quivi l'esperimento del zolfo. Da Cantone tornò a Macao, dove mons. Mezzabarba dissegli averlo deputalo a portare in Roma, passando per Francia, tutte le carte della legazione al fìne d'informare più presto possibile la Santa Sede e Propaganda del successo avuto; con ciò sia che a lui convenisse passare pel Brasile pel Portogallo che non era mica la via più spedita a giungere in Italia. E per questa commessaria vi fissò appunto gli occhi sopra detto religioso, essendo persuaso della di lui sperimentata attenzione fedeltà circospezione cautela e prudenza; e lo spedi sopra nave francese dandogli le testimoni e li pieghi e scritture necessarie ... ancorché il p. Cassio con piena indifferenza e rassegnazione alla volontà del prelato si fosse esibito impiegarsi in qualunque di quelle missioni orientali .

Nota

(Questi sono i concetti di due lettere di mons. Mezzarba l'una dei 20 nov. 1721 al cardinal Sacripante ;

l'altra dei 29 nov. al Blandolisi , compresa la patente dei 20 novembre data a lui medesimo).

Per tal motivo adunque sul far di gennaio 1722 il p. Cassio si parli dalla Cina alla volta della Francia , e

a'primi di luglio approdò a porto Luigi. Die tosto contezza del suo arrivo a monsig. Massei nunzio in Parigi; e nella lettera a lui diretta allegonne altre due

pel prefetto e segretario di Propagandi , pregandolo che le spacciasse in diligenza a Roma. A porlo Luigi gl'incontro grandissimo danno; perchè i doganieri, cer-

cando le sue bagaglie, trovarono molla roba di frode, e tutta avidamente glie la tolsero , ragguagliatone il valore a circa due mila scudi. Tra le altre preziose

masserizie, parte avute in regalo e parte comprate , portava un addobbo cinese, ch'egli volea donare alla ,

chiesa di s. Pantaleo di Roma, mirabile a vedersi per la bizzaria del disegno, per la vivacità e finezza dei colori, non che pel sottile ed esquisito artefizio del

I tessuto. Il cardinal prefetto di Propaganda, come seppe l'accidente dal p. Cassio medesimo, scrisse, benché tardi, una lettera a mons. Nunzio di Parigi in data 19 ottobre 1723, acciocché praticusse ( questi erano i concetti della lettera) i mezzi pronti ed efficaci che stimasse più propri a contribuire al rilascio di dette robe, e che l'esimie rirtii aggiunte alle dislmie benemerenze del P. Cassio acquistate con tante fatiche e pericoli ai quali si espose per la religione, siccome esigevano da esso tutta la stima e considerazione; così sperava che dovessero altresì eccitare la gran bontà di monsig- nunzio ad impiegare tutta l'efficacia de suoi officj, perche il detto padre rimanesse consolato col conseguimento delle sue robe e non acesse a risentir danno dalla prontezza di adempiere le sue commissioni. In calce poi della lettera vi aggiunse di sua mano le seguenti parole che mi obligherei in forma distinta per le grazie che si compiacerà dispensare ad un ottimo religioso che ha reso buon servigio alla Santa Sede, alla sacra congregazione ed a Monsignor Pulriarra in una importantissima e difficilissima legazione ". .Ma non vi fu nulla le premure e le raccomandazioni del cardinale a fargli riaver la roba; onde gli fu forza abbandonar tutto con rammarico indicibile all'avidità de'doganieri francesi.

Pressandolo il tempo, lasciò porlo Luigi, e avviossi a Parigi. Pervenuto in questa città con animo deliberato di passare a Marsiglia , il nuovo morbo lo mutò inducendolo a tener la via della Lorena e della Germania; perché in Marsiglia eravi sospetto di contagio, Vi lutti i confini chiusi e guardali sollecitamente. Tolti i necessari passaporti , prese verso la Lorena , dove giunto ebbe umanissime accoglienze dal duca , e le sue ampie raccomandazioni pel conte di Roib comandante del forte di Kel, e pel presidente della reggenza d'Insbruck. Propaganda, sapute le squisite cortesie del duca usale verso un suo carissimo missionario , gli rese subito grazia con una lettera m oIto deliciosa.

