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Narni e la sua storia

 

 

NARNI NELLA STORIA / PRIMO MAGGIO, RICORDO DI COSTANTINO ROSATI

NARNI - Nato nel 1892 trascorre la sua gioventù nella campagna di Santi Anni  tra Schifannoia ed Otricoli a quei tempi il lavoro della campagna era molto duro ed anche i bambini piccoli dovevano dare una mano , prima a guardare e governare le bestie , poi nel duro lavoro dei campi  fatto di fatiche e privazioni, isolati dal mondo senza mezzi di spostamento , senza acqua e luce . La scuola è un miraggio ed un lusso non concesso. Poi la grande Guerra, si prende il treno e si va in una terra lontana , negli altopiani di Asiago tre lunghi anni dal 1915 al 1918 . Al ritorno il matrimonio con Marina  operaia alla minuta dell’Elettrocarbonium ed il lavoro fisso nella Fabrica di Montoro, fabrica nata proprio per la grande guerra e costruita  dai Francesi. Negli archivi comunali di Narni  si trovano  vari documenti che attestano quanto detto , e altri particolari di come la società idroelettrica di Villeneuve abbia realizzato  lo stabilimento  per la fabbricazione di clorati di soda che andrà in funzione nel 1915.  Nel 1917 la società occupa oltre 400 operai. Nonno Giovanni, a Montoro impara a fare il fabbro, il falegname , il riparatore ed i suoi racconti mi riportavano ad un luogo fatto di fiamme e fumo con i piccolo trucchi degli operai che riuscivano a mandare avanti delle macchine che solo loro conoscevano e i capi operai e gli ingegneri , non sapevano far funzionare senza i loro piccoli segreti dettati dalla quotidianità. Ma la vita in fabbrica cominciava con una camminata di oltre un’ ora partendo da Narni a piedi , passando da porta pietra , poi a Recentino e Stifone per arrivare già stanchi a Nera Montoro , con tutti i tempi , sotto la pioggia e dopo 10 o 12 ore di lavoro , ritornare ancora a piedi per quella strada , questa volta in salita . Poi in estate o quando c’era bisogno , aiutare in campagna i genitori  per la mietitura , la vendemmia , la  raccolta delle olive . Spesso mi raccontava mio nonno, che poteva dormire solo un paio di ore al giorno . Ma intanto aveva comprato una piccola casa, con un orto , in cui faceva crescere di tutto , frutta, ortaggi, verdura di ogni tipo   e giorno dopo giorno costruiva la sua officina, un vero e proprio laboratorio con attrezzi di ogni tipo , spesso costruiti da lui , pialle, seghe, coltelli attrezzi per costruire e riparare le botti del vino , poi con la dismisisone dei molini di Stifone, le grandi mole di pietra diventano strumenti per la forgia e per arrotare , si fonde il ferro per farne piccoli utensili da vendere ai cittadini narnesi, e ai parenti contadini . Siamo intorno agli anni 1940 arriva la seconda guerra e bisogna arrangiarsi . Giovanni diventa  piccolo imprenditore , fa il falegname, il fabbro, ripara ombrelli e piatti , costruisce una piccola  mola in cui di notte macina a mano il grano . tutti i suoi vicini sanno che le sue mani sono d’oro e sanno fare di tutto con capacità, intuizione e velocità. Riparava anche orologi , una volta per scommessa con i suoi amici operai , gli diedero un vecchio orologio a molla tutto rotto ed arruginito e gli dissero che scommettevano una cena per tutti , che lui non sarebbe riuscito in un mese ad accomodarlo. Divenne la sua piccola sfida, e dopo il lavoro a casa ricostruendo da solo i pezzi mancanti, alla fine del mese tornò in fabbrica con l’orologio perfettamente funzionante , vincendo la scommessa fra lo stupore dei suoi compagni.   Anche il risparmio energetico per lui non era  un segreto, ha sempre la casa calda e d’estate ha sempre l’acqua calda. Con strumenti semplici , un tubo nero attorciogliato , diventa un pannello solare che fornisce acqua calda per la doccia, due bidoni riciclati e messi uno dentro l’altro , riempiti di quella segatura e trucioli che i falegnami buttano , diventano per magia una stufa a pallet diremo noi , ma buttava un caldo incredibile nelle fredde giornate d’inverno . Giovanni, mio  nonno , un uomo che si è ingegnato per tutta la vita a fare cose che gli altri non sapevano fare , che mi ha insegnato che con impegno e costanza tutto è possibile. Grazie al suo esempio decisi che anche io sarei potuto diventare ingegnere. Nonno Giovanni manco nel 1978,  appena in tempo per avere  l’orgoglio di avere un nipote ingegnere e per insegnarmi cosa vuol dire amare il proprio lavoro  .    

NARNI NELLA STORIA / LA FAMIGLIA CESI E IL SUO LEGAME CON LA CITTÀ

NARNI - Grande è l'importanza che ha avuto la famiglia Cesi a Narni ed i luoghi che ricordano tale casata in questa città. In particolare partendo dal palazzo del comune di Narni , dove ben quattro lapidi ricordano altrettanti Cardinali Cesi, come benemeriti della città. Che dire poi del duomo di Narni che ospita l'urna del Senatore Pietro Cesi, e delle chiese e monasteri cari alla famiglia, come Santa Croce, dove dimorò Firmina Cesi e la famiglia chiamò Antonio da Sangallo il Giovane per la sua ristrutturazione, a Santa Margherita e Sant'Agostino dove sono presenti stemmi dei Cesi e degli Eroli e la famosa Madonna della Cintola di Michelangelo Braidi, per passare poi ai palazzi ed ai luoghi dei Cardoli che videro Franceschina Cardoli divenire madre di Ben due Cardinali, avuti dal suo matrimonio con Angelo Cesi. Senza trascurare poi i dintorni di Narni come Taizzano, con l'Abbazzia di Sant'Angelo in Massa e la chiesa parrocchiale, i luoghi di Romolo Cesi, vescovo Narnese che poi ospiterà suo nipote Federico Cesi il Linceo. Ma anche la chiesa della Quercia a Narni dove il grande quadro di Michelangelo Braidi, ci ricorda i forti legami di parentela stabilitisi tra i Cesi e la famiglia Eroli.
 
Altri dettagli per i collegamenti tra la Famiglia Cesi ed il territorio di Narni sono i seguenti. Nel palazzo più importante di Narni fanno bella mostra di sé ben 4 lapidi dedicate ai cardinali Cesi, il palazzo Municipale vuole così ricordare il suo forte legame con la famiglia Cesi. I cardinali Cesi furono: Cardinale Paolo Emilio CESI (1481-1537), Cardinale Federico Cesi(1500 - 1565), Cardinale Pierdonato Cesi Seniore (1522-1586), Cardinale Bartolomeo Cesi(1566 - 1621) e Pierdonato Cesi Juniore cardinale (1583-1656). Inoltre ebbe grande importanza anche Pietro Cesi, nato nel 1422 da Antonio CHITANI di CESI e da Angela TERNIBILI, può essere considerato il vero capostipite della famiglia CESI. Egli seguì gli studi in Alviano e in Roma, distinguendosi per le sue alte doti di ingegno. Fu avvocato concistoriale assai famoso, Podestà in Perugia e Senatore in Roma. Pietro Cesi ha il suo monumento sepolcrale nel Duomo di Narni. E viene ricordato anche da Gabriele D'Annunzio, che nel 1904, dedicò dei versi a Narni ne "Le città del silenzio" dicendo:
 
"Narni, qual dorme in Santo Giovenale su l'arca il senatore Pietro Cesi, tal dormi tu su' massi tuoi scoscesi intorno al tuo Palagio comunale".
 
Vanno poi ricordate le Donne Cesi ed in particolare Franceschina Cardoli sposa di Angelo Cesi(1450-1528), figlio del senatore Pietro Cesi. Franceschina madre di due Cardinali CESI, Paolo Emilio (1481-1537) e Federico Cesi (1500 -1565), discendente del Gattamelata essendo nipote di Erasmo da Narni e figlia di Antonia Gattamelata, che aveva sposato Lancellotto Cardoli di Lucantonio Cardoli. Questa importante discendente delle più note famiglie Narnesi del tempo avrà a Roma un importante sepolcro nella chiesa di Santa Maria della Pace, in Roma. La cappella Cesi fu progettata da Antonio da Sangallo il Giovane, ed ha una deliziosa decorazione rinascimentale sull'arcata esterna, opera di Simone Mosca, e due piccoli affreschi, la Creazione di Eva ed il Peccato originale di Rosso Fiorentino del 1524. Altre donne importanti sono quelle che diverranno monache, lasciando grandi tracce nelle chiese di Narni, come Firmina Cesi (1497-1567). Fermina Badessa nelle chiese di Santa Croce Narni (ora Cantine Ruffo) figlia di Franceschina Cardoli e sorella dei due cardinali Cesi. Alcune notizie della bontà e santi costumi di essa Suor Fermina sono che, passata che fu Francescina Cardoli sua Madre sali' altra vita ncll' anno 1518 alli 22 di Giugno si vesti monaca al monastero di S. Croce di Narni per mano di Bartolomeo Cesi suo zio Vescovo di essa città, e con essa entrarono per educazione nel medesimo monastero Brigida sua sorella di età di dodici anni e Claudia sua nipote figlia di Niccolo altra sua sorella moglie di Onofrio Santacroce. Dopo il sacco dei Lanzi del 1527 la chiesa doveva essere ricostruita e a tale fine fu chiamato il grande architetto Antonio da Sangallo il Giovane, il progetto fu solo in parte realizzato a causa della morte dell'architetto nell'anno 1546.
 
Il personaggio di maggior spicco della famiglia Cesi è Federico Cesi (1585-1630)fondatore della Accademia dei Lincei , che frequenta molto la città di Narni. La famiglia di Federico era spesso ospite a S.Angelo perché nei trasferimenti fra Roma ed Acquasparta faceva spesso sosta alla Badia. Infatti l'abbazia era a metà strada ed il trasferimento da Roma ad Acquasparta richiedeva due giorni di carrozza. L'abbazia in quel periodo era tenuta da Romolo Cesi zio di Federico il Linceo e donna Olimpia Orsini insieme ai figli chiamavano Romolo lo zio Monsignore. Federico Cesi prese come base l'abbazia per i suoi incontri con gli amici Lincei e dal 1607 data della morte dello zio Romolo, curò con maggiore attenzione tali possedimenti, e prese a base per le sue escursioni naturalistiche l'abbazia. Inoltre uno dei suoi più cari amici e maestri Ecchio dimorò a lungo nell'abbazia e quando si ammalò, si vuole che trascorse gli ultimi anni della sua vita proprio a Sant'Angelo in Massa nei pressi di Taizzano.
 
In questi giorni si è tenuto a Cesi un convegno sulla Famiglia Cesi Dal convegno è scaturita anche l'idea di creare un circuito tra i territori di Cesi e Narni con collegamenti ad Acquasparta Todi e Roma, per creare un circuito turistico vistuoso, che ricordi la famiglia Cesi in tutto il suo splendore.
 
Vedi anche il sito : http://www.narnia.it/cesi.htm 


NARNI NELLA STORIA / SAN BERNARDINO DA SIENA PASSA IN CITTA'

NARNI - Molte sono le tracce di questo santo a Narni , la sua opera è importante allo Speco Francescano di Sant’Urbano,che fu da lui restaurato nella prima metà del 1400. Dal chiostro si entra nel quattrocentesco Refettorio di San Bernardino, dove si conservano le antiche tavole e un lavello in pietra. Al piano superiore sono situate le celle del Convento di San Bernardino; fondato dal predicatore francescano per accogliere i novizi dell'ordine, ospitò, oltre allo stesso Bernardino, il beato Giovanni Bonvisi da Lucca e il beato Pietro da Rieti. Inoltre in molti edifici di Narni è presente il simobolo IHS con il sole a dodici punte, circa quaranta di tali immagini per ora, da me censite,  nella città .  

San Bernardino da Siena (1380-1444) nel 1417 fu nominato Vicario della provincia di Toscana e si trasferì a Fiesole, dando un forte impulso alla riforma in atto nell’Ordine Francescano. Contemporaneamente iniziò la sua straordinaria predicazione per le città italiane, dove si verificava un grande afflusso di fedeli che faceva riempire le piazze; tutta la cittadinanza partecipava con le autorità in testa, e i fedeli affluivano anche dai paesi vicini per ascoltarlo. Dal 1417 iniziò a Genova la sua prodigiosa predicazione apostolica, allargandola dopo i primi strepitosi successi, a tutta l’Italia del Nord e del Centro.

A Milano espose per la prima volta alla venerazione dei fedeli, la tavoletta con il trigramma; da Venezia a Belluno, a Ferrara, girando sempre a piedi, e per tutta la sua Toscana, dove ritornava spesso, predicò incessantemente; nel 1427 tenne nella sua Siena un ciclo di sermoni che ci sono pervenuti grazie alla fedele trascrizione di un ascoltatore, che li annotava a modo suo con velocità, senza perdere nemmeno una parola.Bernardino predica contro l’usura, e gli alti tassi di interesse chiesti dagli ebrei, le sue prediche porteranno poi Bernardino da Feltre a fondare i monti di pietà, che saranno voluti  dai francescani che anche a Narni creeranno con il cardinale Berardo Eroli il primo monte di pietà nel palazzo comunale. 

 Riformatore dell’Ordine Francescano,Bernardino, che fin dal 1421 era Vicario dei Frati Osservanti di Toscana e Umbria, nel 1438 venne nominato dal Ministro Generale dell’Ordine Francescano, Vicario Generale di tutti i conventi dell’Osservanza in Italia. Nella sua opera di riforma, portò il numero dei conventi da 20 a 200; proibì ai frati analfabeti o poco istruiti, di confessare e assolvere i penitenti; istituì nel convento di Monteripido presso Perugia, corsi di teologia scolastica e di diritto canonico; s’impegnò a fare rinascere lo spirito della Regola di s. Francesco, adattandola alle esigenze dei nuovi tempi.Rifiutò per tre volte di essere vescovo di diocesi, che gli furono offerte.

La cappella Eroli nella chiesa di San Francesco, a Narni, detta originariamente cappella di San Bernardino,viene decorata probabilmente dopo il 1461, dal pittore folignate Pier Antonio Mezzastris (1430 - 1506), come si ricontra dalla firma, analizzata da Umberto Gnoli nel 1923, apposta su un gradino dell'affresco riguardante il Sogno di Innocenzo III. Per gli episodi della vita del santo l'autore si è ispirato ai lavori di Benozzo Gozzoli (1420 - 1497) nella chiesa di San Francesco a Montefalco mentre per quelli in cui è protagonista San Bernardino, come l'Incontro con Eugenio IV e il Miracolo della donna risanata, si è rifatto alle ambientazioni dello spoletino Iacopo Vincioli, definito dagli studiosi "espressionista gozzolesco", nella stessa chiesa.

E' evidente, quindi, il tentativo di conciliare la visione dei Conventuali con quella degli Osservanti, di cui era espressione appunto San Bernardino. Gli Eroli avevano indubbiamente la possibilità di reclutare artisti nel bacino folignate e il Mezzastris, seguace del Gozzoli e imparentato con Bartolomeo di Tommaso, è uno di questi. A Firenze nel museo del Bargello,nella sala piu’ importante detta del Donatello , accanto alle opere del grande artista che tutti conoscono , anche per la famosa statua equestre fatta a Padova per il nostro Erasmo da Narni .

Proprio all’ingresso del salone , fa bella mostra di se la statua di San Bernardino da Siena , realizzata dal Vecchietta per la chiesa di San Francesco a Narni e esposta per lungo tempo presso la cappella Eroli. Infatti fu il cardinale Berardo Eroli a commissionarla al Vecchietta , che a Narni realizzò altre opere importanti come la tavola di San Giovenale, la statua di Sant’Antonio Abate , altri busti di san Bernardino , magari grazie anche alla mediazione di qualche potestà Narnese che in quel tempo era a Firenze.La statua di san Bernardino racconta Giovanni Eroli realizzata tra il . 1462 e -63 è in legno policromo e restò per lungo tempo sull’altare della cappella Eroli a Narni , sulla sua base si legge OPUS LAVRENTI PETRI PICTORIS SENENSIS. La statua rappresenta San Bernardino che sostiene un pannello con il monogramma IHS.

La statua è sostenuta da un gruppo di angeli che presumibilmente lo stanno portando in Paradiso dopo la sua morte avvenuta nel 1444.Ci sono vari documenti che certificano la sua presenza nella cappella Eroli , come ad esempio un bolla papale del (1464) in cui il Papa Pio II concede indulgenze a chi visita la cappella, dedicata a San Bernardino da Siena. La statua era documentata ancora nella cappella nel 1659, quando era circondata da immagini o statue ora perdute, di San Louis di Tolosa e di Sant’Antonio da Padova. E’ documentata ancora nel 1747, e successivamente fu porta nella chiesa di San Giuseppe, dove fu documentata nel 1872 e nel 1896. Lo stesso Giovanni Eroli descrive questo con un immagine di un cielo stellato nel suo libro del 1898. Successivamente fu venduta al museo del Bargello a Firenze , dove entra nel 1910. Altre opere legate a San Bernardino sono presenti al museo Eroli ove il nostro Santo è raffigurato anche nella pala del Ghirlandaio, indicando ulteriormente , la particolare devozione della città di Narni a questo Santo. 

Vedi anche il sito : http://www.narnia.it/firenzebargello.htm

Giuseppe Fortunati



NARNI NELLA STORIA / COCCEIO NERVA IMPERATORE ROMANO DI NASCITA NARNESE

NARNI - (redazione) - Il busto che si può ammirare nella piazza Garibaldi di Narni, è stato collocato il giorno 8 Dicembre 2007.  alla presenza del Sindaco di Narni, di rappresentanti della Associazione Vivinarni, e della Fondazione Carit.

L’idea del  Dott. Ing. Giuseppe Fortunati di realizzare una statua dell’Imperatore Cocceio Nerva , da mettere in bella mostra a Narni , è nata nel 2002 nel contesto della valorizzazione del nome " Narnia " ed in seguito della scoperta dei libri delle  " Cronache di Narnia " conosciute in tutto il mondo. Tale idea ha avuto un lungo travaglio ed una tenace opera di  sostegno per la sua realizzazione, e solo dopo un periodo di quasi cinque anni  ha visto la sua effettiva realizzazione.

L’imperatore Cocceio Nerva , nato a Narni, pur avendo regnato per un breve periodo è ben noto a livello mondiale per la sua saggezza e per aver iniziato a Roma nel 96 dopo Cristo , un lungo periodo di stabilità e prosperità per tutto l’Impero Romano.  Quindi essendo universalmente associato il nome di Nerva alla città di Narnia , ed essendo nei secoli ricordato il nome prestigioso di questo nostro imperatore , ci è sembrato giusto proporre con una statua a tutti i cittadini e visitatori della nostra Narni , un monumento adeguato a tanta fama. Per fare questo siamo partiti come Associazione Vivinarni da una ricerca delle fonti storiche ed iconografiche , con l’idea iniziale di realizzare una copia di uno dei molti busti disseminati nei principali musei del mondo .

Tale opera però non è stata di facile attuazione , sia per problemi di scelta del busto da copiare , che per problemi burocratici con i musei che ospitano tale opere. Abbiamo così deciso di coinvolgere artisti locali per realizzare tale opera , che partendo dalle molte raffigurazioni del nostro Imperatore , arrivassero a creare un’opera originale che sintetizzasse le principali caratteristiche fisiche e spirituali del nostro illustre concittadino. L’artista narnese Mario Matticari si è subito mostrato disponibile a realizzare tale opera , partendo dalle molte immagini trovate su internet e sui libri di storia dell'arte, oltre che dalle visite a musei famosi come i Musei Capitolini e di musei Vaticani a Roma e a prestigiosi musei di Firenze.

Questa ricerca ha anche interessato la numismatica che vede numerose effigi dell'imperatore Nerva sulle varie monete coniate durante il suo impero.Partendo da tali immagini si è fatto uno studio approfondito sia sulla personalità che sulla figura dell'imperatore, partendo anche dai particolari , come i vestiti con cui l'imperatore veniva rappresentato e l'analisi dei busti e delle immagini attribuite a Cocceio Nerva. Per la tunica si è poi optato per la tunica imperiale a quella da viaggio, più imponente ed appropriata per la figura del nostro imperatore nato a Narnia. Le fasi operative sono partite con lo studio di vari bozzetti e disegni che sintetizzassero la figura di Cocceio Nerva, per poi realizzare un primo busto in argilla su cui l’artista ha apportato tutte le modifiche del caso , in base alla sua sensibilità ed alla attinenza con la realtà storico oggettiva delle immagini trovate.

Di tale opera è stato poi realizzato da Vivinarni un primo manifesto , utilizzato sia per sensibilizzare l’opinione pubblica , che per la ricerca di eventuali sponsor. Proprio dalla ricerca degli sponsor è nata la reale opportunità di realizzare l’opera in oggetto, infatti dopo vari tentativi di coinvolgere i cittadini narnesi , siamo riusciti Come Associazione Vivinarni a contattare la Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni che dopo vari incontri con i mebri del Direttivo, si è dichiarata disponibile a contribuire alla realizzazione del busto in bronzo di Cocceio Nerva. L’amministrazione Comunale ha contribuito , con la scelta del sito e con la messa in opera del manufatto ,la collocazione è stata scelta in base al fatto che quello era  l’antico accesso della via Flaminia alla Narnia Romana , attraverso il così detto arco Romano , porta di accesso alla Gloriosa Narnia.

Per approfondimenti vedi http://www.narnia.it/nervabusto.htm

NARNI NELLA STORIA / LA CENTRALE E LA LAPIDE SPARITA

NARNI - Purtoppo la lapide che era posta sulla facciata della Centrale, ora non è più visibile e giace a terra celata alla vista di noi narnesi. Su tale lapide erano incise le seguenti parole: “Nella centrale che li vide all’alacre lavoro e all’appello della patria in armi li udì rispondere presente,  resti venerato e perenne in nome degli eroi che morte rapì nel  bacio di una Italia più grande;  Cecchetti Igino  (Narni) classe 1896 Marconi Arturo (Magliano S.)  classe 1898 Orsi Ulderico (Narni) 1899.Anni 1915-1918”.  

L’associazione Narni 360, ed i ragazzi del Liceo Gandhi, con la sezione ANMIG Narni,  auspicano che  si facciano le opportune pressioni presso la società EON proprietaria attuale di detta Lapide , affinchè la riposizioni nella originaria posizione sulla facciata della Centrale di Nera Montoro , oppure in alternativa la renda fruibile alla città di Narni , che potrà costudirla o nel monumento ai Caduti in piazza 4 Novembre o altro luogo che riterrà opportuno .

Si fa presente che tale lapide ora giace a terra in luogo non idoneo e ha cessato il suo ruolo originario , che nel 1927 ad opera dell’artista Narnese Carlo Castellani ricordava opportunamente  i Caduti della prima guerra Mondiale che prestarono la loro opera durante il primo montaggio e la costruzione della centrale  inaugurata il 20 settembre 1915. Questo anche come auspicato dal Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano , che proprio in questo anno ha lanciato una campagna di sensibilizzazione in ricordo della guerra del 1915- 1918 .

La Centrale di Nera Montoro fu costruita tra il 1911 ed il 1915 e poteva derivare dal fiume Nera una media di 66 mc/secondo . Questa prima condotta prelevava l’acqua da prima di Stifone e baipassava cosi’ le vecchie centrali di Stifone e della Morica arrivando a Montoro .Nel 1916 viene ultimata la centrale di Nera Montoro, progettata dalla Società Italiana dei Forni Elettrici (che poi diventerà la società Elettrocarbonium), già nel 1905, per alimentare gli stabilimenti di Narni Scalo. Successivamente però i molti invasi e svasi fatti dai serbatoi costruiti a monte dell’impianto, costrinsero’ la società Selt-Valdarno a richiedere ed ottenere di aumentare la concessione delle acque a 150 mc/secondo per fare questo è stata eseguita una seconda derivazione costruendo una presa e vasca di raccolta , una seconda galleria lunga circa 2900 metri, una nuova vasca di carico e l’installazione di un nuovo gruppo di generazione della portata di 14000 KW .Tale ampliamento della Centrale di Nera Montoro è stato iniziato nel 1941 , sospeso durante la guerra e portato a termine tra il 1949-1950.

Successivamente con la costruzione della centrale di Narni in località Recentino che utilizza le acque del lago artificiale della L’Aia le cose sono state ulteriormente stravolte con ulteriori opere di presa e modifiche della stessa centrale . L’impianto è costituito dalle seguenti opere principali; opera di presa a Recentino , lo sbarramento del fiume Nera viene effettuato a quota 84,10 mediante due paratoie mobili, una di tipo pancacelli della luce di mt.18x4 , l’altra del tipo STONEY a carrelli , sormontata da una ventola automatica della luce di mt. 14x4,5 di altezza, la quale serve da scarico di fondo e di superficie. Le acque derivate con le due prese , unitamente alle acque di scarico dell’impianto di Narni progettato dalla Società Terni, vengono emesse in una grande vasca di raccolta della lunghezza di circa 104m. e della larghezza media di 19,50 m. , collegata con le gallerie di derivazione .

Le gallerie principali di derivazione sono due , funzionanti a leggerissima pressione , con luce libera rispettivamente di 26,60 e 25,50 metri quadri , con pendenza dell’1/1000. La prima costruita nel 1911-1915 , ha una lunghezza di mt. 2907 ha un andamento che segue il percorso del fiume Nera e spesso è anche visibile lungo la strada , la seconda invece è stata costruita nel 1948-1950 , ha una lunghezza di mt. 2916 e si sviluppa all’interno della collina. Nel 1939 dopo la piena del 1937 e la messa fuori servizio delle centrali di Stifone, fu costruito un nuovo impianto che fa capo alla Centrale di Nera Montoro allo scopo di utilizzare le copiose sorgenti della Valca, Molinella , e Stifone ed altre minori che sgorgano nel Nera tra Recentino e la centrale di Montoro. La Centrale di Nera Montoro è stata storicamente importantissima per la prima Guerra mondiale fornendo energia elettrica alle Acciaierie ed alla Fabbrica d’Armi  , e la lapide ai caduti della grande guerra , speriamo possa tornare a testimoniare presto questa parte della nostra storia.

Giuseppe Fortunati 

NARNI NELLA STORIA / 1865, ARRIVANO LA FERROVIA E I PRIMI FOTOGRAFI

NARNI - A Narni proprio nel 1865 veniva inaugurata la nuova tratta ferroviaria che collegava Roma a Terni . Di Tali lavori si era occupato per il tratto Orte Terni il giovane Candido Valli , come responsabile dei lavori ferroviari , che sono ben descritti nel suo libro"Nascita delle ferrovie italiane ed esordi di Roma capitale 1860-1890". Cercando tra le foto del ponte di Augusto mi avevano colpito un paio di esse , tra le immagini fotografiche piu’ antiche che avevo visto.

Va ricordato che siamo agli albori della Fotografia e che in quel periodo principalmente pittori ed artisti stavano iniziando ad usare questa tecnologia che veniva dalla Francia , In Italia nel 1852 viene istituita a Firenze la più antica azienda al mondo nel campo della fotografia: la Fratelli Alinari. Proprio per i lavori del tratto ferroviario descritto , furono utilizzati anche dei fotografi e tra di essi il Ternano Gioacchino Altobelli pittore che a quel tempo avevauna cinquantina di anni ed aveva già lavorato a Narni per realizzare il sipario del Teatro Comunale da poco realizzato nella città.

Siamo nel 1855(il telone rappresenta un episodio guerriero del Gattamelata). La sera del 3 maggio 1856, festa del Patrono, a Narni si aprì il Teatro, con grande concorso di pubblico, fra cui molti forestieri venuti dai paesi vicini ed anche da Roma, come rilevasi dal giornale «L'Eptacordo» di Roma del 4 maggio 1856. Si diede l'Opera «La Traviata» che la censura cambiò con il nome di "Violetta".

Le foto realizzate da Gioacchino Altobelli e Pompeo Molins risalgono al 1865 e furono commissionate loro in qualità di "fotografi ufficiali dell'Accademia Imperiale di Francia e delle opere d'arte della Ferrovia romana" , in quel periodo non era ancora crollato il pilastro centrale del ponte di Augusto , che cadrà a terra a seguito dei lavori effettuati per l’ammodernamento del mulino Eroli che avviene con opere di canalizzazione che alterano il flusso delle acque del Nera nei pressi di tale ponte.

Gioacchino Altobelli (Terni, 1814 – 1878) è stato un fotografo italiano.Trasferitosi a Roma attorno al 1830, Gioacchino Altobelli tra il 1833 e il 1841 studiò da pittore sotto la guida di Tommaso Minardi, che aveva allora studio al Palazzo Colonna in piazza santi Apostoli. A quarant'anni figurava ancora nella categoria dei pittori, nell'Almanacco romano del 1855, come Altobelli Gioacchino, con studio a via Margutta 48.

Tuttavia era già evidente come il mercato della pittura di genere, a Roma, si stesse facendo sempre più avaro; sicché Altobelli verso il 1858 si associò ad un suo amico di origine spagnola anch'egli pittore, Pompeo Molins, che avendo sposato la figlia di Ludovico Fausti, spedizioniere pontificio proprietario di un palazzetto a via di Fontanella Borghese 46, aveva aperto in casa del suocero uno studio fotografico.

Le relazioni presso l'amministrazione papalina del Fausti consentirono ai due di divenire "fotografi ufficiali dell'Accademia Imperiale di Francia e delle opere d'arte della Ferrovia romana" - incarico particolarmente interessante, quest'ultimo, in quanto la ferrovia conosceva, alla fine del regno di Pio IX, un grande sviluppo. La società si sciolse però alla fine del 1865, e Altobelli a quel punto mise su una nuova società denominata "Stabilimento fotografico Altobelli & C", e un proprio studio al 16 della Passeggiata di Ripetta.

Successivamente, compare come direttore del "Premiato Stabilimento Fotografico di Enrico Verzaschi".Si hanno sue notizie fino alla fine del 1878. Le foto che ci hanno lasciato tali artisti sono tra le prime ad immortalare il nostro territorio e ci permettero di poter rivivere un pezzo importante della Narni a cavallo dell’Unità d’Italia. Per approfondimenti sulle immagini del ponte vedere anche il sito francese http://artifexinopere.com/?p=3805

Giuseppe Fortunati 

NARNI NELLA STORIA / IL "MITO" DEL CAPITANO GIULIO VALLI

NARNI - Giulio Valli (1875 - 1949), durante la sua carriera nel periodo della grande guerra 1915-1918 ebbe modo di sperimentare dai dirigibili, o aereomobili agli idrovolanti , con il supporto delle prime portaerei , per idrovolanti , all’uso dei mas e delle motosiluranti.Nato il 20 maggio 1875, Morto il 9 novembre 1949 La sua vita è ben descritta nel libro autobiografico " Tra mare e cielo" vita di un uomo fortunato “, scritto da Giulio Valli nel 1944 e pubblicato nel dicembre 2004 . Valli oltre a seguire la carriera militare nella Regia Marina , fu tra i primi in Italia a vedere le potenzialità della nuova arma aerea, dando grande impulso alla nascita della Aeronautica di Marina  Italiana,inoltre è stato uno dei fondatori della Regia Accademia Aereonautica e ne è stato il primo Comandante nel 1923.

Durante la sua carriera nel periodo della grande guerra 1915-1918, conobbe D’Annunzio , che fu suo subalterno alla base aereo nautica di Sant’Andrea a Venezia con molti gloriosi piloti come Miraglia e Bologna , ebbe frequenti rapporti con il Duca D’Aosta e con il re Vittorio Emanuele, con cui fece anche ascensioni con il dirigibile.     La Scuola Aviazione di Venezia può essere fatta datare dagli ultimi mesi del 1912, quando si cominciarono i lavori all‘Arsenale Militare di Venezia e dove si predisporrà per l’ufficiale collocazione della "Regia Scuola di Aviazione".    Nel 1913 Venezia vede effettuarsi le prime sperimentazioni di volo con "idrovolanti".    il comandante Giulio Valli: era il capo dell'Aviazione marittima dell'Alto Adriatico. Lo troviamo citato più volte in due taccuini del 1917, il CX (dove d'Annunzio ricorda proprio i giorni trascorsi insieme a Miraglia) e il CXI. p.31 ...   il 26 settembre D'Annunzio, incontrando il comandante Giulio Valli, annota: «Giulio Valli mi attende, in motoscafo.  

Togliamo dal "Notturno" di Gabriele D’Annunzio, alcuni versi autobiografici: "Verso mezzanotte arriva il Comandante Giulio Valli. Si siede accanto a me, mi parla del morto(Giuseppe Miraglia). Confessa che aveva domandato alle forze di Miraglia, tutto quel che potevano dare e oltre. Nei primi giorni della guerra, solo, con un apparecchio miserabile, con una vecchia pistola Maser, volava contro il nemico, difendeva Venezia, esplorava Pola. Mi parla della fiducia che l’aviatore aveva in me e di quella che in me stesso m’ispirava. Giuseppe Miraglia due giorni prima gli aveva detto: se proponessi a Gabriele D’Annunzio di volare su Vienna, risponderebbe semplicemente: Andiamo, si siederebbe sul seggiolino e non si volterebbe più indietro."   

Con questi pochi versi che valgono più di un epitaffio, il Vate ricordava l’amico appena morto, il lughese Giuseppe Miraglia, uno dei primi aviatori della Regia Marina e l’unico italiano a cui venne intitolata una ‘portaerei’.    Il 24 maggio del 1915 l’Aviazione di Marina austriaca inizia i bombardamenti su Venezia.    Anno 1918 Nella stessa giornata del 21 agosto e fino al mattino seguente, il direttore dei Servizi Aeronautici capitano di fregata Giulio Valli aveva disposto tre azioni aeree su Pola. Alle ore 16.30 tre apparecchi SIA 9b scortati da una squadriglia di idrovolanti partirono da Venezia per effettuare il bombardamento delle opere militari della base seguendo le consuete norme. Il 24 agosto continuarono i raid aerei su Pola: sette apparecchi sganciarono bombe incendiarie sull’arsenale e manifestini di propaganda. Valli, conobbe il generale Nobile ed anche Cesare Balbo . Ebbe l’onore di fondare la regia Accademia Aeronautica di Livorno che diresse dal 1923 al 1926 . Prosegui poi la sua carriera in Marina diventando Ammiraglio . Per approfondimenti vedere il libro " Tra Mare e Cielo , vita di un uomo fortunato".

Vedi anche   il  sito :  http://www.narnia.it/risorgimento/vvalli.htm

Giuseppe Fortunati

NARNI NELLA STORIA / I MONUMENTI AI CADUTI

NARNI - Molte furono le vittime tra i soldati Narnesi , che morirono durante la prima guerra mondiale del 1915-18, questo fatto ancora oggi è ben visibile in tutte le frazioni e nel centro storico della nostra città.  Negli anni successivi per ricordare degnamente i soldati caduti in battaglia molte lapidi di ogni tipo furono poste a ricordo  di tali luttuosi eventi. I ragazzi e le ragazze delle scuole di Narni negli anni passati hanno censito con scrupolo e amore decine di monumenti ai caduti su tutto il territorio, vincendo vari premi per la qualità dei rilievi effettuati e risultando tra i primi in Umbria per il concorso “ le pietre della memoria “, censimento accurato dei molti monumenti ai caduti presenti nella nostra Regione.

Tra i molti monumenti censiti , particolare  rilevanza hanno  il parco delle Rimembranze  ed  “il Monumento “, struttura imponente posta all’ingresso del paese , per chi entra da porta Ternana. Terminato il 2 ottobre 1927.  All' inaugurazione intervenne il Prefetto di Terni G.B.Marziali, il Podestà, nonché Medaglia d'oro Uff. Elia Rossi Passavanti, il Conte di Manciano, il Comandante del presidio Colonnello Foa, il Reggio commissario per l'Economia Nazionale uff. Assettati, il podestà del comune di Calvi,  uff. Calza Bini, Podestà  d' Amelia, uff. Raybaudi, Segretario politico del Fascio d' Orvieto Comm. Lufrani. Il Monumento è ammirato anche per la sua piccola cappella votiva creata alla base dello stesso, che è parte di un Torrione Trecentesco in pietra peperina. Ideatore del Monumento fu' l'Architetto “Pietro Lombardi”. La forma a proiettile termina all'apice con un Faro, che durante la notte era punto di riferimento per la sottostante vallata.

Al suo interno ed all’esterno, sono riportati i nomi di   molti  caduti narnesi,  vengono ricordati tra gli altri: Giuseppe Senepa, Del Frate Telesporo, Foschi Egidio, Agostini Sabatino, Filipponi Amilcare, Di Pietro Quintilio, Mazzoli Paolo, Montemari Pietro, Posati Amedeo, Stentella Bragio, Proietti Oreste,Riva Amilcare, Pioli Giovanni, Bonifazzi Giuseppe, Mazzanti Romualdo, Piacenti Geremia,Scrizzi,Lorenzo, Crociani Settimio, Mancini Raffaele, Ciculi Severino, Proietti Antonio, Bragone Livio,Luneia Angelo, Bianconi Filippo, Conti Settimio, Francescangeli Italo, Olivi Egisto, Dell'Orso Costantino, Stentella Celestino, Santi Egino, Talocco Ulderico, Giorla Guido, Caldarelli Giovanni,Passoni Domenico, Bellucci Federico, Zerbi Ercole, Petrineschi Pietro, Bernaschi Antonio, Sillani,Antonio, Giovanni Giocondo, Capotosti Cesare, Madolini Aquilio, Capotosti Umberto, Vittore Cesare, Mostocotto Aurelio, Folocco Cesare, Pennacchietti Ciro. Il costruttore di questa opera fu Pietro Lombardi, nato a Roma il 30 luglio 1894, compi gli studi presso l'Istituto Nazionale S. Michele e consegui nel 1920 il diploma di professore di Architettura presso I'Accademia di Belle Arti in Roma, diploma che venne poi equiparato a laurea l'anno successivo, quando fu istituita la relativa Facoltà universitaria.

Tale Architetto resta famoso a Roma per l'inserimento delle sue numerose fontane nei vari Rioni della città.  Nel 1925 gli venne infatti assegnato, con il consenso generale della critica, il 1° premio nel Concorso nazionale per le fontane a Roma, con la « Fontana delle Anfore» al Testaccio, e nel 1927 la Sovrintendenza alle Belle Arti di Roma gli affido l'incarico della progettazione delle fontane per i rioni Monti, Campo Marzio, S. Eustachio, Pigna, Ripa, Trastevere, Borgo Vecchio e Borgo Vaticano e del Quartiere Tiburtino e nel 1928 quelle dei rioni Regola, Ponte, Campitelli e Nomentano, pregevoli esempi di arredi urbani, correttamente ambientati ciascuno nel proprio contesto. Cosi ad esempio a Via Margutta, contrada di artisti, furono i cavalletti dei pittori e i trespoli degli scultori ad ispirarlo e nel rione Trastevere «tabernario », furono i barili e i mastelli, mentre, nella fontanella per il quartiere Tiburtino l'acqua che va a dividersi in cascatelle fra i monti, rammentava la suggestione delle vicine alture tiburtine.

Nel 1926 Pietro Lombardi si aggiudicò anche il Concorso nazionale per il Monumento ai Caduti di Narni. Il monumento fu realizzato con grande cura ed ancora oggi è visibile e ben conservato, speriamo che presto possa essere anche degnamente illuminato, come era nel passato. Ricordiamo anche il professor Castellani che realizzò in pietra i volti delle tre età del soldato ed i fregi che adornano la struttura del monumento , che ancora ci ricorda ogni giorno la nostra storia, insieme alle molte lapidi presenti su tutto il Comune di Narni.

 Per approfondimenti vedere il sito : http://www.narnia.it/risorgimento/monumento.htm

 Giuseppe Fortunati

NARNI NELLA STORIA / LA GRANDE GUERRA: MORELLI E I SIGARI DEL RE

NARNI - Tra le storie tristi raccontate di una guerra lunga e difficile , con grande spargimento di sangue e molti eventi tragici, ci è stata raccontata anche storia divertente ed a lieto fine che ha coinvolto un soldato Narnese che fu premiato per un atto di valore premiato dal Re d’Italia in persona.

Morelli Gabriele mentre era soldato al fronte , fu incaricato di portare delle munizioni con i muli , in prima linea , e mentre svolgeva questo compito su una tortuosa strada di montagna, il suo mulo si imbizzarrì essendo stato accecato dal riflesso degli specchi di una vettura che passava . Il mulo cadde nella scarpata ed il nostro Gabriele dovette faticare molto per andare a riprenderlo , ma riuscì a riportarlo sulla strada.

Dopo poco scese dalla vettura un piccolo signore , che gli si avvicinò e gli disse , che grazie a piccoli gesti come il suo , si poteva vincere la guerra , e per premiarlo si recò alla macchina da cui era sceso , e prese un pacco che regalò al soldato Morelli . Questo lo prese e lo mise sul mulo insieme alle munizioni , ma poi chiese chi fosse quel signore alle altre persone presenti , e con sua grande sorpresa si sentì dire che quello era il Re .

Quando aprì il pacco trovò che era pieno di sigari che portavano sulla fascetta l’immagine del re . Dopo un primo momento di sconforto, considerando anche che lui non fumava , vide che i suoi compagni apprezzavamo molto questi sigari e quindi iniziò a rivenderli.

I suoi affari andarono così bene che dalla vendita dei sigari ricavò una piccola fortuna , circa mille e cinquecento lire , che finita la guerra , quando tornò a casa gli permisero di poter comprare una casa  a Narni. La cosa singolare che la casa apparteneva alla famiglia Senepa , famiglia ben nota a Narni in quel periodo essendo Sindaco di Narni . Tale casa si trova ancora nei pressi di via venti settembre .

Per approfondimenti  vedi  il  sito :  http://www.narnia.it/risorgimento/vmorelli.htm

Giuseppe Fortunati

NARNI NELLA STORIA / IL CAPITANO GIUSEPPE SENEPA MUORE SUL PIAVE

NARNI - Senepa Giuseppe 1894- 1918 Studia ingegneria a Roma poi nel 1915 viene chiamato a Modena come ufficiale di fanteria, viene ferito più volte in battaglia Muore sul fiume Piave a Nervesa sul Montello il 17 giugno 1918. La sua morte in combattimento fu ricordata in un libro pubblicato a Narni in suo ricordo , in cui venivano riportate anche le sue lettere dal fronte .

Nasce il 20 agosto 1894 Madre Cecilia Pescini ,Padre Giovanni Senepa Sindaco di Narni dal 1909 al 1913. Il Capitano Senepa visse per un periodo a Taizzano nella abbazia di Sant'Angelo in Massa dove la sua famiglia aveva acquistato tale struttura. Suo fratello maggiore Pietro, medico ed ufficiale di cavalleria ,  muore a Roma per il calcio di un cavallo nel 1913. La sorella Camilla sposa l’ingegner Antonio Nenè , che morirà sul Piave in combattimento. Il Capitano Senepa, nel 1915 viene chiamato a Modena Come ufficiale di fanteria viene ferito più volte in battaglia : sul Carso il 16 ottobre 1915, a quota 93 di Castelnuovo il 14 novembre 1915, sul monte Cosich 2 maggio 1916 . Promosso Tenente nel 21 reggimento di fanteria 5 compagnia Brigata Cremona 2 corpo d’armata della III armata. Muore sul fiume Piave a Nervesa sul Montiello il 17 giugno 1918.

Molto interessanti i suoi appunti di guerra e le lettere alla famiglia , riportate in un libro date alle stampe subito dopo la sua morte. In tali lettere  si rivivono momenti di guerra e spostamenti sui vari fronti di battaglia. Si riportano anche  i vari momenti difficili, come le ferite in combattimento e le convalescenze in vari ospedali , ma anche i sentimenti e le lunghe giornate di attesa in trincea  e le molte sofferenze sopportate con eroico  spirito.  La città di Narni rimase molto colpita dalla morte di questo suo figlio a cui tributo funerali imponenti. Molti furono i caduti Narnesi  durante la prima guerra mondiale e molte famiglie furono colpite da lutti e perdita dei propri cari.  Molte ancora le lapidi e le testimonianze di tali eventi , che trovarono la loro espressione in monumenti e lapidi ai caduti Narnesi in tutte le frazioni del territorio Narnese.

Per approfondimenti  vedi  il libro delle lettere del Capitano Senepa ed il sito :  http://www.narnia.it/risorgimento/vsenepa.htm

Giuseppe Fortunati

NARNI NELLA STORIA / LA TRAGEDIA DELLA GRANDE GUERRA

NARNI - Narni come il resto d’Italia e  dell’Europa, nel 1914 vide divampare la grande Guerra , e dopo un anno di attesa,  l’Italia nel 1915 entrò in guerra. La mia generazione ricorda ancora dai racconti dei Nonni quella tragica esperienza, che fu vissuta dalle famiglie narnesi, in modo impreparato ed inadeguato. Migliaia di giovani narnesi, da tutto il contado vennero strappati dalla loro terra e proiettati nelle regioni alpine, per combattere  sulle montagne,  in un modo imprevisto e contro i montanari Austriaci, che da subito si erano appostati sulle cime piu’ alte dominando dall’alto l’esercito italiano.

Il treno e le tradotte portavano i soldati verso questa tragica avventura, mi raccontavano i miei nonni che la banda alla stazione e le feste per le partenze , nascondevano poi tragici anni di sofferenze in trincea. Il mio nonno paterno di nome Giuseppe faceva il barbiere e si ritrovò al fronte come caporale di una batteria di artiglieria leggera, con un cannone  trasportato da cavalli. Fu ferito in combattimento e restò sofferente per molti anni,  per poi morire prima che io nascessi.

Mio nonno materno, di nome Giovanni, sopravvisse alla guerra e resto al fronte solo un anno, sugli altopiani di Asiago, dopo i primi mesi di combattimenti in prima linea, riuscì a passare nelle retrovie, grazie alla sua abilità di cuoco, che con pochi mezzi, riusciva a rendere appetibile il rancio dei soldati. Appena tornato a Narni dalla campagna dove viveva, si trasferì a Narni ed entrò nella fabbrica di Nera Montoro e mi raccontava il duro lavoro  con turni da dodici ore , e le lunghe camminate passando per porta Pietra , che doveva fare per andare e poi tornare dal lavoro.            

La prima guerra mondiale, per i contemporanei la grande guerra, è la denominazione che venne data al più grande conflitto mai combattuto fino ad allora; questi cominciò il 28 luglio 1914 con la dichiarazione di guerra dell'Austria alla Serbia in seguito dell'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando il 28 giugno 1914 per concludersi oltre quattro anni dopo, l'11 novembre 1918. Il conflitto coinvolse le maggiori potenze mondiali di allora, divise in due blocchi contrapposti; gli Imperi centrali (Germania, Austria-Ungheria, Impero ottomano e Bulgaria) contro le potenze Alleate rappresentate principalmente da Francia, Gran Bretagna, Impero russo e Italia. Oltre 70 milioni di uomini furono mobilitati in quella che divenne in breve tempo il più vasto conflitto della storia, che causò oltre 9 milioni di vittime tra i soldati e circa 7 milioni di vittime civili dovute non solo agli effetti diretti delle operazioni di guerra, ma anche alla carestia e alle malattie concomitanti il conflitto.

Militarmente il conflitto si aprì con l'invasione austro-ungarica della Serbia, e parallelamente, con una fulminea avanzata tedesca in Belgio, Lussemburgo e nel nord della Francia, giungendo a 40 chilometri da Parigi. In poche settimane il gioco di alleanze formatosi negli ultimi decenni dell'ottocento tra gli stati europei comportò l'entrata nel conflitto degli stati dell'Intesa e delle rispettive colonie. Negli anni successivi la guerra raggiunse una scala mondiale, con la partecipazione di molte altre nazioni, fra cui l'Impero ottomano, l'Italia, la Romania, gli Stati Uniti e la Grecia, aprendo così altri fronti di combattimento.

Al fronte, fin dal settembre 1914, l'esercito tedesco fu però bloccato dai francesi sulla Marna il che vanificherà le speranze tedesche di una guerra breve e vittoriosa. A quel punto la guerra sul fronte occidentale si trasformò in una lenta e sanguinosa guerra di posizione, dove, al costo di milioni di morti, il numero degli uomini impiegati e le nuove tecnologie messe in campo dagli Alleati ebbero la meglio sulla superiore organizzazione militare della Germania.

Sanguinoso fu allo stesso modo l'altro fronte principale della guerra, il fronte orientale, combattuto dagli Imperi centrali contro l'esercito russo. Anche in questo caso la guerra di movimento, così magistralmente attuata dall'esercito tedesco nelle battaglie di Tannenberg e dei laghi Masuri, si trasformò in una guerra di posizione in grado di mietere milioni di vite. Determinante per l'esito finale del conflitto mondiale fu, al penultimo anno di guerra, l'ingresso degli Stati Uniti d'America e di diverse altre nazioni che, pur non entrando militarmente a pieno regime nel conflitto, grazie agli aiuti economici dispensati agli Alleati, si schierarono contro gli Imperi Centrali facendo pendere definitivamente l'ago della bilancia già dapprima favorevole agli Alleati.

La guerra si concluse l'11 novembre 1918, quando la Germania, ultima degli Imperi centrali a deporre le armi, firmò l'armistizio con le forze nemiche. Alla fine del conflitto, i maggiori imperi esistenti al mondo - Impero tedesco, austro-ungarico, e ottomano  - cessarono di esistere, e da questi nacquero diversi stati che ridisegnarono completamente la geografia dell'Europa. Oltre 8 milioni di morti in totale,   solo gli italiani 650mila   austriaci e tedeschi piu’ di tre milioni, 1,7 milioni di russi, 1,3 milioni di francesi circa 1 milione di inglesi, senza poi contare i mutilati e gli invalidi e quelli che morirono in seguito per le ferite riportate .Narni ebbe un centinaio di caduti e oltre cinquecento feriti e mutilati in battaglia.

 Giuseppe Fortunati

NARNI NELLA STORIA / LE CENTRALI ELETTRICHE DI NETTI DANNO ENERGIA ALLA GUERRA MONDIALE

NARNI - Aldo Netti con le centrali sperimentali di Stifone apre la strada per le grandi centrali industriali per la produzione di energia elettrica  e dal 1892 al 1915 tutti vogliono la propria centrale idroelettrica e nascono decine di piccole centrali  tra Narni e Terni , prima per illuminare i comuni, poi per fornire energia alle industrie . In poco tempo tra Narni e Terni la popolazione cresce vengono maestranze professionali da tutta Europa, crescono le industrie  per fare acciaio , carburo , linoleum, elettrodi, ma principalmente  centrali idroelettriche per poi fare armi .

Mentre a Terni si sfrutta la cascata delle Marmore , e le sue acque  danno ad Aldo Netti  la grande opportunità di costruire la prima centrale per il comune di Spoleto, a Narni parte il grande progetto della Centrale idroelettrica  di Nera Montoro.  Il progetto è grandioso e vede  le città di Narni e Terni  che come sempre si incontrano e scontrano , nella realizzazione di tale opera.  Tutto parte dal mulino di Recentino del marchese Ruffo che verrà sacrificato per realizzare una possente diga , da cui l’acqua del Nera verrà condotta tramite una galleria artificiale a campo Isola , località in cui verrà realizzata la grandiosa centrale di Nera Montoro.

Negli archivi comunali di Narni  si trovano  vari documenti che attestano quanto detto , e altri particolari come la società idroelettrica di Villeneuve , che   realizza uno stabilimento  per la fabbricazione di clorati di soda il quale  andrà in funzione nel 1915.  Nel 1917 la società occupa oltre 400 operai. Ma la vera regina è la centrale idroelettrica di Nera Montoro  che in gran parte andrà ad alimentare le industrie belliche ternane , prima tra tutte la fabbrica d’armi  che nel periodo della grande guerra costruirà oltre due milioni di fucili , baionette , proiettili , armamenti  vari , cannoni  ed insieme alle acciaierie costruiranno navi, corazze ed armamenti di ogni tipo.

Per fondere tutto questo acciaio saranno necessari  anche elettrodi  e tantissima energia elettrica , che solo le nuove grandi centrali potranno fornire. La società dell’Elettrocarbonium  cresce di importanza ed occupa nuove maestranze , le donne con la grande guerra entrano nelle fabbriche per sostituire  i loro uomini che vanno al fronte , inizia a crescere la produzione di energia eletrtica. Nel 1915 la centrale di Nera Montoro entra in funzione . La centrale progettata  intorno al 1906 dopo aver affrontato molti problemi , per aver tolto le acque alle centrali comunali di Narni a Stifone , decreta la chiusura delle piccole centrali di Narni , ma assicura corrente per la illuminazione al Comune di Narni , e la gran parte dell’energia sarà invece utilizzata per scopi bellici .

L’Italia è pronta ed armata per affrontare una delle guerre più sanguinose e cruente della storia, sacrificando decine di milioni di giovani vite che moriranno sul fronte alpino , tra Italia e Austria.  Una guerra che lascerà sui campi di battaglia tantissimi giovani narnesi , che i molti monumenti disseminati sul nostro territorio , ricordano ancora , ma che non basteranno a ricordare gli orrori della guerra, anzi  faranno bella mostra di se per preparare una seconda guerra Mondiale , ancora piu’ nefasta e cattiva , che porterà ancora morte e distruzione nel mondo.

Di piccole e grandi storie della prima guerra mondiale , ci occuperemo in questo anno che per volontà del presidente della Repubblica Italiana , saranno ricordati per il centenario della grande guerra dal 1915 al 2015, sperando e operando al fine di evitare nuovi grandi disastri.

Giuseppe Fortunati


NARNI NELLA STORIA / ALDO NETTI, L’UOMO CHE PORTO’ LA LUCE

NARNI - Tra i personaggi narnesi da ricordare , per avere portato l’energia idroelettrica a Narni e nel centro Italia, permettendo lo sviluppo industriale di molte zone dell’Umbria e del Lazio. Aldobrando Netti nasce a Stifone presso Narni il 1 gennaio 1869, figlio di Pietro Netti, esercente di un piccolo mulino a grano. Compiuti i corsi elementare e tecnico, a 12 anni deve abbandonare le scuole per assoluta mancanza di mezzi; ma non cede all’avversa fortuna, e continua da solo lo studio, dividendolo con il duro e aspro lavoro giornaliero.

Vince una borsa di studio del Comune di Narni di 600 lire, e lascia la casa paterna per frequentare l’Istituto Tecnico di Terni. Nel 1885 vince una terza borsa di studio questa volta della Deputazione Umbra che è ben di 2000 lire e passa all’istituto Superiore Politecnico di Milano, dove si laurea in ingegneria Industriale. Il 10 novembre del 1892, alla presenza del sindaco di Narni, Paolo Eroli, iniziò a funzionare la prima centrale elettrica della zona, (in quel tempo chiamata Officina) capace di erogare una potenza di 60 Kw, l’energia necessaria per accendere 700 lampadine a Narni, che fu così una delle prime città in Italia ad avere la luce elettrica.

Il teatro fu il primo edificio ad essere illuminato, poi il resto della città. Nel 1893 fu aggiunto un nuovo alternatore da 30 kw e le lampade accese raggiunsero le 1200 unità. Nello stesso tempo 1893 fu approvato il progetto dell’Ing. Netti per la costruzione della Diga e la seconda Centrale, detta della Morica. Nel 1894 iniziarono i lavori, ma essendo la sorgente molto attiva, creò non pochi problemi. Alla fine l’ing. Netti riuscì a domare le acque ed ancor oggi ad oltre 100 anni di distanza si possono vedere i lavori fatti in quel tempo attraverso i resti della centrale oggi immersi nell’attuale Diga. Questa nuova centrale, più grande, poteva erogare una potenza di 150 Kw. Fu così in grado di servire altre industrie del circondario ed aumentare il numero nelle lampade della città di Narni.

L’ing. Netti negli anni successivi concorre per gli impianti elettrici di Foligno, Orvieto, Norcia, Spoleto, Fabriano. Nel 1895 esegue a Norcia la conduttura dell’acqua potabile, nel 1896 realizza l’impianto elettrico di Orvieto, nel 1897 con progetto arditissimo per quell’epoca, costruisce l’impianto elettrico di Spoleto. L’anno successivo, nel 1898 riordina e rifà a nuovo l’impianto elettrico di Ronciglione e nel 1899 termina l’impianto elettrico di Spoleto. Nel 1900 mette in funzione l’impianto di Todi e nel 1901 quello di Acquapendente. L’anno dopo, nel 1902, mette in esecuzione l’impianto di Fabriano, ed intraprende i lavori per quello di Viterbo.

A soli 10 anni dalla laurea, questo giovane, privo di mezzi e di aiuti, forte solo della sua volontà, agli ex-compagni laureati con lui nell’anno 1901 e riuniti in un convegno a Milano, può enumerare i suoi lavori che portavano l’energia elettrica nei principali centri del Lazio e dell’Umbria. Nel 1911 si unisce all’Anglo-Romana per costituire la Società Volsina col programma di distribuire energia elettrica a nord di Roma. Nel frattempo viene eletto Consigliere e successivamente Presidente della camera di Commercio dell’Umbria. Nel 1915 progetta e realizza la linea Nera Montoro Chiusi: è la linea a più alto potenziale per quell’epoca esistente nell’italia Centrale. Nel 1919 è nominato cavaliere del lavoro, nel 1921 e 1924 diventa deputato. Nel 1925, il 15 luglio, di ritorno dalla missione governativa di Londra, moriva in Roma, quando stava per far sorgere in Orvieto un grande stabilimento industriale.

Per approfondimenti  vedi  il sito :  http://www.paesnarni.net/i-narnesi-e-lenergia-rinnovabile-storicamente-illuminati/

Giuseppe Fortunati

NARNI NELLA STORIA / GIUSEPPE CHIODI, PIONIERE INDUSTRIALE

chiodi

NARNI – Giuseppe Chiodi propone a Narni per primo la creazione di varie industrie con una dettagliata relazione al consiglio comunale di Narni. Dal 1872 insieme a Pietro Faustini fa eseguire dei sondaggi sui banchi ligniferi di colle dell’oro, che poi gesti e diede in concessione a varie società , fino a vendere le miniere di lignite nel 1885 alla società degli Alti Forni di Terni. Le prime miniere di lignite in Umbria sono attestate nei pressi di Spoleto, a Morgnano e Sant’Angelo in Mercole, a Terni, Colle dell’Oro e Buonacquisto, a Cavallara, sui monti Martani, a Caiperino, nei pressi di Città di Castello e a Galvana, nei pressi di Gubbio. E’ documentata una prima attività di ricerca nel giacimento lignitifero di Colle dell’Oro a far data dal 1872, ad opera di Pietro Faustini di Terni e Giuseppe Chiodi di Narni. Socio della associazione Geologica Italia . Vedi libro Società Geologica Italiana volume 10 anno 1891. Socio 4886 Giuseppe Chiodi .

Il 13 settembre 1887 Chiodi propone al sindaco di Narni Raffaele Stame , una relazione che ha per oggetto “dispositivi per migliorare l’impianto nel nostro territorio di stabilimenti industriali. “ La proposta viene accolta e viene istituita una commissione operativa composta da Candido Valli , Battistelli ing. Augusto, Giuseppe Chiodi,  Pietro Mancinelli Scotti, Eroli Paolo, Bucci Morici Decio. Tale commissione dovrà presentare un progetto operativo con costi e tempi di attuazione. Chiodi propone a Narni due stabilimenti , una conceria di pellami a Narni Scalo e una fabbrica di gomma . Questo insieme al comm. Centurini che operava già a Terni. Queste le parole tratte del testo :

“Intanto che io per Narni mi occupava, dei progetti di impianto di due grandiosi stabilimenti, uno per la fabbricazione  di articoli di cristalleria e vetreria e l’atro di fabbricazioone di veicoli e materiale mobile per uso dell’esercito e delle  ferrovie, venni a sapere che una società industriale si sarebbe costituita a Roma per l’impianto in tale città nei pressi di S. Paolo, per una conceria di cuoio e pellami con i piu’ moderni mezzi e sistemi, mi affrettai a spostare l’attenzione su Narni del commendatore Centurini ed i suoi amici. Voi potete vedere che i miei sforzi sortirono il desiderato effetto , e già tutti scorgiamo con soddisfazione innalzarsi il grandioso stabilimento, al quale tra non molto andrà ad aggiungersi al fianco , un altro per la fabbricazione per la produzione di gomme elastiche, dovuto parimenti alla intelligente iniziativa ed alla operosità dello stesso   commendatore Centurini”.