Dalla Germania scese nel Tirolo in Venezia. Quando dimorava in Argentina, per via di un procaccio ricevè lettere dal prefetto e segratario di Propaganda e da Mons. nunzio di Parigi. Questi facevagii sicurtà " della piena soddisfazione con che S. E. avea ricevuto la lettera scrittagli da porto Luigi : e a tenore della mente pontificia gli significava desiderarsi da sua Beatitudine che sollecitasse al possibile la sua venuta a Roma per poter udire distesamente il ragguaglio degli uff tri di Cina, che per mancanza di necessurii riscontri teneva sospesi gli animi di N. S. e della sacra congregazione : suggerendogli che bisognava che prendesse le poste, e che se per evitare il pericolo della contraria sttgione avesse stimato bene di fermarsi nelle vicinanze del distretto di Roma come in .Ubano si sarebbe sommamente graditoch'entrasse m Roma per tanto tempo quanto bastasse per consegnare a S. E a monsignor segretario i pieghi che portava .

Dietro col. li prc'iiure il Blandolisi affrettò più che mai il suo cammino e senza far conto della pessima stagione e aria malsana ch'era in Roma , v' entrò la mattina del primo ottobre 1722 dopo tre anni di continui pericoli e di un faticosissimo viaggio. Appena giunto nella metropoli il cardinal Sacripante mandò per lui con premuroso biglietto acciocché si portasse da lui alle ore venti : e che poi verso il tardi lo stesso giorno sarebbe stato introdotto da Sua Santità ". il p.Cassio si mise in punto, e dopo visitato il cardinal prefetto, fu al pontefice che dolce e maestosamenle 1' accolse, trattenendosi con esso lui in lunghissimo discorso sul viaggio e sugli affari della Cina. E quando l'accomiatò , si fece dare tutte le scritture attinenti alla legazione per mandarle a Propaganda. Ernn desse un grossissimo zibaldone da volerci sopra gran tempo e pazienza d'uomo per carteggiarlo considerarlo e ordinarlo; né polendo gli officiali di Propaganda, per esser continuamente attesi in altre cose, spendervi un momento, il cardinal prefetto ebbe pregato il p. Cassio a curare di farne un sunto chiaro diligente e sugoso. Il che credeva non sarebbegli riuscito nonostante la sua abilità, e l'aver avuto le mani in pasta.

Il padre accettò la briga : e per aver più quiete e tempo più libero di applicarvi l'animo, chiese licenza di recarsi a Narni sua patria Mentre quivi leggeva studiava e componeva, passò per fortuna il cardinale Scolli suo amico, il quale volle abboccarsi con lui e prendere que'fogli che aveva già fatti in bozze per portarli in Roma al cardinal Sacripante che ne lo avea pregato , assicurando di rimandarglieli quanto prima.

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Il soggiorno di Narni era dilettissimo al Blandolisi, non solo pel naturale affetto che hanno gli uomini verso la patria, e per le carezze che gli facevano dolcissime gli amici , i parenti e tulli gli altri , quanto per la buona qualità dell'aere che gli andava a poco a poco purgando i cattivi umori , e rinfrancando la perduta salute. Avria desiderato poter godere a lungo di questo bene , e lo sperava , almeno finché avesse compiuto il nominato ristretto; ma non fugli concesso, perché il cardinal Sacripante con lettera pressantissima del 4 novembre 1722 lo richiamava a Roma per consultar con lui sugli affari importanti della Cina , e perché gli dovesse levare alcuni sospetti.