Nella stessa relazione si propone  di migliorare anche la viabilità interna di Narni e le condizioni igieniche , anche in vista di un aumento della popolazione , richiamata dal lavoro delle industrie. Non sfugge neanche la necessità di avere a disposizione l'energia idraulica e la mobilità necessaria per tali industrie e per questo si propone di realizzarle nella località accanto alla stazione ferroviaria e nei pressi del fiume Nera. Sulla proprietà dei marchesi Patrizi in località chiama la Doga  . Coinvolgendo anche la banca industriale di Roma. Con questo inizia la grande avventura industriale del nostro territorio, che porterà lavoro e benessere per oltre un secolo. Vedi anche CHIODI Giuseppe, Industrie in Narni, Foligno, R. Stab. F. Campitelli,1887. [9] c. - SEZ LOC ed il sito  http://www.narnia.it/risorgimento/chiodi.htm

Giuseppe Fortunati


NARNI NELLA STORIA / IL GEN. TROILI, SINDACO E MILITARE

NARNI - Rinaldo Troili. Un Narnese che percorre la carriera militare , partendo da soldato semplice per divenire Generale del Regio Esercito Italiano e Sindaco di Narni. Un narnese illustre che ben rappresenta la sua epoca, segnando il passaggio del periodo eroico delle grandi imprese di pochi, alla strutturazione dell’esercito Italiano, che con il regno Piemontese , introdusse le leve obbligatorie e la costruzione di un esercito nazionale regolare.  Da ricordare che a Narni, dal 1860 in poi ci fu un presidio militare di una cinquantina di militari, acquartierati nella chiesa   di San Domenico trasformata in caserma. A tale proposito si puo’ trovare una ricca documentazione sui vari lavori, necessari per rendere meno precari gli alloggi dei soldati.   

Sulla casa natale di Rinaldo Troili, situata nell’attuale via Mazzini al numero 4, una lapide in marmo ricorda che in quella casa nacque il 7 Giugno 1838 il valoroso soldato Rinaldo Troili. In realtà le lapidi sono due una all’esterno del palazzo e l’altra al suo interno.Dallo stato di servizio del nostro Generale Narnese troviamo : Sottotenente di fanteria nel 1859 partecipo’ alle campagne del 1859-60-61 e 66 ed a quella del brigantaggio, dove merito’ la medaglia d’argento.

Partecipo’ alla seconda ondata dello sbarco dei Mille in Sicilia. Partecipa poi alla campagna del 1861 e quindi alle battaglie per l'acquisizione del Veneto annesso nel 1866. Molto probabilmente, il nostro combattente prese parte all’azione militare con i volontari di Giuseppe Garibaldi che si erano spinti dal Bresciano in direzione della città di Trento aprendosi la strada il 21 luglio durante la battaglia di Bezzecca, mentre una seconda colonna italiana guidata da Giacomo Medici arrivava, il 25 luglio, in vista delle mura di Trento. Ritroviamo quindi lo stesso generale Giacomo Medici al cui seguito era stato Troili nel 1860 per la seconda ondata dell’impresa dei Mille in Sicilia.

Terminata la fase attiva delle campagne militari Rinaldo Troli , dal 1878 al 1879 insegnò storia militare alla scuola di Guerra e si hanno tracce anche all’archivio storico militare del suo lavoro di archivista. Colonnello nel 1889, comanda poi il 1° poi l’80° fanteria, in P.A. nel 1894, fu poi promosso maggiore generale della riserva. A questo punto Troili essendo in congedo ha più tempo da dedicare alla sua amata Narni e ne diventa Sindaco dal 13.5.1895 al 12.9.1897.

In tale periodo il sindaco Troili, promuove la definitiva introduzione della corrente a luce elettrica per la città di Narni, creando la prima municipalizzata d’Italia con due centrali nei pressi di Stifone che illuminano la città ed il Teatro Comunale, grazie alla infaticabile opera di progettazione dell’ingegner Aldobrando Netti. Pochi anni dopo nel 1900 Troili morirà ed i suoi concittadini, gli dedicano nel 1901 la seguente lapide con questa iscrizione: Amor di patria integrità di vita, tenacia di propositi meritarono a Rinaldo Troili, semplice soldato nel 1859 il sommo grado di maggiore generale nel 1898. Il popolo di Narni, promotori i reduci delle P.B. (Patrie Battaglie),  con questo marmo addita ai giovani l’illustre e prode concittadino.Luglio 1901.

Per approfondimenti  consultare l’archivio militare di Roma ed il  sito :  http://www.narnia.it/risorgimento/troili.htm

Giuseppe Fortunati

NARNI NELLA STORIA / GIUSEPPE BARILATTI, IL SINDACO-PITTORE

NARNI - Giuseppe Barilatti , figlio di Angelo Bersagliere e combattente con l’esercito piemontese  viene a Narni al seguito di Garibaldi durante la repubblica romana nel 1849. Giuseppe nasce a Narni nel 1857 dal matrimonio di Angelo Barilatti e  Letizia Diofebi. Questo giovane Narnese è  la dimostrazione  della Narni che passa dall’unità d’Italia al nuovo regno Piemontese , divenendo  ai primi del 1900 Sindaco di Narni e mantenendo tale carica  per circa venti anni , fino al 1919 , guidando la città in un periodo di cambiamenti  economici ed industriali e durante la grande guerra mondiale del 1915 1918.

Dalle delibere del comune di Narni nel 1876 giorno 25 Marzo , viene concesso a Angelo Barilatti un sussidio di 15 lire mensili come borsa di studio per il figlio Giuseppe per poter frequentare la scuola di Pittura. Il sussidio viene concesso a partire dal primo gennaio dello stesso anno. Sembra addirittura che Giuseppe studi a Roma con Telemaco Signorini famosissimo Macchiaiolo. Una discendente della famiglia , la signora Anna Stinchelli Francescangeli racconta altri particolari , come il fatto che il pittore fosse molto amico di un altro pittore Narnese , Antonio Mancini , (nato a Roma ma con genitori Narnesi)che viene più volte a Narni a trovare Barilatti.

Tra i lavori piu’ importanti di Barilatti ricordiamo un quadro della facciata della casa di Gattamelata , ora in una collezione privata a Londra. Sono fatti da lui anche i dipinti murali dell’atrio del palazzo Comunale , composti da 17 riquadri contenenti le vedute dei Castelli del territorio Narnese, alternati a Stemmi di famiglie nobili della città ed ai ritratti di 4 personaggi Narnesi ( Conte Domenico Alberti fondatore dell’opera pia omonima, Erasmo Gattamelata, Cocceio Nerva e Galeotto Marzio.

Questi dipinti ampiamente decorati con ghirlande e festoni, vennero realizzati negli anni successivi al 1886 di tali opere si conservano ancora i bozzetti.Molti anche i disegni ancora in possesso dei discendenti della famiglia Barilatti e non completamente studiati. Diviene poi Sindaco di Narni per quasi venti anni dal settembre 1901 al luglio 1902 e poi di seguito fino al 1919 ( tranne una parentesi tra il 1909 ed il 1912). Tra le molte cose fate in questo periodo si ricorda in particolare l’allargamento di via Garibaldi , facendo spostare a sue spese la facciata del palazzo che attualmente ospita i negozi della famiglia Di Fino. Nel 1904 segue anche i lavori di stabilità del teatro comunale di Narni costruito nel 1856. Muore a Narni il 11 maggio 1926. Vedi anche "scriviamo un libro" ed il sito internet  http://www.narnia.it/risorgimento/barilatti.htm

Giuseppe Fortunati

NARNI NELLA STORIA / CANDIDO VALLI, PIONIERE DEGLI IMPRENDITORI

NARNI - Candido Valli è fulgido esempio di imprenditore, che si fece da solo, nel periodo del Regno d’Italia.  Nato a Narni nel 1835, nel 1859 inizia la sua attività di costruttore ferroviario , partecipando alla realizzazione del tratto ferroviario  Orte-Terni, ed in particolare la tratta da San Liberato  a Narni , ponendo  il suo quartier generale prima a San Liberato e poi a Stifone. Con l’arrivo della Ferrovia a Narni, si porranno le basi per lo sviluppo economico ed industriale di tutto il territorio.

 Questo periodo è ben descritto nel suo diario di memorie pubblicato nel 2009 nel libro  “Nascita delle ferrovie italiane ed esordi di Roma Capitale 1860-1890”. Divertenti gli aneddoti , che vedono la costruzione della ferrovia , a cavallo del passaggio di potere tra Stato Pontificio e Regno d’Italia. Il primo aneddoto è quello del prete di san Liberato che diventa “Canneggiatore”  per la ferrovia , e deve lavorare tra gli scherzi pesanti degli operai che lo caricano come un mulo di apparecchiture e lavori di ogni genere, e per colmo della ironia, dileggiano la sua perpetua facendogli credere che il cannocchiale la possa mostrare con le gambe all’insu’ , cosa che avveniva semplicemente a causa delle inversioni di immagine di  un cannocchiale per misurazioni.  

Questo ed altro è riportato nel diario di Candido , che ci racconta anche lavori a Stifone e dei rischi dell’uso delle mine nella Ferrovia, come ben descritto nella esplosione  del 1861 della polveriera a Stifone , facendoci anche vedere come i Francesi erano tra i dirigenti della costruzione della ferrovia, con la vivace descrizione del responsabile del magazzino degli esposivi e sua moglie , che faceva anche la vivandiera e l’ostessa per gli ingegneri e gli operai della ferrovia.

Proprio nella piccola locanda di Stifone che era vicino alla polveriera , i lavoratori nel prelevare la polvere da sparo e le micce per accendere le mine, avevano creato un pericoloso strato di polvere che passava proprio nei locali di Stifone, che in una notte del 1861 fecero esplodere mezzo paese con decine di morti , che furono poi ammassati nella chiesa del paese . Anche in questo caso la descrizione da tragica diventa scherzosa nella figura  del prete che non vuole accogliere in chiesa i feriti ed i morti  , e che poi rifiuta il piccolo omaggio di alcuni gomitoli di refe , che poi si riveleranno contenere un ricco tesoro in monete d’oro .

La vita di Candido Valli continua con un susseguirsi di successi nella realizzazione di molte tratte ferroviarie in tutta Italia , prima tra Taranto e Reggio Calabria , superando molti ostacoli e arricchendosi con lavori che rifiutati da altri per la loro scomodità, si rivelarono poi molto convenienti  grazie allo spirito di adattamento ed alle capacità del nostro imprenditore.  Nel 1869  Candido si sposta in Sicilia dove prende in appalto un tratto della Palermo Messina e viene scortato per i pagamenti degli operai niente di meno che dal Generale Masi, comandante dei cacciatori del Tevere  e che in Sicilia protegge e scorta i trasferimenti in denaro della impresa di Candido, difendendola dai Banditi , con la scorta dei picciotti garibaldini.

Ma la fortuna di Candido  arriva con il 1870 quando Roma diventa capitale d’Italia ed il nostro imprenditore a Roma compra terreni paludosi, ma ricchi di argilla per fare mattoni, con le tecniche acquisite nelle costruzioni ferroviarie e che faranno la fortuna della famiglia Valli , che comprerà addrittura le proprietà dei Pricipi Borghese  e di altri ricchi possidenti romani, che visto il cadere dello stato pontificio, vendono a poche lire grandi possedimenti terrieri ai margini di Roma , permettendo a Candido di costruire un grande palazzo sui terreni acquistati  a piazzale Flaminio .

Con i mattoni della famiglia Valli fu costruita buona parte della Roma del 1870 del nuovo Regno d’Italia, sviluppando tutta la parte monumentale di piazza del Popolo facendo il palazzo Ruffo,ricostruendo i palazzi gemelli della stazione Termini, fornendo mattoni per la Camera e dil Senato . Nel 1873 a Narni è fondata la nuova Cassa di risparmio, che vedrà Candido tra i soci fondatori e tra i primi Presidenti , segnando lo sviluppo del nostro territorio con nuove risorse economiche e una propensione all’impresa che permetterà anche a giovani come Aldo Netti di sviluppare le proprie attività nel settore idroelettrico prima a Narni e poi ad  Orvieto. 

Candido si ritira a Narni ed a Montiello fonda una tenuta agricola con annesso mulino, che prenderà vari premi per la produzione di Olio di oliva tanto da valere a Candido il titolo di Cavaliere del lavoro Data di nomina 19 novembre 1905 Brevetto n. 218 Settore: Agricoltura. Candido muore nel 1912, ma lascia una famiglia di valenti giovani che faranno carriera in vari settori da Giannetto che diventerà Sindaco di Roma a Giulio Generale di cielo e di mare Ammiraglio della regia Marina , a Luigi  poeta e letterato amico di Pascoli a cui è dedicata la nostra scuola media e Mario comandante in Cina nel 1900 del contingente italiano a Tien Sing, Candido Muore a Narni nel 1912.

Per approfondimenti vedere anche i libri della famiglia Valli ed il sito internet http://www.narnia.it/valli%20candido.html

Giuseppe Fortunati

NARNI NELLA STORIA / I GARIBALDINI: SALVATORE CALVINO DALLA SICILIA A NARNI

NARNI - Nato a Trapani il 25 dicembre 1820 da Giuseppe, eminente giurista, e da Angela Lombardo, muore a Roma il 22 settembre 1883. Garibaldino ed uno dei Mille nel 1860. Vive l'estate a Narni tra il 1877 ed il 1883, compera e ristruttura l'ex convento dei Cappuccini vecchi, oggi in località  Selvantica. Il convento era stato fondato dopo il sacco dei Lanzi nel 1537, voluto dal Cardinale Scotti e finanziato dalla famiglia Geremia; viene abbandonato per diversi anni tra il 1600 ed il 1700, quando i frati si spostano a Cappuccini nuovi , poi tornano in numero di 12 e restano fino al 1860 . Non lasciano nulla di interessante, né come opere d'arte né come arredi.

Salvatore Calvino, siciliano, partecipa ai moti del ‘48 come protagonista ed è poi esule a Genova , organizza la partenza dei Mille, è figura di spicco in molte occasioni accanto a Garibaldi, che lo vorrebbe dittatore della Sicilia. Fu eletto deputato per la Sicilia per la sinistra nel collegio di Monreale dal 1861 al 1871. Nel 1870 compera a Narni il convento dei Cappuccini Vecchi , dopo averlo ripreso da un primo acquirente, lo ristruttura e lo utilizza per la villeggiatura con sua moglie Francesca Fongi , che alla sua morte, resterà più' stabilmente a Narni, dove vivrà per circa 40 anni , conoscendo i Valli. Il figlio Giuseppe Calvino (1875-1933) diventa ufficiale di marina e va in Cina per i moti del 1900 conoscendo Mario Valli anche lui ufficiale, comandante del contingente italiano a Tien Sing, Nel periodo della rivolta dei Boxer, scrive il libro " Gli avvenimenti in Cina nel 1900" . Conosce anche il Martinori .

Salvatore Calvino, laureatosi in giurisprudenza presso l'Università di Palermo, partecipò attivamente ai moti insurrezionali del 1848, contribuendo, sotto la guida di Enrico Fardella, alla liberazione della città di Trapani.

Successivamente si recò a Messina per unirsi al generale Ribotti, che tentava la liberazione della Calabria. Fatto prigioniero dalle truppe borboniche, subì per oltre un anno il carcere di S.Elmo e, successivamente, fu costretto all'esilio a Genova. Dopo la dichiarazione di guerra all'Austria nel 1859 chiese ed ottenne di far parte del corpo di volontari "Cacciatori della Magra". Dopo l'armistizio di Villafranca sostenne la necessità che il corpo dei volontari non venisse sciolto e diventasse il primo nucleo di un esercito nazionale rivoluzionario per la liberazione e la unificazione dell'Italia.

In questo periodo ebbero inizio i suoi rapporti con Garibaldi, destinati a diventare nel tempo sempre più stretti e solidali, al punto che durante la spedizione dei Mille il Calvino fece parte dello Stato Maggiore del Generale e, dopo la conquista di Palermo, fu incaricato insieme al Crispi di trattare la resa con i Borboni. Nominato Segretario di Stato per la Guerra nel Governo provvisorio siciliano costituito sotto la presidenza di un altro illustre trapanese, il marchese di Torre Arsa, il Calvino si oppose all'annessione immediata della Sicilia al Regno di Piemonte, conformemente alle sue idee ed alle sue aspirazioni che postulavano la creazione di uno Stato unitario, formato su un piano di parità da tutti i vecchi Stati della penisola.

Dopo il plebiscito che sancì l'annessione al Regno di Piemonte, il Calvino fu eletto deputato al Parlamento Nazionale, in seno al quale si fece tutore degli interessi delle popolazioni siciliane e dei diritti dei garibaldini. Il provvedimento di scioglimento dell'esercito dei volontari provocò in lui grande amarezza, che, tuttavia, non gli impedì di compiere quanto era in suo potere per calmare lo sdegno dei suoi vecchi compagni di lotta. La sua azione non fu gradita al Governo Centrale, che addirittura lo fece arrestare come cospiratore. Riconosciuta la sua innocenza, a seguito di accesi dibattiti parlamentari, il Calvino fu reintegrato nel suo rango di parlamentare, che mantenne fino al 1870, salvo la parentesi della terza guerra di indipendenza, alla quale partecipò ancora a fianco di Garibaldi, nel corpo dei volontari.

Dopo la presa di Roma decise di ritirarsi dalla politica. Insieme a Nino Bixio fondò una impresa di importazioni ed esportazioni con l'Oriente. Ma il suo disegno non ebbe pratica attuazione sia per la sopraggiunta morte del Bixio, sia per la sua scarsa capacità imprenditoriale. La lunga esperienza di parlamentare favorì il suo ingresso nell'amministrazione dello stato; egli ricoperse le cariche di Ispettore statale degli Istituti Tecnici, di Provveditore agli Studi, di Commissario al Comune di Genova, di Segretario al Consiglio di Stato, ed, infine, di Consigliere di Stato. Morì il 22 settembre 1883.

A lui fu dedicato  a Trapani L'Istituto Tecnico  che cominciò la sua attività nel 1870 su due sezioni : " Agrimensura" e "Commercio e amministrazione"; mentre due anni dopo fu istituita la sezione "Fisico-matematica". Con R.D. 31/08/1887, n. 5006, l'Istituto, che nel 1883 era stato intitolato a Salvatore Calvino, fu statalizzato. Nel periodo dal 1901 al 1912 esso visse una particolare intensa esperienza didattica, tendente ad una strutturazione flessibile del prodotto culturale in stretta correlazione alle esigenze del mercato del lavoro. A Calvino sono stati dedicati anche alcuni francobolli ed annulli filatelici , nel 2010, in occasione dei centonovanta anni dalla sua nascita. Altre informazioni su http://www.narnia.it/risorgimento/calvino.htm

 Giuseppe Fortunati

NARNI NELLA STORIA / CATERINA FRANCESCHI FERRUCCI E LA SUA CULTURA EUROPEA

NARNI - Amica di Leopardi, Manzoni, Carducci,  Gioberti, Cavour,prima donna ad entrare nell’Accademia della Crusca , si occupa della Educazione delle donne dirige a Genova il primo istituto Femminile. Nasce a Narni il 26 Gennaio 1803, il padre è il Dott. Antonio Franceschi, romagnolo, di origine borghese e di ideologia liberale. La madre è Maria dei Conti Spada di Cesi. Narni e’ sotto lo stato pontificio, ma questo matrimonio testimonia gli influssi della rivoluzione Francese. Il padre , Antonio Franceschi aveva avuto, durante il periodo della Repubblica Romana (1799) incarichi politici di rilievo: era stato Prefetto Consolare di Spoleto e Ministro dell'Interno dal 22 Nevoso al 20 Messidoro 1799.

Nel 1808, nello stesso anno in cui Napoleone decreta l'annessione delle Marche al Regno d'Italia, Antonio Franceschi è nominato medico condotto ad Osimo ed è qui che si trasferisce con la famiglia. Quando Caterina aveva 5 anni, fu ferita da un suo compagno, durante il gioco, all'occhio destro che andò perduto e l'altro, a causa di un'infiammazione, rimase spento per 5 anni. La famiglia Franceschi vive ad Osimo fino al 1823 Ad Osimo. Nel 1823 si trasferisce a Macerata. A quell'epoca Caterina , doveva essere già un'esperta latinista, se Leopardi, nello scrivere ad un amico comune di Macerata, Puccinatti, dice: "Salutatemi tanto la Franceschi a mio nome, ditele che io la stimo e l'onoro già da qualche tempo, che la conosco di riputazione". I1 26 Settembre 1827, Caterina Franceschi sposa a Macerata, Michele Ferrucci latinista dotto, professore presso la Biblioteca di Bologna.

Caterina si trasferisce a Bologna, dove fu accolta con molto calore. Qui incontra il Leopardi, durante il suo soggiorno bolognese dal 30 aprile al 9Maggio 1930. A Bologna i coniugi Ferrucci prendono parte, attraverso manifestazioni di carattere intellettuale, al moto rivoluzionario del 1831, sostenendo le tendenze nazionali unitarie dei gruppi più progressisti. Ma le conseguenze dell'adesione alla rivoluzione del '31 non si fecero attendere. Il Prof. Michele fu sospeso dal suo incarico di Sostituto alla Cattedra di Arte Oratoria e Poetica Latina e Italiana all'Università. Così, con la moglie e il piccolo Antonio, nato nel 1929, si trasferì fuori dai territori dello Stato Pontificio e dall'Italia, a Ginevra dove aveva ottenuto la Cattedra di Eloquenza Latina, dietro raccomandazione di Camillo Benso Conte di Cavour .

A Ginevra i Ferrucci si adoperarono in tutti i modi di cui erano capaci per difendere il prestigio della cultura italiana. Il Prof. Michele teneva corsi in lingua latina e Caterina liberi corsi universitari in lingua francese sulla nostra letteratura. Il testo della lezione su Lo stato attuale della poesia in Italia con la quale la Ferrucci inaugurò il corso nel 1838. Alla fine del 1844 i Ferrucci tornarono in Italia, a Pisa, nel Granducato di Toscana, in un clima di riforme, dove Caterina visse il suo periodo eroico. Leopardi le aveva suggerito "emuli le donne delle altre nazioni". Nel 1844 Gioberti pubblica Il primato civile e morale degli italiani. Opera che infiammò l'anima di Caterina Ferrucci anche perché in essa trovava la interpretazione filosofica delle proprie teorie spirituali, culturali e, in parte, politiche. Nel 1847 la Ferrucci dette alle stampe, a Torino " Della educazione morale della donna Italiana " scritto nel 1844. Nell'aprile del 1850 fu invitata a Genova da un Comitato di Nobildonne che la chiama a dirigere un Istituto Femminile di Educazione che avevano in animo di fondare.

L'idea di chiamare la Ferrucci fu suggerita loro da Terenzio Mamiani che vedeva nella pedagogia "italiana" della Ferrucci il mezzo idoneo a dar vita ad una istituzione statale che provvedesse all'educazione della donna. L'Istituto fu aperto il 15 Novembre 1850 con 24 allieve, ma nell'Ottobre 1951 la fondatrice rinunciò irrevocabilmente all'incarico per le difficoltà incontrate: la impreparazione delle maestre e i dissapori con le nobildonne genovesi. Nel 1861 il figlio Antonio le affidava, per confortarla, la educazione di uno dei suoi bambini, Filippo di 4 anni e questo la rianimò sensibilmente. In questo stesso anno riprende a scrivere versi che furono pubblicamente lodati da G. Carducci. Il 13 Giugno 1871 la Accademia della Crusca la eleggeva Membro Corrispondente. Era la prima volta che una donna veniva chiamata a farne parte.

In questo stesso periodo ebbe visite frequenti di Alessandro Manzoni che si dichiarò pubblicamente suo estimatore. Il 28 Febbraio 1887 Caterina Ferrucci moriva, a Firenze, dopo aver trascorso gli ultimi anni sempre più gravata dal male, in volontaria solitudine. Volle funerali umilissimi. Sulla sua lapide queste parole: Donna per ingegno e virtù rara in ogni tempo - Quasi unica nel nostro. Riposa nella cappella privata di una villetta, a San Martino alla Palma, presso Firenze. A Narni in via San Giuseppe fu posta una lapide il 28 Febbraio 1890 per il terzo anniversario della sua morte, ed una via porta il suo nome.

Per approfondimenti vedi   http://www.narnia.it/caterina_cronologia.htm

Giuseppe Fortunati



NARNI NELLA STORIA / I NARNESI CHE COMBATTERO CON GARIBALDI
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NARNI - Mentre i piemontesi entravano a Narni , i mille combattevano in Sicilia , e Regno di Napoli , per i Narnesi al seguito di Garibaldi resta famoso  Latini Eleazzaro caduto in combatimento a Ponti della Valle il 1 ottobre 1860. Garibaldi doveva combattere la battaglia sul fiume Volturno nei pressi di Gaeta, per difendersi dalla avanzata dell'esercito Napoletano che voleva riprendere Napoli . 20 mila garibaldini lottarono contro 50 mila Napoletani . Negli scontri a Ponti della Valle morì eroicamente anche il narnese Latini Eleazzaro., e partecipò alla battaglia anche  Giuseppe Cardoli .

Dopo lo sbarco dei mille a Marsala, 11 Maggio 1860 , 14 narnesi, tra cui il nostro Eleazzaro, corsero a Genova ad arruolarsi nel corpo di spedizione, comandato dal Generale Giacomo Medici che sbarcò in Sicilia il 9 giugno 1860 . Garibaldi con le vittorie di Calatafimi , di Palermo , di Milazzo di Messina e di Reggio e con la gloriosa marcia nella Calabria, con il trionfale ingresso a Napoli, aveva costretto Francesco II a richiudersi nel forte di Gaeta, e al suo esercito di ripiegare sul Volturno ove, il 1° ottobre avvenne l’epica battaglia che determinò la disfatta dei borbonici.

Dopo l’incontro di Teano tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II , Garibaldi non si arrese e proprio nella zona Tra Narni e Terni pose la sua base operativa per completare la sua impresa della presa di Roma. In quel periodo la nostra zona era vicino al confine tra lo stato pontificio ed il nuovo regno d’Italia. Garibaldi aveva il supporto di vari personaggi locali come Froscianti di Collescipoli , Faustini di Terni , Valli Filippo di Narni e con essi organizzo varie azioni . Giovanni Froscianti, era uno spiritaccio imparentato col demonio.

Fu con Garibaldi in tutte le battaglie a partire dal 1848, fino al 1867; poi visse con lui a Caprera dove fece il segretario in alternanza con Basso. Morì nell'85 a 74 anni. Nel palazzo Comunale di Collescipoli oltre ad una lapide è conservato,in un locale accanto alla sala consiliare  il beccaccino, una piccola imbarcazione usata da Giuseppe Garibaldi a Caprera. Faustini Pietro nato a  Terni il 21-11-1825 , m, 31-I-1892 . Fece le campagne del '48 e '49. Di lui scrisse Garibaldi che " aveva preso parte attivissima come volontario a tutte le guerre combattute per la patria indipendenza dal 1848 in poi "; e che " sebbene non fosse effettivamente nominato ufficiale, giacchè mai ne dimostrò il desiderio, pure per la di lui ammirabile abnegazione e il disinteressato patriottismo lo si teneva in molto conto: e prova, ne sia che lo si volle dal Triumvirato distinguere, affidandogli sempre delicate ed importanti missioni, fra le quali la non indifferente di dirigere nel 1849 le fortificazioni di Roma, e dal Governo nazionale di reclutare volontari nella provincia umbra".

Dopo la caduta della Repubblica, tornò a Terni a cospirare, e la sua casa, convegno di tutti i liberali' concittadini, divenne sede del Comitato d'arruolamento tutte le volte che si organizzarono schiere di valorosi per le battaglie dell'indipendenza. Nel, giugno del '67 invitato da alcuni imprudenti a "nome del Comitato Centrale d'insurrezione* e ingannato da false notizie d'una imminente sollevazione dei Romani, radunò in un suo fondo a Pescecotto 105 volontarì e con essi mosse verso il confine alla volta di Roma.

Ma sui monti della Fara l'esercito regolare li sorprese, costringendoli a sciogliersi e, in parte, arrestandoli. A Narni il grande evento di quel periodo era dato dall’arrivo della Ferrovia Firenze Roma. Il tratto Narnese fu affidato alla direzione di Candido Valli e fu terminato nel 1865. Un intero libro è dedicato a tale evento. Mentre Filippo Valli fu tra i primi Sindaci di Narni,  Filippo Valli che fu sindaco dal 19-12-1865 al 6-5-1873. Filippo Valli lo troviamo presente a Narni come referente delle associazioni segrete mazziniane , in molti scritti , a partire dal 1848 quando fa parte della guardia civica di Narni .

Cita il Martinori nelle sua Cronistoria , che la guardia civica era composta di due compagnie di 118 uomini ciascuna . La prima compagnia era comandata dal Capitano, conte Giuseppe Catucci , tenenti Luigi Roy e Stefano Terrenzi Epifani , sottotenenti Cesare Signorini e Giovanni Senepa , sergente maggiore Giuseppe Troili e foriere Filippo Valli. Un paio di episodi segnarono le azioni di Garibaldi per conquistare Roma ed entrambi partirono dalla nostra terra il primo fu il tentativo dei Fratelli Cairoli , Pietro Faustini riunirà oltre cento volontari nel suo podere al Vocabolo Pescecotto e ospiterà Enrico Cairoli e i 75 che partiranno per immolarsi a Villa Glori.

Tentando una insurrezione popolare a Roma che si concluse con l’uccisione degli insorti. Ma A Narni una seconda azione vien ricordata con una lapide ai caduti nella nostra piazza Garibaldi è la battaglia di Mentana che vedrà cadere sul campo diversi  Narnesi. Dalla lapide si legge che essi furono  : Montelibretti 13 ottobre 1867 Angelucci Romolo, Belli Placido, Del Pozzo , Flavioni Luigi, Latini Ercole, Magari Domenico ,Magari Luigi Mei Francesco, Pastaccini Domenico. In particolare ,  Ercole Latini partecipo’ nel 1867 al tentativo di conquistare Roma con le truppe garibaldine.

Dal dattiloscritto del Generale Ubaldi , elaborato in occasione del 100 anni da Roma capitale d’Italia , nel 1970 racconta tale evento: All’appello di Garibaldi " o Roma o Morte", Narni rispose alla chiamata con dedizione ed entusiasmo. Accorsero i veterani, accorsero i giovani e tutti con un fardelletto sulle spalle alle ore una antimeridiane del 3 ottobre 1867 si presentarono alla cappelletta di santa Lucia ove li attendeva il concittadino capitano Adamo Ficarelli , valoroso veterano di tutte le battaglie.Alla conta risultarono in 75 che vennero divisi in tre plotoni al comando di Francesco Cardoli , Romolo Cardoli e Ercole Latini, l’impresa si concluse tragicamente a Montelibretti.

Infine anche la presa di Roma del 1870 partì dal nostro territorio , ma non vedrà i Garibaldini protagonisti, ma i bersaglieri dell’esercito Piemontese , tra cui ci saranno dei Narnesi acquisiti come i Barilatti,  Barilatti Angelo (1823-1902) ed il figlio Giuseppe (1857-1926). Barilatti Giuseppe , di fede repubblicana diviene poi Sindaco di Narni per quasi venti anni dal settembre 1901 al luglio 1902 e poi di seguito fino al 1919. Tra le molte cose fatte in questo periodo si ricorda in particolare l’allargamento di via Garibaldi , facendo spostare a sue spese la facciata del palazzo che attualmente ospita i negozi della famiglia Di Fino.  

In tale periodo nascono anche società di Mutuo soccorso ed assistenza ai lavoratori ed ai reduci delle varie campagne , tutte di radice Repubblicana e Mazziniana, I Repubblicani  con l’unità d’Italia, non videro realizzato il loro ideale , ma dovettero passare all’opposizione della  Monarchica e poi ancora all’opposizione del governo Fascista, la Repubblica Italiana, si realizzera solo dopo la seconda guerra mondiale .

Per approfondimenti vedi  ,  http://www.narnia.it/risorgimento/rismontelibretti1867.htm

Giuseppe Fortunati

NARNI NELLA STORIA / DALLO STATO PONTIFICIO AL REGNO D'ITALIA: I CAMBIAMENTI DEL SECONDO '800

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NARNI - Con la nomina, avvenuta il 12 settembre 1860, del "Commissario generale straordinario nelle Provincie dell'Umbria" nella persona del marchese Gioacchino Napoleone Pepoli, il governo piemontese poneva termine alle varie "Giunte provvisorie" sorte nei giorni precedenti in varie ex delegazioni pontificie ed avviava concretamente la fusione dell'Umbria con l'ingrandito Regno di Sardegna. Ben nota e ben più pubblicizzata è la risposta del Cavour: "La soppressione dei conventi dell'Umbria non ci veniva suggerita da un sentimento di pretofobia [...] bensì come operazione necessaria al risorgimento di quella Provincia. Come mai potrà essa camminare nelle vie del progresso se deve sottostare al peso di diecimila frati?"

 Conseguenze per Narni.Nel 1861 a seguito del "Decreto Pepoli", Vengono ceduti allo stato ed a privati anche molti conventi e monasteri come ad esempio:

Convento dei Cappuccini Vecchi, Convento dei Cappuccini Nuovi, Monastero di santa Restituta,Monastero di San Bernardo,Convento di San Domenico,Monastero di santa Margherita,Convento di Sant'Agostino,Convento dei Padri Scolopi,Convento delle Grazie,la Rocca, Monastero di Santa Croce, Madonna del Piano .Vennero aboliti il santo Uffizio e l'Inquisizione,delle corporazioni religiose furono rispettate solo "i Fatebene fratelli" e gli "Scolopi"  . Il convento di San Girolamo, divenne proprietà comunale.

L’edificio, privato persino del coro, fu acquistato dal conte di Valbranca. Narra il Martinori: "1898. Il conte di Valbranca, che aveva acquistato dal Comune il convento e la chiesa di San Girolamo, si accinse a restaurarlo per renderlo atto ad uso di villeggiatura, dandogli carattere di castello medievale. La pittura che trovatasi in una piccola cappella, situata a ridosso della chiesa ed alla sua destra, fu fatta distaccare e porre in tela ed ora si trova nella sala consigliare del Comune di Narni. E’ una bella e magnifica pittura a fresco del ‘500, la quale ci dà S. Francesco nel momento di ricevere le stimmate con la seguente iscrizione: "Ego enim stigmata Domini Jesu in corpore meo porto MCCCC die XXVIII septem". Vi è chi la attribuisce a Benozzo Bozzoli, chi allo Spagna.

L’Eroli non esita a crederla opera del Mezastris fulignate del quale artista crede possa essere anche "una gentile e molto espressiva dipintura murale", trasportata poi in tela". (E. Martinori, cronistoria Narnese, 1926).Il conte di Valbranca, trasformando la struttura monastica, fece collocare sulla facciata e sulla parete ovest delle finestre provenienti dal castello dei principi di Aquino di Roccasecca; la finestra posta superiormente all’ingresso, si dice fosse appartenuta all’abitazione di San Tommaso d’Aquino, e sarebbe stata la stessa dalla quale il Santo fuggì per ritirarsi in convento.

Con l’arrivo dei piemontesi ed il nuovo Regno d’Italia , anche a Narni iniziano vari processi di cambiamento , in modo particolare nei settori dell’istruzione , con scuole maschili e femminili che vengono inizialmente ospitate in via del Campanile , mentre a Terni partono scuole professionali , come il Regio Istituto Tecnico Industriale , gli ospedali vengono ammodernati e passano sotto il controllo dello stato, iniziano le leve forzate e l’esercito diventa con leve obbligatorie , ed a Narni la chiesa di san Domenico , diventa stabilmente una caserma. Il processo è lento , ma porta anche ad una strutturazione della burocrazia , con nuovi impiegati statali e comunali. A Narni vengono poi gettate le basi per una industrializzazione che prenderà senso compiuto a Narni a partire dal 1887 con le fabbriche dello stabilimento per la concia delle pelli e lo stabilimento per la produzione di gomma, coutchouc e guttaperca con la disponibilità di nuova energia a partire dal 1892 con le centrali di Aldo Netti.

Per  approfondimenti vedi : http://www.narnia.it/risorgimento/pepoli.htm

Giuseppe Fortunati

Narni /Eroli all'epoca dei mazziniani e dei garibaldini

eroli

La partenza della civica

Di Giovanni Eroli  commedia  rappresentata nel nuovo teatro Comunale di Narni nel 1848 . Servì d’introduzione ad una accademia di poesia, fatta in vantaggio della civica Narnese che partiva per la Lombardia . Lo scopo della rappresentazione fu di riconciliare tra loro i partiti nati in città  tra interventisti e  non,  e di far cessare oltraggi e dispute che nascevano tra di essi.  Creando il giusto clima di appoggio , alla partenza dei soldati narnesi per la guerra  d’Indipendenza.

La guardia civica a Narni era composta di due compagnie di 118 uomini ciascuna . Il testo venne riportato nel libro “ alcune prose e versi “ e narra i diverbi  tra alcuni avventori del caffè nella piazza del lago a Narni . La disputa verrà risolta con il contributo di tutti , sia con le armi che con il supporto economico.

La prima guerra di indipendenza italiana, durerà dal 23 marzo al 9 agosto 1848, è un episodio del Risorgimento,  in cui varie città (come Milano, Venezia, Genova) e regioni (come la Sicilia e la Toscana) si ribellarono e si dettero governi propri e una guerra fu condotta dagli stati italiani (ma soprattutto dal Piemonte, interessato a espandersi in Lombardia e Veneto) contro l'Austria. Viene detta 'prima' perché nella storiografia ufficiale e scolastica viene inserita in una serie di conflitti che videro come comun denominatore la partecipazione del Regno di Sardegna (che in seguito diventerà il Regno d'Italia) sempre opposto all'Impero austriaco e che si sarebbe risolta con la Prima guerra mondiale e la fine dell'Austria-Ungheria. Dal punto di vista strettamente militare viene divisa in tre fasi: due campagne militari (una prima da 23 marzo al 9 agosto 1848 e una seconda dal 20 al 24 marzo 1849), separate da un periodo di tregua durato alcuni mesi. Volendo la guerra può esser divisa anche in due parti: una prima fase in cui la guerra è condotta da Regno di Sardegna, Granducato di Toscana, Regno delle Due Sicilie e Stato della Chiesa, seguida da una seconda fase (iniziata nell'Aprile del 1848) in cui ufficialmente gli alleati del Regno di Sardegna (pur mantenendo le loro truppe) lasciano la coalizione. In questa fase del conflitto parteciparono al conflitto, inviando delle truppe, il papa Pio IX, il granduca Leopoldo II di Toscana e il re di Napoli: ai circa 30.000 soldati piemontesi se ne aggiunsero altri 30.000 dal resto del paese: 7.000 pontifici, 7.000 toscani e 16.000 napoletani. Il 30 aprile avvenne la carica dello Squadrone dei Reali Carabinieri di scorta al re Carlo Alberto che aprì la strada alla battaglia di Pastrengo. Il 28 i toscano-napoletani resistettero nella Battaglia di Curtatone e Montanara per diverse ore, permettendo ai piemontesi di riorganizzarsi su posizioni più sicure. Il 30 maggio l'esercito sabaudo infine respinse la controffensiva austriaca nella battaglia di Goito e lo stesso giorno si arrese la fortezza austriaca di Peschiera. Quel giorno Carlo Alberto venne acclamato dalle sue truppe "Re d'Italia".  Uscita dal conflitto dell'esercito pontificio e dell'esercito borbonico, Nel frattempo, Pio IX aveva pronunciato la famosa allocuzione al concistoro del 29 aprile, in cui si sconfessava l'azione del suo esercito, inizialmente penetrato in Veneto, su Padova e Vicenza, a copertura della città-fortezza di Venezia in rivolta. Il cambio di posizione fu causato dall'impossibilita' politica di combattere una grande potenza cattolica quale era l'Austria col rischio di un possibile scisma dei cattolici austriaci. Il ritiro dell'appoggio alla guerra contro l'Austria innescherà una crisi politica romana che porterà' il 24 novembre alla fuga del Papa a Gaeta e conseguentemente alla proclamazione della Repubblica Romana. I narnesi inviati ebbero la fortuna di non entrare nel conflitto vero e proprio a causa di quanto sopra citato.  Il testo completo dell’opera teatrale è disponibile presso la biblioteca comunale nella citata opera dell’Eroli.  Vedi anche il sito : http://www.narnia.it/eroligiovanni.htm

Giuseppe Fortunati

NARNI / LA STORIA: ARRIVANO I PIEMONTESI

NARNI - Arrivano i piemontesi a Narni 23 settembre 1860. Il 1860 è l’anno decisivo per l’unità d’Italia infatti mentre Garibaldi con lo sbarco dei Mille in Sicilia conquista l’Italia meridionale, i piemontesi  con l’esercito  guidato dal generale Fanti, passano per le Marche e sbaragliano  a Castel Fidardo , nei pressi di Ancona, l’esercito Pontificio. Nello stesso periodo l’Umbria e le Marche furono prese tra due fuochi,  da una parte l’esercito piemontese che comandato dal Generale Brignone , avanzò velocemente trovando solo qualche resistenza a Spoleto , per poi fermarsi a Terni.

Dall’altra i Cacciatori del Tevere comandati dal Generale Masi ,garibaldino già distintosi nel 1849 alla difesa della Repubblica romana, che avanzava lungo il Tevere , passando da Orvieto e Viterbo , per marciare verso Civita Castellana e Roma.  Ma Cavour che comandava le operazioni ed aveva preso accordo con i francesi , per non attaccare Roma , fece fermare le truppe garibaldine del Generale Masi che da Civita Castellana dovette ripiegare verso l’Umbria. Narni viene occupata dall’esercito Piemontese il 23 Settembre 1860, e da quel momento entra a far parte del Regno d’Italia. Questo è quanto scrive il tenente Colonnello Pasi Raffaele , al generale Brignone. 

A tenore degli ordini ricevuti da V. S. , sono partito ieri 22 alla mezzanotte alla volta di Narni , con una colonna di 110 volontari e due compagnie di Granatieri alle ore tre e un quarto di mattina , provvisto di guida, feci occupare silenziosamente le cinque porte della città , e contemporaneamente la Caserma occupata dalla guarnigione, composta da una compagnia di sedentari , la abitazione del comandante la piazza, e il capitano di detta compagnia, il tenente della quale alloggiava in Caserma, le due compagnie dei Granatieri , a seconda delle istruzioni ricevute da V. S. ordinai rimanessero fuori di città , alla distanza di circa un quarto di miglio , dove si trova la chiesa di San Lorenzo.

Avendo in seguito intimato alla Guarnigione di arrendersi , mi fu risposto essere sua intenzione di non opporre resistenza alcuna, e si entrò in trattativa, e dopo alcune difficoltà imposte sul disarmo, si stabilì la convenzione che le accludo. La S.V. potrà osservare che in detta convenzione si trovano parole che possono suonare gravemente agli orecchi di quei Signori Ufficiali, ma nella sostanza non ferivano in nulla verso gli stessi.

Rendo intanto noto a V.S. , che poche sono le munizioni e altre cose militari trovate in questa piazza, essendo stata cura del comando di inviarle a Roma in questi ultimi tempi. Attendo un esatto inventario che penso tenere a Vostra Signoria, appena ricevuto. Devo inoltre informarla che nella rocca di Narni trovansi 413 detenuti tutti per delitti comuni. Da informazioni attinte dalla Commissione Municipale e da altri cittadini onesti, risulta che i tre ufficiali che erano nella piazza di Narni , sono invisi al Paese , e che parrebbe prudenza l’allontanarli prontamente.

Il comandante della piazza Sig. Masini è ritenuto per un …. Soggetto capace di tutto. Il Capitano comandante la compagnia presentasi per una leggera tendenza al male piu’ che la bene. Il Tenente signor Cavalieri pare un imbecille pauroso. I soldati sedentari sono al contrario ben accetti che mi dissero aver avuto sempre a lodarsene , per cui pregato caldamente dalla Commissione Municipale condiscesi a sospendere la loro partenza per Terni come era stabilito dall’articolo 3 della convenzione fino a che avessi conosciuto le intenzioni di V.S. , a questo riguardo come pure la detta Commissione , prega per mezzo mio la S.V. di far restituire le armi alla compagnia … cambiando però gli ufficiali onde continuare come avevano fatto fin qui con lode , il servizio di guardare i detenuti nella Rocca , servizio cui non vuole esimersi . Questo è l'atto di resa firmato dai due Ufficiali   presenti a Narni: Piazza di Narni 22 settembre 1860.

Essendo presentato il sig. tenente Colonnello Pasi Raffaele in forza imponenti intimandone la resa , il signor Capitano Marini Giuseppe comandante la detta piazza, considerando che sarebbe stata insostenibile e inutile la difesa , crede stabile con il suddetto Tenente Colonnello la seguente convenzione. La compagnia sedentari di guarnigione della piazza, consegnerà le armi e le munizioni da guerra ed ogni effetto d’armamento al suddetto tenente Colonnello Pasi Raffaele o chi per lui , conservando però tutto il bagaglio completo. Saranno pure consegnati gli effetti di casermaggio e qualunque altro effetto militare quivi esistente.

La truppa dovrà tutta recarsi a Terni ove sarà libero ciascuno di dichiarare di prendere servizio col nuovo Governo o di voler partire per altro Stato, nel qual caso gli verrà rilasciato il foglio di via , restando stabilito che qualora fosse Roma dovrà tenersi lo stradale della Caserma e ciò fino a nuova disposizione. Considerando che i signori ufficiali sono da più tempo stabiliti a Narni con le loro famiglie, fino a definitiva disposizione del Governo. Fatto e stabilito il presente di questo accordo , le parti contraenti si sono accordate, firmato : signor Capitano Marini Giuseppe    e Tenente Colonnello Pasi Raffaele. Pochi giorni dopo le truppe piemontesi giungono a Teano è il 26 ottobre 1860 l'Italia è unità , ma Roma devrà attendere ancora circa dieci Anni per essere liberata. Si ringrazia L'archivio Storico di Roma per le autorizzazioni concesse, per approfondimenti : http://www.narnia.it/risorgimento/ris1860narni.htm

Giuseppe Fortunati

NARNI / FRANCESCO LAUDADIO, MORTO PER FARE L'ITALIA

NARNI - Francesco Laudadio Narnese nato nel 1810 viene fucilato il 10 Agosto 1849 insieme a Ciceruacchio, muore nelle valli di Comacchio insieme ad  Anita Garibaldi. Ricordiamo alcuni dei personaggi liberali e Mazziniani che combatterono nei moti Risorgimentali per costruire l’Italia Repubblicana  e formarono a Narni le basi della forte tradizione Mazziniana e Garibaldina,  fatta di grandi ideali che durarono per oltre un secolo.

Francesco Laudadio,  nato a Narni nel 1810 , dopo aver frequentato la scuola degli Scolopi , andò a lavorare con il padre che faceva il vetturale. Nel 1840 è a Roma e nel 1843-44 lo troviamo postiglione nel tratto Roma-Civitavecchia-Spoleto. Come racconta il Martinori, il 5 ottobre 1847 passò a Narni , per sostare la notte , il celebre popolano romano Angelo Brunetti detto Ciceruacchio , in compagnia di 4 suoi amici, tra cui il nostro Laudadio, fu festeggiato dai liberali per la sua venuta ed ebbe ospitalità gratuita in casa Sacripante.

Essendo il Cardinale Gabriele Ferretti , segretario di Stato, (cugino di papa Pio IX) venuto a villeggiare dai conti Catucci nella loro villa di Sant’Angelo in Massa, Ciceruacchio si recò colà, il giorno 6 per fargli visita. Laudadio segue a Roma Ciceruacchio e con lui trasporta feriti e rifornimenti durante i combattimenti a difesa della repubblica romana.

Dopo la caduta della repubblica romana nel 1849, Garibaldi e circa 4000 garibaldini , partono da Roma e cercano di andare in soccorso di Venezia . In questa marcia sono inseguiti dai Francesi che vengono da Roma e dagli Austriaci che dal nord bloccano la strada . L'8 luglio Garibaldi è a Terni. Da nord stanno arrivando 20.000 uomini tra austriaci e toscani. Garibaldi si dirige a Orvieto. I francesi abbandonano l'inseguimento. Gli austriaci li sostituiscono. Il 17 luglio è a Cetona in Toscana. Il 23 è ad Arezzo. Supera gli Appennini.

Garibaldi punta a raggiungere l'Adriatico e ad imbarcarsi per raggiungere Venezia dove si combatte ancora contro gli austriaci.Il 30 luglio è a Monte Copiolo, a mille metri di altezza. Sono rimasti solo 1.500 uomini. Raggiunge San Marino dove scioglie i soldati, ormai ridotti a poche centinaia, dall'obbligo di continuare nella lotta. Iniziano le trattative per la resa agli austriaci.Con duecento fedelissimi Garibaldi lascia San Marino. Il 2 agosto si imbarca a Cesenatico diretto a Venezia.Gli austriaci intercettano la flottiglia dei volontari.

Garibaldi ed una trentina di volontari riescono a sfuggire alla cattura e a raggiungere le paludi di Comacchio. Garibaldi rimane con sua moglie Anita e con il tenente Giovan Battista Coliolo. Il 4 agosto raggiungono Chiavica di Mezzo, sull'argine sinistro del Po. A sera, presso le Mandriole, Anita muore per gli stenti e le malattie. Il resto della  compagnia si scioglie per cercare di sfuggire agli austriaci. Purtoppo, però, Saranno tutti catturati e fucilati a Ca' Tiepolo.

Angelo Brunetti detto Ciceruacchio. Abbracciata la causa mazziniana dopo il voltafaccia del pontefice avvenuto con l'allocuzione del 29 aprile 1848, aderì alla Rivoluzione del 1849. Partecipò attivamente ai combattimenti contro l'assediante francese e dopo la caduta della Repubblica Romana, nel luglio dello stesso anno, lasciò Roma con l'intento di raggiungere Venezia, che ancora resisteva agli Austriaci, insieme a Garibaldi e ad alcuni fedelissimi. Attraversati gli Appennini, raggiunse Cesenatico dove, requisiti alcuni bragozzi, si imbarcò.

In prossimità del delta del Po fu intercettato da una vedetta austriaca e costretto con gli altri all'approdo. Ciceruacchio e i suoi compagni chiesero l'aiuto di alcuni abitanti del posto per raggiungere Venezia ma questi li denunciarono alle autorità. Brunetti fu così arrestato dagli Austriaci e fucilato a mezzanotte del 10 agosto 1849, insieme al figlio Lorenzo di tredici anni, al prete Stefano Ramorino, Lorenzo Parodi di Genova, Luigi Bossi di Terni che era in realtà il figlio maggiore di Angelo Brunetti (quindi Luigi Brunetti) che cambiò nome dopo essere stato accusato di essere stato l'esecutore materiale dell'assassinio di Pellegrino Rossi, capo del governo pre-rivoluzionario, Francesco Laudadio di Narni, Paolo Baccigalupi e Gaetano Fraternali (entrambi di Roma).

La tomba di Laudadio  a Roma sul Gianicolo. Alcuni anni dopo le ossa degli otti martiri, tornarono alla luce e su interessamento di Giuseppe Manin vennero sepolti in segreto , nel cimitero di Ca’ Venier dove restarono fino al 1866. Successivamente la Commissione permanente presieduta da Menotti Garibaldi, esumò le povere ossa dei nostri eroi, che vennero trasportate a Roma e solennemente riposte nella "tomba dei difensori della patria" eretta al Gianicolo a poca distanza dal monumento a Garibaldi. A Narni Laudadio viene ricordato con una lapide in piazza Garibaldi , proprio di fronte a quella che ricorda il passaggio a Narni dell’eroe dei due mondi . Per approfondimenti vedi  http://www.narnia.it/risorgimento/laudadio.htm

di Giuseppe Fortunati 

NARNI / I MAZZINIANI E I GARIBALDINI IN CITTA'

NARNI - Narni aveva sperato nelle promesse di Apertura Costituzionale fatte dal Papa e sostenute dalla borgheria e nobiltà terriera . Infatti lo stesso Ciceruacchio e Gioberti sono presenti a Narni in tale periodo nello stesso tempo ci sono però diversi Mazziniani che vedono nella Repubblica la vera svolta per l'Italia. In questo modo Martinori racconta tale periodo: 4 agosto 1847 il delegato della provincia mandò a Narni un avviso che si ordinasse la " Civica " cioè fare i ruoli (liste militari ) essendo tutti i cittadini obbligati ad iscriversi dall’età di 21 anni fino a 61, salvo i braccianti i servi e quelli che facevano mestieri vili, che si dovevano contattare tra la riserva. Il 5 ottobre 1847 passò a Narni , per sostare la notte , il celebre popolano romano Angelo Brunetti detto Ciceruacchio , in compagnia di 4 suoi amici, fu festeggiato dai liberali la sua venuta ed ebbe ospitalità gratuita in casa Sacripante.

Essendo il Cardinale Gabriele Ferretti , segretario di Stato , venuto a villeggiare dai conti Catucci nella loro villa di Sant’Angelo in Massa, Ciceruacchio si recò colà, il giorno 6 per fargli visita. Si Costituisce la guardia civica , composta di due compagnie di 118 uomini ciascuna la prima era comandata dal Conte Catucci  e c'erano anche Troli , Senepa e Filippo Valli. La seconda comandata da Pietro Mancinelli, aveva anche Giovanni Eroli (che poi rinunciò). Gioberti è accolto a Narni presso il ritorante della Campana , che si trovava nell'attuale zona del monumento al Suffraggio, con grandi onori . Sembra che anche il Papa sia aperto a nuove riforme liberali.

Ma le cose presto cambiano e i liberali come Ciceruacchio , stanchi delle vane promesse di riforma e della politica della Chiesa , uccidono Pellegrino Rossi primo ministro del governo Pontificio ( lo stesso figlio di Ciceruacchio è accusato di tale gesto ) il papa fugge a Gaeta dai Francesi . A Roma viene proclamata la repubblica con un Triunvirato Mazzini Armellini e Saffi   . Torna a Narni  l'Albero della Libertà. Vengono eletti nuovi amministratori, i Repubblicani  narnesi si armano e corrono a Roma per difendere la Repubblica Romani , che viene pero’ attaccata dall’esercito Francese. Nel 1849 alla difesa di Roma si distinse Francesco Cardoli di Narni , mentre cadde valorosamente  Vincenzo  Subioli , il cui nome si legge ancora nella lapide bronzea  accando al Campanile nella facciata del duomo.

Alla fine di Giugno 1849 Garibaldi lascia Roma , è la fine della Repubblica romana. Per la città di Narni fu molto importante il periodo tra il 1848 e il 1849 , con il passaggio di Garibaldi e molti patrioti repubblicani , che fuggivano da Roma , per la caduta della Repubblica Romana. Molti venivano dal nord e si fermarono a Narni perchè feriti , come nel caso di Barilatti Angelo , pittore e decoratore è oroginario di Pavia e al seguito di Garibaldini , giunge in Umbria proprio in tale periodo  . Soggiorna prima nella città di Otricoli per riprendersi dalle ferite riportate in combattimento, poi si trasferisce a Narni , dove viene accolto dai mazziniani del luogo .

Altro narnese illustre  che cadde per la patria fu Francesco Laudadio , a cui dedicheremo un ricordo particolare. Anche in questo caso dopo la rivolta di mazziniani e garibaldini avvenne la restaurazione, ma Narni fu una delle ultime città dello stato pontificio a tornare sotto il dominio papale. Una curiosità è  che Garibaldi  fuggendo da Roma ordina di distruggere il ponte medioevale di Narni sul Nera, e visto che l’ordine non viene eseguito dal Gonfaloniere ordina ai suoi uomini di dare fuoco  al ponte, era il 9 Luglio 1849. Per approfondimenti leggere la Cronistoria Narnese del Martinori, ed il sito internet http://www.narnia.it/risorgimento/ris49ciceruacchio.htm

Giuseppe Fortunati


NARNI / ARRIVA LA RIVOLUZIONE FRANCESE

albero

di Giuseppe Fotunati

NARNI - I primi segni di cambiamento per Narni si hanno tra la fine del 1700 e gli inizi del 1800 , Narni era sotto il potere dello Stato Pontificio da diverse centinaia di anni, poi con la rivoluzione Francese , il 7 febbraio 1798 viene a Narni l’esercito del generale Bertier forte di 14 mila uomini . Per  la città  ospitare  tutta quella gente per un paio di giorni fu una spesa enorme ,  furono nominati nuovi governatori , tutte le chiese furono occupate . Alle spese per il vettovagliamento dell’esercito oltre alla cassa comunale, dovettero provvedere tutti i luoghi pii, i monasteri ed i conventi. Accaddero molte violenze sia negli averi , che verso le donne. Le campane di S. Agostino e S. Domenico furono fuse ed il metallo diviso tra i soldati. Le chiese  vennero adibite a stalle per l’esercito. Quando l’esercito  ripartì lasciò un presidio di 50 uomini.

 Venne issato in piazza del lago, l’Albero della Libertà e si fecero grandi feste.  L’albero venne tagliato dal bosco di San Girolamo e dipinto a tre colori bianco rosso e nero e fu rizzato nella piazza del Lago. Sull’albero fu messo il berretto frigio guarnito di alloro. Il giorno seguente fu trovata appesa all’albero la seguente satira: “ Albero senza radiche, Berretto senza testa, Repubblica non resta”. Narni passa sotto la giurisdizione di Spoleto, capoluogo della giurisdizione Centrale. Anche per i nobili narnesi , accadono episodi spiacevoli, oltre ad espropri e tasse , vengono cancellati a colpi di martello gran parte degli stemmi che erano sulle facciate delle case nobiliari. Il nuovo Governo per meglio censire le attività produttive , come Mulini ed altri opifici , creando le premesse per il Catasto Gregoriano.

A partire dalla prima Repubblica Romana 1798-1799 a Narni, viene a vivere,  Antonio Franceschi, medico e uomo politico - era stato ministro della Repubblica romana nel 1798. Franceschi  si sposa  con la contessa Maria Spada di Cesi, e dalla loro unione nasce Caterina Franceschi Ferrucci 1803-1887, che vive a Narni fino al 1808 , per poi divenire famosa per il suo impegno letterario e per la sua fede patriottica, creando anche una delle prime scuole Femminili  a Genova , intorno agli anni 1850.

La satira appesa sull’albero della libertà , aveva visto giusto e dopo poco tempo Il governo dello stato Pontificio , vien ripristinato. Con  il rientro del papa a Roma nel 1800 anche Narni torna sotto il controllo dello stato Pontificio ed il papa Pio VII viene accolto a Narni , durante uno dei suoi viaggi , vengono esplose salve di  cannone della rocca , tra le acclamazioni del popolo festante.

Successivamente tornano  le truppe di Napoleone  dal 1808 al 1813 i francesi  nominano propri governatori chiamati MAIRE , le truppe prendono la chiesa di San Domenico come loro base e caserma e per esercitarsi  riempiono con terrapieni,  gli orti  dei domenicani , formando i giardini di San Bernardo, dove fanno esercitazioni e tirano di scherma. Altri segni del passaggio dei francesi restano sulla facciata del Duomo , ove si narra che gli ufficiali napoleonici , affilassero le loro spade sulle pietre dell’ingresso al battistero.

Il 26 Maggio 1814 c’è la restaurazione pontificia e torna lo stato della chiesa . A Narni intanto si rafforzano i  gruppi legati alla Massoneria ed alla Carboneria. 

 Riepilogo delle date importanti per Narni

 1798 A Narni arriva la Rivoluzione francese

1800 Torna il Papa e lo stato Pontificio

1808-1813 L’esercito Napoleonico torna a Narni

1814 Restaurazione a Narni dei gonfalonieri e dello Stato Pontificio

Per approfondimenti vedere anche la cronistoria Narnese di Martinori ed il sito http://www.narnia.it/risorgimento/risnapoleone.htm

NARNI / LA STORIA POCO NOTA DI FELICIANO CAPITONE

di Giuseppe Fortunati

NARNI - Personaggio Narnese , fortemente legato alla chiesa ed al Convento delle Grazie a Narni , ed all’Ordine dei Padri Serviti,  a cui  si avvicinò  giovanetto, rendersi frate, a soli circa sedici anni di età   vestì l'abito nei servi di Maria di Narni, che tengono fuor di porla romana il cenobio delle Grazie, nato  a Capitone di Narni nel 1511 morto in Capitone, correndo la notte del sette gennaio del 1577 Vescovo di Avignone nel 1566 lotta  contro le eresie  degli Ugonotti.

Dopo il periodo di studi a Narni presso il convento delle Grazie,  abbiamo notizie di lui nel maggio 1542 quando,  fu eletto "in publicum religionis scribam". Nel maggio 1545 fu nominato "baccalaureus conventus" nello Studio del convento di Padova. Per incarico del Bonucci, allora a Trento in attesa dell'apertura del concilio, il Capitone  si recò alla fine di ottobre 1545 a Ferrara per restituire alla Congregazione dell'Osservanza il convento di S. Maria della Consolazione. Eletto il 22 aprile del 1547 "baccalaureus conventus" di Bologna venne nominato nel giugno dello stesso anno vicario provinciale nella provincia del Patrimonio e gli venne assegnato il  titolo di "magister".