l'ira nata qualche diceria contro la legazione di mons. Mezzabarba, e questo prelato era in biasimo e mala Voce per varie colpe che gli andavano appuntando i maligni, i quali anco nelle cose più salde e buone si ingegnavano trovare il tarlo. Ma giunto in Roma il Blandolisi purgò il suo signore da ogni sospetto ; Il rimise in fede di Propaganda, e pregò che in seguito non s'infiltrassero più le parole de'maldicenti a carico di esso prelato , o degli altri missionarj , giacché a pruove e fatti incontestabili avea messo la loro innocenza. .Monsignor Mezzabarba chiamato a Lisbona, dov'era giunto dal Brasile li 20 decembre 1722, della guerra accanita che gli si faceva, e dell'ottima difesa avuta dal Blandolisi credè suo debito ringraziarlo, e ai 29 decembre gli scrisse una lettera amorosa cortese e piena della più sincera gratitudine.

Il Blandolisi, stando in Roma, condusse a termine il suo lavoro, dove fu assai pregiato , sopra le altre belle cose , il confronto che fece ragionato critico e minuto tra il diario di monsig. Mezzabarba, e quello dei mandarini imperiali.. E altre scritture gravissime compose eziandio per Propaganda, tra le quali merita singolar pregio quella rispondente sugli alffari della Cina, principiata nel '1725 e terminata nel 1730 con l'ajuto dell'avvocato Francesco Memmi.

Ebbevi chi scrisse diffusamente contro quest'opera, ed il Blandolisi, per sostenerla, e regger forte al martello, si prese la noja di fare un sunto di essa critica; ed esaminandola sottilmente, s'apparecchiò con lutto il vigore e l'ingegno alla difesa. Ma, per avermi acconcce in buona quantità, si  die a frugare tutto l'archivio di Propaganda, e a legger libri stampati; donde raccolse falli e pruove che giovarono stupendameute al suo intento. Ordinò tutti i documenti in un sommario di 287 numeri, e dielli in mano all'avv. Memmi, perchè ne formasse scrittura secondo la pratica del foro; riserbandosi lui slesso la revisione della scrittura dell'avvocato.

Terminati gli affari e le controversie della legazione cinese , non finiron per questo le incumbenze del p. Cassio a favore di Propaganda; perché questa lo volle sempre per dodici anni continui nelle congregazioni che si tenevano sull'Indie orientali, e si giovò molto del suo ottimo consiglio. Ei non ottenne alcuna remunerazione per tante fatiche sostenute; mentre il Memmi ebbe a suo stipendio i belli 5800 scudi circa, e alcuni suoi compagni in missione larghissimi provvedimenti.

Chiese non esso, ma per lui il Sacripante, e altri cardinali ma senza prò. Benedetto XIll ebbe in cuore di sublimarlo al vescovato, e fecene motto al Sacripante; ma, o fosse la morte, o altro caso fortuito che lo impedisse, il pensiero non ebbe effetto. Clemente XII voleva dargli parte della pensione che godeva sull'abbazia di mons. Mezzabarba; ma siffatta liberalità essa pure restò in secco. Finalmente il cardinal Buspoli , che amava intimamente il Blandolisi, e a cui doleva veder la virtù senza guiderdone, gli fece ottenere nel 1737 il meschino ufficio di consultore della sacra inquisizione; confortandolo a Sperar meglio nell'avvenire; sebbene, per quanto mi sia noto , il meglio non successe mai. I padri Scolopj , che' I pregiavano di molto, sludiaronsi con ogni modo a fargli onore ; e nel capitolo generale del I730 lo elessero ad assistente, e poi a procuralor generale dell'ordine, ne'quali ufficj durò nove anni lodato assai pel suo ottimo reggimento, per aver tenuto saldo all'osservanza delle regole , e procurata la causa della beatificazione del loro fondatore p. Giuseppe da Calasanzio, avendo ottenuto il solenne decreto constare de virtutibus in grada haeroico (1).

Finalmente, libero da ogni impaccio, e mentre godeva un ozio dignitoso, cadde malato per febbre inflammaloria maligna, della quale mori in san Lorenzino di Roma con cristiana rassegnazione, e con tutti i conforti della religione, il primo di deccmbre dell'anno 1751 sessantesimo nono dell'età sua.