Nel capitolo della provincia del Patrimonio tenutosi a Foligno il 15 giugno 1547 ebbe anche la carica di reggente dello Studio del convento di Perugia. Fu nominato il 6 luglio 1553, da Giulio III, visitatore generale dell'Ordine. Eletto procuratore generale nel capitolo generale tenutosi a Verona nel 1560, lo ritroviamo alla fine del suo mandato (20 maggio 1564) nel convento di S. Marcello in Roma  con l'ufficio di teologo del cardinale Alessandro Farnese, protettore dell'Ordine. Nello stesso periodo ,fu nominato professore di teologia alla Sapienza di Roma. Il 3 apr. 1566 Pio V gli affidò l'arcivescovado di Avignone, vacante per la rinuncia del card. Alessandro Farnese. Nella bolla si parla dello "zelo religioso", della "limpidezza di vita" e dei "buoni costumi" del Capitone.

Nominato, arcivescovo, non aveva denari "per far passar le Bolle dell'arcivescovato d'Avignone". Per questo si rivolse ai Priori della città di Narni, chiedendo un prestito di 1.000 scudi. Avendone ricevuti soltanto 200, non poté pagare la tassa che si trascinò per più di un anno. Egli dovette pertanto inchinarsi a chiedere "un dono gratuito" al capitolo di Avignone. Dei 200 scudi si trova ancora notizia nelle Riformanze di Narni all'indomani della sua morte, segno che non li aveva rifusi o non era stato in grado di restituirli. Sui redditi dell'arcivescovado di Avignone gravava infatti una pensione annua di 2.000 scudi d'oro in favore del cardinal Farnese, suo protettore.

Il 21 giugno 1567 il C. proibì l'esercizio della "nuova religione pretenduta riformata". In seguito ad un breve di Pio V, dell'agosto 1569, visitò le chiese della città e del Contado Venassino. Il 27 sett. 1572 partì per l'Italia e, stando all'Itinerario di Tiburzio Scosta, marito di una nipote del C. che l'accompagnò nel viaggio, ritornò ad Avignone il 29 luglio del 1572 (una copia de l'Itinerario è riportata in Viri illustres). Dopo quest'epoca altri tre anni e quattro mesi bastò a codesta sede; perchè, passato il giugno  del 1576, lo punse nuovo desìo di riveder l'Italia, la sua patria e i parenti, fra le braccia e le lacrime de'quali, morì nell'età di circa 61 anni , esalò tranquillamente lo spirito in Capitone, correndo la notte dei sette gennaio del 1577; e venne deposta la sua spoglia nella chiesa parrocchiale di s. Andrea.

Una curiosità riporta dall’Eroli  è che nel nostro convento delle Grazie si conserva il ritratto di monsignore dipinto in tela da buona mano, e parse tolto dall'originale. Noi abbiamo fatto disegnar questo a preferenza di altri due che si vedono nel convento di san Marcello in Roma, uno dipinto nel chiostro, e l'altro nella libreria, mentre quello del convento delle Grazie è più recente. Per approfondimenti vedi Enciclopedia tre cani , e la miscellanea di Giovanni Eroli  oltre al sito   http://www.narnia.it/capitonefeliciano.htm

 NARNI / LA STORIA DEI DUE CARDINALI SACRIPANTE

NARNI - Molte le opere a Narni di questi illustri personaggi , che con la fabbrica della lana e il culto della Beata Lucia , rilanciarono la nostra città, molte le loro opere che cercheremo di illustrare brevemente. Il Cardinale Giuseppe Sacripante Nato a Narni nel 1642 muore a Roma nel 1727, fu valente giurista di grande ingegno e di grandi virtù; fu onorato della stima e dalla fiducia dei sommi Pontefici che ressero la chiesa della seconda metà del '600 e gli affidarono importanti uffizi, chiamandolo a far parte anche di diverse Congregazioni.
 
Fu illustre benefattore della città di Narni e delle sue istituzioni . Istituì un ospizio per i giovani , affidandolo ai padri Scolopi , e uno per le ragazze affidandolo alle Maestre Pie Venerini. Patrocinò il culto della Beata Lucia e fece costruire nella Cattedrale la ricca cappella a Lei dedicata. Si adoperò per i restauri della Cattedrale e della chiesa di San Domenico, contribuendo generosamente a tali spese . restaurò il monastero di San Bernardo e l'abazia di San Cassiano .
 
Mori' nel 1727 , a Roma e fu sepolto nella Cappella di San Giuseppe in S. Ignazio che egli stesso aveva fatto costruire. Laureato in lettere ed in legge, fu uditore di Rota e referendario della Segnatura Apostolica: ebbe anche un canonicato al capitolo di San Giovanni in Laterano. Nel concistoro del 12 dicembre 1695, papa Innocenzo XII lo creò cardinale prete con il titolo di Santa Maria in Traspontina (in seguito, assunse il titolo di Santa Prassede e poi quello di San Lorenzo in Lucina).
 
Fu prefetto delle Sacre Congregazioni del Concilio (1696-1700) e di Propaganda Fide (1704-1727); tra il 1705 ed 1706 fu anche Camerlengo del Sacro Collegio Cardinalizio. Altre curiosità sono che nel 1724 divenne auditore con segreto del Santo Ufficio fu anche responsabile della scuola di arabo a Malta e Roma. Cave di Ferro a Narni le cave di ferro dalle quali veniva estratto il minerale che serviva, nel secolo passato (1700), ad alimentare la ferriera di Stifone (Narni), furono legate alle opere del Cardinale , come dimostra una lettera scritta nel 1709 dai priori di Narni al Cardinale Sacripante, in cui sono ricordate le nostre cave di ferro.
 
La lettera insieme ad altri documenti di storia narnese, fu pubblicata nel 1720 dal Bocciarelli pei tipi degli eredi Corbelletti di Narni. Vedere anche la relazione dell'Utec di Andrea Scatolini . La Chiesa dove è seppellito il cardinale è quella di Sant'Ignazio di Loyola a Campo Marzio (in latino S. Ignatii de Loyola in Campo Martio) è una chiesa di Roma, costruita nel 1626 e dedicata a Sant'Ignazio di Loyola, il fondatore della Compagnia di Gesù, che era stato appena canonizzato.
 
È la chiesa dell'adiacente Collegio Romano. Responsabile dell'opera era il cardinale Ludovico Ludovisi. Il progetto è di Carlo Maderno, che aveva rielaborato una serie di disegni di Domenichino, e Orazio Grassi, un gesuita architetto e astronomo famoso per essere stato avversario di Galileo Galilei. La chiesa è molto nota per i trompe l'œil di Andrea Pozzo (1685). 
 
Cardinale Carlo Sacripante, nipote del cardinale Giuseppe Sacripante. Ebbe vari incarichi nella curia romana , fù valente giurista. Nel 1754 incoronò l'immagine della Madonna del Ponte a Narni . Fu benemerito della città di Narni come lo zio, tanto è vero che nel 1740 sulla facciata del Municipio, fu eretto un ricordo marmoreo in suo onore. Fu tra i papabili al conclave dal quale uscì papa il cardinale Lambertini. Fu sepolto a Narni nella cappella della Beata Lucia in cattedrale.
 
Carlo Maria Sacripante nacque l'11 settembre 1689 da nobile famiglia romana, originaria di Narni. Il padre, che era avvocato concistoriale, ottenne da Clemente XI (1700-21) la nomina a Coauditore per il figlio. In seguito, nel 1718, fu Votante di Segnatura e, tre anni dopo, Chierico di Camera. Durante la sede vacante del 1730, il Sacro Collegio dei Cardinali lo nominò Tesoriere Generale. Il Papa neo eletto, Clemente XII (1730-40), lo confermò nell'incarico fino al 1739, per quasi 10 anni. A quella data fu promosso cardinal diacono di S. Maria in Aquiro e fu ascritto alla Congregazione dei Riti, del Concilio, del Buon Governo e della Sanità e Propaganda.
 
Sotto Benedetto XIV (1740-58) passò all'ordine dei preti con il titolo di S. Anastasia e poi a quello dei vescovi. In seguito gli furono affidati molti, delicati ed importanti incarichi, che egli assolse con bravura. Nel 1756 fu destinato alla chiesa di Frascati, che tenne fino al novembre del 1758, anno della sua morte, avvenuta a Narni. Biasotti-Tomassetti datano la sua permanenza a Frascati dal 1756 al 1759. Nel conclave apertosi dopo la morte di Benedetto XIV, fu in gara per la sede pontificia, ricevendo notevoli suffragi. Per i cardinali Sacripante a Narni si trovano altre informazioni sul testo di Francesco Luisi del 2012 e nel sito http://www.narnia.it/sacripante.htm

NARNI / GIROLAMO MAUTINI E IL SUO LEGAME CON IL MINARETO

di Giuseppe Fortunati

NARNI - Una storia interessante è quella legata al convento dei cappuccini nuovi, attuale Minareto, che tra le sue glorie ricorda Girolamo Mautini. Frate Cappuccino narnese, figlio del celebre giureconsulto Pietro, vestì l'abito dei cappuccini e fu presto superiore del convento locale. Fu dal papa nominato predicatore apostolico e fu talmente ammirato per la profondità della dottrina e per la sua eloquenza, che da allora i predicatori apostolici furono sempre cappuccini. Le sue prediche, raccolte in più volumi, sono anche un notevole contributo alla letteratura di allora. Vennero raccolte nello Elogio del P. Girolamo da Narni Vicario generale del V Ordine e per anni dieciotto Predicatore Apostolico , che rinunziò la dignità Cardinalizia sotto Paolo V Sommo Pontefice Cappuccino della Provincia Serafica.

Nacque il P. Girolamo in Narni città dell’Umbria nello stato Ecclesiastico nell’anno del Signore 1562. dalla chiarissima famiglia Mautini. Mostrò fin da fanciullo un cuoresensibilissimo e una maravigliosa perspicacia di mente , ed un trasporto straordinario così allo studio , che alla pietà. Questi doni naturali secondati da una santa educazione lo condussero ben presto a un grande avanzamento nella virtù : è poiché si avvide  che il secolo era di un forte impedimento alla perfezione , così fin dall'anno ventesimo di sua età, cioè nell’anno 1582, determinò di abbracciare uno dei più austeri Istituti  quale fu quello dei Minori Capuccini.

Le Opere di questo eccellente Oratore son le seguenti : Prediche fatte nel palazzo Apostolico che per comando Dell’ Emo Ludovisi Protettor dell' Ordine furono in foglio stampate in Roma nella Stamperia Vaticana e nel 1639 si ristamparono in quarto al dire del Fontanini nel Catalogo degli Uomini più rinomati d’Italia ; di poi in Venezia nel 1637: e finalmente tradotte in Francese si stamparono nello stesso anno in Parigi , Quattro Prediche sovra il Mistero dell’ Immacolata Concezione di Maria Vergine .Virgo Maria Annunziata una sol predica stampata in Roma,nell' anno 1632 . Il Maracci del celebre Autore nella parte prima cosi decorosamente scrive : Hieronymus Mautinus Capuccinus , Pàuli V. Gtegorii XV et fràam VUL Romanarum Pontificum Apostolicus Ecclesiastes : Vir omnibus numeris absolutus  ac immartali posuritatis. praedicatione dignus . et Apologia sopra alcune proposizioni falsamente opposte all’Autore nella predica della Concezione.

Un monumento cosi prezioso conservasi manoscritto nella, nostra,libreria di Bologna .Altri Sermoni per la Quaresima .Vengono citati dallo Scritturale Calona nel libro primo de Giudici Cap. Ln. pag. 227. Alla sua morte gli furono fatte per ordine dell’istesso Pontefice magnifiche esequie , nelle quali furono encomiate le sublimi virtù del defunto mediante una funebre" e applaudita orazione recitata dal P. Niccola Riccardi Maestro del Sacro Palazzo Apostolico ". La città di Narni, non volendo esser da meno degli altri nell'onorare la memoria del .Mautini, ordinò in pubblico consiglio che nel palazzo de' priori fra gli altri uomini illustri fosse dipinta la sua immagine.

Fu seppellito a Roma nella chiesa di Santa Maria della Concezione dei Cappuccini in via Veneto nella caratteristica cripta L'attrattiva principale della chiesa è sicuramente la cripta-ossario decorata con le ossa di circa 4000 frati cappuccini, raccolti tra il 1528 ed il 1870 dal vecchio cimitero dell'ordine dei Cappuccini, che si trovava nella chiesa di Santa Croce e Bonaventura dei Lucchesi, nei pressi del Quirinale. La cripta è divisa in cinque piccole cappelle dove si trovano anche alcuni corpi interi di alcuni frati mummificati con indosso le vesti tipiche dei frati Cappuccini. All'ingresso della cripta sta scritto su una targa: « Quello che voi siete noi eravamo; quello che noi siamo voi sarete. »

Nei testi a lui dedicati si riporta che Il Cuore di Mautini fosse portato nella chiesa dei Cappuccini nuovi di Narni , il quale chiuso in cassa di cipresso foderata di piombo sta sepolto nel pilastro fra la cappella di s. Francesco e di santa Maria Maddalena  .  II convento narnese dei "Cappuccini nuovi" fondato nel 1603 da Girolamo da Narni: alla documentazione propriamente detta, distribuita nell'arco cronologico l603-l650, è stata preposta un'ampia nota storica sulle vicende del convento narnese-attualmente trasformato nell'Hotel-Ristorante Minareto. Ulteriori notizie si trovano sul libro di Vincenzo Criscuolo, “Girolamo Mautini da Narni (1563-1632), predicatore apostolico e vicario generale dei Cappuccini” e sul sito internet http://www.narnia.it/mautini.htm

NARNI / L'AFFASCINANTE STORIA DI CASSIO BLANDOLISI, FORMATOSI ALLA SCUOLA DEI PADRI SCOLOPI

NARNI - La scuola dei padri Scolopi in piazza dei Priori a Narni , iniziata nel 1619 , contava ogni anno oltre duecento allievi , molti di essi divennero personaggi importanti , in un periodo in cui l’istruzione era riservata solo a nobili e ricchi possidenti, alcuni narnesi di umili origini,  ebbero l’opportunità di avere insegnanti di alto livello , con una formazione umanistica e scientifica , rara per quel tempo. Alcuni di questi studenti fecero grande carriera nel mondo , dalla Polonia, alla Cina , come ad esempio Cassio Blandolisi, Giuseppe Sacripante e vari altri narnesi che citeremo prossimamente.

Cassio Blandolisi nato a Narni nel 1682 muore a Roma nel 1751,missionario in Cina, incaricato Propaganda Fides, Procuratore Generale dei Padri Scolopi. Nato a Narni nel 1682 morto a Roma il 1 dicembre 1751 a 69 anni. Dopo aver svolto i suoi studi a Narni presso i padri Scolopi,  nel 1712 fu designato come precettore del giovane principe Ferdinando Maria Tommasi , barone della Torretta , conte di Palma, principe di Lampedusa . Su consiglio di papa Clemente XI. Inoltre nel recarsi a Palermo , dimora del principe, fu incaricato di recare ai Vescovi siciliani un breve del papa, molto riservata , che il Blandolisi riuscì a consegnare, nonostante i molti pericoli dovuti al governatore siciliano che era oggetto di scomunica papale e che temeva tale documento.

Nonostante tutto il Blandolisi riuscì a consegnare al Vescovo di Catania tale missiva e riuscì a comunicare al Cardinale Sacripante (altro narnese) la riuscita di tale operazione. Successivamente divenne consigliere stretto del duca di Palma che essendo amico del Pretore di Palermo introdusse Cassio Blandolisi nel Senato di Palermo ove fu tenuto in grande considerazione e potè conoscere le maggiori autorità siciliane , che tennero in grande considerazioni i suoi consigli ( anche perché lo tennero come messo del papa in una situazione difficile per la Sicilia).

Nel 1719 Cassio lascia Palermo e va Ancona come rettore dei padri Scolopi. In quel periodo il Cardinale Sacripante come responsabile della propaganda Fide , lo incarica di andare in Cina per portare la scomunica con bolla del 1715, ad alcuni padri missionari che si erano ribellati . Solo nel 1719 Cassio è costretto a obbedire e parte prima per il Portogallo , poi dopo un difficile viaggio durato circa 5 mesi arriva in Cina nel 1720 , qui venne accolto con la sua delegazione con grandi onori dal principe della Cina . Negli anni seguenti lavorò molto tenacemente e nel 1725 iniziò un importante incarico di redazione di documenti relativi alla Propaganda Fide e il suo lavoro fu molto apprezzato anche a livello filosofico e scientifico. tale lavoro si concluse nel 1730.

Tornato in Italia non ebbe pero’ i giusti riconoscimenti nè in denaro nè in cariche, come quella di vescovo promessogli, comunque i padri Scolopi lo elessero prima assistente e poi procuratore Generale nel 1750 . Mentre si godeva il meritato riposo si ammalò improvvisamente e morì a Roma il 1 dicembre 1751 a 69 anni presso San Lorenzino. Nel refettorio di San Lorenzino c’è un suo quadro in cui viene raffigurato a mezzo busto con un compasso in mano. Maggiori dettagli in Miscellanea Narnese di Giovanni Eroli da pag.150 a pg.161.  Questi fatti vengono riportati in un interessante giornale su cui scriveva Giovanni Eroli , chiamato “ l’Album giornale di Roma “ che era un settimanale , con illustrazioni e piccoli rebus sul genere della “Settimana Enigmistica” . I racconti venivano scritti in varie puntate nelle varie edizioni settimanali chiamate distribuzioni.

Copia elettronica di tali raccolte si trovano in internet digitalizzate da università Americane . Nelle mie ricerche su Narnia e Narni , mi sono imbattuto varie volte su tali rare edizioni e su una di queste raccolte, dell’anno 1855 ho ricostruito il racconto che fece Eroli in varie puntate , relativamente a padre Cassio Blandolisi. Potete trovare il frutto di questa  rielaborazione in formato elettronico sul sito http://www.narnia.it/blandolisi.htm  riporto solo una nota dell’Eroli in cui si cita la fonte.

Le notizie di questa vita furon cavate dall'archivio di Propaganda, da quello di s. Pantaleo di Roma, dove si conservano molti testi. del nostro padre, dal N.955 de'consueti suffragi fatti da' pp. Scolopj di Roma ai loro fratelli defunti nel 1715, e dall'opera stampata del missionario p. Viani , la quale s' intitola " Legazione della Cina. " Basterà che abbia mostrato le fonti dove attinsi le notizie del Blandolisi, perché ad ogni passo non sia costretto dover citarne i luoghi, e moltiplicare inutilmente le note.

Giuseppe Fortunati


NARNI / L'EPOPEA DEGLI ARTISTI E MAGNATI RUSSI

russi
NARNI - Tra fine ottocento ed i primi del novecento a Narni si era creata una buona disponibilità di grandi immobili a poco prezzo , grazie al decreto Pepoli ed alla confisca di monasteri ed abazie ed altri beni dello stato pontificio . Tra questi ricordiamo in particolare , La Rocca di Narni, il complesso delle Grazie e la chiesa di Santa Croce . In tale periodo molte famiglie Russe imparentate con lo Zar , avevano grandi disponibilità economiche e sentivano il pericolo della imminente rivoluzione. Per questo la Rocca di Narni, nel 1906 fu acquistata all'asta dal principe russo Mestschezsy per una somma irrisoria: 13.000 lire con pagamento rateale; la vendita venne fatta dal Demanio quasi in sordina.

Il principe con un altro socio la tenne fino al 1972, quando passò ad una famiglia romana. Ivan Petrovic Bartenev Negli anni Venti I  vive in Italia, nel castello della Rocca di Narni insieme a Feodosij Grim. Secondo i documenti conservati all'Archivio Centrale dello Stato, nel 1920 la Pubblica Sicurezza raccoglie informazioni sugli abitanti e i frequentatori del castello. Ne risulta che Bartenev è infermo e non si reca quasi mai in città. Provvede ai suoi bisogni il suo cameriere Barovej che vive nel castello insieme alla moglie. Il Complesso delle Grazie va invece ad un altro nobile russo , artista e pittore, Daniil Klavdievic Stepanov  fotografo, medaglista, scenografo.È figlio di Klavdij Stepanov (1854-1910), pittore e funzionario, spesso per motivi di lavoro in Europa, soprattutto in Francia e Italia. Un ingresso degli Stepanov in Italia è documentato all'Archivio storico del Comune di Venezia in data 12 settembre 1894.

La famiglia è composta dal padre, dalla madre Camilla (n. 1855) e dai fratelli Petr (n. 1880) e Varvara (n. 1884), proviene da Parigi e prende dimora nel sestiere di Santa Croce, al numero civico 2073, nella parrocchia di San Stae. Daniil inizia gli studi a Parigi, alla Sorbona, e prende lezioni da medaglisti francesi. Dal 1900 al 1902 vive a Roma, dove conosce e sposa Romea Travaglino, appartenente alla famiglia Armoni Raffaelli, proprietaria di un noto studio fotografico di Orvieto. Nel 1902 rientra con la famiglia in Russia, recandosi prima a Mosca, dove aiuta il padre nei lavori di restauro del Cremlino, quindi a San Pietroburgo, Nel 1925 parte per Parigi e Roma, per apprendere nuove tecniche alle Zecche delle due città; non farà più ritorno in Russia. A Roma prende dimora nel 1925 in Via Lazzaro Spallanzani 4.

Studia all'Accademia di Belle arti di Roma, specializzandosi nel restauro di opere del Rinascimento, e gli anni successivi riporta alla luce tele di maestri della pittura italiana, fra cui Raffaello, Tiziano, Piero della Francesca e Andrea Mantegna. In Umbria realizza alcuni lavori su commissione, fra cui il Trittico della Sacra Famiglia per l'ala destra dell'altare centrale della chiesa di Sant'Andrea a Orvieto e una decorazione del portone della Villa delle Grazie a Narni sul tema dell'Annunciazione. Nel 1926 Stepanov espone tre opere all'interno della sezione dedicata all'arte internazionale della XV Esposizione d'arte di Venezia (Venditore di Suzane, Venditore di frutta, Testa). I quadri, dipinti durante i soggiorni in Turkestan del 1921 e del 1924, sono apprezzati dalla critica e dal pubblico italiano per il carattere esotico. Legato a Ol’ga Sasso-Ruffo Ogarev  Contessa, figlia del duca Fabrizio di Sasso-Ruffo (1846-1911) e della principessa Natalija Aleksandrovna Mešcerskaja, nel 1908 a Pietroburgo sposa Boris Petrovic Ogarev (1882).

Ha due sorelle: Marussja (1879-1991) e Elizaveta (1886-1940), che sposa in seconde nozze il principe Andrej Romanov. Nel 1919 Ol'ga Ogareva vive nella località "Grazie", nei pressi di Narni, dove è intenzionata ad aprire delle scuole per il popolo: il progetto prevede una classe di non più di 12 bambini, sia maschi che femmine dai 5 ai 13 anni, con l'insegnamento di una lingua straniera per la cifra di 300 lire mensili, vitto e alloggio compreso. Il marito lavora presso una compagnia italiana impegnata con il commercio con l'Oriente. In seguito è compagna e poi moglie in seconde nozze del noto architetto russo Boris Michajlovic Ioafan, anch'egli residente in italia. Boris Mikhailovic Iofan (Odessa, 28 aprile 1891 – Mosca, 11 marzo 1976) è stato un architetto sovietico, conosciuto per gli edifici in stile staliniano come la Casa sul lungofiume o il Palazzo dei Soviet a Mosca. Questi legami di nobili famiglie Russe con Narni sono raccontati anche su http://www.narnia.it/russi.htm



Narni / La riscoperta, Fortunati: "Sgarbi ha sbagliato su Michelangelo Braidi"

NARNI - Continuiamo con le vie degli artisti Narnesi nella zona di Santa Margherita a Narni, parlando questa volta di Michelangelo Braidi (1569-1599) , pittore Narnese legato alla committenza della famiglia Cesi ed Eroli. Purtroppo morì molto giovane alla età di circa trenta anni.
 
La sua opera più nota è la Madonna della Cintola nella chiesa di sant'Agostino a Narni . Madonna della Cintura con i santi Agostino e Monica . Rappresenta la Madonna della Cintola (olio su tela 325x190) del pittore narnese Michelangelo Braidi, autore anche dei quadretti laterali. Di recente il critico d'arte Vittorio Sgarbi ha attribuito erroneamente l'opera a Simone de Magistris, che era contemporaneo del Braidi e suo maestro. La festa della Madonna della Cintura viene celebrata la prima domenica dopo il 28 agosto, memoria di sant'Agostino.
 
La devozione alla Vergine della Cintura, secondo la tradizione, è nata dal desiderio di Santa Monica di imitare Maria anche nel modo di vestire: Monica infatti avrebbe chiesto alla Madonna di farle conoscere quale era il Suo abbigliamento durante la Sua vedovanza e, soprattutto, come vestiva dopo l'ascesa al cielo di Gesù. La Vergine, accontentandola, le apparve coperta da un'ampia veste di stoffa dozzinale, dal taglio semplice e di colore molto scuro, ossia in un abito totalmente dimesso e penitenziale.
 
La veste era stretta in vita da una rozza cintura in pelle che scendeva quasi fino a terra. Maria, slacciatasi la cintura, la porse a Monica raccomandandosi di portarla sempre e le chiese di invitare tutti coloro che desideravano il Suo particolare patrocinio ad indossarla. Fra i primi ci fu sant'Agostino e, poco per volta, la cintura divenne uno dei tratti distintivi dell'ordine degli Agostiniani e di quanti hanno regole di vita che traggono spunto da sant'Agostino. Della tela è stato rinvenuto il contratto di allocazione stipulato nel 1598 dal notaio, in cui si certifica l'attribuzione al Braidi. 
 
Braidi fu un pittore narnese che lavorò localmente. Fu un manierista, ma espresse una certa originalità di composizione e di tonalità di colore. Nella sua produzione artistica si osserva un progresso nell'uso del colore, che, da acceso delle opere giovanili, con predominio del rosso, raggiunge una più matura luminosità nelle opere successive. 
 
Altra tela è nella chiesa della Quercia nei pressi di Narni (tela con l'Allegoria della regola francescana), altra a Taizzano; lavorò poi nella chiesa narnese di S. Agostino. Lavorò per le nobili famiglie Eroli e Cesi, sia in patria che a Roma: per i Cesi affrescò la cappella omonima (ora Massimo) in S. Maria Maggiore.
 
Di particolare interesse la cappella della Vergine affrescata a Taizzano nella chiesa di Sant'Angelo in Massa, eseguito su richiesta dell'ex vescovo di Narni Romolo Cesi . Il complesso è purtroppo mancante della tela rappresentante l'Adorazione dei pastori, Le altre opere certe del giovane pittore, che nell'Adorazione di Taizano dichiara di avere ventisei anni e di essere narnese, sono conservate nella chiesa parrocchiale di Taizzano (tela con la Madonna del Rosario), firmata, con data 1595 e la precisazione che egli aveva 26 anni. "Michael Angelus Braidus /Narniensis Pingebat Anno / D.ni 1595 Aetatis suae 26".
 
In questi quadri sono rappresenti componenti delle famiglie Cesi ed Eroli . La bellezza delle opere del Braidi , lascia il rimpianto per la prematura scomparsa dell'artista , che avrebbe potuto portare ulteriore lustro alla città di Narni . Per approfondimenti vedere i testi specializzati di Novelli , Vignoli ed una breve descrizione delle opere su http://www.narnia.it/braidi.html
Giuseppe Fortunati

NARNI / LA STORIA ARTISTICA ED UMANA DI FEDERICO BENINCASA

di Giuseppe Fortunati 

NARNI - Benincasa Carlo Federico, a lui sono attribuiti gli affreschi dell'abside di S. Agostino a Narni e la grande tela del soffitto eseguita nel 1650 circa. Pittore locale narnese seicentesco. La sua pittura ha lo stile del tempo. Fu abbastanza fecondo, ma gran parte della sua opera è andata distrutta. Restano affreschi firmati nella chiesa parrocchiale di Guadamello. A Gualdo di Narni c'è il Battesimo di Gesù (1648), con firma e dichiarazione che il lavoro è stato eseguito gratuitamente. Anche a Vigne (Narni), nella chiesa parrocchiale, c'è una sua tela.

A lui sono attribuiti gli affreschi dell'abside di S. Agostino in Narni e la grande tela del soffitto. Tra le cose perdute vanno ricordate: le edicole del monastero di S. Margherita e gli affreschi della chiesa di S. Andrea del popolo, detta Madonna della Luna (chiesa trasformata in abitazione). Inoltre, sempre a Gualdo, nel registro superiore della chiesa c'è un ciclo di affreschi datato 1646 come il Battesimo - di cui quattro integri, uno visibile esternamente per metà (l'altra metà è dentro la cassa dell'organo), più una serie di frammenti che testimoniano che inizialmente tutta la parte alta della chiesa, dalla metà delle pareti verso il fondo compreso, fosse stata affrescata(un ciclo di 8 o 9 opere. Forse sempre dal Benincasa stesso, che magari come ringraziamento eseguì gratuitamente il Battesimo.

La chiesa di sant'Agostino a Narni subì delle notevoli trasformazioni verso la fine del 1600 e l'inizio del 1700 ad opera del priore del convento Giovenale Sisti, nativo di Narni: tra le varie ristrutturazioni vanno certamente ricordate le decorazioni che riguardano l'abside (con grandi medaglioni raffiguranti i vari santi agostiniani) e il soffitto della navata centrale che propone una notevole pittura di fine Seicento che esprime la gloria di Sant'Agostino e la vittoria sull'eresia. La tela, di notevoli dimensioni, è stata attribuita al pittore nativo di Narni Carlo Federico Benincasa, che probabilmente dipinse anche i medaglioni dell'abside.

Appesa al soffitto in legno della navata centrale, la tela, che raffigura la gloria di Sant'Agostino al centro di un'ovale di m 12 per 6, è impressionante non solo per le dimensioni ma pure per la grandiosità della scena dove troneggia la figura del santo titolare della chiesa. La scena rappresenta un riconoscimento alla grandezza di Agostino e della sua vita, che si ispira al passo di Timoteo: "Non coronabitur nisi qui legitime certaverit." Tre corone sono solitamente utilizzate per esprimere la gloria del santo, il cui significato è da riconoscere in tre simboli: la verginità, la scienza e il martirio.

L'episodio riprende passi della Epistola XVIII ad Cyrillum Jerosolymitanum episcopum dello Pseudo Agostino. Il chiostro del convento di sant’Agostino di Narni fu ampliato nell’anno 1693 sulla base di una struttura preesistente probabilmente coincidente con il lato sul quale sono tuttora visibili lacerti di affreschi del 1400, raffiguranti una santa martire e san Leonardo di Tongres, protettore dei carcerati, per volontà e a spese di padre Giovenale Sisti, Vicario Generale dell’ordine agostiniano, come si legge in una targa sormontata da stemma araldico presente tra due archi “CLAVSTRVM HOC FVNDITVS SVIS SVMTIBVS EREXTIT P. B. IVVENALIS SISTI NARN. AD 1693”.

L’apparato decorativo del chiostro dell’ex convento di sant’Agostino di Narni è costituito da trentatré grandi lunette affrescate, forse opera dello stesso artista che ha realizzato molte pitture all’interno della chiesa, da più studiosi individuato nel narnese Federico Benincasa, raffiguranti “Storie della vita di santi e beati agostiniani”, eseguite nel corso del sec. XVIII.Più precisamente si hanno otto lunette sulla parete nord-ovest, otto su quella nord-est, otto su quella sud-est, sette su quella sud-ovest, una sopra il portone di accesso ed una sulla parete alla destra di quest’ultimo.

Le lunette rappresentano gli episodi più importanti della vita di san Nicola da Tolentino e di sant’Agostino, oltre ad una serie di raffigurazioni di altri santi e beati cari all’ordine agostiniano. Tra questi sono identificabili le figure del beato Egidio ed Alessandro, Gelasio ed Antonino, Guglielmo, san Tommaso da Villanova, Giovanni hispanico, santa Chiara da Montefalco, santa Rita da Cascia ed Amelia. Tornando a Narni e le sue vie dedicate ad artisti locali , ci ripromettiamo di approfondire anche altri personaggi  Per Benincasa Carlo Federico  si trovano altre informazioni su http://www.narnia.it/benincasa.html

NARNI / L'ARTISTA MATTEO E IL CIBORIO DI AMALFI

di Giuseppe Forutnati 

NARNI - Passeggiando per le strade di Narni nella zona di Santa Margherita , si possono notare tre stradine intitolate ad altrettanti personaggi storici Narnesi, si tratta di Matteo da Narnia , Federico Benincasa e Michelangelo Braidi.  Iniziamo a ricordare l’artista storicamente più lontano.

Lo scultore Matteo da Narni,realizza nel 1279 il ciborio del Duomo di Ravello ora presso il - Museo dell'Opera del Duomo. Nel 1773 il ciborio di Matteo di Narni, donato nel 1279 da Matteo Rufolo e posto al centro del transetto, fu smontato per le cattive condizioni statiche. Il tempietto era costituito da quattro colonne che sorreggevano quattro architravi, sormontati agli angoli da sculture raffiguranti i simboli degli evangelisti. Un doppio ordine di colonnine, disposte rispettivamente lungo un perimetro poligonale e circolare, si innestava sulla struttura e terminava in alto con il tondo dell’Agnus Dei.
«Col presente dichiariamo Noi Sottoscritti Governanti, Nobili e Cittadini di questa Città di Ravello, essendo stati più volte insistiti per parte del Reverendissimo Capitolo della Nostra Chiesa Cattedrale, e presentemente avendoci il medesimo con premura e sollecitudine avvertiti dell'imminente pericolo minaccia la Cupoletta di marmo esistente in detta chiesa di cadere a momenti per aver patito nuove grandi lesioni oltre quelle si ci erano osservate colle perizie fatte [...] siam venuti nella determinazione di demorirla con tutta la diligenza» (Archivio Arcivescovile di Amalfi).

Attualmente i resti del ciborio dello scultore Narnese , sono conservati  nel Museo del duomo, insieme ad altri resti. La collezione testimonia le vicissitudini che il complesso monumentale della chiesa cattedrale ha attraversato nel corso dei secoli. Accoglie per lo più ornati lapidei provenienti da arredi marmorei non più esistenti come il ciborio, realizzato al centro del transetto nel 1279 da Matteo da Narni, su commissione del nobile Matteo Rufolo, e smembrato nel 1773 a causa delle cattive condizioni statiche. Della pregevole struttura sono conservati presso il Museo: quattro architravi (utilizzati nel corso XVIII secolo come gradini della cattedra vescovile e della cappella di San Trifone), il tondo finemente mosaicato con l’Agnus Dei (già murato in corrispondenza dell'antico fonte battesimale), l’aquila, simbolo dell’evangelista Giovanni, (collocata fino al 1973 sulla lunetta del portale centrale), due capitelli, di cui uno corinzio e uno figurato, e tre colonnine.

Il monumentale ciborio per l'altare maggiore eseguito da Matteo da Narni -, doveva essere completata da una ricca decorazione pittorica, presumibilmente di impronta bizantineggiante, a giudicare dai brani di affresco superstiti nella cripta dell'Annunziata di Minuto, ripetutamente collegati alle esperienze monrealesi.

Nella chiesa è ancora presente  lo splendido pulpito del Vangelo, realizzato da Nicola di Bartolomeo da Foggia nel 1272 e donato da Nicola Rufolo. Il monumento è ricco di marmi e mosaici che uniscono lo stile arabo-bizantino a quello romanico. L'arredo è costituito da una rampa d'accesso posta sul lato sinistro e da una cassa quadrangolare sostenuta da sei colonne tortili sorrette da tre leoni e tre leonesse dalla folta criniera stilofori; capitelli, minuziosamente lavorati, sono scolpiti con tralci vegetali e motivi zoomorfi. Un arco trilobato, ornato dai ritratti di Nicola Rufolo e di sua moglie Sigilgaida, costituisce l'ingresso della scala interna. Al centro si erge il lettorino costituito da un’aquila recante negli artigli un codice con l'iscrizione: “In principio erat Verbum”, inizio del Vangelo di San Giovanni. Sotto il lettorino si trovano due ritratti, uno maschile ed uno femminile, all'interno di cassette circondate da cornici scolpite a tranci rigogliosi. Forse simboleggiano il Giorno e la Notte. con grande abilità. Gli stessi artefici hanno scolpito i bei capitelli che si caratterizzano per la plasticità delle forme ed i dettagli ricavati a giorno.

Tornando alla nostra Narni e le sue vie dedicate ad artisti locali , ci ripromettiamo di approfondire anche altri personaggi  Per Matteo da Narni si trovano altre informazioni su http://www.narnia.it/matteo.html

NARNI / IL GENIO DEI DE RISIS DA S.PIETRO A CASTEL S. ANGELO

E' uno dei fondatori del ramo narnese della Famiglia De Risis, nel 1471 partecipa ai lavori di costruzione della fabbrica della Tribuna della Basilica di  San Pietro , di Castel sant'Angelo e vari palazzi apostolici , fornendo anche legname. Uno di tali palazzi apostolici è nei pressi di San Marco ai tempi del papa Paolo II. Da questa famiglia discesero poi dei famosi notai, come  Gregorio de Risis  che  visse a Narni nella casa di via XX settembre, in cui una scritta su una base in cotto ricorda il suo nome. Il notaio visse nel periodo del sacco dei Lanzi nel 1527 come descritto anche nelle sue note su tale evento, per poi essere citato più volte accanto a vari papi di passaggio a Narni. Anche se come si vedrà in seguito nel periodo tra il 1523 ed il 1530 si sposta a Benevento.

Gregorio de Risis, come ci racconta Enrico Subioli leggendo nel Catasto di Narni del 1531, possedeva 34 terreni per un valore complessivo di scudi 1272 nella  Parrocchia di S. Filippo e Giacomo. Gregorio Risi di Bernardino... Notaio in Narni. Nato nel 1486 e morto a Roma nel 1556. Atti da lui rogati tra il 1511 ed il 1553 sono conservati presso l'Archivio di Stato di Terni. Gli "ascendenti" di Gregorio, in ordine cronologicamente inverso sono: Bernardino, di Nucciolo, di Jacopo, di Angelillo, di Nucciolo.....ma di questi non si hanno  date. Sui discendenti di Gregorio, invece, da Romolo (notaio in Narni tra il 1536 ed il 1580) a Romolo, canonico, n. 1686 m. 1756, abbiamo qualche notizia e data in più. Dal repertorio delle famiglie nobili narnesi del Martinori si hanno queste sommarie notizie per la famiglia Ris. Famiglia Risi dal Martinori casa Risi, o de Risis o de Riseis, famiglia di Narni.

1479 Nuccio di Paolo intaprenditore di lavori in Roma

1490 Francescangelo ( o Francesco di Angelo )

1479 Domenicantonio di Nuccio bollitore di panni in Roma

1512 Gregorio Notaro fu capo priore del comune nel 1526

1522 Giovannantonio di Francescangelo marito a Virginia di Massimo Arca

1532 Angelo gabelliere

1535 Orazio

1540 Gregorio

1543 Lentulo

1544 Maddalena di Lentulo

1547 Romolo di Gregorio marito di Lelia di Fabio Arca, fu ambasciatore a Roma

1557 Bartolomeo notaro

1577 Tommaso priore

1697 Giovannantonio capitano degli archibuggeri nella lotta contro Venezia

1643 Romolo Romualdo

1645 Angelo

1717 Romolo canonico

1739 Francescantonio protonotaro apostolico fondò la cappella di san Giuseppe

1750 Giuseppe gonfaloniere

1760 Romualdo abate commendatario di san Giovanni preposto a Città di Castello

1760 Antonio fratello di Romualdo canonico a Narni

La cappella Risis in Duomo: I Risis  divengono nobili nel 1527 e hanno sepoltura nella Cappella dedicata a San Giuseppe sita nella Cattedrale di Narni, Cappella di Jus Patronato, come da Istrumento Rogato da Zannantonio Risi, Canonico della Cattedrale1717-1730. I Risi avevano casa a Narni alla via Vecchia ora via XX Settembre.  Le ricerche su questa famiglia ci ha fatto scoprire la grande tradizione dei notai Narnesi che hanno lasciato presso l’archivio di Stato di Terni un fondo molto ricco ed ancora poco esplorato , nonostante gli sforzi di alcuni ricercatori narnesi la speranza è che qualche giovane possa essere stimolato ad effettuare ricerche in tale direzione. Per maggiori dettagli vedi http://www.narnia.it/derisis.htm

Giuseppe Fortunati

Narni / Svelato il mistero sull’autore del quadro nell’ex Carit

NARNI – Svelato il mistero del bozzetto originale del dipinto di Piazza Garibaldi custodito all’interno dei locali della Case dell’Umbria. L’originale è in possesso di un ingegnere, si chiama Fortunati ed è un omonimo del Fortunati narnese che è riuscito a chiarire il giallo. Quella scena “Il possessore – afferma Giuseppe Fortunati - mi ha contattato dicendomi di avere il bozzetto originale di questo quadro, che per altro ad oggi e' stato tratto da una riproduzione fotografica pervenuta, si dice, dall'Inghilterra, come stampa tratta da un calendario o qualcosa di simile”. Al quadro i narnesi sono molto affezionati. Rappresenta Piazza Garibaldi con la sua fontana diversi anni fa, quando ancora non c'erano macchine e nella piazza si svolgeva il mercato ed i cavalli si abbeveravano nel fontanile adiacente la nostra fontana. Molte sono le ipotesi sulle sue origini. Da una ricerca di dettaglio e grazie ad un disegno preparatorio recante firma e data, si è potuto risalire all'autore di tale quadro, ora attribuibile a Francesco Raffaele Santoro (Cosenza, 1844 – Roma, 1927).

Giuseppe Fortunati ce ne offre una breve storia. Figlio e allievo di Giovanni Battista, pittore al tempo assai noto, studiò a Napoli, trasferendosi nel 1863 in Inghilterra, dove sposò una ricca scozzese. Nel 1865 fu certamente in Calabria, a Cosenza e nei paesi viciniori; e traccia di questa permanenza sono alcuni Ritratti ( uno dei quali datato ) a Villa Filosa dell’ing. Pietro Mari in Aprigliano. Rimasto vedovo, risposò un’ inglese da cui ebbe tre figlie. Si trasferì pertanto a Edimburgo, ma nel 1885 fece ritorno in Italia, vivendo a Roma in inverno, con studio in via San Basilio 13, poi in via Sistina 123 e infine in via di Porta Pinciana 14, a Spoleto in estate.

Fu presente a numerose esposizioni: Promotrici Napoletane del 1863, con La lettura; 1869, con Tutti l’ultimo sospiro mandano i petti alla fuggente luce, da un’opera del Foscolo; 1879, con Fontana di Piano Scarano - Viterbo, Ponte rotto - Roma; 1881, con Checca – Costume della campagna romana e due Ricordi di Rocca di Papa; Mostra Nazionale di Napoli del 1877, con Il lutto in Fuscaldo; Torino, dal 1875 al 1893 ( nel 1880, con Il medico dell’anima, Assorte ad altri affetti e Momento d’ozio ); Genova, dal 1876 al 1895; Milano, 1881, con tre opere di genere, Dopo il lavoro, Ricordo di Amalfi, Prima tappa; Venezia, 1887, con Dolce far niente; Bologna, 1888, con Ricordo delle montagne di Carrara. Espose più volte alle Esposizioni degli Amatori e Cultori di Roma: 1876, con La lettura; 1886, con cinque Paesaggi inglesi; 1903, con Teatro La Fenice, Nella laguna, San Anzano - Spoleto, Il chierico, Venezia, entrando a far parte, nel 1891, del gruppo degli “acquerellisti”, con i quali espose, nello stesso anno: Duomo di Narni, Via XX Settembre - Narni.

Nell’intervallo; nel 1900: Campagna romana, Le lampade si spengono, Chiesa del San Salvatore - Spoleto; nel 1902: tre opere su Venezia; e ancora fino allo scioglimento del sodalizio, di cui ricoprì le cariche di consigliere, tesoriere, segretario, vice - presidente . Fu invitato alla 1a Mostra Calabrese d’Arte Moderna di Catanzaro del 1912, ove presentò fotografie di otto grandi quadri di soggetto calabrese e gli acquerelli La Rocca di Spoleto, e Studio. Dipinse ad olio e ad acquerello e fu un apprezzato paesaggista, avvalendosi a volte come supporto dei suoi quadri di fotografie dei luoghi da dipingere, e diventando di conseguenza anche un ottimo fotografo.

Una sua opera, Le fonti del Clitumno, venne acquistata dalla Regina Margherita e donata alla città di Bologna ( ora alla Biblioteca Carducci ). Nella Galleria civica d’arte moderna di Torino Ricordo di Portici, 1875. Molto belle le sue vedute romane e calabresi ( Isola di Dino, acquerello, Cosenza, collezione privata ), encomiabili per efficacia di colore e correttezza di disegno. Tra il ’92 e il 2000 sono stati battuti in aste nazionali e internazionali ben 16 dipinti e altrettanti acquerelli dell’artista. http://www.narnia.it/quadro.html

NARNI, LA STORIA / GLI ARTISTI NARNESI ALLA CORTE POLACCA

NARNI - Narni produsse agli inizi del 1600 vari artisti che si fecero onore presso le corti di Polonia e Francia, distinguendosi nella realizzazione e esecuzione di  spettacoli di Corte, parliamo di Anerio, Pacelli, Buti e la famiglia Locci. Rileggendo la storia di Narni e dei suoi personaggi famosi, non possiamo trascurare questo aspetto artistico legato alla nostra città. Qualche tempo fa rimasi incuriosito dalle immagini tratte da un testo in polacco, che parlava di Narni. Grazie a google trovai molte informazioni, che essendo in lingua polacca, erano di difficile consultazione , almeno per me. Decisi allora di approfondire la cosa e con degli amici polacchi di Narni , la famiglia Chowanska - Zmujdzin iniziai la mia ricerca.

La famiglia Locci si impose a Varsavia presso la corte di re Vasa sia nel campo dell’architettura che in quello delle opere teatrali. Le ricerche furono coronate da un libro ritrovato qualche anno fa, dal titolo Agostino Locci Il vecchio (1601-dopo il 1660) scenografo ed architetto di corte dei re in polonia (ed. Instytut Sztuki Polskiej Akademii Nauk, Warszawa 2003). Da tale testo e da ulteriori ricerche iconografiche si possono trarre le seguenti notizie. Dopo i famosi musicisti della famiglia Anerio , e Asprilio Pacelli , a cui il re fece dedicare un monumento in marmo nella Chiesa di S.Giovanni di Varsavia, a corte venne il tempo degli artisti della famiglia Locci. Agostino Locci (1601-dopo il 1660), scenografo e architetto, con il suo lavoro arricchì il regno di Polonia che in quel periodo comprendeva anche la Lituania ed altre terre. L'opera di Locci fu continuata con grande successo dal figlio Agostino Vincenzo Locci, suo figlio e allievo, architetto del re Giovanni III Sobieski, per cui progettò il Palazzo reale di  Wilanowie.

Agostino Locci nacque figlio di un nobile di Narni, Erasmo Locci, e di Vittoria, figlia di Giovanni Antonio Raymundi (Raymondi) di Roma. Fu battezzato il 7 maggio 1601 nel duomo di Narni. La madre era rampolla di una famiglia benestante, proprietaria di immobili nel cuore di Roma. Dal 1636 il nome Locci compare sempre più spesso nei documenti d’archivio polacchi . Le scenografie per il "dramma musicale" andato in scena a Vilnius in settembre di quell’anno, Il ratto di Helena, costituiscono il suo primo lavoro effettuato in Polonia, documentato dalle fonti. Nell’autunno del 1636 l’artista è già a Varsavia. Ci informa il nunzio Filonardi che „Sua Maestà ha ordinato al Locci suo Ingegnere di far lavorare le machine per comedie da farsi in occasione del suo Matrimonio". Nel settembre dell’anno seguente hanno luogo le nozze di Ladislao IV con Cecilia Renata d’Asburgo, magnificamente celebrate con molte cerimonie e feste di corte, come un balletto drammatico e uno spettacolo "in musica" La Santa Cecilia.

I Raimondi si vogliono parenti  del vescovo narnesese , che poi divenne papa  Giovanni XIII, questo sarebbe un ulteriore legame con Narni . Inoltre ci sono legami anche con i padri Scolopi che proprio in quel periodo nel 1619 avevano aperto a Narni la scuola degli Scolopi . Le prime notizie dei lavori architettonici del Locci risalgono al 1642, quando l’artista progettò una chiesa fondata da Ladislao IV per i Padri Scolopi a Varsavia.  Ulteriori notizie vengono riportate nel sito http://www.narnia.it/locci.htm

Narni / La Narnia romana riscoperta dai bambini delle elementari

NARNI – Romana” è il titolo dell’iniziativa svoltasi al museo Eroli della città di Narni con gli alunni della classe 5°B, della scuola primaria G. e A. Garibaldi. I bambini, vestiti da antichi romani, hanno accolto genitori, parenti ed amici e li hanno coinvolti in una grande caccia al tesoro alla ricerca, nelle varie sale del palazzo, di preziosi reperti della Narnia Romana. I ragazzi dopo aver spiegato
quando e dove ciascuno di essi è stato rinvenuto nel territorio, ne hanno descritti gli elementi formali.

E’ stato un piacevole viaggio nel tempo dell’antica Roma, quando Narnia svolgeva un ruolo strategico importantissimo e godeva di una grande ricchezza economica legata al commercio attraverso le due grandi vie di comunicazione che collegavano direttamente Narnia a Roma: la via Flaminia e il fiume Nera. Il percorso si è concluso con la presentazione del modellino di una domus romana,realizzato dai ragazzi stessi durante il laboratorio con le esperte del museo. A tutti gli ospiti è stata poi offerta una merenda che comprendeva alcuni dei cibi che venivano abitualmente consumati dagli antichi romani. L’iniziativa è servita anche per far apprezzare ai bambini i beni storici, artistici
e culturali del loro territorio e per insegnargli come preservarli e conservarli.  http://www.narnia.it/narnia%20romana.html

NARNI, LA STORIA / UN VESCOVO NARNESE DIVENTA PAPA



Un Vescovo di Narni diventa Papa Giovanni XIII  “Narnia ….mitrae que Ioannem”

Don Gino Cotini dice di lui : Papa Giovanni XIII , la tradizione lo vuole narnese, anche se la critica storica è più propensa a definirlo romano e come tale fu eletto papa nel 960. si sa che era dotto ed energico. Fu strenuo difensore della chiesa e non esitò ad affrontare anche la prigione e l'esilio in un momento molto difficile per la sede romana. Fu poi restituito alla sua sede dall'imperatore Ottone I . Morì nel 972.  Giovanni, da vescovo di Narni fu eletto Pontefice, e consacrato il primo ottobre del 965. Incorse nell’odio della nobiltà romana, perché la trattava con alterigia, e però insorto contro di lui un tumulto spalleggiato da Roffredo prefetto di Roma, fu costretto ritirarsi a Capua, ove per dieci mesi fu con sommo onore trattato dal principe Pandolfo, alle cui richieste nell’istesso anno fece metropoli quella città. Approvò ancora l’elezione dell’arcivescovato di Magdeburgo nel 968; e nel seguente nel concilio romano dichiarò sede arcivescovile Benevento. Partendo Ottone I° alla volta di Roma per restituire il Pontefice alla sua sede, i romani impauriti richiamarono Giovanni XIII, ma non poterono evitare il castigo,  dell’imperatore, che dopo avere restituito alla Chiesa Ravenna, ed altre terre usurpate dai Berengari, nel 966 rimise il Papa in Roma. Ivi Giovanni XIII riconoscente coronò imperatore il di lui figlio Ottone II nel 967. Se Giovanni XIII fu il primo a battezzare o benedire con particolare rito e cerimonie le Campane, lo dicemmo a quell’articolo. Convertiti in questo tempo alla fede i polacchi, il Papa mandò ad essi per confermarli Egidio vescovo tusculano. Governò questo Pontefice sei anni, undici mesi e cinque giorni; morì a’ 6 settembre del 972, e fu sepolto in s. Paolo fuori le mura di Roma. Vacò la sante Sede undici giorni Nel 972, tornarono tutti a Roma dove venne celebrato il matrimonio tra Ottone II e la principessa bizantina Teofano, che venne officiato da Papa Giovanni XIII. Lo scopo di Ottone I era quello di riunire tutta la penisola sotto la casata di Sassonia sperando così di trattare pacificamente la resa in Calabria e Puglia dei Bizantini. Anche se il termine "Sacro Romano Impero" non venne usato fino a 200 anni dopo, Ottone ne viene talvolta considerato il fondatore.

Nel territorio narnese a Schifannoia nella chiesa di San Michele Arcangelo restano degli interessanti affreschi che ci ricordano tale papa. La chiesa, risalente con probabilita' al secolo VIII consta di due vani contigui dove il piu' piccolo contiene l'antica aula abbaziale. Particolarmente interessanti sono gli affreschi che ne ricoprono le pareti con soggetti diversi. I dipinti del catino absidale dell'auletta abbaziale rappresentano tra gli altri Santi, Papa Giovanni XIII , l'imperatore Ottone I e la sua sposa Adelaide, la giovane principessa Teofano ed il futuro imperatore Ottone II. Questa antica rappresentazione a fresco sta li' a ricordare il passaggio per quell'abbazia del corteo imperiale che da Roma, dopo il matrimonio di Ottone II, muoveva verso la Germania. Tutti questi personaggi trovano la loro collocazione nell’affresco di Schifanoia . Il primo a sinistra è il papa Giovanni XIII che benedice. Il suo copricapo , più che un cappuccio può ricordare un camauro; la figura maschile che lo affianca è quella di Ottone I che indica il papa ripetendo con il gesto l’indicazione che aveva fatto al popolo romano come futuro papa. Ci racconta Guerriero Bolli che nell’affresco, Ottone stringe a se Adelaide di Borgogna vedova di Lotario re d’Italia , poi sposa di Ottone I. Adelaide stringe a se l’imperatrice Teofano affiancata dal giovane sposo che la indica con orgoglio essendo essa discendente di imperatori dell’impero Bizantino. Il particolare dell’imperatore con la barba corta e folta. Di colore rosso come aveva Ottone II. I due personaggi in secondo piano sul retro potrebbero essere i precettori di Ottone II, uno dei quali era Eugenio di Magonza.Fra gli altri personaggi sul retro tra il papa e l’imperatore potrebbe essere Enrico nipote dell’imperatore e cugino di Ottone II . Egli sarà padre di Enrico II che succederà ad Ottone III l’ultimo degli ottoni che morirà nel 1002 nei pressi di Civitacastellana. Le età delle figure sembrano collocare l’evento intorno al 971 .

 La città di Narni per molti anni volle ricordare questo suo illustre vescovo, con il bollo in ceralacca con cui siglava le sue carte più importanti in cui era impresso il motto “Narnia Imperio Nervam Genui  mitrae que Ioannem”. Per approfondimenti vedi http://www.narnia.it/papagiovannixiii.htm

 

NARNI / LUDOVICO ARCA DIVENTA SENATORE A ROMA E RESTAURA IL CAMPIDOGLIO

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NARNI - Partendo dalla ricerca della parola Narnia  in vari archivi, dopo aver trovato una ricca documentazione  su notai , capitani del Popolo e  Podestà di Firenze, riemerge un ruolo molto importate di cittadini Narnesi che divengono senatori a Roma. Il titolo di Senatore negli anni dal 1377 e negli anni successivi non era come si potrebbe pensare di ordine  onorifico o consultivo, ma portava al governo temporale della città di Roma , mentre il papa si occupava del resto dei suoi possedimenti. Quindi essere Senatore a Roma in quel periodo aveva la valenza di amministratore della città, si potrebbe dire la nostra attuale carica di Sindaco con alcune diverse attribuzioni. Si puo’ quindi comprendere cosa volesse dire amministrare  nello stesso periodo città importanti come Roma in tali periodi.

Furono Senatori a Roma durante il periodo papale i Narnesi: Biagio Cardoli 1348, Vittorio Cardoli 1441,  Egidio Angelo Arca 1488, Massimo Arca 1522 e Ludovico Arca 1591. Famosissimo poi 1468 -. Petrus Cataneus [Chitani, de Chitanis, Chitanus] de Cesis narniensis. Nel duomo di Narni è conservato il suo simulacro e restano famose le frasi a lui dedicate dal poeta D’Annunzio nella sua famosa ode a Narni : “NARNI, qual dorme in Santo Giovenale su l'arca il senatore Pietro Cesi, tal dormi tu su' massi tuoi scoscesi intorno al tuo Palagio comunale”.

La carica di Senatore di Roma  , equivale alla carica di Podestà della città,  dopo il periodo della repubblica Romana e di Cola di Rienzo, che tenne il potere fino al 1354,  il Cardinale Albornoz , dopo aver fortemente voluto e lottato per far ritornare il papa Gregorio XI da Avignone a Roma , diventa  anche Senatore di Roma proprio nel 1377, e dopo poco il 18 ottobre del 1377 cede l’incarico di Senatore ed amministratore di Roma al suo Vicario che guarda caso è un Narnese Bartolomeo de Narnia , vicario de Gomezio de Albornozzo ,mentre sono conservatori della repubblica romana , Niccolò dei Porcari, Antonio Guerroni e Giovanni Ilperini, oltre a i quattro consiglieri  della società dei Banderari .

Il Senatore durava in carica circa sei mesi e si occupava della Amministrazione della Giustizia a Roma. Dal 1358 il senatore fu stabilmente un forestiero, ma dal 1360 comparvero a volte, in sua vece, “sette riformatori”e, finalmente, dal 1370, si ebbe definitivamente un solo senatore. Nel1370 al senatore spettava l’appellativo di magnificus vir dominus, mentre ai tre conservatori ed ai tredici capi de’ rioni, quello di nobiles viri 14. La carica di senatore ebbe all’inizio durata semestrale, poi annuale, spesso prorogata od interrotta per eventi politici, ma dal 1655 l’elezione divenne vitalizia.

Fino al 1363 il Senatore era il titolare anche del potere esecutivo ed amministrativo, dopo tale data in anni di violenti scontri tra fazioni guelfa e ghibellina, e con la classe baronale che tentò in ogni modo di imporre persone loro fedeli, eventi che si conclusero con la morte violenta di Cola di Rienzo assassinato nel 1354 con l’intervento della famiglia dei Colonna che più di ogni altra avversò il tribuno temendone un ridimensionamento del suo potere baronale anche all’interno della città.

Per tentare di ovviare ai soprusi dei precedenti titolari della carica, si diede una impronta più democratica ai nuovi Statuti in base ai quali l’amministrazione passò dal Senatore alle mani di tre Conservatori e del Priore dei Capo Rioni, di cui ne assumevano le funzioni in caso di vacanza, e in quanto costituivano il Magistrato Romano erano gli esclusivi responsabili della amministrazione cittadina, rimanendo il Senatore il giudice di un tribunale particolare per alcuni reati. L’elezione del Senatore che tornava ad essere una sola persona dal 1370, avveniva per suffragio del popolo romano e doveva avere la convalida del Papa detentore della sovranità su Roma e sul Senato.

La sede della magistratura cittadina,era il palazzo del Campidoglio. Il luogo era precedentemente (almeno dal XIV secolo) occupato dalla sede dei Banderesi, capitani della milizia cittadina organizzati nella "felice società dei balestrieri e pavesati", che occupavano il palazzo dei Conservatori.

 Ludovico Arca dottore illustre in ambo i diritti andò nel 1572 con Giulio Mangoni da Narni ambasciatore pel Comune a Paolo Emilio Marchese di Riano, Sorti per ben tre volte il grado di Senator Romano, e in questo ufficio fece restaurare il malconcio e cadente palazzo del Campidoglio. Testimonio di queste cose saranno le due seguenti inscrizioni, le quali scorgensi nell’ esterno del Palazzo Capitolino verso I' arco di Settimio Severo.

Quindi i Narnesi oltre che grandi condottieri e capitani del popolo a Venezia e Firenze , amministrarono la giustizia anche nella grande Roma dei Papi. Altre informazioni di dettaglio sul sito http://www.narnia.it/senatori.htm  

NARNI / I PADRI SCOLOPI

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NARNI - Stanno per essere ultimati  i lavori di restauro del Palazzo dei Priori e loggia degli Scolopi. Per i Narnesi è una occasione di valorizzazione della nostra Storia , in particolare è di grande interesse la riscoperta di affreschi presenti nelle varie sale ristrutturate sia del refettorio dei padri Scolopi che del consiglio di Cernita del Comune di Narni.

Tra tutti spicca una madonna con Bambino di rara fattura che potrebbe essere attribuita secondo il Restauratore Simone de Turres  al grande pittore Piermatteo D’Amelia. Tornando ai padri Scolopi a Narni , a loro dobbiamo il grande impulso culturale che si ebbe nella prima metà del milleseicento, motore di tutto cio’ fu padre Giuseppe Calasanzio, il fondatore della prima scuola pubblica cristiana e dell'Ordine degli Scolopi, nacque in Spagna nel 1557.