Nel refettorio di san Lorenzino osservasi ancor oggi il suo ritratto, che ci dà un uomo grave e serio con occhi vivi e penetranti, tinta bruna, capegli e barba nerissima. Con l'immagine del Blandolisi si scolpisca nell'animo de'giovani narnesi l'amore ch'egli portò continuamente alla sapienza , alla religione e alla virtù ,senza le quali tutto è sventura e dolore nel mondo.

Giovanni Eroli  

Il breve della beatificazione fu spedito il 7 agosto 1748, essendo pontefice Benedetto XIV, Prima del Blandolisi il p. Giuseppe Pennazza nel 1665 circa avea tentalo di far levare agli onori dell' alture il Calasanzio, ma non vi riusci, né so il perché. Iddio volle serbata questa solenne gloria al Blandolisi

(Montanari G. Ignazio - Elogio del p. Giuseppe Pennazza. Roma , tipografia delle belle arti, 1841).

note

(1) Le notizie di questa vita furon cavate dall'archivio di Propaganda, da quello di s. Pantaleo di Roma, dove si conservano molti tnss. del nostro padre, dal N.955 de'consueti suffragi fatti da' pp. Scolopj di Roma ai loro fratelli defunti nel 1715, e dall'opera stampala del missionario p. Viani , la quale s' intitola " Legazione della Cina. " Basterà che a'ibia mostrato i fonti dove attinsi le notizie del Blandolisi, perché ad ogni passo non sia costretto dorer citarne i luoghi, e moltiplicare inutilmente le note.

(2) La gente Blandolisi , o Blandorisi è antichissima in Narni, e nel secolo XVI se ne trovava un ramo anche a Collescipoli, come ricavasi da'libri de'ballesimi della cattedrale narnese pag. 103 dell'anno 1611, dov'è scrittoir. Honufrius Francisci qunndam Blanilolisii Colliscipioniis oriundi continue Narniae habitantis et Claricis Bisogni de Narnia conjugum fol. 6. die 24 mensis aprilis 1611 ejus Comr. levans Ant. pacciarella abstctrir de Narnia. " Riguardo al ramo narnese leggesi nel ms. Cotogni questo articolo Finalmente nel dì 29 aprile1352 congregatosi il Consiglio di Narni d'ordine del nobile e potente Paciotto q. Tinto di Rusciano Podestà di Narni, e delli signori Consoli e Gonfaloniere, fu costituito Procuratore Ser Capitono di Capocio Blandolisi a stipolare insirumenli di pace col procuratore di Sangemino per la guerra fatta ec." Il medesimo capitano o capitono o Capitoncello fu nel 1370 uno de'riformalori degli statuti mitnicipali [ms. Cotogni pag. 188^ per cui è da stimarsi uomo di qualche conto ed istruito. Né meno di costui fur benemeriti della patria Antonio e Pietro, il primo in condizione di magistrato giovò molto, e con l'opera, e col consiglio, a riparare i danni da lei sofferti nel 1527 pel sacco di Borbone : il secondo, non avendo figli, fece testamento nel 1737 e lasciò erede usufruttuario la moglie Teresa e proprietarj in parte la famiglia Rossi, e in parte l'ospedale degli infermi con patto che dovesse questo dotare quattro povere ed oneste zitelle della città, dando loro scudi 25 per ciascuna, .Ma varcato il tempo che a favore del Brejrotrofio furon soppressi o tassati alcuni luoghi pii e confraternite, e rivolli altri lasciti testamentari, fu derogato in parte alla volontà del Blandolisi , e fatto decreto del visitatore apostolico che cinquanta scudi de'cento nominati si dessero in dote alle zitelle del Brefotrofio. Presentemente l'ospedale degl'infermi paga i detti cinquanta scudi in tanti medicinali, ne dispensa più alcuna dote alle povere della città. In Pietro terminò forse la famiglia.

 

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