Nove anni dopo essere stato ordinato sacerdote, partì verso Roma, dove si commosse per la miseria della gioventù nel quartiere più povero della città dove fondò nella Chiesa di Santa Dorotea  la "prima scuola pubblica e gratuita dell'Europa". Alla sua opera diede il nome di "Scuole Pie." Morì a Roma il 25 di agosto del 1648, fu dichiarato santo nel 1767, ed il Papa Pio XII lo dichiarò nel 1948 "celestiale patrono di tutte le scuole popolari cristiane".

Narni e il Collegio e Casa di formazione della Provincia Romana (1618 - 1873). A Narni si aprirono le classi il 5 novembre 1618 con grande solennità e assistenza del popolo e delle autorità. L'attività scolastica iniziò subito in sedi provvisorie e nel contempo si cominciarono i lavori di adattamento dell'edificio a collegio, finanziati dalla comunità cittadina e voluti dal Cardinale Giustiniani che incaricò Carlo Maderno di revisionare il progetto di ristrutturazione. Nel 1619 il soggiorno di S. Giuseppe Calasanzio in Narni documenta l'abitabilità della casa scolopica.

Per volontà di S. Giuseppe Calasanzio, data la strategica posizione di Narni, vennero destinate due sale quale alloggio ai cardinali di passaggio per Roma. La chiesa fu intitolata a S. Cassio e adattata all'interno dell'edificio con una cappella per lato e due confessionali sul fianco inclinato. Al tempo la loggia degli Scolopi era suddivisa in due parti , in una vi era la chiesa e nell’altra uno scalone portava ai piani superiori. Nel 1619 vi erano duecento alunni. In Narni S. Giuseppe Calasanzio scrisse le Costituzioni dell'Ordine.

Passarono per la sede rettorale della casa dal 1618 al 1642 circa ventuno superiori, il primo di essi fu il Padre Pietro Casani. Venne istituito lì il Noviziato che durò dal 1624 al 1683. Nel 1637 erano tredici i religiosi residenti che oltre alle classi di lettura, scrittura e aritmetica, aggiunsero quattro classi di grammatica e una di scienze umanistiche. Dal 1640 in un elenco degli alunni di Narni figuravano i nomi di tre religiosi conventuali, tre cappuccini, uno scolopio, quarantasei ecclesiastici, undici dottori, quattordici notai, dieci studenti universitari Nel 1707 i padri scolopi si incaricarono di due ospizi: uno di questi, chiamato "Mariano di Jesùs" si trovava all'interno di Narni ed era guidato da un Sacerdote e da un Fratello; l'altro chiamato "Cesano" si trovava fuori Narni nel luogo di S. Onofrio di Cesi.

Nel 1855 furono aperte due scuole: una per l'insegnamento di entrambi i diritti, l'altra di primo insegnamento con tre scuole elementari e tre di ginnasio. Narni riceveva dal Comune aiuti statali. Quando fu proclamata la legge di soppressione degli Ordini Religiosi nel 1866, si invitarono gli scolopi a patteggiare individualmente con il Comune, dichiarando nullo il contratto che fin dal 1618 era durato con varie ratifiche fino al 1855. Nel 1872 il Comune reclamò i libri della biblioteca e nel 1873 impose la rapida vendita di parte dell'edificio del collegio per ampliamenti di una strada.

Infine il collegio fu chiuso definitivamente e non figurava più nel catalogo del 1885.Molto interessanti le lettere che Padre Calasanzio scriveva da e per Narni , da tali lettere si evince che a Narni fu ospitato il Cardinale Ludovisi che divenne poi papa Gregorio XV. Proprio durante tale soggiorno avvenuto a Narni  il 6 febbraio 1621, Calasanzio ebbe modo di illustrare la regola dell'ordine dei padri Scolopi e di predire al cardinale che presto sarebbe divenuto papa. Cosi' avvenne e il 9 febbraio dello stesso anno il Conclave nominò Papa il Cardinale Ludovisi e poco dopo gli Scolopi ebbero approvata la loro regola. Per ulteriori informazioni vedere anche il sito http://www.narnia.it/scolopi.htm Si ringrazia la Curia Generalizia dei Padri Scolopi padre Julio César e Alessandra Merigliano.

LA STORIA DELLA CITTA’ / PIETRODONATO CESI, VESCOVO NARNESE, FA GRANDE BOLOGNA E RICOSTRUISCE LE MURA DI NARNI

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NARNI - Alla folta schiera di Narnesi che tra il 1400 ed il 1600 fanno la storia d’Italia , non si puo’ non annoverare uno dei cinque  cardinali  della famiglia Cesi.

Tale famiglia legata per ramo materno alla nipote di Erasmo da Narni, sale ai vertici della Roma del potere  dei Papi. Nello specifico in questo articolo parleremo di Pietrodonato Cesi Seniore , distinguendolo da un altro cardinale Cesi che verrà dopo e prenderà il nome di Pietrodonato Cesi Juniore.

Varie lapidi poste sul palazzo Comunale di Narni , anche se sbiadite, ricordano i Cardinali Cesi a cittadini distratti, in memoria della nostra storia.

Stimolato da un post di Vanessa Elefante che ha mandato una foto su Facebook e mi chiede informazioni su Pier Donato Cesi vescovo di Narni , rispolvero  tra i miei appunti le notizie su questo importante personaggio, Pietrodonato Cesi Seniore, di cui provo brevemente a parlarvi.

CESI, Pier Donato. - Nacque, non si sa se a Roma o a Todi, da Venanzio Chiappino e Filippa Uffreduzzi nel 1822 Terminati gli studi, si recò a Roma, accolto nel palazzo di un cugino di suo padre, il cardinale Federico Cesi. Nel concistoro del 25 giugno 1546  avvenne la sua nomina alla sede episcopale di Narni. Nel febbraio 1547 egli giunse a Trento per prendere parte al concilio in qualità di Vescovo di Narni.

Gli esordi del Cardinale nell'amministrazione dello Stato pontificio avvennero sotto il pontificato di Paolo IV con la nomina a presidente di Romagna, avvenuta il 17 sett. 1556. I due anni e mezzo del suo governo vengono ricordati dagli storici locali per le iniziative prese nel campo dei lavori pubblici, specialmente a Ravenna, ove fece eseguire il dragaggio del fossato, allora fonte di epidemie, nonché il restauro e l'abbellimento di alcuni edifici. La grata che egli lasciò del suo operato è testimoniata da due lapidi a Faenza ed a Ravenna. Pio IV, asceso al soglio pontificio il 25 dicembre successivo, nell'aprile del 1560 nominava il cardinal nipote Carlo Borromeo legato a Bologna, affiancandogli il Cardinale Cesi  nella carica di vicelegato (11 apr. 1560). A Bologna il nostro Cesi vista l’assenza del Borromeo assunse in pratica pieni poteri e realizzo’ grandi opere architettoniche a partire dall’ampliamento di San Petronio , e la costruzione dell’Archiginnasio, nel 1563.

A Bologna la vulgata afferma infatti che : “ San Petronio doveva diventare la Chiesa più grande del mondo, più grande di San Pietro a Roma, ma il Papa non lo ha permesso “. Tutto questo accade quando il Papa  Pio IV e il suo legato Carlo Borromeo e il vice legato Cardinale Cesi fecero costruire lì  l’Archiginnasio, nel 1563, non lo fecero “contro”   San Petronio, ma eventualmente contro la indipendenza della Università che così definitivamente era assoggettata  alla pubblica autorità. Questo pero’ comporto che il faraonico progetto del duomo di Bologna di Arduino Arriguzzi per il completamento delle basilica di San Petronio, fu fortemente ridimensionato per non competere con san Pietro a Roma.

Il suo nome rimane legato alla storia di Bologna soprattutto per le grandiose opere di edilizia, di urbanismo e di decoro artistico che egli promosse durante il suo governo. La creazione della fontana del Nettuno con la celebre statua del Giambologna e la sistemazione dell'omonima piazza, l'abbellimento del palazzo del Governo, l'innalzamento delle facciate del palazzo dei Banchi e dell'ospedale della Morte, il raggruppamento delle macellerie in tre apposite strutture edilizie e l'apertura di una strada, nota più tardi come via Urbana, sono testimonianza, oltre che di un non comune spirito d'iniziativa, della passione per le belle architetture e di quel fine gusto artistico che compaiono, anche successivamente, come tratti caratterizzanti della personalità del Cesi. L'opera, di maggior rilievo, da lui ideata e portata a compimento, fu la costruzione del maestoso fabbricato delle Scuole Nuove, noto come l'Archiginnasio, la nuova sede dell'università, opera dell'architetto Antonio Terribilia, fu solennemente inaugurata il 21 ott. 1563. Il nostro Cardinale non si limitò solo alle strutture edilizie , ma chiamò anche insegnanti di grande prestigio a Bologna, rilanciando il primato di questa grande università vanto di tutta l’Italia. Per volere del Cardinale Cesi , un altro narnese Erulo Eroli diviene Vescovo di Bologna , come ricorda la lapide nel duomo di Narni.

Pierdonato Cesi Come Vescovo di Narni dal 25 giugno 1546 al 12 luglio 1566 , resta famoso per avere voluto ricostruire le mura cittadine dopo il sacco dei Lanzichenecchi del 1527 cosa che avvenne tra il 1550 ed il 1566 come ampliamente descritto da Raffaello Bartolucci  in http://www.narnia.it/portaNova.htm .

Fa piacere quindi rileggere, tra vecchie lapidi e face book la storia di grandi personaggi legati alla nostra Narni, che portarono il nome della nostra città in prestigiose sedi di tutta Italia e non solo, come potremo vedere nelle prossime puntate… 

NARNI / I SEGRETI (SVELATI) DELLA GROTTA D’ORLANDO

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NARNI - In questi giorni partendo da gruppi di discussione su Facebook, si è ridestato l’interesse per i reperti solo parzialmente visibili nei pressi della grotta di Orlando. Orlando (736 - Roncisvalle, 15 agosto 778)è un paladino di Carlo Magno estremo baluardo delle invasioni dei Mori in Spagna e difensore della Cristianità. Valoroso paladino franco e nipote di Carlo, si oppone agli infedeli, ma cade vittima di un'imboscata tesa dai Mori presso Roncisvalle. Nello scontro il prode eroe fa strage dei nemici con la sua famosa spada Durlindana. Sopraffatto, Roland suona il suo corno Olifante,con tanta forza che ne muore.

Le sue gesta divennero mitichee le sue avventure furono narrate in lunghi poemi da Matteo Maria Boiardo (Orlando innamorato) e Ludovico Ariosto (Orlando furioso), oltre a molti altri poeti . La leggenda narra che a Narni , questa cavità fu il rifugio del paladino Orlando e che i segni sulla roccia siano stati lasciati dal cavallo del paladino. Altre leggende narrano della sedia di Orlando , paragonandolo ad  un Gigante che mettendo una gamba nella rupe della grotta e l’altra sul monte Santa Croce, orinando diede vita al fiume Nera.

La zona ora percorsa dalle automobili che invadono completamente la sede stradale, un tempo era il tracciato della antica  via Flaminia .Probabilmente furono gli stessi Antichi Romani che in epoca Augustea , mentre veniva costruito il ponte di Augusto, provvidero ad allargare la sede stradale che portava all’ingresso di Narnia provenendo da Roma. Un eccezionale reperto di archeologia preistorica: di particolare suggestione sono i rilievi preistorici visibili sulla parete esterna della grotta: probabilmente simboli a carattere propiziatorio.

Tornando alla nostra Grotta di Orlando ed annessa rupe, dice il libro di Narni di Bigotti,Mansuelli,Prandi: “oltre la casa Miranera  si vedono ancora sul lato Est della via i tagli praticati in età romana per la sistemazione della sede stradale , con rilievi scolpiti sulla roccia, a carattere simbolico. Sul lato ovest verso valle restano due pietre  emergenti dal terreno , in parte squadrate , di determinazione incerta , definite are preistoriche”. Di tali reperti fanno cenno anche il Martinori e l’Eroli descrivendoli come segni propiziatori scolpiti sulla rupe, si nota un fallo doppio, una luna ed una vulva simbolo di fertilità femminile.

Personalmente insieme ad Andrea Scatolini ed altri membri dell’Utec, facemmo un rilievo preciso delle emergenze visibili in tale zone; mappando oltre al doppio fallo, anche un delfino , una nave o animale capovolto, ed un fallo . Il tutto durante le giornate di  “Puliamo il mondo” 2006 Il 22, 23 e 24 settembre 'edizione italiana di Clean Up the World, il più grande appuntamento di volontariato ambientale del mondo.

Altre ipotesi suggestive si devono allo studioso dei Celti Farinacci che con il libro  UMRU parla di strani simboli celti sulla rupe, come un cinghiale ed simboli "runici" (in senso vago) che sottostanno a luoghi poi cristianizzati, com'era uso protocristiano. Un altro fallo in rilievo sta a Cesi, su un muro sotto il paese, Farinacci dice che anche Cesi era Oppidum con il santuario sopra. I falli di Cesi e di Ponte Vecchio sono scolpiti su manufatti ben datati, la Formina è del periodo romano imperiale, le mura sotto Cesi hanno datazione incerta.

Relativamente alla via Flaminia,  sicuramente in passato esistevano molti altri diverticoli della sede stradale , che passavano a mezza costa, tra l’attuale strada ed il fiume Nera.Tale ipotesi è ben descritto nel testo di Elio Mirimao:  Una "Storia" della Via Flaminia Il tracciato "nascosto" della Via Flaminia a Narni: un'ipotesi suggestiva.

La zona della Grotta di Orlando resta comunque piena di fascino e sicuramente da valorizzare e riscoprire ed ora grazie ad internet e la nuova attenzione dei Narnesi, potrebbe divenire un nuovo polo di attrazione turistica , oltre a tornare la passeggiata di Narnesi e turisti, con un adeguato percorso pedonale , che tornerebbe molto utile anche agli abitanti  della zona di Testaccio. Ulteriori notizie ed immagini possono trovarsi sul sito www.narnia.it

NARNI / LE TAPPE DELLA STORIA: IL VESCOVO NARNESE TINACCI BENEDISSE IL DUOMO DI FIRENZE NEL 1357

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NARNI - Fra i vari legami che uniscono le città di Narni e di Firenze abbiamo trovato molti capitani del popolo e podestà della città di Firenze, provenienti da Narni  che governarono la Firenze dei Medici tra il 1350 ed il 1500. Tra essi troviamo molti rappresentanti della Famiglia Cardoli  e delle famiglie Massei, ma maggiore curiosità desta l’episodio che portò un vescovo Narnese a benedire le fondamenta del duomo di Firenze. Il vescovo Agostino Tinacci  benedì i pilastri di fondazione nel 1357, per questo fu realizzata la statua che lo raffigura, nella facciata della chiesa di S. Maria del Fiore a Firenze, dallo scultore Salvino Salvini.

Agostino Tinacci, vissuto nel XIV sec., frate agostiniano che arrivò a ricoprire la carica di vescovo di Narni dal 17 marzo 1343 al 1367, resta famoso nella storia perché fu lui a benedire le fondamenta del duomo di Firenze  nel 1357. Dotato di grandi capacità "teologiche ed oratorie" fra' Agostino è documentato al seguito del cardinale Egidio Albornoz per preparare lo Stato Pontificio al rientro del papa da Avignone. Le cronache del tempo raccontano in questo modo la vicenda, siamo a Firenze il 5 Luglio 1357.

M. Frate Agostino Tinacci de’ Romitani, Vescovo di Narni benedisse e sagrò una pietra di marmo scolpitavi su una croce negli anni Domini 1357 al 5 di Luglio. Furonvi con lui suoi frati, cappellani e famiglia e cominciossi col nome di Dio a fondare la prima colonna del corpo della Chiesa verso il Campanile presenti più frati, cittadini, maestri, canonici, cappellani e con più altri preti e cherici con torcetti di cera in mano accesi, con gran trionfo di canti, di suono di campane, d?organi e trombe.

Correva l’anno 1357, quando a dì 5 di luglio ad ora di vespro, Messer Agostino Tinacci vescovo di Narni, benedetta e sagrata una pietra di marmo iscolpitavi su una croce , la deponeva nel fondamento della prima colonna del corpo della chiesa verso il campanile. Assistevano alla sacra cerimonia, celebrata con pompa solenne, i frati di S. Agostino, il clero della Cattedrale, la famiglia del Vescovo, i Consoli dell'arte della lana, gli Operai, consiglieri, maestri ed altri cittadini tutti con torchietti di cera accesi, con gran trionfo di canti, di suoni di campane, d'organi e di trombe.

Già fino dai primi del mese di giugno si facevano consigli sul partito da prendersi della chiesa, finché nel giorno 19 di quello stesso mese, in presenza del Vescovo  Proposto con tutti i canonici et cappellani, e frati e maestri, e cittadini siiti al consiglio, con gran trionfo di campane e d'organi e di canti, in sul vespero s'incominciarono a cavare e' fondamenti dei nuovi pilastri della chiesa dì santa Maria del Fiore, in ossequio al partito preso in Consiglio nella mattina di quel giorno.

In un registro di Ricordanze conservato presso l?Archivio dell’Opera di S. Maria del Fiore a Firenze (II.4.1) e parzialmente edito da Cesare Guasti (S. Maria del Fiore’,  pp. 72-117), Marsili Filippo, fornisce una preziosa e attenta testimonianza delle opere attuate nel quinquennio in cui ricoprì la carica di provveditore, che fu particolarmente significativo per lo sviluppo dei lavori. È quindi possibile, grazie alle Ricordanze, ripercorrere le tappe della costruzione del campanile e della chiesa in cui erano impegnati, tra gli altri, il capomastro Francesco Talenti, Neri Fioravanti, Andrea Orcagna e Taddeo Gaddi.

Come provveditore il Marsili  aveva il compito di rivedere le partite contabili, predisporre i pagamenti per le maestranze e procurare il denaro necessario per gli stanziamenti ricorrendo ai lasciti in favore dell?Opera o alle tasse, a ciò destinate, derivanti dai testamenti. Per la penuria di denaro, nel giugno 1353, avvicinandosi la festa di S. Giovanni, al M. fu affidato il compito di chiedere il ripristino delle entrate provenienti dalla Camera del Comune e dalle gabelle a suo tempo assegnate nonché il reclutamento di lavoranti da Orsanmichele per procedere con più speditezza alla costruzione del campanile.

Tra gli avvenimenti descritti dal Marsili per testimoniare il progredire dei lavori e le relative difficoltà, è la cerimonia del 5 luglio 1357, al vespro, in cui fu consacrata e posta la pietra fondamentale della prima colonna verso il campanile; l?officiante fu l?agostiniano Agostino Tinacci. Nella facciata del duomo di Firenze , tra le statue principali rappresentate appare in bella evidenza sul portale di sinistra la figura di un vescovo Narnese , si tratta di Agostino Tinacci vescovo a Narni dal 17 marzo 1343 al 1367 fu lui a benedire le fondamenta del duomo di S. Maria del Fiore a Firenze nel 1357 e questo fatto diede ulteriore lustro anche alla città di Narni. (Giuseppe Fortunati)

STORIA E CULTURA / COCCEIO NERVA, L'IMPERATORE DA NARNI

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NARNI - A Narni nella piazza principale all’ingresso della vecchia via Flaminia presso la porta Superior, la porta costruita dagli antichi  romani, che permetteva di entrare nella città di Narnia, il busto in bronzo dell’imperatore Cocceio Nerva ricorda questo illustre Narnese vissuto duemila anni fa. L’associazione viviNarni dopo un lungo lavoro di ricerca storica, ha voluto lasciare alcuni anni fa, un segno tangibile in onore di Nerva nella sua città natale.

La Gens Nerva si dice oriunda di Creta e molti studi attestano la presenza degli avi dell’imperatore nella città di Narni. Si conoscono almeno quattro generazioni prima della nascita dell’imperatore Marco Cocceio Nerva, tutti personaggi di grande livello nella gerarchia romana. Furono consoli e curatori delle acque , incarichi di altissimo rilievo nel mondo dell’antica Roma . Nel periodo di Augusto a Narni si costruì oltre al famoso ponte sul fiume Nera, anche una mirabile opera che permise ai narnesi di avere acqua potabile per oltre duemila anni.

L’acquedotto della Formina, parte da Sant’Urbano dal caput aquae,  fino a Narni, l'acquedotto, incanalando sette sorgenti, si snoda con un percorso serpeggiante sotterraneo, interrato con la presenza di vari ponti,per superare fossati , lungo le pendici della catena montuosa narnese amerina, con uno sviluppo in lunghezza  di km 12,628  e con una pendenza costante del sei per mille.

Lungo il percorso si trova anche il ponte Cardona centro geografico dell’Italia peninsulare e per la pulizia e l’ispezione di tale opera ci sono 55 pozzi e 139 «bocchette», che assicurano anche una areazione adeguata per il deflusso dell’aria . Un tempo lungo l’acquedotto c’era una lapide che diceva Nerva............ Mirabilis Acqueductus NARNIEN AUCTOR. Tale lapide viene descritta dall’Eroli e dal Brusoni.

Riportiamo anche una breve sintesi della vita dell’Imperatore . Marco Cocceio Nerva, noto semplicemente come Nerva, nato a Narni in Umbria l' 8 novembre 30, morì a Roma il 27 gennaio 98. Essendo figlio di un Cocceio Nerva famoso giureconsulto e di Sergia Plautilla figlia di Popilio Lena, fu membro dell'aristocrazia italiana più che di quella romana, come del resto Vespasiano fondatore della dinastia Flavia. Amico e parente acquisito di Tiberio, ed ammirato da Nerone - che gli riconosceva le sue doti di poeta e gli concesse le insegne del trionfo per la congiura di Pisone - diviene console sotto Vespasiano e poi sotto Domiziano.

Nel 96, al momento dell'organizzazione del complotto ai danni del fratello di Tito, riveste con ogni probabilità un ruolo importante. Al momento dell'elevazione al potere, sebbene appoggiato dal Senato, si trova in una situazione non facile, ma riesce ad adottare una saggia politica di riconciliazione e di riforme socio-economiche, partecipando anche con il proprio patrimonio personale alla distribuzione delle terre alle classi più disagiate. Fu l'ultimo imperatore italiano sia di nascita che di famiglia. Nerva non aveva seguito l'usuale carriera amministrativa (cursus honorum) anche se era stato console con Vespasiano nel 71 e con Domiziano nel 90.

Quando fu organizzata la congiura contro Domiziano, Nerva acconsentì a divenirne il successore. Egli era molto stimato come anziano senatore ed era noto come persona mite, ma accorta. Alla morte di Domiziano, Nerva fu acclamato imperatore in senato da tutte le classi concordi sul suo nome. Le loro speranze non andarono deluse, infatti, citando liberamente Tacito, nel suo breve regno fuse le idee di impero, di libertà e di pace, dando inizio ad un secolo poi considerato d'oro.

Fece immediatamente cessare le persecuzioni contro i cristiani, consentì agli esiliati di rientrare a Roma, abolì i processi di lesa maestà, reintegrò il Senato nelle sue prerogative, prodigò sue terre e denari per soccorrere i poveri ma fu molto duro contro i delatori. Fu addirittura giudicato troppo mite dal Senato e subì una congiura che venne sventata esiliando a Taranto il suo capo: il senatore Calpurnio Crasso. Nel 97 fu console per la terza volta e gli fu collega Virginio Rufo. Quando poco dopo, Nerva, vecchio e malato, si rese conto della sua debolezza, pensò di adottare un figlio.

In omaggio all'interesse dello stato, non scelse nella propria famiglia, ma scelse Marco Ulpio Traiano che comandava le legioni sul Reno. L'adozione coincise con una vittoria in Pannonia e pertanto diede all'adottato Traiano l'appellativo di Cesare Germanico, lo fece tribuno e proconsole. Di nuovo Nerva fu console con Traiano nel 98, ma dopo solo tre mesi morì. Ebbe esequie di grande onore volute dal suo successore.  Le sue ceneri furono poste nel mausoleo di Augusto

Altra curiosità e' che alcune città Europee hanno ancora il culto del nostro imperatore ad esempio esiste una città Spagnola chiamata Nerva e la città inglese di Gloucester che ha da poco ricostruito una statua equestre dell'imperatore Cocceio Nerva. (tratto dal libro di Giuseppe Fortunati “Narnia e Narnia” Heos editore).

Una trasmissione sulla vita e le opere di Nerva, è andata in onda sulla emittente televisiva Telegalileo ove è stato mostrato parte del materiale raccolto in archivi e testi antichi in varie lingue, con il supporto di immagini di busti lapidi e monete che sono stati raccolti in questi anni e possono formare la base per un libro ed un dvd da lasciare alla città di Narni.

LA STORIA / I CROCIATI E LE CATTEDRALI DI NARNI

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NARNI - Anno 1145 e 1148 due date importanti per Narni. In tali date vengono infatti consacrate il Duomo e la chiesa di Santa Maria Maggiore (ora San Domenico) da Papa Eugenio III, accompagnato da San Bernardo. Bernardo di Chiaravalle o Bernard de Clairvaux (Fontaine-lès-Dijon, 1090 – Ville-sous-la-Ferté, 20 agosto 1153) è stato un religioso, abate e teologo francese, fondatore della celebre abbazia di Clairvaux, e dell’ordine dei Cistercensi. Siamo nel periodo delle grandi Crociate per riconquistare Gerusalemme e la terra santa.

I Templari nel 1119, sotto la guida di Ugo di Payns, feudatario della Champagne e parente di San Bernardo da Chiaravalle , fondarono un nuovo ordine monastico-militare, l'Ordine dei Cavalieri del Tempio, con sede in Gerusalemme, nella spianata ove sorgeva il Tempio ebraico; lo scopo dell'Ordine, posto sotto l'autorità del patriarca di Gerusalemme, era di vigilare sulle strade percorse dai pellegrini cristiani.

L'Ordine ottenne nel concilio di Troyes del 1128 l'approvazione di papa Onorio II e sembra che la sua regola sia stata ispirata da Bernardo, il quale scrisse, verso il 1135, l'Elogio della nuova cavalleria. Con l'inizio delle Crociate fu necessario dare una base teologica alla guerra in atto. Per tale fine San Bernardo scrisse il De laude novae militiae ad Milites Templi. In tale testo il Santo capovolge il V comandamento del "Non uccidere", dando una giustificazione cattolica all'uccisione dei non credenti, creando la categoria del "malicidio": l'uccisione del male, cioè omicidio di un non credente, da non considerarsi peccato.

Nel 1145 sale al pontificato il suo discepolo Bernardo dei Paganelli (Eugenio III). Il 15 febbraio 1145, a Roma, nel convento di san Cesario, sul Palatino, il conclave eleggeva nuovo Papa Eugenio III, abate del convento romano dei Ss Vincenzo e Anastasio; il nuovo Papa, Bernardo Paganelli, conosceva bene Bernardo, per averlo incontrato nel concilio di Pisa del 1135 e per essersi ordinato cistercense proprio a Chiaravalle nel 1138. Proprio in tale anno 1145, il 27 Febbraio,  Papa Eugenio III passò  da Narni, lasciando Roma divenuta per lui insicura. A Narni  Il pontefice consacro’ la chiesa di San Giovenale e concesse indulgenze a chi nell’anniversario avesse visitato quella chiesa.

la seconda Crociata (1145 - 1149) - Il Papa e San Bernardo vanno a predicare in Francia , Le parole degli oratori  suscitarono un vivo entusiasmo nell’assemblea dei fedeli, tanto che San Bernardo venne ripetutamente interrotto dal grido: “Dio lo vuole, Dio lo vuole!”Nel mese di aprile 1148 Luigi VII di Francia ed i suoi Crociati arrivarono a Gerusalemme.

Il suo arrivo suscitò il più grande entusiasmo; gli abitanti della Città Santa, i Principi ed i prelati gli andarono incontro portando nelle mani dei rami d’ulivo e cantando le parole: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”. Nel giugno 1148 cita il Martinori nelle sue Cronache (pag 94-95),  Papa Eugenio III tornò  in Italia dalla Francia  e si recò a Viterbo, contro cui i romani avevano intrapreso spedizioni guerresche , per assoggettarla alla repubblica.

Il Papa passò da Narni e vi si trattenne per qualche giorno, accompagnato dai cardinali, da un forte presidio di truppe francesi e da San Bernardo Abate di Chiaravalle. Il pontefice consacrò  la chiesa di Santa Maria Maggiore, che per lungo tempo era stata la cattedrale di Narni. In tal modo, le cattedrali di Narni vennero consacrate e negli annali della Cattedrale vengono riportati tali avvenimenti.

 

LA CURIOSITA' / F1: LE VITTORIE DI FANGIO LEGATE A UN UMBRO

NARNI - Nei vari gruppi di Facebook si trovano molti amici e appassionati di storia locale e proprio in uno di questi, Roberto Perquoti, ci ha segnalato una interessante storia di uno sportivo  con vari legami con Terni e provincia.

Erardo Sculati, figlio dell’ingegnere Alcide che aveva in concessione lo sfruttamento della Miniera di lignite di Dunarobba. Nato nel 1918 e morto nell’82, di professione giornalista, Sculati, ebbe l'onore di lavorare come direttore sportivo alla Ferrari o meglio la Sefac nel 1956 econquistare il terzo titolo mondiale con Juan Manuel Fangio.

Sculati aveva un carattere forte così come lo aveva Enzo Ferrari, prima o poi si sarebbero scontrati, questo era sicuro, per questo il loro sodalizio durò una sola stagione agonistica.. Fondò nel 1958 la rivista Autorama, della quale fu il primo direttore. Scolari si era anche distinto durante la seconda guerra mondiale, nella tragica campagna di Russia. Dove fu decorato per il suo valore. Ingegnere, frequentò ad Aosta il corso AUC (1941), poi la Scuola AUC a Lucca. S.Ten. al Gruppo “Udine”, 17^ batteria, partì per la Russia il 17/08/1941, la 17^ BTR aveva per motto “Anin varin fortune” (Andiamo, avremo fortuna).

Decorato di C.G.V.M.: “Comandante di pattuglia O.C. di una batteria alpina, durante reiterati attacchi nemici osservava e dirigeva sotto violento fuoco nemico il tiro della propria batteria. Venuta meno ogni possibilità di collegamento col proprio comando, volontariamente partecipava con gli altri alpini a respingere un’ infiltrazione nemica”- Selenjy Jar (Russia),31/03/1942. Questa esperienza lo portò a conoscere anche Piero Gauli artista e ceramista le cui opere sono ora nella esposizione permanente al  Museo di Dunarobba a lui intitolato , e che venne nel 1948 ad Acquasparta, proprio portato da Eraldo , e la cava di lignite , con la sua argilla diede vita alle tante opere dell’artista che rappresento’ con le sue ceramiche molte città umbre tra cui Narni.

Giornalista, appassionato di automobilismo, fu direttore sportivo della mitica Scuderia Ferrari (1956-’57). Aveva prima partecipato a diverse edizioni delle mille miglia  e precisamente :La 17^ edizione della Mille Miglia nel 1950  n. 336 Bruno Carotti-Eraldo Sculati, Lancia Aprilia,  classe 1100 Turismo,  la18^ edizione delle Mille Miglia 27-28 aprile 1951, n.114 Eraldo Sculati-Giorgio Massai, Lancia Aprilia, 31° ass. e 3° classe 1500 Turismo. Era il 1953, quando  Eraldo aveva circa 35 anni, perché era nato nel dicembre del 1918.

Il giornalismo era il suo mestiere, e lo dimostrò. Fu il primo in Italia a creare un inserto puramente automobilistico. E fu l'unico a Paese Sera, che era un giornale di sinistra, a ottenere la pubblicità dalla Fiat.  Come direttore Sportivo della Ferrari, epica fu l’impresa di Fangio al gran premio di Montecarlo, infatti dopo un incidente, la vettura di Fangioconclude il giro, infila la corsia dei box e scende dalla monoposto, danneggiata, ma ancora efficiente, sulla quale, dopo un momento di titubanza salta Castellotti. Fangio, si sfila i guanti, il caschetto e gli occhiali, poi si siede sul muretto dei box, silenzioso. I meccanici di Maranello non hanno mai visto niente di simile: "Ferrari" - pensano - "gli leverà la pelle".

Il Direttore Sportivo della Ferrari, Eraldo Sculati, lo guarda sorpreso, s'interroga sul da farsi, poi si avvicina a Fangio: - "Devo fermare Collins ?" - gli chiede. Silenzio.  Il maestro é concentrato, non parla e sembra non ascoltare, la corsa sembra non interessargli più.  Collins é sempre secondo ma perde progressivamente su Moss, Sculati sembra non saper come comportarsi, "Ferrari" - pensano i meccanici - "leverà la pelle anche a lui".  Dopo qualche minuto di silenzio ed immobilità assoluti, quasi ascetici, Fangio si rimette caschetto ed occhiali e fa cenno che é pronto a ripartire.  Sculati ferma Collins che gli cede la sua Ferrari e Fangio riparte all'inseguimento, ma Moss ha 45" di vantaggio e siamo oltre metà gara.

Basta poco per capire che ora però è tornato il maestro: preciso, velocissimo, glaciale. Behra, che aveva approfittato della fermata di Collins per conquistare il secondo posto, non ha scampo. Fangio si avvicina, lo raggiunge e infine lo sorpassa dopo una decina di giri perfetti, una decina di giri "alla Fangio".  Il sorpasso, poi, è un autentico capolavoro, una precisione chirurgica. Il pubblico assiepato sul bordo del circuito di Montecarlo s'infiamma. Questa corsa avrebbe aperto le porte alla Ferrari per la conquista del titolo mondiale.

Di Sculati, Enzo Ferrari scrisse: “Lo ricordo capace pilota, su Lancia alla Mille Miglia. Non esitò in seguito ad abbandonare le sue cave di marmo a Terni per dedicarsi all'ambiente automobilistico. Nel 1956, l'anno in cui Fangio vinse con la Ferrari uno dei suoi cinque titoli mondiali, direttore sportivo della squadra era il nostro concittadino. Gran Premio d'Italia a Monza nel 1956. Fangio, appiedato, pretendeva la macchina di Musso, che era secondo. Eraldo non gliela diede. Andò perfino in tribuna, Eraldo, dopo la discussione a proposito di Musso con Marcello Giambertone, il manager di Fangio.

Ufficialmente poi Collins cedette la macchina a Fangio di sua spontanea volontà. Lasciata la Ferrari il nostro Eraldo, fondò Autorama, che fu uno dei primi giornale a offrire dei gadget in omaggio ai suoi lettori, e questi gli garantì una diffusione immediata. Tanto che Mazzocchi, proprietario della Domus, visto che Eraldo disturbava le vendite di Auto Italiana lo nominò direttore della sua rivista. 

Narni / La cultura di Natale: "La Natività nell’arte" incrocia fede e ragione

NARNI – Una mostra di pittura, fotografia, musica e incontri. Quello più importante è tra credenti e non credenti, sì perché “La Natività nell’arte contemporanea”, questo il titolo della mostra alla chiesa di San Francesco, non è solo una delle tante iniziative natalizie, è qualcosa che vuole fare cultura e vuole far ragionare e discutere.

Gli obiettivi - Gli organizzatori hanno lanciato una sfida agli artisti: realizzate la natività e interpretate il rapporto esistente tra fede e ragione sulla base di quello che diceva San Francesco d’Assisi, “il primo - ricordano Giorgio Sebastiani e Giuseppe Fortunati, due degli organizzatori - a realizzare il presepe”. Tutto ciò al fine  di contribuire all’evoluzione del sentimento di meraviglia per il creato, e di richiamare l’attenzione sul rispetto per “madre terra” e sul dovere - piacere di salvaguardia i paesaggi che caratterizzano la sua bellezza. La bellezza propria delle espressioni artistiche, la suggestività dei luoghi che le accolgono, attenuando il frastuono della quotidianità e la luce accecante di effimeri bagliori, potrebbero agevolare una , sia pur breve, permanenza nella dimensione  “spirituale “  per ascoltare più distintamente le voci e osservare più intensamente le luci che indicano la via  e danno senso alla vita di credenti e non credenti.

Gli organizzatori - La mostra è realizzata dal Comune di Narni, dalla parrocchia della Cattedrale e dall’associazione Progetto Paideia con la collaborazione di tantissimi altri soggetti: la scuola primaria A. e G. Garibaldi, la scuola dell’infanzia di San Bernardo, il Cfp di Narni che ha realizzato alcuni presepi in rame e legno che sono una meraviglia artistica, il Beata Lucia, la Sistema Museo, la pro loco Iat, l’ente Corsa all’Anello, l’associazione Vivinarni, la cooperativa sociale Polis, il centro diurno per disabili Il Faro e l’Università della Terza età. 

L’esposizione o le esecuzioni di opere inedite, inserite in un contesto che prevede, anche  incontri tematici, intrattenimenti per l’infanzia,  allestimento di presepi, l’illuminazione scenografica di alcuni monumenti e visite guidate, non hanno carattere di concorso. Il tutto è stato realizzato mediante il volontariato: gli artisti hanno messo a disposizione le loro opere, la Parrocchia ed il Comune gli spazi espositivi, le associazioni il lavoro volontario degli associati. Il contributo, disponibile, circa 2000 euro, ci tengono a sottolineare gli organizzatori, elargito dalla fondazione Carit, è stato interamente utilizzato per le attrezzature necessarie a realizzare la manifestazione.

Il programma - Sabato 28 Dicembre - Tour guidato dei Presepi. Appuntamento presso ViviNarni, tappe: Piazza Garibaldi/Piazza dei  Priori/Atrio comunale/San Francesco. Due orari: h 15.30 e 17.00.

Venerdì 27 dicembre: dalle ore 8.00 alle ore 13.00 attività di gioco per bambini e ragazzi presso “Ludoteca e...dintorni” – Azienda Beata Lucia (Piazza G. Marzio).
Sabato 28 ore 16   Sala Consiliare "Mai più senza lavoro" lettura di poesie degli alunni della IV A e B della Scuola primaria G. e A. Garibaldi Progetto poesia in collaborazione con Raffaele Gentili
Domenica 29 ore 16.00  Sala Consiliare Presentazione del libro “L’Arcobaleno  iride e ”Realizzato dagli alunni della classe II A Scuola Primaria G. e A. Garibaldi durante il laboratorio di lettura:“C’era una volta …”A cura dell’insegnante Paola Torcolini.
Lunedì 30 dicembre: dalle ore 8.00 alle ore 13.00 attività di gioco per bambini e ragazzi presso “Ludoteca e...dintorni” – Azienda Beata Lucia (Piazza G. Marzio).
Giovedì 2 gennaio: dalle ore 8.00 alle ore 13.00 attività di gioco per bambini e ragazzi presso “Ludoteca e...dintorni” – Azienda Beata Lucia (Piazza G. Marzio).
Venerdì 3 gennaio: dalle ore 8.00 alle ore 13.00 attività di gioco per bambini e ragazzi presso “Ludoteca e...dintorni” – Azienda Beata Lucia (Piazza G. Marzio). 
Venerdì 3 Gennaio  ore 10.30 presso l’ Azienda Beata Lucia, i bambini e le bambine del centro ludico invernale “Ludoteca e...dintorni” presentano lo spettacolo “C’era una volta una favola...”.
Venerdì 3 gennaio: ore … Chiesa di Lourdes Concerto dei Narnia  Cantores
Sabato 4 Gennaio – ore 16.00 Sala del Camino di Palazzo Eroli, Concerto  a cura di  Incontri Musicali Narnesi
 Convegno: “Beato sii.. per nostra madre terra” : meraviglia per il creato; rispetto per madre terra; salvaguardia dei paesaggi-   
Domenica 5 gennaio:  ore 16.00 Chiesa della Madonna di Lourdes presentazione  della favola “Amici Fedeli” scritta e interpretata da Paola Torcolini e Concerto del Trio Stefano Mozzi e Letizia Cardella clarinetto, Alessio Costanzi fagotto,  musiche di Mozart,  Beethoven,  Maccaglia.
Attività  ludiche organizzate dall’Azienda servizi alla persona Beata Lucia 

IL CULTO DI SANT'ANSANO RISCOPERTO DA GIUSEPPE FORTUNATI

ansano

NARNI - Si è tenuto in questi giorni a Narni presso il Museo cittadino di Palazzo Eroli un’importante incontro di studi sull’iconografia di Sant’ Ansano, giovane romano martirizzato a Siena nel 303, venerato in loco da tempo immemorabile come protettore e patrono. Relatore dell’iniziativa culturale, promossa dalla Università delle tre Età di Narni, è stato l’ingegner Giuseppe Fortunati ricercatore storico di Narni e presidente dell’associazione Vivinarni.

“Scopo dell'incontro è stato quello di evidenziare la ricchezza culturale e religiosa, purtoppo poco valorizzata nel nostro territorio. Infatti il culto di Santo Ansano era molto vivo a Narni proprio a partire dal periodo dei nostri Statuti del 1371 e negli anni immediatamente successivi, fino al 1527  con il Sacco dei Lanzichenecchi a Narni. In tale periodo il grande influsso di San Francesco e l'importanza di molti frati santi e Beati della terra di Narnia dal Beato Matteo, a i cinque Santi Protomartiri francescani , trovano la loro giusta riscoperta e rappresentazione iconografica nelle chiese Narnesi. Inoltre le prediche di San Bernardino da Siena e la sua presenza nella nostra terra , dallo speco Francescano alle chiese di Narni, prime tra tutte San Francesco, San Girolamo, e Sant'Agostino, portano artisti famosi a Narni come il Vecchietta, ma anche il Maestro da Narni del 1409 opera nelle nostre chiese, ed accanto agli affreschi di San Francesco Santo Antonio da  Padova e San Bernardino, si possono trovare quelli di santo Ansano, rappresentato con la trachea, il cuore ed i polmoni in mano. Attraverso il rinvenimento sistematico di oltre una cinquantina di immagini pittoriche di Sant’Ansano, nelle chiese della diocesi di Terni Narni e Amelia, molte delle quali dedicate a Santi dell’Ordine francescano o dallo stesso officiate, ha prospettato l’ipotesi che la diffusione del culto di questo Santo nel ternano e nell’amerino narnese possa essere attribuita all’Ordine stesso.

L’ipotesi si può allargare anche alla circostanza storica che la devozione possa essere stata introdotta nello stesso territorio nei secoli XIV e XV da una serie quasi ininterrotta di vescovi di origine senese mandati dalla Chiesa a guida della diocesi di Narni, consolidando con poteri di guarigione la fama del nostro Santo, senza escludere che alla diffusione del culto possa aver contribuito nello stesso periodo la presenza di cittadini narnesi tra le alte magistrature toscane ed in particolare tra i podestà e capitani del popolo di Firenze e altre località. Quanto agli attributi della trachea e dei polmoni, presenti nelle raffigurazioni nell’area Umbra oltre il fiume Tevere e nella valle del Nera fino a Perugia e Viterbo, si può avanzare un accostamento con le conoscenze anatomiche e le pratiche chirurgiche della scuola di Preci nella Valle Castoriana.

Fortunati ha affrontato l'aspetto iconografico del Santo nella Diocesi di Terni, Narni e Amelia dove è raffigurato in vari dipinti del XV secolo, mentre reca in mano una trachea alla quale sono sospesi due polmoni (con cuore e fegato). Molti studiosi hanno collegato questo particolare motivo iconografico ad alcuni ricordi pagani. Anche Federico Zeri riporta tali attributi di Sant’Ansano, presenti in molti affreschi nelle zone centrali del territorio nazionale. Alcune decine di opere interessanti sono state mostrate ai partecipanti. Questo Santo (Roma, 284 – Montaperti, 1º dicembre 304), secondo la tradizione, portò il cristianesimo nell'allora colonia romana Saena Julia (Siena) e ne evangelizzò la popolazione.

Il suo culto è presente in quasi tutte le chiese narnesi, nonché dei dintorni, e i suoi affreschi si trovano nelle chiese di San Francesco, Santa Maria in Pensole, San Domenico, Sant’Agostino, oltre che nella sagrestia del Duomo e varie chiese dei dintorni come Schifannoia e Terni. Il convegno è servito a gettare le basi per un ulteriore approfondimento della materia attraverso uno studio interdisciplinare che porti da un lato a rafforzare queste prime conclusioni scientifiche e dall’altro alla costituzione di un coordinamento fra tutte le varie realtà e città, da Siena ad Allerona, Narni e altre realtà geografiche, ormai numerosissime, accomunate nella devozione a Sant’Ansano”.

Narni / Al via le riprese del quarto film di Narnia, riuscirà la città a sfruttare il successo?

NARNI – E’ ufficiale. Tre anni dopo l’uscita di “Il viaggio del veliero”, terzo capitolo della saga, “Le cronache di Narnia” tornano in vita grazie al quarto episodio, “La sedia d’argento”, finalmente pronto per essere adattato al grande schermo. La C.S. Lewis Company ha infatti stipulato ieri (1 ottobre) un accordo con la The Mark Gordon Company per sviluppare e produrre il nuovo titolo del franchise. La notizia farà sicuramente felici gli appassionati della saga in trepidante attesa per l’uscita del nuovo film, chissà se Narni, riuscirà invece a perdere anche la quarta occasione di sfruttare in qualche modo la scia di successo delle pellicole campioni di incassi?

Il legame Narni – Narnia -  Ormai è appurato il legame tra il mondo fantastico di Narnia raccontato da Lewis e la città di Narni, dove ci sono molti richiami ai libri ed ai film della saga. Quando uscì il primo film della Disney, sembrava che Narni dovesse essere catapultata nell’olimpo del fantasy e del turismo proprio grazie ai legami con il magico mondo di Narnia. Legami più volte evidenziati dallo studioso narnese Giuseppe Fortunati che aveva ritrovato in città il leone Aslan (il leone di pietra che oggi si trova a Palazzo Eroli), Lucy Pevensie (la Beata Lucia), il castello (la Rocca) e tanti altri elementi riconducibili al racconto di Lewis, tra cui le immagini di Narnia arroccata su una collina proprio come Narni.

Le occasioni perse -  Dopo l’uscita del primo film, così come in occasione degli altri tre, centinaia di turisti, soprattutto bambini, sono arrivati a Narni in cerca del meraviglioso mondo di Narnia, ma in realtà non hanno mai trovato niente di concreto, a parte il leone di pietra situato all’entrata del museo, nonostante bastasse davvero poco per pubblicizzare il legame tra Narni e Narnia. Il Comune non ha mai saputo davvero trovare il canale giusto per sfruttare il successo di Narnia. Chissà se stavolta con l’uscita dell’atteso quarto film sarà la volta buona? Di tempo ce n’è visto che solo ieri è stato annunciato che cominceranno le riprese del nuovo capitolo. Stavolta i fratelli Pevensie non ci sarà, ma comparirà ancora una volta il leone Aslan, contornato da nuovi personaggi. Chissà se ci saranno altri nuovi, avvincenti legami con Narni?

La sedia d’argento - Un viaggio nel mondo Narnia, popolato di gnomi, giganti, fauni, streghe, satiri e animali parlanti. Sarà Aslan, il Grande Leone, a trasportare fin là Eustachio Scrubb e Jill Pole ( i tre nuovi personaggi della saga ndr) grazie al suo soffio possente, ed ad assegnare loro un singolare compagno: Paludrone Puddleglum, creatura delle paludi. Compito dei tre eroi improvvisati sarà quello di ritrovare e liberare il principe Rilian, figlio di Caspian decimo re di Narnia, rapito dalla Strega Malefica e segregato nel Mondodisotto da dieci anni. E non c’è bisogno di dire che un’impresa del genere comporta incredibili peripezie, un lungo e faticoso cammino e innumerevoli avventure.

Narni / Voyager certifica il legame tra la città e la Narnia di Lewis, Fortunati: “E’ anche una bella pubblicità”

NARNI – Narnia è in Italia e corrisponde all’attuale Narni. A dirlo è Voyager, la fortunata trasmissione di Rai 2 condotta da Roberto Giacobbo che ha mandato in onda uno speciale su Narni (http://www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.html#ch=2&day=2013-05-12&v=214549&vd=2013-05-12&vc=2) dedicato proprio alle Cronache di Narnia di Lewis. Lo spunto è stato di Giuseppe Fortunati, lo scopritore del nesso tra l’attuale città e i luoghi narrati dallo scrittore di lingua anglosassone e che da anni sostiene che Narnia sia ispirata proprio alla città narnese.

“Il titolo della trasmissione – spiega Fortunati – è eloquente. Recita infatti ‘Narnia è in Italia’, e c’è tutta una parte dello speciale andato in onda domenica mattina su Voyager. Oltre a confermare questo legame, sia con l’opera letteraria che con i film, per Narni è anche una bella pubblicità che certamente la città saprà cogliere”.

Narni / La proposta di Giuseppe Fortunati: “Poniamo l’antica turbina della centrale idroelettrica sulla nuova rotatoria di Narni Scalo”

NARNI – “La rotatoria all’Hotel Fina diventerà il punto d’ingresso principale a Narni e rappresenterà quindi il nostro biglietto da visita per chi giunge dalle principali vie di comunicazione (A1; E45)”. Giuseppe Fortunati, presidente di Vivinarni, parla delle opere viarie che interesseranno a breve l’area dell’Hotel  Fina. “A tale proposito l’Associazione ViviNarni– afferma Fortunati - ha promosso un’idea di realizzazione, accolta favorevolmente dall’assessore all’urbanistica Marco Mercuri, che colloca al centro della suddetta intersezione a raso un importante reperto per la storia cittadina: una delle Turbine dismesse delle centrali idroelettriche di Narni.

Lo sviluppo economico avvenuto nel secolo scorso nel nostro territorio ha trasformato Narni da fertile area agricola a fiorente zona industriale. La chiave di volta per questa epocale trasformazione è stato l’impiego delle nostre risorse idriche per la produzione di energia idroelettrica, una fonte di energia alternativa e rinnovabile. Dal 1892, anno di realizzazione della prima centrale idroelettrica nata a Stifone, nell’area compresa tra il fiume Nera ed il Velino si assistette ad un grande proliferare di centrali idroelettriche produttrici di energia (energia pulita) grazie alle quali si poté poi sviluppare l’industria pesante nella valle del Nera.

Abbiamo oggi l’opportunità di fare sfoggio di una nostra eccellenza industriale nonché di una importante testimonianza della nostra storia. La recente sostituzione delle turbine ed eccitatori dei gruppi delle centrali di Narni, in particolare dell’impianto situato nei pressi di Recentino che già dalla fine degli anni 1950 ha fornito energia al nostro territorio, ha reso disponibili delle turbomacchine motrici a cui va ora data una degna collocazione. Tali strutture potrebbero essere facilmente collocate al centro della rotatoria che si sta costruendo,  essendo esse proprio di forma ellittica con tronchi di cilindro modulari che si restringono  dal basso verso l’alto, rendendo possibili molte soluzioni tutte compatibili con il posizionamento al centro della rotonda”.

Narni / Giuseppe Fortunati ricostruisce la vita e la storia di Aldo Netti

NARNI – E’ stata una gran bella conferenza quella tenuta martedì 6 novembre da Giuseppe Fortunati al Centro sociale anziani di Narni Scalo. Organizzata dal Centro stesso, in collaborazione con il Cesvol e l’associazione Vivinarni, la conferenza si intitolava “Dal mondo dei mulini alla energia Idroelettrica” ed era incentrata sulla vita di Aldo Netti. l’Ingegner Fortunati ne ha illustrato la vita partendo dalla  sua nascita a Stifone  da una famiglia di mugnai. Durante l’incontro si è parlato dello sviluppo industriale nelle gole del Nera tra la fine del mille ottocento ed i primi del novecento.

“Infatti – ha detto Fortunati - in tale zona vi erano oltre una decina di mulini che oltre a produrre farina ed olio , utilizzavano la forza motrice del Fiume Nera e delle sorgenti, per tante piccole imprese artigianali, che andavano dalle segherie alle ferriere , per creare anche gualchiere, conce di pelli  ed altre piccole fabbriche. Tale zona produttiva  fu completamente stravolta dall’ingegno di un figlio di un mugnaio, che nel 1892 utilizzò tra i primi in Italia, la forza dell’acqua per produrre energia elettrica ed avviare così in Umbria un processo di industrializzazione che sarebbe poi cresciuto e durato fino ai nostri giorni”.

Fortunati è partito dai dati relativi agli statuti del 1371 della città di Narni sull'arte dei Molendini, per poi descrivere la mappa dei mulini di Narni presenti nel 1708, arrivando alle oltre 15 fabbriche che sorgevano lungo il fiume Nera ai tempi del 1892, data in cui viene realizzata la prima centrale idroelettrica del centro Italia, costruita proprio dal mulino del padre di Aldo Netti che produceva energia elettrica solo la notte, mentre il giorno lavorava regolarmente come mola per il grano e vari cereali.

Sono stati presentati anche due video con documenti originali datati dal 1892 al 1925 e reperiti in vari archivi  tra cui   l'archivio di Stato di Terni, l'archivio della facoltà di ingegneria di Roma, l'archivio della città di Firenze, l'archivio del Comune di Narni, oltre a molte altre fonti di Perugia, Orvieto , Spoleto , Viterbo e Roma. ”L'incontro – conclude l’ingegnere - è stato molto partecipato e sono scaturite ulteriori interessanti notizie sul nostro territorio e la sua prima industrializzazione”.

Grande successo la mostra “Narni, ritratti di 100 anni di vita”, soddisfatto Fortunati

NARNI – Grande successo della mostra fotografica “Narni, ritratti di 100 anni di vita” allestita al centro sociale Ancescao di Narni Scalo. Fra i visitatori anche un centinaio di ragazzi delle scuole che hanno ammirato il racconto della città attraverso le fotografie e un’iniziativa ideata da Giuseppe Fortunati, da anni impegnato per la città.
Oltre l'incanto delle foto paesaggistiche, l'attenzione è stata catturata maggiormente dalle immagini risalenti alla stazione ferroviaria di fine ottocento, quelle della prima centrale idroelettrica di Aldo Netti del 1892 e quella della grotta di Orlando con tanto di ricostruzione in abiti celtici. Insomma una raccolta vasta e molto varia da non perdere, che riporta gli abitanti, soprattutto i più giovani, indietro nel tempo verso un ritorno alle origini dei propri avi, mostrandone non solo spaccati di vita quotidiana, ma la crescita industriale e sociale di Narni.

Narni / I disegni di Narnia in Piazza Maggiore a Bologna

NARNI - Dopo i murales a Padova, i disegni realizzati in questi anni per il progetto iEarn, i disegni di Narnia verranno esposti a Bologna il 23 settembre nell’ambito della manifestazione “Ageop sCARAboCCHIA Bologna - Scarobocchiamo Piazza Maggiore con  i disegni da tutto il mondo!”. E’ questa l’ultima novità resa nota da Giuseppe Fortunati responsabile nazionale per l’organizzazione iEarn. Sono oltre mille lavori fatti in collaborazione con le scuole primarie e secondarie di Narni, sotto il coordinamento di Fortunati che ha promosso nel mondo il binomio tra la città di Narni e le favole dei libri delle Cronache di Narnia, stimolando studenti e professori a livello mondiale a realizzare disegni e altri elaborati artistici , che trattassero tale tematica.

I disegni provengono da America, Russia, Giappone, Cina, Africa, Canada, Qatar, Pakistan e molti altri paesi europei e sono tutti fruitto di un lavoro congiunto tra ragazzi e ragazze di mezzo mondo. “La magia non muore mai questo diceva Lewis, lo scrittore delle “Cronache di Narnia” – affera Fortunati - e i bambini quando soffrono e sono disperati, possono sempre contare sull’armadio magico della fantasia per entrare nel mondo di Narnia e sconfiggere il male”.

Con queste premesse e la mediazione del professor Giulio Viscione,  si è creata un’importante sinergia con l’organizzazione Ageop(Associazione Genitori Ematologia Oncologia Pediatrica), nata per aiutare genitori e bambini malati di tumore a cercare di affrontare e sconfiggere la malattia. La Festa inizierà la mattina alle 10,00 e continuerà  fino al tardo pomeriggio. Verrà coperto il “Crescentone” con tutti i disegni pervenuti con l’ambizione di entrare nel Guinnes dei Primati per lo “Scarabocchio” più lungo del mondo.

Narni / Ricordata dall'Unitre Pauline Baynes, la donna che disegnò le favole di Narnia

Narni / Ricordata dall'Unitre Pauline Baynes, la donna che disegnò le favole di Narnia
nella foto la Professoressa Marella Bassitto e Alberto Ceccatelli

TERNI - In questi giorni  al teatro comunale  si  è tenuta la lezione dell’Università delle tre età dal titolo “L’artista che disegno Narnia”. I relatori Alberto Ceccatelli e Giuseppe Fortunati, hanno posto l’attenzione su  due argomenti , il primo di carattere storico artistico legato alle bellissime opere , conosciute e stampate in centinaia di milioni di copie in tutto il mondo , delle illustrazioni legate ai libri famosissimi di “le cronache di Narnia” di C.S. Lewis e “il signore degli anelli “ di   J.R.R. Tolkien. Altro motivo di interesse , sono  state  le ricerche dei relatori sui collegamenti  tra l’illustratrice Pauline Diana Baynes e l’Italia.Questi in sintesi gli argomenti trattati. Pauline Diana Baynes, nata il 22 settembre il 1922 a Hove nel Sussex, è stata una prestigiosa illustratrice di libri, si dice ne abbia illustrati più di 100, in particolare “le cronache di Narnia” di C.S. Lewis e “il signore degli anelli “ di   J.R.R. Tolkien. Passò i suoi primi anni di vita in India dove il padre lavorava come commissario ad Agra, ma per la sua istruzione poco dopo lei e la sorella furono rispedite in Inghilterra. Pauline frequentò la "Slade School of Fine Art", ma dopo un anno si offrì di lavorare per il ministro della difesa dove fece  mappe e disegni per l’Esercito Inglese impegnato nella seconda Guerra mondiale . Questo lavoro non durò a lungo (ma questa esperienza Pauline la riutilizzò con buoni risultati quando disegnò poi le mappe di Narnia di CS Lewis e della Terra di Mezzo di JRR Tolkien). Pauline è probabilmente più conosciuta per le sue illustrazioni delle Le cronache di Narnia di CS Lewis. E 'stata anche l’illustratrice preferita di JRR Tolkien: i suoi disegni appaiono in Il cacciatore di draghi, Le avventure di Tom Bombadil, Fabbro di Wootton Major, Albero e Foglia, e dopo la morte di Tolkien della poesia di Bilbo The Last Song (come un manifesto nel 1974, e un  libro nel 1990). La collaborazione di Baynes con Tolkien ha portato al suo successivo lavoro  con i sette romanzi  di Narnia , scritti per bambini dal grande scrittore  C.S. Lewis e pubblicati ogni anno tra il 1950 e il 1956 : il leone , la strega e l'armadio , il principe Caspian , Il viaggio del  veliero  , La sedia d'argento , il cavallo e il ragazzo , nipote del mago e L'ultima battaglia . Baynes tornò a queste storie più volte , creando copertine memorabili per i tascabili Puffin ; producendo nuove illustrazioni a colori per il libro The Land of Narnia ( 1989) , un grande formato della edizione di Il leone, la strega e l'armadio ( 1991) e , tre anni più tardi , un libro di Narnia . Poi , nel 1998 , ha ricolorato tutte le illustrazioni originali dei sette volumi di Narnia per soddisfare le esigenze di una generazione di contenuti con immagini in bianco e nero non  più adeguati al nuovo pubblico.

Particolarmente interessante la storia raccontata da Alberto Ceccatelli, marito della figlia acquisita di Pauline Baynes . Nel 1961,  Pauline ha incontrato Baynes Gasch Fritz, un tedesco ex-prigioniero di guerra che stava lavorando   come giardiniere . Un corteggiamento serrato  ha portato al loro matrimonio. Erano una coppia molto unita e  Fritz divenne particolarmente amico di Tolkien e Shepard, con il quale scambiava spesso  ricordi  di guerra. La  Morte improvvisa di Fritz, nel 1988, ha lasciato Baynes inconsolabile, ma lei riversò le sue energie nel suo lavoro e ha prodotto, in tale periodo , alcuni dei suoi pezzi più belli. Due anni piu’ tardi Pauline ricevette una chiamata telefonica dalla figlia di Fritz Gash , avuta dal suo precedente matrimonio in Germania. Dopo la caduta della cortina di ferro, la figlia aveva scoperto che suo padre si era trasferito in Inghilterra e si era risposato. Lei non la aveva conosciuta, ma era molto felice di poter incontrare la donna che lo aveva amato. A questo primo incontro avvenuto nel 1993 ne seguirono molti altri e i rapporti divennero familiari con la figlia acquisita ed i suoi nuovi nipoti a cui scrisse varie lettere . Pauline così nella sua vecchiaia scoprì che aveva una nuova famiglia , dopo tutto. Pauline Baynes morì Il 2 agosto 2008, all'età di 85 anni.


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